XI. IL FIDANZAMENTO

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Dorina scese dal davanzale in un fruscio di abiti. Aveva lo stomaco serrato. E la nausea. Molta nausea. La sala si stava svuotando.

-Uffa, vorrei scriverla io una relazione- brontolò Nicalla.

-Sugli strigoi?- indagò Dorina, soffocando un sorriso.

-Su tutto questo- spalancò le braccia. -Siamo in un castello, in mezzo alle montagne, un luogo uscito da una fiaba... -

Uscirono dall'aula. Fianco a fianco. L'abito vaporoso di Nicalla frusciava contro il suo più sobrio.

-Un cupo comandante, generale, o qualsiasi cosa sia Kaas... -

Dorina annuiva, la mente persa altrove mentre Nicalla parlava, parlava, parlava. Scivolarono lungo un corridoio dai muri di pietra, con alte finestre a volta.

Perché continuava a pensare a Kaas? Perché quegli occhi le bruciavano dentro?

-Facciamo una passeggiata?- Nicalla buttò indietro la testa.

-Devo rispondere a una lettera- Dorina si strinse al petto le braccia. Si sentiva troppo turbata per passeggiare.

-La lettera di un ammiratore?- Nicalla le balzò avanti in un turbinio di gonne e si voltò verso di lei -Non mi avevi detto di avere un ammiratore- gli occhi le brillarono.

-Oh no, è uno scrittore con cui intrattengo una corrispondenza, uno scrittore americano, si chiama Lovecraft... è per i miei racconti... chiedo consigli a lui, tutto qua- Dorina si strinse nelle spalle. Parlarne con Nicalla faceva sembrare la cosa molto sciocca.

-Quindi scrivi?-

Dorina avrebbe voluto trovare un modo per evitare quel discorso. Purtroppo non poteva. Annuì. -Sì, ogni tanto- e sperò che Nicalla non indagasse oltre.

-Oh, deve essere divertente-

-Abbastanza- era come scoprire una parte di lei.

Nicalla aprì la bocca, di certo per fare un'altra domanda.

Dorina agì e disse la prima cosa che le venne in mente. -Mirella com'è morta?- beh, forse avrebbe dovuto dire altro.

Nicalla s'immobilizzò. -Non lo sai?- i suoi occhi scintillarono.

-Nessuno me ne ha voluto parlare-

-Dicono che si è sentita male, io però non c'ero- Nicalla fece una smorfia. Non andava forse d'accordo con Mirella? Se ricordava bene il carattere volitivo della zia, beh, difficilmente avrebbe potuto essere compatibile con quello di Nicalla. Questo era... impossibile.

Un urlo squarciò l'aria. Dorina fu attraversata da un brivido. Poteva ben immaginare chi stesse urlando come una gallina.

-Dorina, tesoro!- Caterina le corse incontro. Il suo incubo si era materializzato. Aveva l'aspetto di una ragazza dai grandi occhi azzurri, i lunghi capelli biondi e la pelle bianca come porcellana. L'abitino blu scuro metteva in mostra le forme generose e le arrivava a metà polpaccio. -Mia adorata, Dorina- le buttò le braccia al collo, come se fossero state amiche e le stampò due baci sulle guance. -Perché non sei venuta a trovarmi prima?- piegò le labbra in una smorfia che non poteva essere altro che graziosa -Dovrei essere furiosa con te, sai?-

Nicalla, dietro Caterina, sbuffò e fece la linguaccia. Dorina dovette usare tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere.

-Non so se ti perdonerò- continuò Caterina, il tono civettuolo -davvero! Io, la tua carissima amica... -

-Scusa, Caterina, ma non ho avuto molto tempo-

-Oh, ti perdono- fece un passo indietro, ma lasciò le mani sulle sue spalle. Come a non volerla lasciare andare. -Come potrei non perdonarti... e poi dopo la notizia-

-Quale?-

-Ma il fidanzamento con Amadeo Roveto, tesoro!- le iridi azzurre brillarono maliziose.

-Fidanzamento con Amadeo Roveto?- il nome non le era nuovo. Il fidanzamento però... nessuno le aveva detto niente...

-Non dovevi dirglielo tu- la voce di Nicalla suonò tagliente come una lama. Caterina fece un passo indietro.

-Beh, qualcuno... - si afferrò l'abito.

-Non tu- Nicalla sibilò.

Avrebbe dovuto controbattere. Dopotutto parlavano di lei. La sua lingua però era di pietra. Non riusciva a parlare. Amadeo. Si trattava del ragazzo che avevo incontrato sul treno? Non ebbe comunque tempo per domandare, perché qualcuno andò loro incontro.

-Quante belle fanciulle- Alexander le sorrise. Indossava la divisa che sembrava essergli stata cucita addosso. I capelli gli ricadevano davanti agli occhi facendolo sembrare molto giovane.

Caterina la lasciò e gli sorrise. -Oh, principe! Siete venuto a salutarmi!-

Alexander aggrottò la fronte. -Davvero?-

-Ma certo! Io sono una ragazza da marito... e non ho neppure un fidanzato- buttò indietro i capelli, le dita scivolarono tra le ciocche.

Nicalla scosse la testa. -Caterina, quando penso a te, beh, mi viene in mente che.... lasciamo perdere- sbuffò.

Dorina si grattò il polso. Continuava a pensare al fidanzamento. Era impossibile. Glielo avrebbero dovuto dire. Le sembrava di essere isolata, lontana da ogni cosa. Qualcosa le bagnò le dita. Abbassò lo sguardo e vide che i polpastrelli erano rossi. Il sangue, color rubino, brillò.

-Oh cara! Sei ferita!- la vocina stridula di Caterina. Un pugnale.

-Io... -

Un tonfo. Si girò. Alexander giaceva a terra, il viso pallido. Svenuto.

-A quanto pare non sopporta la vista del sangue- ghignò Nicalla.

Dorina si premette una mano sul viso per non scoppiare a ridere.

Dorina aprì uno dei libri che aveva impilato sul tavolo della biblioteca. La luce cominciava ad abbassarsi. Presto sarebbe stato necessario accendere una candela, visto che quella parte del castello era sprovvista di elettricità. Aguzzò la vista. Aveva ancora un po' di tempo. Aveva approfittato del pomeriggio per fare delle ricerche. C'erano tantissime cose che avrebbe dovuto conoscere. Fin troppe cose a ben pensare. Aveva dato uno sguardo alla genealogia. Sia quella di sua madre, sia quella della famiglia Rocker, alla quale apparteneva Kaas. A quanto pareva i Rocker erano stati i proprietari del castello fino alla morte di Clarissa. Dopo quell'evento nefasto, beh, la sfortuna aveva iniziato a perseguitarli e il padre della ragazza aveva perso il castello per motivi non chiari. La sua famiglia l'aveva comprato in quella circostanza, insieme al titolo nobiliare. Dorina aggrottò la fronte scoprendo che i suoi avi erano solo ricchi mercanti. A sua madre sarebbe venuto un infarto se lo avesse saputo. E avrebbe iniziato a cancellare tutte le prove.

-Noi siamo nobili, Dorina, non vedi che pelle bianca che abbiamo? E poi abbiamo anche un fantasma e un castello-

Dorina avrebbe voluto scoppiare a ridere. Non ci riuscì. Qualcosa in quella storia la spaventava. Si era messa a cercare informazioni sui vampiri. Se aveva temuto di non trovare nulla, beh, si sbagliava. C'erano tantissime cose. I vampiri potevano diventare nebbia, pipistrelli, lupi. Erano attratti dalle fanciulle. Potevano essere respinti con l'aglio, la croce o i corsi d'acqua.

Dorina si alzò. Gli occhi le bruciavano. Presto ci sarebbe stata la cena e aveva bisogno di scegliere un altro abito.

-Tesoro, ma dove vai?-

Nicalla. Dorina non aveva ancora deciso se considerarla un'amica. Beh, probabilmente glielo avrebbe detto il tempo. -Vado a cambiarmi per la cena- si voltò verso la ragazza che se ne stava appoggiata a un alto scaffale.

-Manca ancora tantissimo tempo alla cena e Kaas non c'è- le fece l'occhiolino.

-Non c'è?- lo stomaco le si contrasse. Se Kaas non era al castello dove poteva essere? Magari aveva un'amante. Sì, doveva essere così. Perché questa idea la turbava tanto?

-Lavoro, per le aggressioni... e la malattia- fece spallucce -vuole arginare il morbo, da bravo e noioso soldatino-

Kaas non era noioso. Sì, sapeva essere rigido e insopportabile, ma non era noioso.

-Non ti piacerebbe vedere una delle vittime?- Nicalla sogghignò.

Dorina sentì un brivido. Gelido, molto gelido.

-Che ne pensi? Ludovico dice che non dovrei coinvolgerti nel gruppo dei Detective, ma io... -

-Aspetta, gruppo dei Detective?- la cosa poteva essere divertente. Nonostante questo Dorina aveva imparato che è meglio mostrarsi poco interessate anche quando una cosa piace. Soprattutto quando una cosa piace. Era una legge del mercato, lo diceva sempre suo padre. Beh, lui parlava della Borsa, dell'economia, di domanda e offerta.

-Sì, indaghiamo su piccoli misteri- Nicalla si stiracchiò, le spalline dell'abito che scivolarono lasciando la pelle bianca come neve scoperta. Non se ne curò. -Come quello che sta accadendo al villaggio-

-Non è una cosa da bambini?- e da bambini parecchio piccoli.

-Oh, bisogna prendere la vita con leggerezza!- sbadigliò. Chissà perché le ricordava una gatta. -Allora? Domani mattina faranno l'autopsia, ma noi possiamo vederlo già stasera- sbatté le palpebre. Seduttiva, ecco com'era. -Ti prego, Dorina, ti prego- le prese con dolcezza le mani. Aveva una pelle morbidissima, come seta. -Non puoi lasciarmi da sola con quei ragazzi-

-Ragazzi?- non c'era solo Ludovico, quindi.

-Amadeo ci aiuterà, in fondo lui studia medicina, chi è più adatto di lui per fare un'analisi esterna?-

Ci sarebbe stato Amadeo. La ragazza sentì un brivido scivolarle lungo la schiena. Non avrebbe saputo dire di cosa. Amadeo le piaceva, ma non nel senso d'amore. Era come una buona torta alle mele, o un'amicizia. Kaas invece...

-Conosco quello sguardo- strizzò i grandi occhi verdi -mi nascondi qualcosa... mmh, riguarda Amadeo?-

Dorina avvampò, le guance le bruciavano come quella volta che era stata troppo sotto il sole e le erano uscite le macchie sulla pelle bianca, mandando in paranoia la madre.

-Sì, decisamente sì- ridacchiò.

-Non è vero- Dorina scosse la testa. Nicalla le ricordava Hilda, aveva il suo stesso modo di stuzzicarla.

-Non mentirmi! Pensavo di essere tua amica, perlomeno per il fatto che siamo due donne in una scuola militare- le lasciò le mani e le braccia le caddero ai fianchi.

-C'è anche Caterina- le ricordò e si godette l'espressione infastidita di Nicalla.

-Caterina? La noiosa Caterina? Non crederai che possa diventare amica di quella?- sospirò, alzò lo sguardo al soffitto, scosse la testa -Ma se è così centrata su sé stessa che non mi guarda nemmeno! Una sciocca, ecco cos'è! Esiste solo lei, le altre persone sono estensioni della sua persona- si stiracchiò ancora e allungò le braccia verso l'alto.

-Caterina è sempre stata così- Dorina ricordava quella bambina dai capelli dorati che tutti vezzeggiavano per la bellezza e altre mille caratteristiche. Lei non l'aveva mai amata. Troppo perfetta.

-Torniamo ad Amadeo- Nicalla le si avvicinò, il suo respiro su di lei.

Dorina sospirò e si trovò a raccontare dell'incontro sul treno. Fu più semplice di quanto avesse creduto. Nicalla era un'amica capace di ascoltare.

-Non mi dire che ti piace!- sollevò un sopracciglio scuro ed arcuato.

Dorina sobbalzò. Cosa doveva dire? -Io... non importa se mi piace, lo dovrò sposare comunque-

-Oh, non mi raccontare la storia dei matrimoni combinati, parliamo piuttosto cosa ne pensi tu a livello personale... Amadeo è bello, non c'è che dire, anche se non è esattamente il mio genere preferito-

Dorina avrebbe voluto chiederle quale fosse il suo genere preferito, ma forse era meglio tenere la lingua a posto. -Sì, è bello, è vero, ma... - ma Kaas aveva qualcosa di più affascinante. Il pensiero sorprese anche lei. Da quando pensava a Kaas come affascinante? Oh, quel tempo da sola in quel luogo sperduto... che sciocchezze! -Su, prima che cambi idea, andiamo a vedere questo corpo- e magari le sarebbe venuta l'idea per quel racconto che si affannava a scrivere. Forse.

-Va bene, ma questo discorso lo riprendiamo un'altra volta- la prese per il braccio, il suo profumo tanto forte darle un senso di stordimento.

-Non è un discorso così interessante- s'incamminarono lungo il corridoio buio, facce inquietanti che le fissavano da dentro i quadri.

-Lo dici tu che non è interessante- Nicalla rise. Una risata che si disperse nell'aria come musica.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate? Il capitolo è lungo, ma non sapevo come dividerlo senza renderlo troppo breve.

A presto!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro