XXXXI. KAAS

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Non appena arrivarono al castello Dorina corse. Non si ricordò di aver percorso l'ingresso, le scale, i corridoi. L'unica cosa che seppe fu che lui era chiuso nella sua stanza. E che doveva raggiungerlo. Il prima possibile.

La sua porta era socchiusa, una lama di luce sul pavimento. Dorina si fermò, i muscoli di pietra. Una paura atavica le serrava la gola. Cos'avrebbe trovato là dentro? Possibile che...

Raccolse tutto il suo coraggio e spinse con la punta delle dita. La porta si aprì con un cigolio.

Lo vide subito. Kaas era riverso nel letto, avvolto nelle lenzuola di seta nera, una mano che pendeva sul pavimento. Dorina sussultò. Non era...

Avanzò, il cuore che le schizzava in gola. La testa le girava. -Kaas- sussurrò piano.

Lui non si mosse. Lo stomaco le crollò a terra. Era possibile che...

-Dori?-

Il cuore di Dorina sussultò. -Kaas, ho fatto il prima possibile!- si lanciò su di lui, le braccia strette al collo. Vibrò al suo profumo. Tuberosa. Quanto gli era mancato! Stringerlo era la cosa più bella che avesse mai provato. Sarebbe affogata in lui.

-Non dovevi tornare- ansimò.

-Non potevo stare lontana da te nemmeno un istante- gli posò le labbra salate per le lacrime sulla guancia bollente. -Hai la febbre- singhiozzò.

-Devi andartene-

-Mai-

A nulla servirono le proteste di Kaas. Dorina se ne prese cura. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Mese dopo mese. Resistette alle proteste di Kaas, al suo malumore, ai suoi mutismi.
Lui si riprese e non c'era cosa che volesse di più al mondo. -Sei una testarda- borbottò Kaas un pomeriggio, un gomito conficcato nel cuscino.

-Non ti piaccio?- Dorina si spinse avanti, i capelli sugli occhi. Era seduta sul bordo del letto.

-Mi piaci molto invece, forse troppo-

Quelle tre parole, così semplici, la scaldarono. Kaas sembrava un ragazzino, l'immagine da soldato sciolta.

Nei giorni seguenti il loro rapporto crebbe. Fino a un pomeriggio di primavera, quando la neve cominciava a sciogliersi.

Dorina si lasciò cadere sull'erba di fronte al castello. Come quando era bambina. Le piacque la sensazione di stare lì, l'aria fresca della primavera, che le baciava le guance. Socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto stare lì per sempre, dimenticare tutti i problemi e...

-Ti godi il sole?-

La voce di Kaas le procurò un brivido lungo la schiena. Finse indifferenza, nonostante il cuore le fosse schizzato in gola. –Sono felice che tu stia meglio- fissò il cielo, le nuvole che si sfilacciavano.

-Ho avuto una brava infermiera- lo sentì avvicinarsi, il passo attutito dall'erba e dalla neve rimanente.

-Solo brava?-

-In effetti anche un po' rompiscatole-

-Sei un ingrato, lo sai?-

-Ne sono molto consapevole- lui le scivolò vicino fino a quando i loro corpi non si toccarono. Dorina fu scossa. Sperò che non se ne accorgesse, che non percepisse quanto la turbasse, quanto la rendesse inquieta e insicura la sua vicinanza. –A questo punto suppongo che dovrei ringraziare- c'era una certa spensieratezza nel suo tono. Lei ne restò sorpresa. Kaas non era spensierato. Beh, non era nemmeno il tipo che lasciasse il lavoro per sdraiarsi sul prato.

-Non devi ringraziarmi- aveva la gola secca –e poi stare qua con me è già un ringraziamento sufficiente, non pensi? Normalmente ti staresti dedicando solo al tuo lavoro-

-In effetti avrei molte cose da fare- le sue braccia scivolarono intorno alla vita. La spinse con dolcezza, su un fianco. Dorina si morse le labbra. La sua schiena aderì al petto di lui. Una vertigine la scosse. Avrebbe dovuto cacciarlo. La scelta più saggia, non la più desiderata. Dorina però non voleva più esitare. Lei meritava la felicità. E così quando la mano di Kaas le affondò nel ventre, accarezzandole il tessuto di velluto, non disse nulla. Caterina si sarebbe abbandonata a quel tocco senza pensare alle conseguenze. Voleva essere più simile a lei. O a Nicalla.

–Dori, amore mio-

Amore mio.

-Mi ami?- gemette lei. Le costò molto domandarlo. Il cuore le batteva tanto forte da stordirla.

Kaas non rispose, ma la sua mano risalì a sfiorarle il seno. Dorina sussultò, presa alla sprovvista. Le labbra di lui si posarono sul suo collo. Leggere come zampette d'insetti.

-Kaas- sussurrò lei, il corpo che le diventava languido. –Mi ami?- doveva sapere.

La stretta si fece più avvolgente. Le offuscò la mente. Le baciò il collo, il mento, i capelli. I pensieri di Dorina si offuscarono. Si abbandonò a Kaas. Il mondo sembrava sfocato, irreale. Un regno di polvere e cenere. Un regno di nulla.

Fu Kaas ad accorgersi che c'era qualcuno. Smise di baciarla. Dorina lanciò un lamento a labbra strette.

-Non siamo soli- le sussurrò.

Dorina provò un brivido gelido. Cosa voleva dire che non erano soli? Pensò subito a Nicalla che forse, non vedendoli tornare, si era messa a cercarli. Non era lei. La figura se ne stava immobile sul limitare del bosco, l'abito rosso sporco di terra, il mantello che la copriva quasi completamente. Quasi. Perché Dorina riusciva a scorgere parte del volto e quello che vedeva non le piaceva per niente. Pregò che Kaas non vedesse, non riconoscesse, non capisse. A lui però non sfuggiva mai nulla. Era sempre stato così. Kaas aveva dei sensi molto sviluppati. Lui comprendeva ogni cosa.
-Mirella- gemette.

Mirella strinse i pugni. Non poteva davvero essere lei, naturalmente. Mirella era morta. Kaas le aveva detto che avevano trovato il suo cadavere. Sembrava però troppo corporea per essere un fantasma. La donna si voltò e corse via. Un silenzio innaturale calò su di loro. Come uno spesso velo. Dorina avrebbe solo voluto che fosse tutto un sogno al quale avrebbe potuto svegliarsi. Perché se Mirella era viva voleva dire che... lei e Kaas non potevano stare insieme. La cosa la uccideva.

-Non può essere Mirella- la voce di Kaas le giunse da lontano, come se lei fosse stata sottoterra. Più morta di una morta. Forse i riti che si praticavano di notte, beh, funzionavano. E potevano riportare in vita anche i morti. Il pensiero la stordì. –Lei è morta, l'ho seppellita io stesso- Kaas si alzò. Dorina avrebbe voluto gridargli di non fermarsi, di stare lì con lei, di non ignorarla. Lui però si stava allontanando, il passo militare, la schiena dritta. Lei si alzò e lo seguì.
Arrancò nell'erba, nel fango, nei fossi, fino al cimitero. Il cuore le batteva tanto forte da far male. Camminarono tra le lapidi, le fosse che spuntavano da terra. Tra le statue coperte di muschio. Tra i crocifissi brillanti come oro.

Camminarono fino a quando Kaas arretrò, una mano sul viso. Non lo aveva mai visto così sconvolto. Non credeva nemmeno che potesse sconvolgersi così. Non uno come lui. –Non è possibile, non è possibile-

Dorina lo fissò e fu solo dopo che spostò lo sguardo su una tomba. Spaccata a metà, la terra si riversava ai lati simile a una cascata. Come se qualcuno fosse uscito. Magari un vampiro. Mirella. Poteva essere un vampiro. Magari quello che infettava le ragazze del paese.

-Non può essere- Kaas si passò una mano tra i capelli e scosse la testa. Era pallido, tanto pallido che Dorina arretrò, le ginocchia tremanti. Era terrorizzata. Che cosa stava succedendo? Non capiva, per quanto s'impegnasse non riusciva proprio a capire.

Quella notte Dorina ebbe gli incubi. Sognò Mirella com'era da ragazza, con gli occhi feroci e il sorriso crudele. Sognò quel bosco buio ed enorme, senza fine. Sognò di cadere, cadere, cadere. Sognò Kaas che cercava di baciarla, ma invece dei denti aveva le zanne. Zanne che affondavano nelle sue labbra facendole sanguinare. Si svegliò con la camicia madida di sudore e la testa che le girava. Voleva correre via. Voleva solo andarsene da quel castello.

La mattina successiva raccontò tutto a Nicalla. Lei ascoltò con i grandi occhi verdi sgranati.

-Non è possibile- sussurrò alla fine. –Non è assolutamente possibile-

-L'ho vista- Dorina si abbandonò contro lo schienale della sedia –e l'ha vista anche Kaas, soprattutto lui- sospirò.

Kaas. Lui sì che era un problema. Quello che lei provava con lui. Con lo sguardo continuava a cercarlo. Non resistette. –Perché non è qua?-

Nicalla si mise a giocherellare con la tazza.

-Cosa non vuoi dirmi?- Dorina tremava.
Nicalla si strinse nelle spalle. –Kaas è uscito presto stamattina, credo che sia per quello che avete visto... o avete creduto di vedere-

-Pensi che possiamo sbagliarci?-

-Non lo so, Mirella... mi sono occupata io della cosa-

Un brivido le strisciò lungo la schiena. Dorina non era così certa di voler sapere come Nicalla se ne fosse occupata. Sapeva però che non avrebbe potuto semplicemente far finta di nulla. Deglutì, cercò di pensare a quanto la giornata fosse bella, parlò. –Hai fatto qualcosa perché non tornasse?-

-Sì, esatto... stasera comunque capiremo se è vero-

-Stasera?-

-C'è un altro rito-

Dorina tremò. –Un altro rito?-

-Sì, lo sai che devono essere ciclici-

Nicalla spinse di lato la tazza e le sorrise. –Troveremo una soluzione, anche se fosse tornata-

-Kaas la sta cercando, vero?-
-Forse, non lo so-

Una pessima bugiarda. Dorina si sentì a disagio. Com'erano i rapporti tra Nicalla e Mirella? Questo era un punto che non aveva mai compreso. Non pensava fossero amiche, eppure...

-La troveremo, tranquilla-

Come poteva però stare tranquilla?

-Stasera tutto andrà bene-

Non le credeva. Dorina era abituata che quando le cose cominciavano ad andare male normalmente non miglioravano. Anzi, peggioravano.

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