20. Il primo?

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Elia dubitava che Luca fosse anche solo lontanamente consapevole di quanto fosse bello e sensuale in quel momento. Aveva i capelli scombinati da prima, i jeans ancora slacciati. Si era leccato le labbra, quelle labbra morbide che Elia aveva scoperto incredibilmente abili, a dispetto dell'inesperienza confessata. Lo guardava con gli occhi carichi di una luce che nessuno al mondo avrebbe mai potuto definire fredda.

Beccatevi questo, stupide ragazzine superficiali che gli sbavate dietro. Non c'è niente di freddo in questa persona, non quando è con me, non quando guarda me.

«Vieni o no?» Luca indicò la parte del letto vuota, accanto a dove si era seduto.

«Credevo l'avessimo appena fatto. Non so te, ma io ho bisogno ancora un po' di tempo per ricaricare.»

Luca rise, come se volesse sbloccare un livello di bellezza ulteriore e lui poté solo godersi lo spettacolo in silenzio.

«A che pensi?» gli chiese Luca, vedendolo ancora fermo dall'altro lato della stanza.

«Che sei davvero bello» rispose lui avvicinandosi al suo letto.

«Più bello del "bel tenebroso"?»

Era più bello di chiunque avesse mai visto dal vivo.

«Di un soffio» minimizzò, ora a un passo da lui.

«Ok, mi basta.» Luca lo prese dai fianchi, invitandolo a sedersi a cavalcioni su di sé. Quando Elia si fu accomodato iniziò a baciargli il collo senza fretta, lasciandogli piccoli baci fino all'orecchio, per poi tornare verso il basso.

«E io?»

«Tu cosa?» Luca si interruppe solo per pronunciare quelle due parole, prima di riprendere ciò che stava facendo. Cavolo, imparava in fretta!

«Io sono più bello di un bel tenebroso o di Ken massaggiatore?»

Luca alzò lo sguardo su di lui e gli baciò il mento, pima di passare di nuovo la mano nei suoi capelli, come poco prima, all'ingresso. Elia aveva adorato quel gesto, così timido e tenero, ma anche possessivo, quando le dita di Luca si erano chiuse in una piccola stretta.

«Tu sei stupendo, cazzo. Sei più bello di chiunque.»

Non era vero e non era oggettivamente possibile. Ma incredibilmente gli credeva, credeva che per Luca fosse così: lo vedeva nel suo sguardo, talmente concentrato su di lui che sembrava escludere tutto il resto del mondo dal suo campo visivo, e nei suoi sorrisi esclusivi, che non mancava mai di regalargli.

«Allora ricordatelo, quando andrai al Salone del libro» rispose mentre prendeva il suo viso tra le mani e il controllo della situazione.

«Non dovevi venire anche tu?»

«Pensi che usciremo ancora insieme a maggio?» Ora toccava a lui baciarlo, prima che potesse rispondere: partì dalle labbra, piegato su di lui, e seguì una linea immaginaria che portava al mento, poi sul collo lungo il pomo d'Adamo, mentre lo spingeva in basso, fino a sentire la sua schiena aderire al materasso.

O avrai fatto pratica, ti sarai stufato e tanti saluti a Elia?

«Spero di sì, se continuiamo così conto di imparare in fretta. Devi solo avere pazienza.»

«Credi che dipenda solo da questo? Dalla tua pratica?»

Luca si fece serio e lui si pentì all'istante di aver tirato fuori quel discorso mentre si stavano per dare da fare di nuovo.

«Sì, cioè, no.» Ecco di nuovo il Luca insicuro e timido che abbassava lo sguardo e a cui tremava la voce. Elia lo sovrastava letteralmente, adesso, seduto su di lui. Nonostante il brusco cambio di argomento l'eccitazione di Luca non era sparita del tutto, quello era comunque un buon segno: almeno avrebbero potuto riprendere presto da lì.

«E allora cosa?»

«Dipende dalla pratica, nel senso che voglio essere all'altezza di chi è venuto prima di me in modo che non ti stufi, ma non solo.»

«Eh sì, perché tra i duecento cazzi che ho preso prima di te ce n'erano anche di pornoattori, acrobati e circensi. Con me o si fanno i numeri a letto o mi stufo.»

Chissà cosa avrebbe pensato Luca, se gli avesse confessato di avere avuto solo sette storie in tutto, tra avventure e relazioni più serie, prima di lui?

«Non era quello che intendevo.»

Sembrava disperato, si passò una mano tra i capelli. Per quanto adorasse metterlo in imbarazzo, adesso era sinceramente dispiaciuto, per la difficoltà con cui cercava di comunicare e di muoversi in quegli argomenti nuovi, per lui.

«Luca, a parole tue» suggerì con dolcezza.

«Non è solo il sesso, io non so praticamente niente di niente. Non sono mai stato con nessuno, non ho mai avuto un appuntamento prima di stasera, posso concentrarmi al massimo, ma di sicuro sbaglierò qualcosa, se non stasera, le prossime volte. La pazienza che ti chiedo è nell'aspettare che io diventi il ragazzo perfetto per te.»

«Ma io non voglio il ragazzo perfetto! A parte che non credo esista, e poi non voglio che tu sia tutto il tempo concentrato o preoccupato di sbagliare qualcosa. Sicuramente sbaglierai, ma lo farò anche io, e tanto, credimi! Però sbaglierò essendo me stesso, ed è questo che mi aspetto da te, devi sentirti libero di essere te stesso, con me.»

«Libero?» Da come ripeté il concetto era chiaro che non fosse abituato a sentirsi così.

«Sì.» Si chinò a baciarlo sulle labbra.

«Di essere te stesso.» Un altro bacio.

«Con me.» Lo baciò ancora, pieno di orgoglio al pensiero di poter essere il posto sicuro in cui Luca poteva sentirsi libero.

«Il vero me è paranoico.»

«Ma non mi dire!»

«Insicuro.»

«Lo so già.»

«E ingenuo.»

«Te l'ho detto io, questo!»

«E ti va bene comunque?»

«Beh, finché questo non si traduce in crisi di gelosia e tentativi di controllo puoi tenerti le tue paranoie.»

«Non eri tu quello geloso, prima al bar?»

«Appena appena. Ma hai capito, se diventi ossessivo allora direi che abbiamo un problema.»

«E se è un'ossessione buona?»

«Del tipo?»

«Del tipo che non riesco a smettere di toccarti, come adesso?» Rafforzò il concetto continuando a far passare le mani lungo le sue gambe e sulla schiena.

«Ah, un'ossessione buonissima, allora.» Elia iniziò ad accarezzarlo a sua volta, sul collo fino alle spalle, poi i pettorali e giù fino agli addominali. Luca reagì all'istante, con il fiato più corto, gli occhi attenti puntati su di lui, l'erezione più evidente, sotto i jeans, che Elia poteva sentire sotto di sé.

«E basta?» Lo stuzzicò solo per il gusto di sentirlo parlare con quella sua voce più bassa e roca che adorava.

«E del tipo che non riesco a smettere di pensare a te quando non ci sei.»

«Pensieri sconci?»

«Anche.»

«Tipo?»

«Che voglio vederti nudo. E baciarti ovunque.»

A quello si poteva rimediare in fretta.

«Ok, iniziamo dalla prima parte.»

Si sfilò l'orribile maglione che chissà dove aveva recuperato Federico, restando in t-shirt, poi tirò il bordo della maglia di Luca per fargli capire che doveva sollevare il busto per fare altrettanto. Si allontanò giusto il tempo di permettergli quel movimento, poi tornò da lui e iniziò ad aprirgli la camicia bottone dopo bottone; una volta sbottonata, Elia si trovò davanti alla pubblicità di un profumo su qualche stupida rivista da signore. Era ridicolo per quanto fosse perfetto. Passò una mano dal suo collo a un pettorale, come prima, ma direttamente sulla pelle, e lo sentì fremere sotto le sue dita.

«Ovunque?» Chiese per conferma, solo per sentirlo parlare ancora.

«Ovunque.»

«E poi? Dopo esserci baciati?» Continuava a toccarlo, scendendo sempre di più, fino all'ombelico.

«E poi farlo.»

«Fare che cosa?»

Dillo.

Gli occhi di Luca erano spaventosamente fissi e concentrati su di lui. Era strano che confessasse una cosa del genere senza distogliere lo sguardo, ma adesso aveva davanti un altro Luca, quello eccitato e affamato di ogni contatto fisico, ogni commento malizioso o bacio che Elia voleva dargli.

«Scopare» rispose con voce malferma, ma sicura.

«Vuoi scoparmi?»

«Sì, se vuoi.»

«E se io volessi scopare te?»

«Anche. Voglio tutto.»

«Wow, questo lato di te è inaspettatamente spinto.»

«Mi hai detto tu di essere libero con te.»

«Non vuoi aspettare il prossimo appuntamento?»

«Elia, ho aspettato diciannove anni.»

«Giusto. Allora non voglio farti aspettare un giorno in più.»

Tra tutte le persone che c'erano Luca aveva scelto lui, Dio solo sapeva perché. Quelli come Elia non avevano fortuna, non vincevano mai niente, nessuno faceva loro sconti o regali. Luca però era come un bellissimo dono che la vita gli aveva recapitato per errore, e lui era deciso più che mai a non farle notare lo sbaglio, per paura che se lo riprendesse indietro.

È mio.

«Mio» ripeté tra i denti.

«Cosa?»

«Niente. Facciamolo e basta.»

Lo sguardo di Luca, se possibile ancora più attento di prima a ogni minimo dettaglio, non si perse un movimento mentre lui lo spogliava dei jeans, rivelando i boxer che aveva già intravisto poco prima, di nuovo gonfi con la sua erezione. Le mani sempre un po' tremolanti e incerte di Luca fecero poi lo stesso con i suoi, di pantaloni, che gli scivolarono lungo le gambe e poi via, ai piedi del letto. Baciandogli il petto poteva sentire quanto forte stesse pompando il suo cuore, e quanto poca aria prendesse ogni volta che respirava.

«Calmati, ok? Rilassati.»

«Sì.» Rispose obbediente, e gli fece tenerezza. Comprendeva la sua agitazione, sperava solo di riuscire a metterlo a suo agio il più possibile.

«Nel caso, ti dico subito che se restiamo così come siamo messi ora, sarebbe la prima volta anche per me, in questo modo.»

Luca ci mise qualche secondo a elaborare l'informazione e capire cosa intendesse, ma poi non ebbe un attimo di esitazione: «Possiamo farlo così allora?»

«Vuoi farlo così? Sicuro che non vuoi stare sopra?»

«Sì, voglio essere anche io il primo.»

Si liberarono di ciò che restava dei loro vestiti poi Elia fece stendere Luca a pancia in su e gli si stese accanto. Ora che poteva guardarlo con calma e studiarselo per bene, notò la striscia di peli biondo scuro che dall'ombelico scendeva verso il basso che prima era rimasta semi coperta dai vestiti.

«Girati un secondo.»

Luca obbedì all'istante, mostrando una fiducia totale. Elia fece scorrere la punta delle dita lungo la sua colonna vertebrale, fino al punto esatto al centro di due splendide fossette di Venere.

«Mi prendi in giro? La natura ti ha dato anche gli appoggiapollici?»

«Cosa?» Luca rise ed Elia restò imbambolato a guardare il movimento del suo fondoschiena.

«Queste» spiegò premendo con un dito al centro di una, poi dell'altra.

«Tu non le hai?»

«No, mi dispiace, quando toccherà a te dovrai trovare qualcos'altro per appoggiare i pollici.»

Di nuovo Luca rise e di nuovo Elia abbassò lo sguardo. Scese ancora, con le dita, lo vide irrigidirsi, ma non protestare, così continuò la sua esplorazione fino a trovare altri sottilissimi beli biondi.

Cazzo, se esistono, è così che sono fatti gli angeli.

Non era un credente, ma aveva visto Good Omens e Supernatural e letto tutti i volumi di Sandman del fratello, poteva bastare, a suo parere, per ideare la sua versione personale della caduta di Lucifero: sicuramente aveva scoperto quanto fossero belle le parti intime dei suoi fratelli, la pelle chiara, del tipo che mantiene per un po' le impronte leggermente rosate di un passaggio delle dita meno lieve degli altri, quella leggera peluria del colore dell'oro. Aveva allungato le mani, li aveva toccati, aveva anche lui passato le dita tra le natiche angeliche dei suoi simili, provando probabilmente ciò che stava provando lui ora a esplorare e stimolare Luca. La voce poi si era sparsa e tutti gli angeli avevano iniziato a fare la fila per farsi toccare in quel modo da Lucifero, che si diceva che fosse anche il più bello tra gli angeli, quindi, beh, come dar loro torto! Allora Dio, a cui piace avere sempre il controllo della situazione e che, si sa, non è mai stato un fan della sperimentazione sessuale, soprattutto anale, per punire Lucifero l'aveva buttato in un posto dove avrebbe avuto a che fare con i culi pelosi, scuri, grinzosi e per nulla attraenti dei demoni dell'Inferno. Sicuramente era andata così.

«A che pensi?»

«A niente, a te» mentì. Si era imbambolato facendo su e giù tra le sue natiche fin troppo a lungo, divertito da quel pensiero e rilassato dalle sensazioni che la pelle di Luca gli dava al tatto.

«Aspettavo che fossi pronto per andare un po' oltre» spiegò prima di iniziare a baciargli la schiena, ripercorrendo con le labbra il percorso che dal collo l'aveva portato a quel culo "angelico" mentre un timido ma deciso «Sono pronto» di Luca gli disse tutto ciò che doveva sapere per continuare.


Il modo in cui, senza nessuna riserva, Luca si era fidato di lui e aveva lasciato che prendesse il controllo, nonostante avesse ammesso di non avere affatto più esperienza da quel punto di vista, l'aveva lasciato senza parole, più dell'orgasmo quasi simultaneo che avevano appena raggiunto. Ogni singolo gemito, ogni stretta alla sua mano o al lenzuolo, ogni tentativo che Luca aveva fatto per intercettare il suo sguardo, girando la testa all'indietro, il tutto componeva un piccolo tesoro che Elia avrebbe custodito a lungo nella memoria, se non per sempre, anche nel caso in le loro strade si sarebbero separate.

«Grazie» fu tutto ciò che Elia riuscì a dirgli. E la sua voce, proprio come succedeva spesso a quella di Luca, era spezzata dall'emozione.

Luca rise nervosamente e deglutì sulla mano di Elia, ancora appoggiata sul suo collo. Non voleva lasciarlo andare, voleva restare in quella specie di abbraccio il più a lungo possibile.

«Prego. Anzi grazie... a te?» chiese se quella risposta andasse bene.

Controvoglia, lo liberò del suo peso, per lasciarlo libero di alzarsi e ripulirsi.

«Tieni.» Gli passò delle salviette che Luca prese senza guardalo in faccia. «Tutto bene?»

«Sì.» Era tutto rosso in viso e anche sul petto aveva dei segni di sfregamento contro il lenzuolo o per via delle mani di Elia. Era sbagliato, ma pensò che sarebbe stato bello se quei segni fossero stati permanenti, come strisce tatuate, per dimostrare a tutti che Luca adesso era suo. Non era mai stato un tipo geloso o possessivo, era difficile stabilire se fosse per la paura di essere tradito di nuovo, dopo la recente orribile esperienza, o se fosse proprio Luca scatenargli quel tipo di istinto.

«Ti...» voleva chiedergli se gli era piaciuto, come il peggiore del maschio medio insicuro con l'ansia da prestazione? «Ti ho fatto molto male?» scelse poi.

«No. Cioè, un po'.» Luca passò un dito sulla mano di Elia con cui era appoggiato al letto, in modo incredibilmente timido, considerato cosa avevano appena fatto. «Mi è piaciuto più di quanto avessi mai immaginato. E so che visto che prima non lo avevo mai immaginato in questo modo può sembrare una cosa da poco, ma non lo è. E per te? È stato bello per te?» Luca invece non si preoccupava di che impressione stesse dando di sé, se voleva chiedere una cosa simile lo faceva e basta, a conferma di ciò che Elia aveva già pensato, ovvero che tenesse nascosto a tutti il suo orientamento sessuale, ma non i suoi sentimenti, con le persone con cui condivideva l'intimità.

«Anche per me è stato di gran lunga meglio di come lo avessi immaginato, e a differenza di te, io l'avevo già immaginato, prima d'ora.» Ripagarlo con lo stesso grado di sincerità era davvero il minimo che potesse fare.

Anche se, Elia ne era certo, Luca sarebbe rimasto ore con lui a letto semplicemente a parlare o a coccolarsi (e lui non si sarebbe tirato indietro), l'imbarazzo li spinse a sistemarsi e a procedere con il piano originale, ovvero la cena. Ora era tutto diverso, ogni contatto, sguardo, bacio o parola aveva un altro peso, ed era forse per questo che non si toccarono né guardarono o parlarono molto, mentre si rivestivano. Entrando in cucina, però, Luca lo prese per un braccio, costringendolo a fermarsi un attimo, e una volta faccia a faccia lo baciò di nuovo, rimettendo tutto in equilibrio, senza dover dire nulla.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro