Giulio

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Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti riferimenti a depressione, suicido, omofobia e violenza. Questi contenuti potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

Purtroppo anche stamattina mi sono svegliato, cazzo.
Sarebbe bello cancellare tutto con una dormita, anche sé stessi. Chiudere gli occhi e non riaprirli più. Semplice, pratico, perfetto.
E invece no, un'altra giornata, un'altra fottuta giornata del cazzo. Ore di tutto che non portano a niente.

Guardo lo schermo del cellulare, decine di messaggi da decine di persone diverse, li ignoro. Pensano sia loro amico soltanto perché a scuola faccio l'idiota, rido, scherzo. Beh, non è così, mi fanno tutti cagare.
Ho scelto di interpretare un ruolo, qualcosa che non sono perché l'alternativa è quella di lanciarsi dal primo terrazzo che mi capita a tiro, e suicidarsi è roba da sfigati.

Ci becchiamo in bagno alla quarta ora?
Cesare è un mezzo coglione, però parla poco, fa le cose prima ancora che gliele chieda e scopa abbastanza decentemente, quindi tanto di guadagnato. Almeno non frigna come quell'altro, Federico.

Ieri ha fatto un'altra delle sue scenate isteriche. Dice che non gli dedico abbastanza attenzioni, che non parliamo più come prima, che scopiamo e basta.
Che lagna del cazzo. Sì, scopiamo e basta, e a me sta bene così.
Non mi interessano le sue paranoie, le sue smancerie. Non me frega nulla delle sue puttanate da frocetto innamorato.
L'ho mollato lì al bar con una scusa, non ce la facevo più. Ha annuito e poi è rimasto fermo, con lo sguardo che fissava un punto indefinito della sedia che aveva davanti.
Avrei soltanto voluto bere qualcosa, fare sesso e poi tornare al mio vuoto cosmico, invece lui ha insistito, ha piagnucolato fino alla nausea.
Oggi comincerà di nuovo a rompere i coglioni, lo so. È frustrante. Ma non ho voglia di mandarlo a fanculo, la cosa richiederebbe uno sforzo e un interesse che non ho, né per me né tantomeno per lui, e poi mi fa comodo averlo vicino, mi è utile.

Scrivo un "ok" striminzito al messaggio di Cesare e guardo a malapena quello di Federico, un cazzo di poema, fanculo. Lancio il telefono sul letto e mi cambio.
Mi guardo allo specchio per pochi secondi, giusto il tempo di illudermi anche oggi. Prendere in giro gli altri è facile, fregare sé stessi un po' meno. Ma sto diventando veramente bravo a farlo.

Quando arrivo in cucina, mia madre mi ignora come sempre, legge la sua rivista sorseggiando caffé. Spero che ci si strozzi con quel cazzo di caffé. Mio padre non c'è, sarà uscito prima del solito per andare al lavoro oppure ha avuto qualche imprevisto oppure...  chi cazzo se ne frega.
Apro il frigo, prendo il primo frutto che mi capita a tiro ed esco di casa.

La scuola è qui vicino e fare la strada a piedi non mi dispiace. Potrei usare la macchina di mia madre, ma poi dovrei parlarci, e preferirei spararmi, quindi...
E poi camminando posso spiare gli altri, è uno dei miei passatempi preferiti. Tollero molto poco qualsiasi forma di vita, ma ho bisogno di osservare le persone. Come quando c'è qualcosa di disgustoso e sai che ti farà schifo, ma non puoi fare altro che guardare.
Mi chiedo spesso se ci sia qualcosa o qualcuno uguale a me, se ci andrei d'accordo, se potrebbe cambiare la mia visione delle cose.
E ogni volta la risposta è sempre la stessa: non me fotte un cazzo.
Penso semplicemente che farmi gli affari degli altri mi intrattenga, facendomi pensare a qualcosa di diverso che non sia la mia schifosa esistenza e che mi sia utile per copiare quei comportamenti considerati normali e moralmente accettati dal resto del mondo.
O magari è un vizio che prima o poi passerà. O forse no, che ne so?

Mi fermo poco prima della fine della curva che sbocca proprio davanti al cancello d'ingresso. Sento il vociare insistente di una marea di soggetti che pensano di conoscermi, ma che invece non mi conoscono affatto. Un casino che si confonde con quello del canzone che proviene dalle casse bluetooth di qualcuno di loro.
A tratti il suono sovrasta le voci, gracchiando un brano che non conosco, perché nemmeno della musica me ne importa qualcosa.
Sono tentato di girarmi dall'altra parte, fermarmi in un bar o fare un giro da qualche parte, aspettare che mia madre se ne vada al lavoro, rientrare a casa e chiudermi nella mia stanza a oltranza.
Ma me ne pentirei, sarebbe solo peggio. Non avrei nulla con cui trascorrere il mio tempo, nulla da interpretare, ci sarebbe solo il vuoto, solo io.
Prendo un bel respiro, come ogni giorno. Sperando che sia l'ultimo, come ogni giorno. Mi stampo in faccia un sorriso falso indossando la mia maschera migliore, come ogni giorno. E riprendo a camminare, come ogni cazzo di giorno.

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