Capitolo 35: UN PRINCIPE GENETICAMENTE MODIFICATO

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Il mattino seguente Ashley mi butta letteralmente giù da letto. Non sono più abituata ai bruschi risvegli, una settimana di convalescenza è davvero sufficiente per prendere il via a dormire fino a tardi.

La lezione di chimica vola senza alcun intoppo. Ashley ed io riusciamo al meglio nell'esperimento che ci viene assegnato. Acquisiamo un ottimo punteggio e ne siamo più che soddisfatte. A fine mattina il professor Wilder ci conduce in aula proiezione.
Le immagini giganti di stomaco, esofago e intestino affetti dalle più svariate patologie mi provocano una leggera nausea mattutina.

Sono rimasta seduta in fondo alla stanza con un occhio puntato al muro e uno all'orologio non vedendo l'ora di scappar via. Presto inizieranno i seminari e il tirocinio. Ho davvero intenzione di continuare il ramo medico? Vedendo l'effetto che hanno su di me organi, sangue e liquidi corporei vari, ci sto davvero pensando. Forse potrei modificare leggermente il mio percorso. Il laboratorio sembra essere molto più conforme alle mie caratteristiche.
E non si guadagna neanche poi così male.
Gli assegni di ricerca sono costanti e ben redditizi.

Quando il professor Wilder ci congeda, la folla si sposta verso la mensa. Inutile dire che il mio appetito è pari a zero, tuttavia mi lascio ugualmente trascinare da Ashley che, al contrario di me, è euforica e entusiasta della lezione appena conclusa.

"Non vedo l'ora di poter mettere mano su un bisturi e un paio di trocars" ripone i volumi dentro l' armadietto.

Fingo un sorriso, strabuzzando gli occhi subito dopo. Prendo la mia tracolla dall'armadietto e lo chiudo a chiave.

"Strumentista di sala operatoria" traccia una linea con le dita a mezz'aria. "Già vedo la mia targhetta sulla divisa verde acido"

Non appena arriviamo a mensa la calca è impressionante. Dobbiamo sgomitare per metterci in fila. Ashley mette nel suo vassoio tutto ciò che abbia anche solo un vago cenno di commestibile.

"Un assaggio di quello e quell'altro, così non potrò dire di aver perso qualcosa " spiega.

Mi prendo un'insalata e una ciotola di piselli. Lei osserva il mio carico inorridita. "Sei sicura che tutto quel verde non ti faccia male?"

Aggiungo anche uno yogurt magro e una mela, giusto per evitare ulteriori commenti sulla mia strana scelta di alimenti. Ci sediamo al solito tavolo, ma qualcosa non va esattamente come gli altri giorni. Non appena arriva la squadra di cheerleaders capeggiata da Phoebe, quello che doveva essere un semplice momento di relax diventa un vero e proprio attimo di inferno.

"Cosa ci fa lei qui?"

La voce della bruna alle mie spalle è grintosa, cattiva. Posso letteralmente sentire il suo fiato puzzare di odio.

Ashley boccheggia senza trovare una risposta, evidentemente colta di sorpresa.

"Questa è l'area riservata. E lei non deve inquinarla con la sua presenza"

Ashley si solleva, mandando indietro la sedia.
I suoi occhi vanno ora a Phoebe, che non vedo perché è in piedi alle mie spalle, ma che non stento affatto ad immaginarmi, e ora a me, che sono rimasta con la forchetta carica di piselli sollevata a metà.

"Falla andare via" grugnisce la bruna, sempre rivolgendosi ad Ashley. Non fa neanche il mio nome né mi rivolge parola. I suoi ordini sono solo e soltanto diretti alla mia compagna.

Ashley prova a dire qualcosa ma poi ci rinuncia. E' in difficoltà ed io non posso pretendere che per causa mia faccia a pugni con quello che è il suo vero mondo. Phoebe la sta mettendo in imbarazzo, lo sta facendo per dividerci ed io non posso o non voglio permettere che accada. Non un'altra volta.
Così, sorrido alla mia amica, sperando di tranquillizzarla e prendo il mio vassoio.
Ashley è mortificata, lo vedo dai suoi occhi e dalle sue labbra piegate verso il basso.

"E' tutto okay" le dico in labiale.

Lei annuisce muovendo la testa con un piccolo cenno impercettibile. Le ragazze della squadra, non appena sono in piedi, si precipitano a prendere i loro posti.

Ashley resta a guardarmi dispiaciuta, mentre Phoebe allunga appena il piede. Naturalmente, nel trambusto della cosa io non vedo la sua punta tirata a lucido e ci cado sopra come una pera cotta. Inciampo e cerco di mantenere l'equilibrio, cadere davanti a tutti, qui, adesso, sarebbe come scavarsi una fossa e seppellirsi con le proprie mani, ma ho il vassoio in mano e non posso riprendermi. Finisco dritta dritta a terra, le ginocchia sul pavimento e il cibo lanciato a qualche metro di distanza, come spruzzato fuori da una centrifuga impazzita.
Il rumore dei piatti che si rompono e subito dopo le risate di chi ha appena assistito alla scena mi spaccano il cuore in due.

"Questo è il resto che ti dovevo l'altra mattina" dice la perfidia in persona, "mi hanno detto che hai avuto un incidente. Mi dispiace davvero tanto, poverina!" Le sue labbra si gonfiano come due palloncini in un falso broncio.
Quelle labbra le ho sempre dannatamente odiate e adesso vorrei che scoppiassero di botto. Esplodessero o si sgonfiassero come quando si toglie la sicura ad un canotto da mare.

Raccolgo da terra il vassoio e i cocci che riesco a recuperare e li butto dentro al cesto dei rifiuti. Me ne vado sotto allo sguardo curioso e divertito della gente. Inutile dire che ho le lacrime agli occhi, proprio ad un passo dallo esplodere fuori. Mi soffermo ad una colonna, sotto al portico e mi convinco che posso farcela, posso resistere. Phoebe non mi fa paura, lei è solo una stupida ragazza arrivista e viziata, mentre io sono molto più forte di lei. Ho spalle più grandi e tutto il dolore che porto dentro mi fa da corazza per ogni sua insipida stupidaggine.

Il mio cellulare vibra. E' Ashley.

<<Ti voglio bene >> mi scrive.

Le invio un cuore. Poi vado al dormitorio.
***

Quando arrivo alla mia stanza mi butto sul letto e indosso le cuffie. Il volume al massimo e i pensieri al minimo.

Pian piano la rabbia che provo sbollisce, facendomi ritrovare la calma.
Ascolto Confortably Numb due, tre, quattro volte. Avete presente quelle canzoni intramontabili che riescono a coccolarti, a risollevarti una giornata storta? Non mi stancherei mai di sentirla!
La quinta volta mi concentro solo sull'assolo di Gilmour. La sua chitarra elettrica mi entra dentro le ossa. Non potrei vivere senza i Pink Floyd. I loro brani mi sono così vicini da essere quasi una seconda pelle. E' stata mia madre a farmeli conoscere, lei a farmeli amare. La loro musica mi ha accompagnato nei pomeriggi più noiosi, quelli carichi di pioggia e smog. Nelle brevi gite fuoriporta, mentre i miei fratelli litigavano per stare sul sedile anteriore, noi, donne della famiglia cantavamo conoscendo a mente ogni singola parola. Sto per schiacciare play per la sesta volta, quando sento bussare forte alla porta. Non un colpo secco e deciso ma una lunga serie di tonfi, accompagnati da un richiamo per niente gradito.

"Zuccherino, aprimi, so che ci sei!"

Impreco mentalmente, abbassando il cellulare.

"Zuccherino! Zuccherino!" bussa ancora e ancora.

Mi trascino fino alla porta con malavoglia. Ci mancava solo Hunter per completare il bel quadretto di questa splendida giornata!

"Ho bisogno di parlarti, ti ho vista scappare dalla mensa. Ho visto cosa è successo, aprimi, ti supplico!"

Abbasso la maniglia e faccio capolino. Hunter preme contro la porta e si fa spazio.

"Finalmente!" Le sue braccia mi si buttano contro, cercando un abbraccio che non gli ho chiesto e non ho assolutamente voglia di concedergli.

"Hunter, cosa vuoi?" uso il tono più duro che conosco, cerco di mantenere la calma ritrovata, anche se non è affatto una cosa semplice.

"Sapere come stai" dice.

Lo guardo perplessa. Non si è fatto vivo per tutta la mia convalescenza, cosa è cambiato adesso?

"Tu vuoi sapere come sto?" mi esce una vocina stridula.

Hunter annuisce, facendo un passo verso di me. Ne faccio uno indietro, andando a sbattere il piede contro il borsone degli allenamenti di Ashley. Ha il vizio di lasciarlo sempre in mezzo alla stanza.

"Mi dispiace quello che ti sta facendo passare Phoebe, lei è un'amica ma io so che non lo meriti. Okay, hai mentito sulla tua vera identità, ma sei una persona buona e...sì...capisco perché lo hai fatto. Insomma, volevi ...volevi stare con me..."

Allibisco. Non credo di essere mai allibita in tutta la mia vita, ma questa volta allibisco letteralmente.

"Hunter, tu davvero pensi che mi sono inventata tutto quanto solo per essere la tua ragazza?"

Lui sorride e annuisce con la testa. Improvvisamente non mi sembra più tanto carino come l'ho sempre visto. Mi dà più l'idea di uno scimmione con le pile.

"Sei decisamente fuori strada" dico.

Il suo volto si incupisce. I suoi occhi si velano di tristezza e ho quasi paura che si metta a piangere da un momento all'altro.

"Holland, io ti amo"

"Cosa?" Non posso credere che lo abbia detto davvero. Un attimo prima è tra le braccia di Phoebe, a farle le fusa e l'attimo dopo dice di amarmi. E' assurdo!

"Hai capito bene" si avvicina, "mi sveglio e ti penso, mangio e ti penso, dormo e ti sogno. Anche quando gioco, i canestri che faccio sono tutti per te, zuccherino"

"Hunter io non ti amo" Lo so che sono brusca, ma meglio mettere le cose in chiaro. "La nostra storia è finita"

"Ci siamo presi solo una pausa" mi prende una mano, stringendola tra le sue.

"Tu te la sei presa" gli ricordo. "Io e te non possiamo stare insieme, non solo perché ti ho mentito, ma anche perché siamo troppo diversi"

Il suo respiro si fa possente, la sua mano tiene la mia con forza, facendomi quasi sentire il fastidio delle vecchie ferite. La carne è ancora sottile in alcuni punti e il dolore arriva in meno di un lampo.

"Zuccherino, io non voglio perderti. Non voglio!"

"Hunter, piantala" cerco di sfuggire alla sua presa, "tu mi hai già persa e se Phoebe scopre che sei qui perderai anche la tua migliore amica" Avrei preferito usare un altro termine come puttanella o sgualdrina, ma migliore amica credo sia un buon compromesso.

"Noooo" Improvvisamente mi ritrovo Hunter a terra, in adorazione dei miei piedi. E' piegato su se stesso e mi avvolge le caviglie con entrambe le braccia.

"Alzati, Hunter!" gli ordino con voce ferma.

Lui scuote la testa. La sua fronte contro le mie scarpe è abbastanza imbarazzante.

"Alzati!" Mi sembra quasi di parlare ad un cagnolino, ma non so cosa altro fare. Sono in difficoltà sia tecnica che emotiva.

Per fortuna il grande e grosso giocatore di basket segue il mio invito. Torna in piedi, lasciandomi di nuovo liberi gli arti inferiori.

"E adesso vai, Hunter, tra noi è finita" ripeto. Questa volta più categorica di prima. Non vedo l'ora che si allontani da questa stanza, torni da Phoebe, dalla sua squadra, da chiunque voglia purché lontano da me.

"No, no, no"

Le sue braccia mi afferrano per la vita ed io non ho alcuna via di fuga. Le sue labbra si appiccicano alle mie come una specie di sanguisuga, come un vampiro succhia sangue e mi schioccano un bacio con tutta la forza che possiedono. Cerco di allontanare la mia testa, ma non riesco a fuggire dalla sua saliva appiccicosa e dal suo alito di menta piperita.

"Baciami, zuccherino, baciami. Ho bisogno di un tuo bacio. Ti supplico!"

La sua bocca è di nuovo sulla mia, aggressiva, implorante. Non riesco a scappare, nonostante ci metta tutta la mia buona dose di forza e coraggio. I muscoli di Hunter guizzano e si contraggono addosso al mio corpo. Mi reclamano e cercano di farmi sua ad ogni costo. Finisco sul letto e lui piomba sopra di me.
Le sue mani mi prendono il volto, strizzandomi le guance. Nell'azzurro dei suoi occhi vedo ombre di paura e desiderio in un mix abbastanza inquietante. "Holland io ti amo" mi sussurra contro le labbra. "Ripetilo, ripetilo anche tu"

Scuoto la testa, emettendo strani versi gutturali. Ho le labbra strizzate dalla sua possente morsa. Le sue mani sul mio volto mi comprimono così tanto le guance che ho le labbra della stessa fattezza di quelle di un coniglio.

"Holland, dimmelo!"

I suoi occhi tremano. Li vedo. E da li a poco iniziano a scendere le lacrime. Non ho mai visto un uomo piangere per amore. Se escludo mio padre il giorno dopo il funerale di mia mamma, ovviamente. Ha passato una buona ora chiuso in bagno a fingere una gastroenterite, quando in realtà era solo seduto sul water a piangere. Io e mia sorella abbiamo fatto finta di niente e gli abbiamo preparato una limonata. Ma le lacrime di Hunter sono inconcepibili. Sono lacrime di coccodrillo.

"Dillo, dillo! Dilloooo!"

I singhiozzi si fanno più insistenti, mentre cerco ancora una via di fuga. Il suo corpo è pesante schiacciato sopra il mio e il suo pianto mi sta annaffiando la faccia. Ma cosa ho fatto di sbagliato per meritarmi un ex simile? Se penso a tutte le ragazzine del primo anno che lo vedono come il principe azzurro, credo proprio che abbiano due belle fette di prosciutto sugli occhi. Non ho mai visto un principe azzurro piangere così tanto né supplicare una donna di amarlo. Forse un principe giallo, verde o rosa. Un principe geneticamente modificato.

"Hun-ter l-l-lasc-ia-m-i"

All'improvviso, esattamente l'attimo precedente, che muoia affogata o per schiacciamento, la porta si apre e Ashley mette piede nella stanza.

"Ehi, ehi, ma che succede qui? Hunter? Holland?" viene verso di noi.

"A-i-u-ta-m-i!" riesco a sillabare.

Hunter continua a piangere come un bambino, mentre le mani di Ashley lo spostano indietro. Non sapevo che la bionda avesse cotanta forza.

"Che il Cielo sia lodato!" mi massaggio le guance indolenzite.

"Hunter, ma che cavolo combini?"

Lui si porta le mani al viso, si ripulisce dalle lacrime e mi punta un dito contro. "Io la amo, diglielo anche tu, noi siamo fatti per stare insieme!"

Ashley mi guarda con espressione interrogativa ed io mi limito a scuotere la testa e sollevare gli occhi al cielo, pregandola in silenzio di farlo uscire, di mandarlo via.

"Hunter, ascoltami bene" La bionda gli si piazza davanti. La testa della mia compagna arriva giusto alle clavicole del giocatore, ma la sua foga e il suo petto sono così alti che bastano per farla sembrare un vero e proprio guerriero. "Holland ti ha detto che è finita. Devi accettarlo e basta. Non puoi comportarti così, piombando in camera sua a piangere. Sembri un bambino che vuole a tutti i costi un giocattolo. Tu non sei un bambino, vero? E Holland non è il tuo giocattolo, giusto?"

Hunter si mangiucchia le unghie. Mi guarda storto e poi guarda Ashley. "No non sono un bambino e lei no, non è il mio giocattolo" Ha un muso così lungo che quasi gli tocca terra.

"Tu sei un uomo" riprende voce Ashley. "Non puoi farti vedere in giro con le lacrime perché perderesti tutte le tue fan, la tua credibilità"

Hunter si passa una mano sotto al naso. Si toglie i residui di pianto dal viso e mi guarda un ultima volta. Io nel frattempo sono impassibile oltre che scocciata da morire.

"E' finita" sussurra. "E' finita davvero"

"Già" annuisce Ashley, "e adesso vai, da bravo" lo spinge verso l'uscita.

Hunter se ne va a testa china, chiudendosi finalmente la porta dietro.

"Come hai resistito con lui per un intero anno?" dice Ashley sedendosi a terra a gambe incrociate.

"E' quello che mi chiedo anche io" scivolo al suo fianco.

Lei mi guarda e ride. La tensione si allenta e in men che non si dica mi lascio travolgere dalla sua ilarità, dimenticando il bacio di Hunter e il suo odore di menta.

"Mi dispiace davvero per prima a mensa" La sua voce è di nuovo ferma, il suo volto serio e tirato. "Avrei dovuto prendere le tue difese, invece non ho fatto niente"

Poso la nuca sul materasso e lascio andare un lungo sospiro. "Non voglio incasinarti la vita, non voglio incasinare la vita di nessuno, in realtà, è già abbastanza difficile la mia che credo possa bastare"

Ashley posa una mano sul mio ginocchio. "Non mi stai incasinando la vita, Holly, io ti voglio bene. E' vero, sei stata una stupida a mentire, ma lo hai fatto solo per essere accettata da tutti noi. Non ho mai avuto una compagna di stanza come te, un'amica come te. Quando siamo state lontane mi sei mancata, non voglio che litighiamo di nuovo"

"Tu sei una IN io una OUT non sarà facile essere amiche" sospiro.

"Se lo vogliamo nessuno potrà impedircelo"

"Phoebe te la farà pagare" le faccio notare.

"Sai una cosa? Se non amassi così tanto essere una cheerleader avrei già mandato al diavolo Phoebe, ma lei è il capo. E' lei che decide e tu sai quanto io tenga ad essere parte della squadra!"

"Lo so" annuisco. "Va bene così, Ashley"

Lei sospira e mi abbraccia. L'odore di shampoo dei suoi capelli mi travolge. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal dolce aroma, respirandolo a fondo che più a fondo non si può.

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