Capitolo 54: LUMACA O VENTOSA?

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Un'amica, una vera amica sa quello che deve fare o dire in ogni situazione, anche nelle peggiori. Non giudica, non fa troppe domande e si limita ad abbracciarti e ad ascoltare il suono del tuo dolore. Poi, quando anche l'ultima lacrima si è esaurita ti asciuga gli occhi e ti pone di fronte una tazza di caffè lungo con una buona dose di zucchero di canna. Davanti al liquido scuro e fumante è più facile raccontare tutto quello che c'è da sapere del pendolo e della mia connessione con Ian. Tutto o quasi. Evito di parlarle del mio amore per lui, di ciò che provo quando siamo a pochi passi di distanza l'uno dall'altra. Le sensazioni si confondono, la vista stessa si confonde stando al suo fianco; ma io non sono pronta per rivelarlo. Fa male. Troppo male. 

Io e Ashley passiamo un intero giorno a parlare di cose stupide, a cercare un modo per non pensare alla leggenda del pendolo e a tutto quello che Radcliff ha raccontato, ma ogni discorso, ogni accenno alla normalità, riporta immancabilmente all'assurda vicenda nella quale sono piombata. Poi, all'ora della cena, un fattorino dall'aria svampita ci consegna un paio di pizze al formaggio, che consumiamo sedute sul letto a gambe incrociate.

"Holly, so che la vicenda del pendolo ti ha tenuta molto occupata, ma ho notato che un briciolo di tempo per le questioni di cuore lo hai comunque scovato..." ammicca, mordicchiando la crosta.

Le lancio un'occhiata di incomprensione.

"Mio cugino" dice lei, "ho visto come ti ha baciata ieri alla partita. Scommetto che non era neanche la prima volta, per quanto pensavi di nascondermi una cosa del genere?"

Lascio andare sul cartone l'ultimo spicchio e pulisco le dita ad un fazzolettino. "E' vero, siamo stati a cena insieme l'altra sera, è un ragazzo brillante e in gamba..."

"Ma...?" chiede lei.

Ma il mio cuore è già occupato. Penso.

"Ma in questo momento sono presa da tutt'altro. La mia situazione non è per niente semplice. Ho un legame di sangue con un ragazzo che proviene dal passato. Sono collegata a lui con un filo che non è possibile recidere e sto cercando di non farmi uccidere da un pazzo maniaco di nome Tom Felton. Credo di avere altro a cui pensare prima delle questioni di cuore!"

Ashley termina la sua pizza, chiude il cartone e lo getta ai piedi del letto. "Non è giusto, Holly, questa storia del pendolo ti sta distruggendo la vita"

Mi stendo sul letto, incrocio i piedi l'uno sull'altro e allungo le braccia in alto. Il mio corpo si stira, raddrizzandosi come un fuso. Non mi sta solo distruggendo la vita, la sta rendendo un Inferno. Un vero e proprio labirinto privo di uscita.

"Mi hai raccontato la leggenda di Kaede e Cho, mi hai raccontato della figlia dell'Imperatore, tutti alla ricerca dell'amore della propria vita. Quell'orologio dovrebbe essere una benedizione non un simile disastro. Perché per te e Ian non è lo stesso che per gli altri innamorati del passato? Lui è alla ricerca di un modo per tornare indietro da sua moglie e tu, Holly? Per te la vita è diventata soltanto una prigione"

Chiudo gli occhi e trattengo il respiro. Nella testa mi ripeto di confessare, rivelare ad Ashley per chi batte davvero il mio cuore.
No. Non posso farlo.
Il magone che mi stringe lo stomaco è più pesante adesso che ho appena finito di mangiare. Poi, prima che possa rispondere, decidendomi se esternare o meno i miei sentimenti, qualcuno bussa alla porta.

"Ashley, sono Evan, sei in stanza?"

La bionda salta giù dal letto. "Parli del diavolo e spuntano le corna!" sorride, soddisfatta.

Una leggera emicrania inizia a farsi strada dentro la mia testa. Sento le tempie pulsare e costringersi. Ashley apre la porta, facendo entrare il cugino. Gli occhi del ragazzo, non appena mi vedono, cominciano a brillare. La sua bocca si estende in un grande sorriso.

"Non credevo di trovarti qui" dice.

Afferro il cartone della mia pizza e lo poso a terra sopra l'altro.

"Avevo bisogno di un'amica" affermo.

Evan tiene le mani dietro la schiena, improvvisamente impacciato. 

"E tu, qual buon vento ti porta da me?" La voce di Ashley è un vero e proprio cinguettio.

"Ero solo passato per..." sposta il peso del corpo a destra e poi a sinistra. "Ecco, per..."

Ashley solleva le sopracciglia con impazienza poi, stanca di attendere si sporge oltre il corpo del cugino con sguardo curioso e indagatore. "Cosa hai lì dietro?" domanda.

"Ero passato per un consiglio" si rivolge alla cugina, "ma dal momento che Holland è qui, credo che salterò questa parte" si prende il labbro inferiore tra i denti. Le sue mani tremano, portando un pacchettino argentato avanti.

"Per me?" chiedo, sorpresa.

Lui annuisce colorandosi di rosso.

Ashley si fionda sul ragazzo, girando indietro la tesa del cappellino che indossa. "E bravo il mio cuginetto! Stai facendo le cose in grande!"

Accolgo il regalo con imbarazzo. Lo rigiro tra le mani più volte, indecisa se scartarlo oppure battere in ritirata. Ammetto che accettarlo significa prendersi un impegno molto più importante di una cena o di un bacio. Significa credere di poter costruire qualcosa di serio. Ma è così? E' davvero quello che voglio? E se non ne fossi all'altezza? Il mio cuore è legato a Ian, questo è certo, ma lo sarà per sempre come ha detto Daniel? Oppure un giorno sarò libera e lontana dal suo amore? E poi penso a Evan, merita di avere una donna tanto indecisa? Una ragazza divisa a metà? No. Non lo merita affatto. Nessuno lo merita. Ed io, meglio di chiunque altro, so quello che si prova.

"Allora? Cosa aspetti?" Ashley si sposta impaziente al mio fianco.

Evan mi sorride, fremendo. Ed io non me la sento affatto di deluderlo. Così, con dedizione, tolgo l'involucro argenteo e scopro la scatola di un telefonino di ultima generazione.

"Il tuo è finito dentro alla tazza allora ho pensato che..."

Ashley caccia un urlo incredibile, mentre io mi convinco che non sto affatto sognando. L'oggetto che ho di fronte costa quasi quanto un biglietto aereo per New York, una mensilità intera di mio padre, straordinari inclusi.

"Io...io non so cosa dire..." farfuglio.

"Ti piace?" chiede lui, affondando sempre più gli incisivi sulla carne della bocca.

"Molto" annuisco. "È solo che...io...io non posso accettarlo, mi dispiace..." chiudo gli occhi e glielo restituisco.

"Ma sei pazza?" Ashley strilla come un'aquila.

Sento la mano di Evan spingere di nuovo la scatola verso di me. "Accettalo, per favore"

Deglutisco a fatica. Improvvisamente il mio respiro diviene grosso e pesante. Percepisco la voce di Evan sempre più vicina, così come il suo corpo.

"Per favore" ripete a un passo da me.

Apro gli occhi, incontrando i suoi. Bambini e inesperti, giovani e speranzosi. 

"D'accordo" prendo di nuovo la scatola tra le mani.

"Ti piace il modello? Ho pensato che un telefonino di media grandezza fosse l'ideale, lo schermo non è gigantesco, il corpo è abbastanza sottile da poter mettere facilmente in tasca o in borsetta o..."

"Evan!" freno la sua cascata di parole. "E' davvero fin troppo bello. Non ho mai avuto un cellulare come questo, neanche se mettessi da parte tutti i miei risparmi di un anno riuscirei a comprarne uno uguale"

"Sono felice che ti piaccia" replica, soddisfatto.

"Adesso dovreste baciarvi" interviene Ashley.

Evan spintona la cugina, fulminandola con lo sguardo.

"Cosa ho detto?" squilla.

Lui si riposiziona il cappellino con la tesa per il verso giusto, così da coprirsi lo sguardo. "Dimmi un po', dove hai lasciato la tua guardia del corpo?"

Rigiro il pacchetto tra le mani. "Ian è a lavoro. Io e lui...ecco...abbiamo discusso"

Evan aggrotta la fronte cercando di capire.

"Sono successe delle vicende dopo la partita di ieri, noi due abbiamo incontrato un amico. Ci ha spiegato molte cose, sul pendolo, sulla leggenda che gli appartiene. Siamo stati a casa sua, aveva un libro e una storia da raccontare..."

Evan si siede sul letto. La sua attenzione non si sposta dal mio volto e da quello di nuovo serio della cugina. L'atmosfera nella stanza è tesa ancora una volta.

"Che ne dici? Ti va di raccontarmi questa storia?"
***

Dopo aver aggiornato Evan circa le novità scoperte sul pendolo delle anime gemelle, decidiamo di uscire a bere qualcosa. C'è un pub appena fuori dal campus, meno in voga  dello Starbucks, ma molto più intimo. E' un buon rifugio dove poter bere un drink alla frutta ed ascoltare musica jazz.

Si prospetta una serata tranquilla e quasi perfetta, se non fosse che Evan decide all'ultimo momento di telefonare ad un amico per farci compagnia e non mettere in difficoltà la cugina. Così, per risparmiare ad Ashely il destino del terzo incomodo, ci ritroviamo ad un tavolino a quattro: Io, Evan. Ashley e Daren. Esatto, il cocainomane collassato la sera di Halloween. Proprio lui!

"Un'altra birra per la vittoria!" alza in alto il bicchiere la guardia tiratrice dei Dolphin. "Siamo stati grandi contro la North Florida, yupeee!"

Evan improvvisa un sorriso di circostanza. Ancora non capisco come gli sia balzato in mente di invitare questo ragazzo. A volte Evan è troppo generoso, riesce a vedere sempre soltanto il lato positivo delle persone. Potrebbe essere un pregio se non fosse che Daren di positivo ha davvero ben poco, ad eccezione del bel visino che si ritrova e dei muscoli scolpiti come marmo, ovviamente.

"Non credi di aver bevuto troppo?" lo bacchetta Ashley. E' chiaramente preoccupata che questa serata sia solo un remake dell'ultima notte di ottobre.

"Reggo benissimo l'alcol!" le strizza dolcemente la guancia con le dita.

Ashley fa una buffa smorfia a metà tra dolore e fastidio. Per un attimo mi sembra di rivedere mia zia e i suoi buffetti ogni qual volta passava a trovarci. In breve i due intraprendono una conversazione sul consumo di alcol e droghe tra adolescenti. E' ridicolo come Daren neghi apertamente di farne uso. Chi vuole prendere in giro? Siamo state proprio noi due a trascinarlo di peso nella sua camera, abbandonandolo alle cure del suo devoto compagno di stanza. Evan lascia ad Ashley e Daren i discorsi psichedelici sulle pillole allucinogene e sugli antidepressivi, con disinvoltura accosta la sedia alla mia e mi passa un braccio attorno al collo.

"Pensi che riuscirò a darti un bacio come si deve?" sussurra. "Quel ragazzo del pendolo è sempre tra i piedi, sembra quasi la tua ombra"

"E' legato a me..."affermo con voce strozzata. 

"Ho capito" dice lui, "è legato a te con il sangue, con uno stupido filo rosso, con una leggenda, ma non con il cuore. Il suo cuore non batte quanto il mio in questo istante. Puoi sentire quanto batte forte, vero Holland?"

Il mio respiro si spezza nella breve attesa che le nostre labbra si sfiorino. Il mio rossetto e il suo cenno di barba. Il palmo di Evan sale sul retro del mio collo, avvicinando di più la mia testa alla sua. Socchiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal momento. Questa volta nessuno interrompe il nostro bacio, intromettendosi o separandoci bruscamente. E per un attimo provo come una mancanza. E' strano che non ci sia Ian a mettersi in mezzo. Mi sento improvvisamente libera di scegliere ma anche tremendamente sola. Sola come non lo sono mai stata. E allora mi aggrappo di più a Evan, forte e con vigore. Mi faccio trasportare dal suo bacio fino in fondo, fino a sentirmi protetta. E se dovessi trovare un aggettivo per descrivere il nostro contatto direi senza dubbio rassicurante. Per un attimo sono una qualsiasi ragazza del college, senza problemi, senza un killer che sta cercando di farmi fuori, senza un passato doloroso e difficile. Sono solo e soltanto io.

"Sei davvero bellissima, la ragazza più bella che abbia mai conosciuto" Evan mi sfiora dolcemente una guancia con le dita.

I miei occhi brillano e tremano allo stesso momento. Vorrei poter dire la stessa cosa, ripetere le sue parole ed avere il suo stesso coinvolgimento, ma non riesco a farlo. Non sono affatto brava a mentire. Non agli altri e neanche a me stessa. So bene che Evan non è il ragazzo più bello che abbia mai visto, è carino, senza dubbio, ma non è quello al quale ho deciso di dedicare il mio cuore. Io o qualcun altro per me. Se Ian non fosse mai apparso? Se non ci fosse alcun legame di sangue con lui, forse adesso sarei la ragazza più felice della terra, pensando di aver trovato il grande amore.

"Questa estate andrò di nuovo in Italia, mi piacerebbe che tu venissi con me. Ti porterò a Roma e a Firenze, faremo un tour in gondola a Venezia e gireremo le spiagge più belle della penisola. Mangeremo pasta e gnocchi e berremo del buon vino!"

L'entusiasmo di Evan è così coinvolgente che per un attimo mi fa dimenticare il caos interiore che ho dentro. So bene che tormentarmi continuamente sul bene o male di questa relazione non gioverà a niente e a nessuno.

"Mi piacerebbe molto andare in Italia" annuisco. "In effetti non ho girato molto nella mia vita. La mia famiglia non ha mai avuto abbastanza soldi per permettersi di partire per mete troppo lontane"

Evan appoggia la schiena alla sedia, i suoi occhi mi studiano, cercando di carpire i miei pensieri più nascosti. La musica di sottofondo è calda e leggera e mi permette più facilmente di aprirmi. Evan forse non sarà il ragazzo giusto per me, ma merita comunque la mia sincerità in merito a chi sono veramente. Almeno questo posso farlo. Almeno questo posso permettermelo.

"Non so quello che si dice in giro sul mio conto..." affermo, mantenendo un tono di voce basso, " ma penso che sia giusto chiarire alcune cose. Io non ho un soldo, Evan, provengo da una famiglia semplice della periferia di New York. Come ben sai ho finto per tutto il primo anno di far parte dell'élite della Jacksonville. In realtà ho una borsa di studio per mantenermi. Mio padre non può pagarmi la retta, è da solo e deve pensare anche ai miei fratelli. Siamo rimasti orfani di madre. E' morta in seguito ad una sparatoria. Uccisa per sbaglio. Sai, sono cose che succedono, dalle mie parti. Diciamo che non sono mai stata felice della mia vita e mi sono persa più volte. Ho avuto problemi con l'alcol, con il fumo e con la depressione. Sono anche stata in terapia fino a questa estate..." butto fuori il resoconto della mia vita tutto d'un fiato. Al termine del mio monologo afferro il bicchiere e mando giù una lunga sorsata del drink dolciastro che ho ordinato. 

"Mi dispiace per quello che hai dovuto passare, per la morte di tua madre" dice Evan, scivolando le dita lungo il mio viso. "Ma posso assicurarti che non mi importa niente di quello che si dice in giro sul tuo conto. Io credo di essermi preso una bella cotta per te, Holland Roden, credo di essermi innamorato dei tuoi occhi, del tuo sorriso e dei tuoi capelli. Lascia dire agli altri ogni sorta di cattiveria, lasciali fare assurde divisioni tra IN e OUT e lasciali invidiare la tua bellezza, perché è di questo che Phoebe o le altre cheerleaders sono gelose. Della tua sconvolgente bellezza..."

Resto senza parole di fronte alla dichiarazione più dolce e romantica che un ragazzo abbia mai avuto il coraggio di farmi.

"Io voglio te, Holland, soltanto te"

Ancora una volta le labbra di Evan si posano sulle mie, a questo giro per un semplice tocco. Delicato e struggente.

Apro la bocca per replicare qualcosa di altrettanto bello e vero, ma il mio cuore affonda, incapace di mentire. Gli occhi di Evan non riescono a staccarsi dal mio volto. Posso vederli. Posso percepirli seguire ogni mia singola espressione e ogni impercettibile movimento. Sono gli occhi di un ragazzo in cerca di amore e sicurezze. Certezze che io, purtroppo, non posso dargli. Il senso di colpa mi sconvolge. Ho bisogno di Evan, forse come amico o forse come uomo. Averlo vicino mi rassicura e mi fa vedere tutto meno buio, ma al contempo so che non è lui che il destino ha scelto per me. So che lo sto soltanto prendendo in giro. Non sono una persona che ama prendersi gioco degli altri, non uso la gente per i miei scopi e con Evan è come se lo stessi un po' facendo. Ma il suo sguardo è così coinvolto e le sue mani sono così dolci sulla mia pelle.

"Sai cosa mi piacerebbe?" mi sorride, perdendosi nei sogni più belli. "Mi piacerebbe portarti con me a pesca una di queste notti. Io, tu e la tenda da campeggio. Accenderei un falò e ti cucinerei qualcosa con il fuoco. Ti direi di chiudere gli occhi e ascoltare il silenzio, il rumore del fiume e del vento tra gli alberi"

Piego la testa, facendo aderire maggiormente la mia guancia al suo palmo. E' una sensazione piacevole, nonostante tutto.

"Ti insegnerei anche a tenere la canna e a posizionare le esche" ride, incastrando le dita tra i miei capelli.

Sorrido, accondiscendente. 

Nella sala la musica si attenua per poi mutare melodia. Lancio un'occhiata ad Ashley. Ha in bocca la cannuccia della sua bevuta, gli occhi fissi davanti a sè ed ascolta Daren senza troppo entusiasmo. Il giocatore di basket parla a raffica. Non capisco cosa dica di preciso, ma dall'espressione della mia amica non sembrano cose poi così interessanti.

"Non credi che si sia fatto un pò tardi?" cerco una via di fuga a questa strana e impegnativa serata.

Evan guarda l'ora sul telefonino posato sopra al tavolino. "Hai ragione, sono le due, credo proprio che sia il momento di andare. Domani abbiamo lezione"

Annuisco, cercando la mia borsa appesa alla spalliera della sedia.

"Diamine! Quando sono con te, Holland, il tempo vola in un baleno!"

Seguo Evan mettersi in piedi e butto giù l'ultimo sorso del mio cocktail. Ashley imita la mia mossa, di nuovo improvvisamente attiva e felice. Incastra il braccio sotto al mio e mi porta fuori dal locale, mentre gli uomini si dirigono alla cassa.

"Non vedevo l'ora che arrivasse questo momento!" esclama.

La porta del locale si chiude alle nostre spalle, lasciandoci fuori nella notte.

"Voglio sapere tutto!" prosegue con euforia. "Come bacia mio cugino? E' un tipo più ventosa o ha uno stile più lumaca?"

"Ashley!" la rimprovero, dando un'occhiata alle mie spalle per assicurarmi che i due ragazzi siano ancora dentro.

"Sapere come bacia Evan è il minimo che mi devi, dal momento che ho subito per tre ore di fila le chiacchere del cocainomane!"

"Mi dispiace per questo" cerco di giustificarmi in qualche modo. "E' che io e Evan...non so...lui aveva bisogno di parlarmi da solo, credo. Ogni volta che tenta di farlo c'è sempre Ian nel mezzo e questa sera è stata l'occasione per..."

"Holly, non devi giustificarti. Sono felice per voi due. Ho sopportato Daren, okay, ma so di averlo fatto per una buona causa!" mi strizza l'occhio.

Improvviso un sorriso, reprimendo l'assurda voglia di scoppiare in lacrime. Perché devo piangere? Perché adesso? Non ha alcun senso.

I ragazzi escono e insieme ci dirigiamo al parcheggio.

"Lumaca o ventosa?" mi chiede ancora Ashley quando sediamo nei sedili posteriori.

Le lancio un'occhiataccia e lei alza gli occhi al cielo, emettendo un lungo sospiro. Evan rintraccia il mio sguardo attraverso lo specchietto retrovisore. Mi fa un piccolo sorriso e continua a guidare.

"Comunque io dico più ventosa!" sghignazza Ashley al mio orecchio.

Poso la testa sul seggiolino e chiudo gli occhi, ignorando le idiozie della mia compagna di stanza. La birra doppio malto che si è bevuta deve averle decisamente dato alla testa!

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