Capitolo 73: ANDARE AVANTI

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Alle dodici in punto Robert chiude il locale, lasciando il cartello appeso alla porta. Torniamo al ranch chiacchierando serenamente, ridiamo e rammentiamo il passato.

"Ricordi quando ti eri fissata che volevi imbarcarti con gli attivisti di Greenpeace alla volta dell'Antartico contro la caccia alle balene?"

"Avevo soltanto sedici anni!" gli ricordo, agitando le braccia in aria. A quell'età è normale voler fare colpi di testa!

"Eri una ragazzina e smaniavi per cambiare il mondo"

"E tu eri un ventitreenne che non faceva altro che smontare ogni mia iniziativa" ribatto con una sfumatura di rimprovero nella voce.

"Se non fosse stato per i miei freni, avresti stipulato un contratto al night come spogliarellista e adesso saresti la Jessica Alba del Bronx!"

"Sai che non sarebbe stato affatto male come impiego?"

Robert solleva le sopracciglia e alza gli occhi al cielo.

"Okay, credo che sia arrivato il momento di ringraziarti per avermi legata alla sedia e impedito di andare al colloquio di lavoro" convengo.

"Non era un colloquio di lavoro, o almeno non come lo pensavi tu, dentro quella tua testa matta. Il solo pensiero del tuo corpo mezzo nudo su un palco circondato da uomini arrapati mi faceva venire il vomito"

"Mi hai salvato più di una volta" gli ricordo, smorzando un sorriso. Una leggera pioggia prende a scendere sulle nostre teste, in realtà non è semplice acqua ma nevischio. Robert si tira il cappello di lana che indossa fino a coprire le orecchie e mi molla una leggera spinta con la spalla.

"Rifarei tutto quello che ho fatto" confessa.

"Anche gettare nel cesso due bottiglie di rosso invecchiato di tuo padre?" chiedo.

"Ovviamente, quella sera le avresti bevute tutte, non eri in grado di fermarti" 

Fisso un punto impreciso davanti a me e lascio andare un respiro profondo. Era il giorno dopo la partenza di Dylan per l'Inghilterra. Avevo un malessere dentro che niente riusciva a colmarlo. Bramavo quel vino come Dracula brama il sangue.

"Eri una ragazza molto complessa" fa lui, rallentando il passo, "ed io, senza che tu te ne fossi mai accorta, ci avevo perso letteralmente la testa"

Mi soffermo e con timore sollevo lo sguardo nel suo.

"Sono felice di fare tutto quello che ho fatto per te, Holland, e sono felice che tu sia tornata questo Natale. Le parole non dette sono sempre grossi macigni, adesso sono un libro aperto per te e mi sento molto più leggero. E' come se fossi rinato, pronto ad affrontare la vita nuova che mi aspetta. Senza più i fantasmi del passato" solleva un pugno in aria. Le sue nocche sono rosse e screpolate dal freddo.

Mi inumidisco le labbra e riprendo a sorridere.
Gli occhi di Robert brillano, mentre fiocchi di neve sempre più grossi e compatti prendono a scendere su di noi.

"Spero che anche tu riuscirai ad andare avanti, Holland. Te lo meriti. E mi faresti davvero un uomo felice"

"Ci proverò" gli concedo. Andare avanti con o senza Ian? Evito di pensarci.

"Me lo prometti?" avvicina una mano alla mia guancia. E' fredda. Decisamente fredda.

"Te lo prometto" annuisco. Con Ian. Devo andare avanti con lui, ma non è così facile.
Non lo è adesso e non lo sarà domani o dopo domani, non lo sarà mai, ma Robert non deve preoccuparsi. Io non sono più la ragazzina vivace di un tempo, sono una donna adesso.  

"Buon Natale, Holland cara" dice lui, tirandomi verso il suo corpo.

"Buon Natale" sussurro, con il viso schiacciato contro la stoffa della sua giacca di lana.
***

La neve scende forte, imbiancando rapidamente la strada, gli alberi, i giardini.
Mi è sempre piaciuto il Natale con la neve.
Sarò scontata, banale, forse anche noiosa, ma i suoni ovattati e lo scricchiolio delle suole sulla strada candida sono una delle sensazioni più piacevoli del mondo. Oltre ai regali sotto l'albero, ovviamente. Ho messo in valigia un pensiero per ogni componente della mia famiglia e non vedo l'ora di darglielo. Taylor scosta la tendina alla finestra e fa capolino.  "Ehi, gente, sta nevicando!" Il suo grido si diffonde nel silenzio circostante, così dolce e sorpreso che pare quello di una bambina di cinque anni. Le faccio un cenno con la mano e anche Robert, al mio fianco. Lei resta un secondo di troppo a fissarci, una ruga le attraversa la fronte, ma è solo lo smarrimento di un istante, fugace, brevissimo, poi la sua pelle si distende di nuovo e le sue labbra tornano a sorridere ampiamente. I nostri occhi di sorelle si incontrano, scambiandosi un cenno di assenso, un cenno che contiene tutta le cose che ci siamo dette, che le ho detto questa notte; una incredibile, pazza, sorprendente verità.

"Correte o vi bagnerete tutti!" riprende a urlare, per poi chiudere i vetri e venire ad aprirci la porta. Con pazienza ci osserva salire i gradini.

"Brr, è un freddo che si muore!" Le labbra di Robert sono quasi violacee. Ci scrolliamo i cappotti e sfreghiamo le mani energicamente.

"Coraggio, venite a scaldarvi, papà ha acceso il camino" Taylor trascina il suo fidanzato dentro casa, afferrandolo per un braccio.

Sfilo gli stivali di gomma e indosso il paio di calze di lana lasciate in un angolo. Quando sollevo la testa, mia sorella e Robert sono già in cucina e, davanti a me, sotto al porticato, c'è Ian. Le sue narici appena dilatate proprio come le sue pupille. "Puoi fare fessa tua sorella, ma non me. Cosa ci facevi con lui?" sibila.

Il mio sguardo cade sul pugno che stringe lungo il fianco. La neve scende, depositandosi sulla soglia. Sembra quasi fare rumore. Ian socchiude la porta, lasciandoci fuori.

"Dunque, è tutto vero" quasi balbetto per la confusione. "Sei geloso. Sei geloso sul serio"

Lui mi afferra per un polso e mi spinge contro la parete. La grondaia ci ripara in parte dalle intemperie.

"Tu non puoi essere geloso di me" lo fisso dritto negli occhi. "Sei un uomo sposato e come tale..."

"Invece io ho il diritto di essere geloso di te" mi frena lui. "Sono la tua anima gemella!"

Mi scappa da ridere e non poco. Una risata isterica, da invasata. Gli rido in faccia nel vero senso della parola e poi mi fermo con il fiatone e gli occhi lucidi. "Tu non credi alla leggenda delle anime gemelle" gli ricordo.

Ian mi strizza forte il braccio. I suoi occhi si stringono nei miei così a fondo da farmi perdere la concezione del tempo, dello spazio, del mio stesso nome e cognome. Dentro le mille sfumature azzurre delle sue iridi c'è un mondo, un vero e proprio universo parallelo.

"Io...io..." La sua voce è roca e bassa. I suoi capelli sono un groviglio di ciuffi ribelli sospinti dalla brezza che soffia ai lati della casa.

"Tu cosa?" riesco a biascicare con il cuore in gola.

"Io...oh lascia perdere!" grugnisce, ritirandosi. Alcuni fiocchi di neve gli imbiancano la spallina della giacca. Indietreggia e fa alcuni passi sotto al porticato. Le assi di legno scricchiolano schiacciate dai suoi stivali. Un'auto attraversa la strada alla velocità di una biciletta. Le catene alle gomme raschiano la strada emettendo un cigolio continuo.

"E va bene, Holland, sono venuto fino a qui per sfuggire dal pericolo di Felton, per svagarmi, per conoscere la tua famiglia e questa città, e invece ho davanti a me una persona che non conosco affatto..."

"Sei sicuro che sia solo questo?" lo affronto, prendendo per l'ennesima volta in mano tutto il mio coraggio.

Le sue pupille si perdono nel vuoto. I muscoli del collo e la sua mascella si contraggono pesantemente. Se dovessi scegliere un aggettivo per descriverlo, userei di sicuro emblematico. In questo momento è il ragazzo più confuso, contradditorio e emblematico che conosca.

"Tra me e Robert non c'è niente" mi sento quasi in dovere di rassicurarlo. Se lo faccio per mettermi in buona luce ai suoi occhi, per porre fine al battibecco o, semplicemente, per smorzare la sua non riconosciuta gelosia, questo non oso chiedermelo.

"E allora perché diavolo ti apparti con lui, passi del tempo da sola con lui e ogni occasione è buona per stare con lui?"

"Sembri davvero un fidanzatino geloso" mi scappa da ridere di nuovo, involontariamente.

Ian mi guarda storto.

"Scusa" torno subito seria. "Avevo una questione da risolvere con Robert, ma ora è tutto apposto. Lui è un carissimo amico per me, e anche se un tempo da parte sua ci sono stati dei sentimenti, adesso è con Taylor che vuole stare. Solo e soltanto con lei"

Il pugno di Ian si distende mentre il suo torace lascia andare una lunga espirazione.

"E per quanto riguarda New York mi piacerebbe portarti in giro fino a farti venire i calli ai piedi e i geloni alle mani. Mi piacerebbe farti percorrere la 5th fino all' Upper east side, fare un picnic a Central Park e farci una foto ricordo davanti alla Saint Patrick Cattedral. Ci sono mille cose da vedere, le vetrine di Sack e Diamond District e, se solo tu non ti fossi lasciato prendere dalla tua gelosia insensata, lo avrei già fatto!"

"Holland, basta con le accuse. E' Natale, dovremmo essere tutti più buoni, non credi?" dice lui, prendendomi le mani.

Un brivido mi sale lungo la schiena. Non è il freddo, ormai a quello sembra che la mia pelle abbia già fatto la corazza. "Hai ragione" stendo la bocca in un lieve sorriso di resa.

Ian si avvicina. Si avvicina molto. Viene così vicino che posso sentire il suo fiato caldo sul viso e il suo profumo tanto avvolgente da far girare la testa. La sua mano si ferma sul mio fianco, facendomi sussultare.

"Ecco, da piccolo io e mio padre andavamo a comprare l'albero insieme. Ogni anno, fin quando non sono diventato abbastanza grande. Un giorno mia madre ne ha comprato uno finto e la magia del Natale non è stata più la stessa. Sai cosa pensavo mentre viaggiavo dall'Italia? Sto tornando a casa, conoscerò mia figlia e passerò il Natale con lei. Il mio primo Natale. Le comprerò un albero vero e lo farò per sempre, tutti gli anni, anche quando sarà grande, anche quando sarà una donna, perché per me resterà la mia bambina. Fammi conoscere New York, Holland, fammi conoscere la magia del Natale di questa città così che quando tornerò a casa sarò in grado di raccontargliela e di trasmettergliela..."

Le parole di Ian sono profonde e vere. Sono le parole di un padre e di un uomo al quale manca immensamente la sua famiglia, ma mentre i suoi pensieri sono rivolti al passato, i suoi occhi e le sue labbra sono protratti al presente, al nostro presente. Posso percepire ogni singola vibrazione che emana il suo corpo; ogni piccolo, minuscolo e impercettibile segno. La sua mano resta connessa al mio fianco. Il suo respiro a un passo dal mio.

"Ti porterò davanti all'albero di Natale più bello che tu abbia mai visto" sussurro con l'unico filo di voce che mi rimane.

La porta si apre all'improvviso. Mio padre si affaccia, richiamandoci. "Ragazzi, il pranzo è pronto, muovetevi!"

Ian mi lascia andare, scostandosi da me. Improvvisamente l'ondata di gelo di questo venticinque dicembre mi assale.

"Ian" lo richiamo, prima che entri in casa.

Lui si volta. Il suo volto è stanco, combattuto, impreciso. E' come uno specchio del grande caos che regna dentro alla sua anima.

"Dopo pranzo tieniti libero"

"Troverò un minuto per te" sorride, facendomi occhiolino.

Entro dietro di lui.
Più confusa, smarrita e viva che mai.

NOTE AUTRICE:
Buonasera!!! Cosa mi raccontate di bello? A che punto state con i regali di Natale? Io mi sono mossa in anticipo, me ne mancano soltanto due:)
Ma veniamo a noi, eccoci qua, al penultimo capitolo...la prossima settimana pubblicherò il finale!
Ho già iniziato a scrivere il secondo libro della trilogia: Endless-Anime Nere. Spero che continuerete a seguire i nostri protagonisti e la loro avventura...
Vi ricordo che sul mio canale YouTube potete trovare il Trailer della trilogia, fateci un salto;)

Buona serata,
Vi abbraccio
Serena

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