3 ~ Wild

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Mentre i cuccioli volavano, Ettore scoprì paesaggi incantati e distese verdeggianti. Il cielo era come una grande tela su cui una mano ispirata e sapiente aveva dipinto delle soffici macchie bianche. Poi, c'erano loro, due colorati puntini che si disperdevano nell'infinito blu. Volavano e volavano, senza mai fermarsi.

"Sissi, dove mi stai portando?" chiese Ettore iniziando ad annoiarsi. Di certo, il volo era meraviglioso. L'aria sulla pelliccia e il vuoto sotto alle zampe gli davano una sensazione di pace, però dopo ore che vedi sempre gli stessi paesaggi anche la più bella delle attività diventa noiosa.
Non si vedeva ancora nulla all'orizzonte, se non cielo e nuvole, e sotto di loro la terra incontaminata.

"Aspetta e vedrai. Abbi pazienza. La pazienza è una dote importante per un cane. La troppa fretta non porta mai bene" rispose Sissi sorridendo e continuando a sbattere le ali sempre più forte.
"Intanto prova a prendermi!" gridò. E filò via come un fulmine.

"Non vale. Tu sei più veloce di me... E anche più forte!" esclamò Ettore.

"Non vorrai mica che io batta te, il valoroso, il prode Ettore?" gridò Sissi che si era fermata davanti a lui, a qualche metro di distanza.

Ettore sbuffò a sentire quella provocazione: sapeva bene che la cucciola stava facendo riferimento al suo nome, quello di un celebre eroe dal cuore grande e coraggioso. Si rendeva conto che portare un nome come quello era una grande responsabilità. Doveva dimostrarsi degno di possederlo.
Si diresse quindi verso di lei, alla massima velocità, ma non appena le fu vicino, il jet-pack si bloccò.

"Argh, questo coso si è fermato di nuovo!" esclamò arrabbiato.

"Ah, ah! Ho vinto io!" gridò Sissi ridendo. Cominciò quindi a girare attorno al cagnetto.
"Le mie ali intanto non si bloccano!" urlò beffarda.

Approfittando della sua distrazione, Ettore allungò una zampa e toccò la sua spalla. Sissi sussultò a quel contatto improvviso, e la sua espressione trionfante mutò in uno sguardo confuso e incerto.

"Ah, ah! Ora ho vinto io!" esclamò il beagle cominciando a dimenarsi come un'ape in cerca di polline.

"Sei ridicolo..." borbottò Sissi nascondendo le risate che le rimbombavano sommessamente in gola.

Poi bloccò il cucciolo che continuava a ballare ed esclamò: "Forza andiamo! Dobbiamo continuare!".

"Va bene... Non mi hai neanche lasciato finire la mia 'danza della vittoria'" disse Ettore sbuffando scherzosamente. Diede un colpetto all'apparecchio che portava sulla schiena e che finalmente si rimise in movimento. Dopodiché ripresero a volare.

~•~•~

Passarono altre ore, durante le quali Ettore e Sissi non si parlarono più. Cominciarono a essere stanchi, quando videro un grazioso paesino imbiancato, costruito su candide nuvolette. Piccole e soffici casette sembravano ricoperte di dolce zucchero filato, e risaltavano sullo sfondo azzurro del cielo. I cuccioli capirono di essere arrivati nel posto giusto.

"Wow...- mormorò il giovane meravigliato - voi cani dei venti avete costruito tutto questo? È stupefacente!" 

Sissi annuì con un sorriso. "Questo è il mio paese: Maestrale" disse a Ettore. Una scintilla di gioia le brillò per un secondo negli occhi di zaffiro a riconoscere la sua casa, spegnendosi subito dopo.

Il beagle sembrò notare l'espressione triste di Sissi, perchè cominciò a guardarsi intorno, cercando di comprendere la motivazione dell'improvviso cambiamento d'umore dell'amica. Cercò di scorgere altri cani dei venti, ma non vide nessuno. Il silenzio regnava sovrano intorno a loro, aleggiando leggero nell'atmosfera immobile. L'odore della paura impregnava l'aria.

"Cosa... cosa è successo qui?" chiese con la coda tra le gambe, confuso e spaventato. 

Sissi si fece cupa. Lacrime perlacee le inumidirono gli occhi: "Non è rimasto quasi più nessuno, qui. Storm e Scarlett li hanno portati via. Pochi giorni fa hanno rapito persino i miei genitori. Ora sono sola".

"Mi dispiace molto..." disse Ettore mortificato a sentire quelle parole colme di dolore.

"Non era questo ciò che Vento voleva per il suo regno..." mormorò la giovane labrador con un filo di voce.

"Vento?" chiese Ettore, incuriosito a sentire quel nome.

"Il fondatore del Regno dei Venti - disse Sissi mestamente, assumendo poi un tono rispettoso - Era un Border collie terrestre, dal manto bianco e nero. Aveva però un'insolita peculiarità: era nato con un paio di morbide ali. Quando i suoi padroni notarono questa sua particolarità, cominciarono a farlo partecipare a numerose mostre, per farlo conoscere a tutto il mondo. Vento divenne molto famoso, ma non era felice. Si sentiva diverso da tutti gli altri. Dentro il suo cuore aveva già capito di non essere parte di quel mondo. Era come un papavero disperso in mezzo a un fitto campo di grano. 

"Poi, un giorno, durante una delle solite mostre, incontrò per caso Aurora, una giovane femmina di pastore australiano. Anche lei sulla schiena aveva un paio di ali. Proveniva da un luogo molto lontano, anche lei giunta in quel posto per essere mostrata a tutti. Aurora, stanca di essere notata solo per le sue ali, propose a Vento di fuggire lontano, alla ricerca di una terra tutta per loro. Il Border collie fu inizialmente pensieroso: non aveva neanche ancora imparato a sfruttare quelle ali grazie alle quali era diventato così noto. 

"'Spezza le catene che ti tengono ancorato qui. Spalanca le tue ali e lasciati pervadere dal vero senso del tuo nome. Senti il vento sbattere sul tuo muso, permetti alla libertà di entrare nel tuo cuore. Solo allora scoprirai la tua vera natura' gli aveva detto Aurora. Grazie a quelle parole, Vento trovò il coraggio di abbandonare tutto ciò che conosceva, alla volta di qualcosa di nuovo, sconosciuto. Il mondo oltre l'orizzonte aspettava solo lui. Il vento sembrava come chiamarlo. Non poteva più continuare a mentire a sè stesso, né a dormire in quella cuccia fatta di insicurezza. Era giunto il momento che lui scoprisse chi era veramente.

"I due riuscirono con fatica a liberarsi dalle gabbie che li tenevano prigionieri e provarono a scappare, ma, quando erano quasi riusciti a fuggire, alcune guardie li bloccarono, minacciandoli con bastoni rigidi e parole forti e dure. Ma Vento non aveva paura. Non più. Ripensò alle parole di Aurora e si lasciò pervadere dal desiderio di libertà. Il suo nome rimbombava potente nella sua testa. Spalancò le ali e riuscì a spiccare il volo, seguito dalla compagna. Le guardie rimasero talmente stupite alla vista di due cani volanti che non si resero neanche conto che i due erano riusciti a eludere la loro sorveglianza. Quando rinvennero, Vento e Aurora erano già lontani. 

"Dopo un lungo viaggio, durante il quale tra i due erano nati sentimenti molto forti, raggiunsero l'orizzonte e riuscirono a superarlo, scoprendo un nuovo mondo. A quel mondo Vento diede il suo nome. Con la nascita della loro prima figlia, Orizzonte, diedero inizio a una nuova stirpe: quella dei cani dei venti. Se ora vedesse come sta soffrendo la sua discendenza, non oso immaginare come reagirebbe".

Per tutto il tempo del racconto, Ettore era rimasto a bocca aperta: era impressionato dal coraggio dimostrato da quei due cani, non così diversi da lui. Ma lui lo possedeva quel coraggio?

Quando tornò a guardare Sissi, tentato di dirle qualcosa di confortante, notò che sul suo muso era comparso un sorriso. Non fece in tempo ad aprir bocca che una folata di vento lo investì piacevolmente. Si ritrovò a chiudere gli occhi per un secondo, godendosi quella sensazione gradevole e rinfrescante. Le sue ossa furono come rinvigorite da quel soffio potente.

Quando riaprì le palpebre, mettendo in mostra i suoi profondi occhi smeraldini, vide che davanti a lui era atterrato un altro cucciolo.

"Sai, in realtà non sono completamente sola qua. Lui è il mio amico Wild. Ci aiuterà a salvare il regno. Anche lui è venuto dalla Terra tempo fa. Era un cucciolo più piccolo di te. Aveva due mesi, ma ora è un cane dei venti come me" esclamò Sissi indicando il nuovo arrivato. Si trattava di un giovane dalmata alato.

"Ciao Sissi! Chi è il tuo nuovo amico?" disse Wild guardando Ettore e notando che non aveva le ali. Un po' a disagio, si allontanò di un paio di passi. Incrociò le zampe posteriori e chiuse leggermente gli occhi, con fare intimidito.

"Ciao Wild, mi chiamo Ettore e vengo dalla Terra. Sono stato condotto qui da Sissi per salvare il vostro mondo" esclamò il beagle presentandosi e osservando attentamente il compagno. Notò la sua caratteristica zampina nera, il corpo esile e sottile, l'aria timida e spaventata.

"C... ciao Ettore"  balbettò timidamente Wild, tremando come una foglia, per poi aggiungere, con un po' di malinconia: "S... sono contento che tu sia qui. Sei stato coraggioso ad abbandonare la Terra. Anch'io l'ho fatto e ora sono felice. Sulla Terra c'è ancora troppa tristezza e troppa violenza. Ma ora anche il Regno dei Venti è diventato triste e desolato. Ci serve proprio un po' di aiuto per salvarlo!" Per le ultime parole sembrò aver recuperato un po' di coraggio, e riuscì perfino a sorridere.

"Hai ragione, ma stai tranquillo. Non falliremo la missione. Te lo prometto!" esclamò Ettore sicuro di quanto stava dicendo. Wild alzò il musetto e guardò Ettore negli occhi. Tremava ancora un po', ma lo sguardo incoraggiante del beagle sconosciuto lo calmava.

"O... ok" mormorò il dalmata drizzando le orecchie. Una scintilla di determinazione si accese nei suoi occhi neri come la notte. Ettore e Sissi capirono che era pronto a partire.

"Ben fatto, Wild. Non essere timido" disse il beagle. Il cucciolo bianco e nero lo guardò scodinzolando: il suo cuore si riempì d'orgoglio a sentire quelle parole.

Alla fine, Sissi, che era fino a quel momento rimasta in silenzio, intervenne dicendo: "Andiamo, amici miei! Prima che i mostri trovino anche noi...".

I tre si allontanarono da Maestrale, volando verso il limite del Regno: la Foresta Ombrosa.

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