Capitolo 8

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Chelsea, Londra, 14 Luglio 2005

Hermione si gettò di schiena sul materasso, lasciando che il proprio corpo rimbalzasse due o tre volte mentre esalava un lungo respiro.

«Giornataccia?» chiese Blaise Zabini con un sorriso. Era sdraiato su un fianco, con indosso solo un paio di jeans sbottonati, e la sua pelle scura contrastava meravigliosamente col copriletto di seta verde prato che gli piaceva tanto. «Il caro vecchio Sev continua a romperti le scatole?»

«Lasciamo perdere... oggi ha minacciato di affidarmi a un altro Mastro Pozionista perché "seduco i miei colleghi"» sbuffò lei. «Come se mi importasse qualcosa di quel branco di sfigati inscopabili, capitanati nientepopodimeno che dal tuo vecchio amico Goyle.»

Blaise fischiò con finta ammirazione ed Hermione fece segno di volersi infilare due dita in gola, facendolo sogghignare.

«E poi da come parla, sembra che io mi presenti al lavoro con abiti rosso fuoco super scollati e super aderenti da mangiauomini anziché con questa gonna da suora e magliette che nemmeno mia nonna.»

Ridacchiando, Blaise fece scorrere una mano sul braccio nudo di Hermione, suscitandole un piacevole brivido.

«Stai scherzando? La vista dei tuoi stinchi probabilmente avrà fatto venire un mezzo infarto al povero eremita. D'altra parte, credo che l'ultima volta che abbia visto delle gambe femminili sia stato su uno dei suoi libri di testo, alla pagina della Pozione Depilatoria.»

Lei scoppiò a ridere.

«Non credo, sai? Alla fine non è malaccio. Come aspetto fisico, intendo. Secondo me zitto zitto ha una donna da qualche parte.»

«Sì, legata e imbavagliata nello scantinato.»

Hemione diede una spintarella scherzosa a Blaise.

«Scemo.»

Lui le bloccò il braccio, poi le montò a cavalcioni sui fianchi. Nel sentire la sua erezione che le premeva contro la pelle, Hermione ebbe un piccolo, piacevole sussulto e il suo battito accelerò.

«Se non ricordo male, non sei venuta qui per parlare del tuo capo, o sbaglio?» Blaise si chinò a mordicchiarle il lobo dell'orecchio. «Anche se devo dargli ragione su una cosa: non dovresti andare in giro vestita così, anzi: non dovresti andare proprio in giro vestita...»

In un lampo, le sue mani si infilarono sotto la maglietta di lei, sfiorando la pelle della pancia. Pochi istanti dopo, l'indumento giaceva a terra accanto al letto.

E poi, ci fu solo il suono pesante di respiri appagati.

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Il suo appartamento era silenzioso, quando Hermione fece ritorno a casa. D'altra parte era quasi mezzanotte e a quell'ora, per fortuna, il costante abbaiare del cane del vicino di sotto, il violento giocare dei bambini del piano di sopra – sembrava che smontassero tutto il mobilio ogni volta – e la televisione a tutto volume dell'anziana signora della porta accanto si spegnevano nel sonno dei giusti. O dei rompiscatole, che in fondo dovevano dormire pure loro.

Hermione non era ancora riuscita a trovare l'incantesimo giusto che silenziasse solo quei rumori, senza però coprire quelli del mondo esterno: la guerra era finita da anni, ma lei non era mai riuscita del tutto a levarsi di dosso la necessità di avere tutto sotto controllo, né quel costante senso di allerta che le faceva soppesare ogni suono, ogni faccia. Chissà se avrebbe mai imparato a rilassarsi del tutto.

Si infilò sotto la doccia, lasciando che l'acqua calda lavasse via il delizioso indolenzimento dovuto a una serata di buon sesso. Dopo una giornata a contatto con il carattere di carta vetrata di Severus Snape, uno sfogo fisico come quello che le offriva Blaise era sempre il benvenuto.

Non sapeva per quanto sarebbe durata, però, e in fondo nemmeno le importava più di tanto. Non era innamorata di Zabini e lui non lo era di lei. Avevano stipulato un accordo mesi prima, un patto puramente carnale: attratti fisicamente l'uno dall'altra, avevano deciso di esplorare questo semplice interesse reciproco e di goderne – letteralmente – dei frutti, senza alcun tipo di vincolo. Hermione non sapeva se Blaise vedesse altre persone, ma la cosa non le faceva né caldo né freddo. Lei, di suo, non aveva rapporti intimi con altri uomini, sia perché era concentrata su altre cose, come il lavoro e lo studio, sia perché al momento non ne aveva incontrati che suscitassero in lei un'attrazione sufficiente.

L'immagine di un volto le passò nella mente, ma lei la scacciò: non solo era assurdo pensare a quella persona in quel contesto, ma se anche avesse davvero provato un certo tipo di interesse per lui, tentare di perseguirlo sarebbe stato inutile se non controproducente.

Preferì tornare a riflettere su Blaise e su come l'avesse trovato più amichevole ma, da un punto di vista strettamente sessuale, più distaccato del solito quella sera. Sì, probabilmente il suo scopamico aveva qualcuna per la testa, e non si trattava di lei.

Oh, beh: se proprio lui avesse deciso di mettere fine al loro accordo e lei avesse sentito la necessità di uno sfogo fisico, era sicura che avrebbe trovato qualcun altro.


** Questa storia mi sta prendendo sempre di più... spero che anche a voi piaccia :) **

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