15- Niente di eroico

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20 marzo- sera

"Ragazze, mi sto cagando addosso, penso si senta dalla voce, sto tremando, e come se non bastasse non riesco a coprire 'sto cazzo di succhiotto. Ora mi butto dalla finestra".

Emilia mandò il messaggio vocale sul gruppo Queens, che condivideva su Whatsapp con le sue amiche.

Lanciò il telefono sul tavolino della specchiera e restò immobile a fissare il proprio riflesso.

Il rossetto rosso e l'elegante vestito con lo scollo a barca, dello stesso colore, davano luce alla sua pelle di porcellana. I lunghi capelli neri erano sciolti e ondulati.

Era successo tutto troppo in fretta. Si era ritrovata all'improvviso nel camerino del Teatro Astra, con le luci dello specchio puntate in faccia, pronta a presentare la serata artistica del liceo davanti a una platea di quattrocento persone.

L'agitazione le bloccava il respiro le artigliava la bocca dello stomaco, provocandole la nausea.

Chiuse gli occhi.

L'idea di parlare in pubblico la spaventava e la eccitava. Il palco sapeva regalarle un senso di invincibilità. L'Emilia rude e imbranata spariva quando teneva un microfono in mano, lasciando il posto a un'Emilia sicura di sé, elegante, forte.

Voleva a tutti i costi che le persone vedessero quel volto. I professori, che la sottovalutavano in continuazione, incapaci di scovare in lei alcuna qualità, i compagni, che sparlavano alle sue spalle, suo padre, che non era mai stato in grado di complimentarsi con lei su nulla.

Dei colpi alla porta la ridestarono dai suoi pensieri.

"Posso entrare?".

L'agitazione di Emilia aumentò. "Sì, vieni pure".

Federico entrò e restò immobile sulla soglia alcuni istanti, osservando il riflesso della ragazza. Deglutì e il suo pomo d'Adamo si mosse meccanicamente su e giù.

"Bene". Diede un colpo di tosse. "Vedo che sei pronta".

Emilia gli sorrise attraverso lo specchio.

L'abito di Federico, a righe verticali, era eccentrico ed elegante al contempo. Lo faceva apparire più alto di quanto non fosse.

"Come va?". Prese una sedia e le si sedette accanto.

Emilia non rispose. Si limitò a guardarlo, con gli occhi strabuzzati.

Federico rise. "Nervosa?".

La ragazza annuì. "Nervosa è dire poco, direi più impanicata".

"È normale sentirsi così".

"Ma tu sembri così tranquillo, come cazzo fai?".

Federico poggiò un gomito sul tavolino e lasciò che la mano gli reggesse il capo, in modo da poter osservare meglio la ragazza.

"Perché sono sicuro di quello che sto facendo".

"Ah, ecco" Emilia sbuffò. "Sai com'è, io ho dovuto imparare il copione in un pomeriggio".

"Non è questione di copione. I vuoti di memoria possono capitare, ma vado sul palco tranquillo, sapendo che, in caso, posso improvvisare".

Emilia si grattò nervosa il capo. "Sì, ma tu sai improvvisare, io no".

"Davvero?". Federico sorrise. "Quindi vuoi dirmi che non ti è mai capitato, durante un'interrogazione, di abbindolare il prof con delle super cazzole perché non sapevi una risposta?".

Emilia schiuse la bocca. "Sì, ovvio, ma che c'entra?".

"È la stessa cosa, con il vantaggio che la prof sa quello insegna e ti dà quattro comunque, il pubblico, invece, non conosce il copione e non nota l'errore".

Emilia restò in silenzio, il petto che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo del suo respiro affannoso.

Si guardò allo specchio e sfiorò con un dito il livido sul collo.

"E questo come diavolo lo copro?" mormorò preoccupata.

"Aspetta". Federico si alzò dalla sedia e si avviò alla porta. "Abbiamo praticamente lo stesso colore di pelle".

Uscì dal camerino e tornò con alcuni trucchi tra le mani.

"E questi?". Emilia guardò confusa il ragazzo.

"Non sei l'unica a trovarsi con dei succhiotti sul collo nei momenti meno opportuni".

La ragazza rise, mentre Federico sporcava una spugnetta con del fondotinta. "Posso?".

Emilia annuì ed egli si sporse verso di lei, per poter completare il lavoro.

Percepì dei brividi su tutto il corpo quando sentì le dita del ragazzo sfiorarle la pelle, ma finse impassibilità.

Federico Del Boca era stato per anni una sorta di figura mistica, idealizzata, irraggiungibile. E ora quello stesso Federico le stava incipriando il collo e stavano per presentare insieme sul palco del Teatro Astra.

"Fatto".

Emilia osservò il risultato. "Un mago" esclamò, ridendo.

"Modestamente, oltre che un ottimo rappresentante d'istituto, sono anche un eccellente makeup artist".

"Ahh, mi scusi, allora mi inchino alla sua magnificenza".

Federico scoppiò a ridere, ma una voce dal corridoio lo interruppe.

"Ma dove cazzo sono finiti quei due?".

Emilia sorrise, irrigidendo il collo. "Qualcosa mi dice che dovremmo andare"

"Già". Federico si alzò e controllò il proprio aspetto allo specchio.

"Mademoiselle". Allungò una mano verso Emilia. "Si va in scena".

"Grazie a tutte, tutti e tuttu per aver seguito la serata artistica del nostro liceo. Vi auguriamo una splendida serata e speriamo di potervi rivedere presto".

Emilia accolse l'applauso del pubblico con il cuore che batteva all'impazzata. In quegli istanti, ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato.

Federico le rivolse un'occhiata soddisfatta ed ella ricambiò con un sorriso.

"È andata bene" pensò, emozionata. "È andata benissimo".

Quando il sipario fu calato, dalle quinte arrivarono altri applausi e il gruppo di ballo raggiunse i due presentatori.

"Grandi raga, siete dei fenomeni".

Emilia e Federico si scambiarono un sorriso.

"Noi?" rispose Emilia. "Siete voi che avete spaccato".

"Complimenti". Il professor Bocchio, vestito di tutto punto, con una camicia nera e la barba brizzolata corta, raggiunse i ragazzi sul palco. Insegnava italiano nella classe di Andrea e Rebecca e si occupava di aiutare gli studenti nell'organizzazione di eventi come quello. "La serata è stata meravigliosa".

I suoi occhi scuri si posarono su Emilia. Il suo sguardo penetrante interruppe la serenità della ragazza. "Sei stata molto brava".

"Grazie mille".

Sorrise all'insegnante, che non le staccava gli occhi di dosso, e venne colta da un senso di disagio. Sembrava che stesse esaminando ogni centimetro del suo corpo.

"Qua tutti che parlano e nessuno che lavora?" urlò un ragazzo, intento a smontare le scenografie, e i ragazzi del gruppo di ballo si precipitarono ad aiutarlo.

"Non dovremmo aiutarli?" domandò Emilia, indicandoli con il pollice.

Federico fece schioccare la lingua in segno di disapprovazione. "Ma no, i presentatori non si sporcano le mani".

Lo seguì, ridendo, dietro le quinte, dove altri ragazzi correvano con costumi e pezzi di scenografia tra le braccia.

Essersi liberata dello sguardo del professore la sollevò. Non lo conosceva, ma erano bastati pochi istanti per recepire una scarica di energia negativa.

Imboccarono le scale che portavano ai camerini e si fermarono davanti alla porta di quello di Emilia.

Nell'aria si respirava un leggero imbarazzo e per alcuni istanti nessuno dei due disse nulla.

"Com'è stato?" domandò Federico, rompendo il silenzio.

La ragazza sorrise. "Bello, mi sono divertita".

"Ne sono felice". Esitò alcuni istanti, poi aggiunse: "Sei brava per davvero, hai una presenza scenica incredibile, il pubblico pendeva dalle tue labbra".

"Sei esagerato, ma ti ringrazio" rispose Emilia, continuando a sorridere. "E ti faccio anch'io i miei complimenti, anche se penso che tu sia ormai più che abituato a riceverli".

Il ragazzo rise. "Figurati, mi fa piacere".

Emilia osservò i motivi floreali che decoravano il muro bianco. "Quindi non lascerai Denisa?"

"Direi di no, ho fatto bene a fidarmi di lei". Rispose Federico, passando la lingua tra le labbra. "Grazie per aver accettato, hai salvato questa serata".

"Grazie a te per avermi dato questa opportunità".

Sorrise e un leggero rossore le tinse le guance. Abbassò lo sguardo, sperando che il ragazzo non lo notasse.

"Comunque" mormorò lui, con la voce piena di curiosità. "Non mi hai ancora raccontato la storia dell'occupazione".

"Sei assurdo, oh".

"Dai, mi avete fatto venire una curiosità bestiale. Se ora scopro che si tratta di una cazzata giuro che vi mando a cagare tutti".

Emilia sorrise beffarda. "Tu hai solo paura che io abbia fatto qualcosa di più eroico rispetto a te e che questo smonti la tua immagine".

Il ragazzo fece per ribattere, ma le parole gli morirono sulle labbra.

"Beccato" sussurrò la ragazza, colpendogli la spalla con le dita messe a becco. "Comunque non c'è niente di eroico in quello che ho fatto. Semplicemente ho litigato pesantemente con mio padre e la cosa peggiore è che lui, nonostante fosse incazzato con me, si è incazzato ancor di più col suo collega, che si stava dimostrando aggressivo verso Elia e Andrea".

Per la prima volta da quando conosceva Federico, notò una certa dolcezza nel suo sguardo.

"Mi dispiace".

"Figurati".

Il ragazzo non aggiunse altro.

Restò immobile, le mani dietro la schiena e le labbra incurvate in un accenno di sorriso.

"Va beh". Emilia deglutì rumorosamente. "Ora vado a prendere le mie cose, i miei amici mi stanno aspettando fuori".

"Certo". Federico annuì ed Emilia fece per entrare in camerino.

"Aspetta, solo un'ultima cosa".

La ragazza si voltò, la mano sulla maniglia della porta.

"Volevo scusarmi per sabato sera, non volevo rovinare quel momento tra te e il tuo ragazzo".

Emilia arrossì. "Non c'è problema, però ti chiedo un favore".

Il ragazzo la guardò curioso.

"Non parliamo mai più di quell'episodio, è troppo imbarazzante".

Federico scoppiò a ridere. "Va bene, caso archiviato".

"Ottimo". Emilia entrò nel camerino e gli rivolse un ultimo sorriso.

"Buona serata, Fede".

Il ragazzo la guardò assorto.

"Buona serata, Emilia".


Spazio autrice

Ciao ragazzi, grazie mille per aver letto questo capitolo e scusatemi per il ritardo nella pubblicazione. Spero che gli eventi della serata artistica del liceo vi siano piaciuti! Emilia e Federico si stanno conoscendo, ma entrambi hanno ancora vite separate e tanto da scoprire l'uno dell'altra. Secondo voi come andranno le cose? Cosa ne pensate di Federico?

Fatemi sapere, io nel frattempo vi saluto. Ci vediamo martedì!

Un bacio❤️

Baby Rose

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