36- La sera prima della gita

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Leggete lo spazio autrice di oggi, ho una comunicazione da darvi!

12 maggio

"Raga, ma voi quanti costumi portate?".

Emilia rise, osservando sullo schermo del telefono l'espressione turbata di Denisa. Sdraiata sul letto come un peso morto, si sforzava di partecipare alla discussione con le sue amiche, che, raccoltesi in videochiamata, tentavano di raccapezzarsi su cosa fosse necessario portare in gita. Erano giorni che l'oscurità avvolgeva la sua testa e tutto quanto attorno a lei, ma non voleva mostrare alle ragazze alcun segnale di turbamento.

"Secondo me non ci sarà tempo per farsi il bagno" rispose Alessia, alle sue spalle una parete rosa confetto coperta da frasi scritte con l'indelebile nero. Appartenevano al suo periodo tormentato a cavallo tra la terza media e la prima superiore, quando ascoltava Demi Lovato, guardava American Horror Story e trascorreva le sue giornate su Tumblr a leggere aforismi tristi. Uno dei primi regali che Emilia le aveva fatto era proprio una maglia ispirata alla sua serie tv preferita, con su scritto "Normal people scare me".

"Ti dico di sì". La voce di Denisa era metallizzata, a causa della pessima connessione. "Gli altri anni almeno una volta si riusciva a fare il bagno".

"Fattelo nel Pireo, poi vediamo con quante braccia esci".

"Minchia Ale, ma i tuoi neuroni che fine hanno fatto? Andiamo in Grecia, in Grecia, sai che mare pazzesco troviamo?".

Emilia scoppiò a ridere e posò il telefono sulle coperte accanto a lei, lasciando che Alessia e Denisa continuassero a battibeccare per i fatti loro.

Il giorno seguente sarebbero partite e la sua valigia giaceva sul pavimento ancora vuota.

"Emilia".

La ragazza rotolò prona e sollevò un sopracciglio. "Che c'è?".

"Tu quanti costumi di porti?" esclamò Denisa, tenendo in mano uno slip azzurro.

"Hai rotto il cazzo con 'sti costumi".

Rebecca entrò in videochiamata.

"Rebi, meno male che sei arrivata, Denisa sta impazzendo" strillò Alessia, provocando le risate di Rebecca.

"Perché, che succede?".

"È convinta di andare in un villaggio turistico".

"No, ascoltami, Rebi". Denisa cercò di tenere fermo il telefono e guardò dritto in camera. "Ste due sono convinte che non potremo farci il bagno, ma invece sì, perché gli anni scorsi è stato così, ma non ci credono".

"Il bagno?".

"Visto?". Alessia sorrise soddisfatta. "Neanche Rebi ci crede".

"Va beh, sentite, fate come cazzo volete" esclamò Denisa, lanciando lo slip azzurro in valigia. "Se si potrà fare, non venite poi a chiedere a me di prestarvi un costume".

Alessia sbuffò. "Guarda, ne metto uno giusto per farti contenta".

Emilia sentì dal soggiorno la voce di suo padre. Dal tono capì che stava litigando al telefono e venne colta da una sensazione di malessere. Tentò di ignorare le urla, ma, quando sentì il nome Carolina, quello di sua zia materna, il dolore già che provava allo stomaco si fece più forte, trasformandosi in una fitta.

Nonostante la brezza fresca che arrivava dalla finestra, iniziò a sudare e, temendo che le amiche potessero sentire il litigio, divenne rossa per la vergogna. Nulla le creava più imbarazzo che vedere altre persone assistere agli scatti di rabbia di suo padre, soprattutto se si trattava di persone a cui teneva.

"Raga, scusate, devo un attimo andare a controllare una cosa" mormorò. "Vi richiamo".

Non fece in tempo a sentire le esclamazioni di delusione delle ragazze. Buttò giù la chiamata e restò immobile, il mento appoggiato alle mani, cercando di captare il contenuto della conversazione.

"Non esiste, non ti devi permettere di fare richieste del genere".

"Sei solo una vipera".

"Questa è la mia famiglia, non la tua, stai fuori dai coglioni".

Con quella frase, il litigio terminò.

Emilia avvertì lo sfregare delle ciabatte sul pavimento e il rumore di un corpo che sprofonda nei cuscini del divano.

Il silenzio catatonico che seguì fu più opprimente delle urla di pochi istanti prima.

Guardò negli occhi Angela Davis, la cui gigantografia del volto campeggiava sulla scrivania, di fronte al letto. Il ritratto era lì da anni e spesso vi trovava conforto, come se la femminista che più ammirava fosse un'amica. Bastava vedere quell'immagine per ritrovare il coraggio quando le mancava.

Scese dal letto e aprì incerta la porta. Il limbo dell'ignoranza in cui si trovava era stretto e scomodo e sapeva che, anche se le avrebbe fatto male, non poteva far altro che varcare quella soglia e andare in soggiorno.

Suo padre era stravaccato sul divano e scorreva convulsamente la home di Facebook, premendo con forza il dito sullo schermo del cellulare.

Non rivolse alla figlia una sola occhiata.

"Papà, che è successo?".

"Niente" rispose Giovanni, senza alzare gli occhi dal telefono.

"Non ti metti a urlare contro la zia senza motivo".

"Ho detto niente, cazzo".

Emilia indietreggiò e tentò invano di fermare il tremolio del labbro inferiore.

"Ho fatto solo una domanda".

"Emilia, non farmi innervosire".

La ragazza incassò quelle parole con le lacrime agli occhi.

"Grazie ché mi fai partire per la gita con il magone" mormorò. "Sei proprio uno stronzo".

Corse in camera sbattendo la porta e rigirò la chiave nella toppa più volte.

Si tappò le orecchie, tentando invano di isolarsi dalle urla del padre, e, quando furono finite, scoppiò a piangere.

Prese il portapenne dalla scrivania e lo lanciò contro il muro, facendo oscillare pericolosamente il quadro del Campo di grano con cipressi, poi scagliò sul pavimento il libro di italiano. Si inginocchiò e iniziò a colpirlo con i pugni, le labbra serrate che impedivano alle urla di uscire. La camera si riempì del rumore delle nocche sulla copertina del libro e del mugugno sordo intrappolato nella sua gola.

Quando ebbe dato così tanti pugni da sentire la pelle delle mani sfrigolare dal dolore, si abbandonò con la schiena contro il letto, sfinita.

Guardò la valigia vuota e la consapevolezza di doverla riempire si trasformò in un peso insopportabile.

Odiò suo padre, odiò sua zia, odiò l'idea di partire per quella gita.

Avrebbe solo voluto essere risucchiata dal pavimento e smettere per sempre di dover pensare o provare qualcosa.


Spazio autrice:

Ciao ragazzi, grazie mille per aver letto questo capitolo! Ci siamo, finalmente... Da questo momento in poi tutti i capitoli saranno inediti e ho un po' di paura in realtà, come se fosse la prima volta che pubblico questa storia. Ripubblicare capitoli già letti faceva parte della mia comfort zone, mentre ora ho davanti la sfida di dovervi intrattenere con vicende del tutto nuove. Spero di essere all'altezza.

Comunque, il motivo per cui vi ho portati quaggiù allo spazio autrice è per avvisarvi che la pubblicazione di venerdì salterà, in quanto ho degli esami universitari da sostenere e non avrei il tempo di dedicarmi alla storia. Anche se i capitoli della gita sono già stati scritti, preferisco sempre revisionarli per controllare che tutto quadri.

Per compensare, però, venerdì ci sarà una piccola sorpresa. Chi mi segue su Instagram probabilmente non ne resterà stupito, in quanto quello che vedrete è già stato pubblicato lì, ma per chi non usa il social spero che possa essere una bella cosa da vedere.

E niente, detto questo vi saluto, vi auguro una buona settimana. Ci vediamo martedì prossimo!

Un bacio❤️

Baby Rose

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