Capitolo 35: Incontro con il passato

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Lindsey Stirling - Love's just a feeling


Non potevo credere a quanto avessi visto nello specchio di Kora e non riuscivo a capacitarmi fosse tutto vero, ma la reazione della regina oscura alla rivelazione su Hope non lasciava spazio a dubbi: l'avevo persa, il mietitore aveva vinto; ero solo un povero illuso bloccato all'Inferno, impotente, incapace di andare a riprendersela. Low, stavolta, aveva fatto più che prendere l'anima alla sua vittima, le aveva rubato il cuore.

Cosa avrei potuto fare io dopo ciò che avevo visto?

Poggiai la testa contro lo specchio, aggrappandomi a esso con entrambe le mani. Era tornato alla sua funzione primaria, restituendomi solo il riflesso di un uomo distrutto.

Kora mi aveva lasciato nel silenzio assordante di quel luogo, con la sola compagnia del dolore che mi stava facendo a pezzi il cuore.

Ancora faticavo ad accettare quello che avevo visto, quello che era appena successo, e neanche mi accorsi della figura longilinea che si affacciava alla porta in marmo, lanciandomi un'occhiata incuriosita.

Incurante dello sguardo che mi accarezzava le spalle presi a battere il pugno contro il vetro liscio e freddo dello specchio, indifferente al fatto che potesse rompersi.

Non mi rendevo conto di quanto tempo fosse trascorso, considerando che nel luogo in cui ero rimasto prigioniero scorreva in maniera distorta. Quanto aveva avuto a disposizione quel bastardo per fare in modo che Hope mi dimenticasse? Come aveva fatto a irretirla?

Lei mi amava, di questo ero certo: avevo impiegato un'intera vita a fare in modo che fosse così. L'avevo vista piangere disperata, rannicchiata sul suo divano quando pensava che io non la contraccambiassi, e scoppiare di gioia dall'emozione quando finalmente ero stato libero di palesare i miei sentimenti. 

Non riuscivo a concepire quello che era successo.

No! Doveva essere una menzogna, l'ennesima tortura mentale di quel posto maledetto, l'ennesimo tranello di quella orribile donna; eppure la sua espressione mi era sembrata sincera, possibile fosse diventata così brava a ingannare?

«Guarda che rompere uno specchio equivale a sette anni di sfortuna.» Sentii proferire alle mie spalle da una voce che mi suonò familiare, anche se non riuscii a ricordare subito a chi appartenesse, ma visto il luogo dove mi trovavo non ci voleva chissà quale fantasia per supporlo.

Mi voltai, esattamente come me non era cambiata di una virgola, fatta eccezione per vestiti e trucco. Prontamente si accese nella mia memoria l'immagine di quei capelli neri e mossi, assieme a quegli occhi scuri e perennemente divertiti.

«Sei ancora viva, Nancy?» domandai con tono decisamente poco amichevole, sebbene all'epoca non mi dispiacesse poi molto, nonostante fosse una demone.

«Oh, ma che antipatico che sei, eri molto più affabile quando ci siamo conosciuti.» Osservò maliziosa e con un sorrisetto strafottente stampato in faccia, ancheggiando provocante verso di me. «Cosa c'è? Triste che Low ti abbia portato via un'altra ragazza che ti interessava?»

Non le lasciai il tempo di avvicinarsi che avanzai verso di lei, serrando le dita intorno al suo esile collo.

«Cosa diavolo vuoi, demone?» soffiai aggressivo.

Lei gonfiò le guance e fece un passo indietro per poi sogghignare, mostrando piccoli canini acuminati che le spuntavano appena dalle labbra rosse e invitanti.

«Cosa cerchi di fare? Soffocarmi all'Inferno? Dea, che idea geniale!» Sghignazzò, cercando di liberarsi dalla mia presa e io la lasciai andare bruscamente.

«Che diavolo vuoi?»

«Sei persino ripetitivo» sbuffò contrita, massaggiandosi la gola «ti cercavo: mi manda Ruby.»

«Ruby?» L'ultima cosa che volevo in quel momento era avere altri sensi di colpa. «Sta bene?»

Alla mia domanda rispose con una risata divertita, poggiandosi a uno dei mobili del nero salone.

«Certo che sta bene, che domande» chiarì con severità, sistemandosi una ciocca riccia dietro l'orecchio, sempre con movimenti lenti e mendaci. «È da quando ha saputo che eri qui sotto che cerca d'incontrarti» spiegò, alzando poi le spalle con sufficienza e un sorriso strafottente «non so se per sputarti in faccia il suo livore o perché davvero ti tenga ancora a cuore.»

«Come faccio a uscire da questo posto?» Non avevo nessuna intenzione di perdere tempo a sentire la sua ramanzina, mentre Hope era ferita e irretita dal mietitore; avevo pagato già per quanto successo a Ruby e da quel momento non ero riuscito più a darmi pace.

Nancy sospirò, teatrale. «Certo, immaginavo. L'hai già abbandonata una volta, figuriamoci se hai intenzione di vederla.» replicò voltandosi e ignorando la mia domanda «Le dirò che avevi altre cose più importanti da fare. Capirà, vedrai.»

L'afferrai per una spalla e la voltai in malo modo. «Come faccio a uscire da qui dentro?» Ripetei con tono duro. Non ero più il ragazzino che aveva conosciuto il secolo prima.

«E dovrei dirtelo io?» Domandò con un'espressione fintamente stupita. «Se ci tieni a saperlo chiedilo a Kora.» Rispose melliflua.

«Lo farei se fosse qui, ma qui ci sei solo tu adesso, perciò mi mostrerai come uscire.»

Non avevo niente da perdere e sospettavo che fossi abbastanza di valore per Kora da essere al sicuro, sperando che i demoni non avrebbero cercato di cancellarmi.

«Non ci penso proprio» civettò lei in risposta, mettendo le mani sui fianchi. «Prova a chiedermelo gentilmente e magari cambio idea.»

«Allora non mi servi; questo posto è pieno di demoni, ne troverò un altro.»

Materializzai la spada di luce, prossimo a lasciarla là dove fosse e cercare un modo per potermene andare rapidamente. Non avrei guardato in faccia a nessuno, dovevo andare da Hope a qualunque costo. Mi dispiaceva per Ruby e in fondo avrei voluto persino vederla, sincerandomi stesse bene, ma lei ormai era caduta e non c'era più niente che potessi fare per aiutarla. Hope, al contrario, aveva bisogno di me prima che fosse troppo tardi.

«Guarda che se ammazzi qualcuno Kora non sarà felice.» Mi punzecchiò alle spalle la demone dai capelli ricci, con tono ironico e sarcastico. «Puoi andare in giro anche senza il tuo fallo di luce.»

«Credi che mi importi qualcosa di cosa rende o meno la tua padrona felice?» Il mio allontanamento da Hope era colpa sua e forse potevo in cambio decimare un po' dei suoi sudditi per pareggiare il conto. «Non ho tempo da perdere con te, devo uscire di qui.»

«Prego, fa pure. Vai a farti uccidere, mezz'ala» sentenziò lei, fermandosi e incrociando le braccia, smettendo di seguirmi come se avesse perso d'interesse.

Frustrato e irritato come in poche occasioni, mi voltai di nuovo verso di lei, afferrandola per un braccio e iniziando a trascinarla. «Tu mi farai da guida in questo posto del cazzo.» Non ero più l'angioletto che aveva conosciuto: i fiumi di alcol che avevo ingollato avevano annegato ogni residuo di beatitudine.

«Uh, che terminologie scurrili! Sei diventato ancora più sexy di prima, lo sai?» Domandò standomi dietro e camminando sempre ancheggiando. «Sicuro di non volerti divertire un po'? Sembri così teso» tubò con tono addolcito e dolce.

La tirai con uno strattone facendola impattare con la schiena contro il muro e puntandole la spada di luce alla gola, stanco delle sue continue provocazioni. «Non ti piacerebbe scoprire cosa mi diverte di questi tempi.»

«Ma sai, magari potrebbe anche piacermi» sussurrò lei melliflua «insomma, sarebbe un peccato se tu mi cancellassi, ci sono tante cose che potrei fare, te lo garantisco.»

«Te lo farò sapere.» Caricai il colpo su di lei, non me ne importava niente, mi stava solo facendo perdere tempo prezioso, tempo che la mia Hope passava con quel bastardo egoista e bugiardo.

«Fermo!» ordinò una voce secca e imperiosa. La riconobbi ancora prima di sentire il suo potere, estremamente più forte e potente di molti anni prima. Inoltre, ora che era diventata una caduta, il suo dono angelico era decisamente più forte di allora. «Lasciala andare, Luke.»

L'essere demoniaco che tenevo al muro sbuffò, come se l'intrusione della ragazza alle mie spalle l'avesse infastidita. «Ma ci stavamo divertendo, Ruby.»

Lasciai lentamente la presa su Nancy che si defilò con uno sbuffo infastidito. Non lo feci perché me lo avesse chiesto facendo ricorso al proprio potere, visto che essere un quasi caduto mi aiutava a resistere al suo dono, ma perché era lei a chiedermelo.

«La demone ha detto che mi cercavi» le dissi, senza voltarmi.

«Esatto, ma non sembravi interessato a venirmi a cercare, né a chiedere di me, da quanto ne so.»

«Perché avrei dovuto? L'ultima volta che ci siamo visti mi hai fatto capire chiaramente come stavano le cose e come la pensassi, infatti eccoti qui» le risposi, voltandomi a guardarla «con gli occhi così vividi.» Proprio come i miei.

«Mi avresti dovuto cancellare, era questo il tuo obbiettivo» rispose lei calma, con un'espressione ben più seria e dura di quella che aveva quando ci eravamo conosciuti «e quando ne hai avuta l'occasione non hai mosso un dito per salvarmi. Eri là, quando è successo.»

«Ti sono corso dietro, ma il tuo fidanzato non me lo ha permesso.» Poteva accusarmi di tutto tranne che di averla abbandonata.

«Non è mai stato il mio fidanzato, lo sai, una volta caduta lui è scomparso, ma cosa ne vuoi sapere tu, dopotutto: non hai solo la mia morte sulla coscienza.» Mi rispose calma. «È stata tutta una menzogna, da parte sia tua che sua, non siete molto diversi, voi due.»

«Io ho cercato in tutti i modi di proteggerti, ma tu hai dato retta sempre e solo a lui.» Sospirai sconfortato. «E adesso anche un'altra persona sta facendo il tuo stesso errore.»

«Hai perfettamente ragione, non posso darti torto su questo» osservò la rossa alzando le spalle «Ho sbagliato a fidarmi di lui, per quanto, se non lo avessi fatto, mi avreste ucciso voi.» Sorrise amaramente. «Il tuo proteggermi di fatto cosa implicava? Trapassarmi con una spada e cancellarmi dall'esistenza?» Domandò infine, fermandosi di fronte a me.

«Non lo avrei mai fatto, avrei trovato il modo, esattamente come sto facendo con Hope. Non avrei permesso che ti cancellassero.»

Lei aveva sempre avuto difficoltà a credermi e infatti rise sommessamente sentendo le mie parole, scuotendo il capo. «Sei sempre stato uno sciocco su questo punto. Se non lo avessi fatto tu lo avrebbe fatto qualcun altro e la stessa cosa accadrà a Hope. Stai facendo lo stesso errore che hai fatto con me e non te ne stai rendendo neanche conto.»

«No, stavolta le cose andranno diversamente, perché stavolta ho un piano e non lavoro da solo, ho le spalle coperte. Ho imparato dai miei errori e ci ho rimesso le ali per questa conoscenza, ma adesso so cosa fare: nessuno cancellerà Hope, lei farà il suo ingresso trionfale in Paradiso, angelo tra gli angeli» replicai duramente, fissandola quasi con astio.

«E venire giù all'Inferno, lasciandola nelle mani di due angeli incapaci, faceva quindi parte del tuo piano?» Domandò, inarcando un sopracciglio. «Ti rendi conto che appena uscirai da qui il mietitore la corromperà per davvero e lei cadrà, trovandosi da sola qui sotto, e tu non potrai ritornare a riprenderla; a meno che tu non voglia cadere a tua volta.»

«Per questo devo arrivare da lei in tempo e tu devi aiutarmi» le chiesi, cercando di moderare il tono, avvicinandomi di un passo. Anche io ero un uomo completamente diverso, più forte, più deciso, più maturo, niente a che vedere con il novellino del secolo passato.

Ruby sospirò, stancamente, e sul suo volto vidi di nuovo quell'ombra di tristezza e delusione che allora la caratterizzava.

Scosse il capo, tornando a guardarmi. «Tu ancora confondi i tuoi sentimenti. Hai scelto di cercare di salvare un angelo piuttosto che proteggere lei, esattamente come scegliesti di aiutare Caty piuttosto che cercare di soccorrere me. Low se ne è approfittato allora e lo sta facendo di nuovo, ormai l'ha già manipolata abbastanza; sai benissimo cosa è capace di fare, eppure tu da stolto l'hai abbandonata.»

«E cosa avrei dovuto fare? Lasciare marcire Matt qui? Lasciare che lo corrompessero e che non potesse più tornare a casa? Ho fatto oggi quello che ho fatto allora, è vero, provare a non lasciare indietro nessuno. Per Matt sono arrivato tardi, ma che amico sarei stato se non avessi almeno provato?» Insistetti con decisione «Ora devo tornare da Hope, non la abbandonerò, così come all'epoca non ho abbandonato te.»

«All'epoca Caty è morta e io sono caduta; ora Matt è caduto a sua volta e la Nephilim è con il mietitore, pronto a spaccarle il cuore, come ha fatto con me, ficcandole un pugnale nel petto o spingendola al suicidio al momento opportuno. Non è cambiato nulla: voi angeli vi ostinate a fare gli stessi errori e a nascondere dietro false giustificazioni le vostre azioni.» Fece una pausa, valutando su di me l'effetto delle sue parole. «Hai soppesato chi fosse più importante e hai scelto Matt. Sapevi benissimo che lasciarla con gli altri due angeli era come abbandonarla al suo destino.» Assottigliò lo sguardo, seria. «Tu vuoi salvarla per la tua coscienza, non per quello che credi sia amore.»

«Tu non sai niente di me, non ti sei mai sforzata di andare oltre. Hope è l'amore della mia vita e tiene a Matt tanto quanto me. Noi siamo una famiglia e lei non mi avrebbe mai perdonato se avessi lasciato perdere il nostro amico, ma tornerò da lei, perché gliel'ho promesso e perché voglio trascorrere con lei ogni singolo momento dell'eternità che mi resta da vivere.»

Mi tirò un ceffone, feroce e secco. «Ma ti stai sentendo? Sei un angelo? Vuoi che veniate uccisi entrambi? Spiegami, come pensi di fare? Sarei curiosa io come anche gli altri novantotto Nephilim qui presenti. Lassù nessuno ci vuole, uccideranno lei, e te se ti ostinerai a insistere nel volerla salvare, lo sai benissimo.»

Rimasi un attimo interdetto, forse più dallo schiaffo che dalle sue parole, ma dopo un istante sentii la rabbia crescere a dismisura. Le afferrai il polso e la spinsi al muro, proprio come avevo fatto con Nancy poco prima. «Non sono più un angelo da quel giorno» le soffiai in faccia secco. «Ho un piano, ma per metterlo in pratica devo uscire da qui dentro, subito.»

Ruby restò a guardarmi, senza battere ciglio nonostante quello che avessi appena fatto. Sapeva che non gli avrei fatto del male, senza contare che in caso di bisogno avrebbe potuto utilizzare il suo potere. «Non sei un angelo, dici, eppure non sei un caduto» mormorò con tono afflitto, deluso, per poi spingermi via. «Sei un egoista come tutti gli altri angeli, esattamente come lo è Low.»

«Non osare paragonarmi a quell'essere abietto. Ho fatto degli errori, lo ammeto, ma sempre con buone intenzioni.» risposi, dopodiché la lasciai andare, senza staccarle gli occhi di dosso.

«Già, e queste buone intenzioni dove ti hanno portato?» Domandò la rossa, andando verso il portone principale del palazzo. «Non posso farti uscire da qui, non senza il permesso di Kora; sei libero di andare, ma non ti posso aiutare e ti avverto: uccidere demoni, caduti o Nephilim per provare a capire dove sia l'uscita ti porterà solo a farti ammazzare», prese una pausa e si voltò a guardarmi «e allora Hope, quando cadrà all'Inferno, perché credimi cadrà, sarà davvero sola. Vuoi ancora andare a testa bassa a salvarla o vuoi fermarti un attimo per pensare a come agire in maniera non stupida?»

Sospirai, frustrato. «Cosa dovrei fare? Ti prego, aiutami. Ho già perso te e Caty, non voglio perdere anche Hope.» Le presi la mano, implorandola. Aveva ragione, non potevo certo andarmene in giro a uccidere demoni a casaccio.

«Io voglio aiutarti, Luke; non credere che non lo voglia fare. Ho sofferto dopo che sono caduta...» mormorò in tono basso, distogliendo lo sguardo «Low non si è più fatto vivo dopo il mio suicidio, nonostante mi avesse convinta che provasse qualcosa per me. Mi sono resa conto che forse avevi ragione, che sarebbe stato meglio se ti avessi dato ascolto.» chinò il capo, stringendo le labbra. «Ma avevo anche il pensiero fisso che mi avreste cancellato: i Nephilim non vanno in Paradiso, lo so bene.» Tornò a guardarmi, con un'espressione dispiaciuta e velata di tristezza. «Mi dispiace per come mi sono comportata prima, ma il sapere che tu non avevi neanche chiesto di vedermi o di sapere come stavo mi aveva alquanto deluso.»

Non risposi alla sua ultima affermazione, non volevo dirle che non avevo avuto il coraggio di affrontare il suo biasimo.

«No, Ruby, non devi esporti. Ora sei una caduta e non ho modo di proteggerti senza farci uccidere entrambi, ma cambierò la situazione: farò in modo che i Nephilim vengano riconosciuti e che questa insulsa strage abbia fine. Devo solo trovare il modo di tornare indietro.» Mi fermai a riflettere. «Come fanno i caduti ad avere il permesso di Kora per uscire?»

«Chiunque di noi può uscire, non è certo un segreto, però, per quanto riguarda te, le cose sono diverse: devi parlarne con Kora.» Spiegò, accarezzandomi un braccio.

«E cosa suggerisci di dirle?» Chiesi serio, dubitando del fatto che lei avrebbe mai acconsentito a lasciarmi andare.

«Devi trovare qualcosa che possa volere. Non fa mai nulla per niente» spiegò, alzando lo sguardo su di me. «A lei interessa il mietitore, è lui che vuole.»

«Se è per questo lo voglio anche io, possibilmente con la testa staccata da quel fottuto collo del cazzo» replicai, pensando che avrei preferito farlo personalmente.

«Non credo che lei lo voglia in quelle condizioni, ma magari riuscireste a trovare una soluzione che vada bene per entrambi. Kora può aiutarti, dopotutto, se tu aiuterai lei.»

«Mi stai suggerendo di patteggiare con il nemico?» Domandai, inclinando un po' la testa.

«Non ti dico di cadere, se non vuoi, ma di fare un patto che vada bene a entrambi. So che non cederai a passare alla nostra fazione, ma se vuoi salvare Hope non ci sono molte alternative» chiarì, inclinando il capo di lato.

Tirai un pugno sul muro per la frustrazione; patteggiare con quella donna era lo stesso che patteggiare con un serpente infido, lo stesso Lucifero si sarebbe trovato in svantaggio e forse era proprio per questo che se l'era data a gambe.

«Non hai alternative, Luke, non so in che altro modo possa aiutarti. Mi dispiace tanto.»

«Non è colpa tua, sei l'unica che mi sia venuta in soccorso.» Non che conoscessi molta gente, lì sotto. «Hai già visto Matt?»

«Sì, l'ho visto e ci ho parlato: sta bene ed è felice» raccontò, inclinando il capo di lato. «Sono rimasta sorpresa del fatto che gli piacessero gli uomini.»

«Onestamente sono rimasto più sconvolto dal fatto che gli piacesse questo» confessai, indicando il posto in cui ci trovavamo, ignorando la mano sporca e lacera con cui avevo preso a pugni la parete, arrivando persino a farmi sanguinare le nocche. «Tu come stai?»

«Bene.» rispose sbrigativa. «Perché non ti piace qui? Cosa c'è di così brutto?» Domandò, inarcando un sopracciglio. «Anche a me non piaceva all'inizio, ma perché ero sola e spaesata.»

«Sono un angelo di luce, o almeno ciò che ne resta, non è questo il mio posto» le risposi, anche se ormai non lo era più neanche il Paradiso, visto che l'ingresso mi era stato precluso per sempre. «Qualcuno mi ha detto che hai trovato un compagno, ti sono sempre piaciuti quelli sbagliati» la canzonai cercando di sorriderle e stemperare la mia rabbia.

«Non credo ti piacerebbe sapere chi sia.»

«Quindi è una mia conoscenza?»

«Il falso Re» confessò, spostando il capo di lato, come a voler vedere la mia reazione.

«Pruslas? Stai parlando del demone della lussuria?»

«Sì» rispose, distogliendolo sguardo, forse per aver notato la mia sorpresa a quella spiegazione. «Mi ha salvata.»

«Salvata? Salvata da cosa?» Un caduto dovrebbe per definizione essere superiore a un demone.

«Non mi hai ascoltata prima? Io non volevo cadere, Luke. Mi sono ritrovata qui da sola, convinta che Low mi avrebbe raggiunta, dopo tutto quello che mi aveva promesso e raccontato. Mi conoscevi, sapevi che carattere avessi. Come credi che sia stato per me stare qui sotto completamente alla mercé di chiunque?» Domandò, accigliandosi. «Kora è stata gentile, affabile, ma sempre per un secondo fine, perché avevo un potere forte.» 

Si poggiò al muro, incrociando le braccia. «Non riuscivo a capacitarmi di quello che era successo, mi sentivo sola e non riuscivo a fidarmi più di nessuno. Ho sempre mandato via tutti da me con il mio potere e solo Pruslas ha insistito.» Alzò lo sguardo su di me. «Sono uscita di qui, pochi mesi dopo che mi ero svegliata qua sotto, con le ali non più bianche ma di un rosso che andava ad essere sempre più intenso di giorno in giorno. Volevo trovare Low o un angelo che mi cancellasse perché non c'era un momento in cui non mi sentissi male. Mi ero buttata da quel ponte per farla finita e per vedere ciò di cui Low mi aveva raccontato, ma quella pace che desideravo non era mai arrivata.»

Era assurdo che la pace gliel'avesse potuta, invece, donare un demone. «E lui è riuscito dove gli altri hanno fallito?» Mi sembrava assurdo, come era riuscito ad avvicinarsi a lei?

«Ha insistito. Sono l'unica con cui il suo potere non ha effetto e gli ho solo chiesto che non avesse altre donne oltre me. Mi è stato vicino nonostante lo mandassi via in più occasioni e lo trattassi male. Forse perché era attratto dal fatto che il potere della lussuria non funzionasse nei miei confronti, o semplicemente perché mi ritraevo e lo rifiutavo» spiegò, alzando lo sguardo su di me. «Lui è una delle poche persone di cui mi fido davvero, se non l'unica.»

«Ti fidi di un demone?» Dopotutto lei era una caduta ormai e non avrei dovuto stupirmi. Anche io ero più di qua che di là, sebbene nella sostanza fossi sempre lo stesso, solo un po' più disilluso. «Ma i demoni sono bugiardi, egoisti e ipocriti.» O almeno questo era quello che si diceva tra i candidi piumati.

«Invece voi angeli siete esempio di umiltà, altruismo e verità?» domandò, accennando un sorrisetto sarcastico. «Certo, e io quindi non esisto, giusto?»

«Secondo alcuni del Paradiso è proprio così: tu non esisti, ma per fortuna le cose stanno cambiando e alcuni sono come me: pensano che i Nephilim non meritino la persecuzione e la cancellazione.» Incrociai le braccia muscolose sul petto.

«Vallo a dire a tutti quelli che sono qui sotto o che sono già stati cancellati» replicò, assottigliando lo sguardo. «E chi poi sarebbe dell'idea di salvarci? Fino ad adesso l'unica che se ne è occupata è stata Kora.»

«A Kora non frega un cazzo di voi: vuole solo usarvi come carne da macello per prendere il Paradiso e dominare su tutto il creato. Verrete distrutti e, attaccando il Paradiso, non ci sarà più speranza per i Nephilim; vi condannerete.» Sperai di non dover affrontare Ruby, in un possibile futuro.

«Kora vuole riavere la libertà, per lei e per tutti quelli che vivono qui sotto. Si tratta d'un aiuto reciproco. Lassù mi vogliono cancellare, qui invece mi danno una possibilità di esistere. Sarebbe più giusto farmi ammazzare dall'egoismo degli angeli e dalla paura che avete di Dio?» Domandò, sospirando.

«Mi domando quanto Kora sarebbe diversa da Dio, nel momento in cui doveste dirle di no.» Non condividevo la sua scelta, ma non potevo biasimarla, ciascuno sceglieva il lato che preferiva. Scossi comunque la testa. «Ruby, sei dalla parte sbagliata, questa guerra c'è stata già una volta e non è finita bene; un secondo tentativo da parte vostra di rovesciare Dio stavolta non sarà perdonato.»

«Luke, ancora non capisci che lassù non ci vogliono? Che voi stessi vi nascondete da ciò che siete veramente? Apri gli occhi, ti dovrebbe bastare l'esempio di Matt» rispose, scuotendo il capo. «E poi potremmo vincere noi: le cose cambierebbero e saremmo accettati.» Mi rispose alzando il mento decisa. «Vorrei solo scoprire chi sia mio padre per fargli scontare la morte di mia madre e le mie sofferenze.»

«E di tua madre? Tutte quelle anime innocenti che risiedono in Paradiso? A loro non pensi? Non sappiamo cosa ne sarà di loro se l'equilibrio celeste dovesse essere rovesciato. Mi dispiace, ma non posso appoggiarvi e non posso lasciare che Hope vi segua e si faccia distruggere.» Scossi la testa, fermamente deciso. «Parlerò con Kora, tratterò con lei se dovesse essere necessario a tornare indietro.»

«Posso dunque chiederti una cosa, Luke? Tu che sei un angelo, magari potresti avere risposta alla mia domanda» chiese a bruciapelo, inclinando il volto di lato e avvicinandosi a me, senza togliermi gli occhi di dosso.

«Dipende dalla domanda, a differenza di quello che pensi, noi angeli abbiamo davvero ben poche risposte.»

«Quindi non sai perché Dio lascia che accada tutto questo? Qualcuno di voi ci ha mai parlato?» Domandò, posandomi una mano sulla spalla. «Tutti noi Nephilim ci chiediamo la stessa cosa: perché abbiamo dovuto sopportare tutto questo, perché Dio ha voluto che noi non dovessimo esistere ed essere cancellati?»

«Non ho mai incontrato Dio e dopo la mia morte fui premiato da suo figlio, che in quell'occasione parlava con la sua voce, ma non l'ho mai visto. Per quello che si dice, lui si è limitato a vietare l'amore agli angeli, ma non ha mai detto che dobbiate essere sterminati. Credo sia stata una decisione delle alte sfere celesti per evitare che Dio venisse a sapere che i suoi angeli avessero contravvenuto agli ordini. Sai com'è: niente prova, niente reato.»

«Quindi la scelta di sterminarci non è colpa di Dio ma di chi nel Paradiso ha fatto questa scelta? Non lo ha deciso lui?» Sembrava confusa.

«Dio ha detto che era vietato l'amore agli angeli, il resto è stata tutta una conseguenza di quel singolo ordine; per questo credo di poter fare qualcosa a riguardo.» Era ciò a cui volevo appigliarmi per cercare di far ragionare gli alti cori.

«Perché credi che gli angeli ti dovrebbero dar retta? Che piano avresti in mente?» Sembrava seriamente intenzionata ad ascoltarmi.

Scossi la testa e le scombinai i riccioli con la mano, in maniera fraterna. «Lascia queste faccende ai grandi.» Le sorrisi, accingendomi a uscire per dare un'occhiata al luogo in cui mi trovavo.

«Tu sei proprio uno stupido» borbottò lei, per quanto avesse stampato in faccia un sorriso. «Vuoi fare un giro? O vuoi parlare con Kora?»

«La tua padrona è uscita piuttosto in fretta e dopo poco il suo specchio ha smesso di funzionare.» Non avevo idea di cosa stesse succedendo e di cosa ne fosse di Hope. Da lì sotto non riuscivo neanche a percepire niente, era come se ci fosse una sorta di schermatura. «Vorrei fare un giro veloce per rendermi conto di dove ci troviamo.»

«Va bene, vuoi anche passare a salutare Matt?» domandò sorridente, felice evidentemente, che fossi lì.

«L'ho incontrato prima che Kora mi liberasse dalla cella.»

«Quindi non lo vuoi vedere?» insistette.

«Perché vuoi così tanto che lo veda di nuovo? Non è che mi usi come scusa perché vuoi vederlo tu?»

«Sei sceso qui per lui: credevo fosse un tuo amico.» Alzò le spalle con fare distratto. «Mi sarò sbagliata.»

«Mi ha detto che non ha intenzione di tornare e onestamente credo neanche possa più farlo, le sue ali si sono scurite e per questo non c'è più soluzione» ammisi amaramente.

«Quindi adesso non è più tuo amico?» Domandò, continuando a camminarmi a fianco.

«Non importa. Quando la guerra scoppierà ci troveremo l'uno contro l'altro e nessuno di noi due potrà tirarsi indietro.» Non riuscii a trattenere l'amarezza del tono di voce, dispiaciuto da quell'ipotesi che sembrava diventare sempre più veritiera.

Ruby rimase in silenzio qualche istante, per poi alzare lo sguardo su di me. «Se tu uscissi da qui e Hope cadesse, diresti la stessa cosa? Combatteresti contro di lei?»

«Hope non cadrà. Tu non la conosci: lei è un angelo vero, intrappolata in un corpo mortale. Non cadrà e ho paura che questo significherà la sua distruzione. Devo tornare da lei e proteggerla.»

Sapevo che dal momento in cui lei fosse ascesa non l'avrei mai più rivista, visto che per me i Cancelli Dorati sarebbero rimasti chiusi per tutta l'eternità, ma non potevo negarle il suo destino.

«E come pensi di proteggerla?»

«Con la mia spada di luce» risposi con sufficienza, ridacchiando.

«Ti farai ammazzare»

«Probabile, ma ci sono cose per cui vale la pena morire» risposi con un sorriso caldo, continuando a camminare.

La rossa rimase in silenzio per un po', camminando e guardandosi attorno in quello che per lei era un panorama ormai familiare. Ci trovavamo nel girone più alto della struttura infernale: era lì che sorgeva il palazzo nero di Kora.

«Dopo la mia morte hai ritrovato Caty in Paradiso?» domandò Ruby, curiosa.

«Non posso più varcare le soglie del Cancello Dorato» ammisi, senza guardarla.

«Come? Perché? Sei un angelo, come mai non puoi più farlo?» Era perplessa, come se non capisse il perché della risposta che le avevo appena dato, ignara di quello che a quel tempo il mietitore mi avesse fatto.

«Sai cosa è successo quando sei precipitata?» chiesi quindi, continuando a distogliere lo sguardo.

«Ne ho il ricordo confuso, non vedevo bene. Ho seguito quello che mi ha detto Low, convinta che mi sarei trovata in un posto migliore.» Sospirò, facendo una pausa e tornando a guardare davanti a sé. «Quando ti ho visto per un attimo ho avuto dubbi su quello che stavo facendo, ma sai anche tu quanto Low sappia essere persuasivo e io volevo chiudere con quella vita, volevo smettere di soffrire» mormorò, abbassando sempre di più la voce. «Per un attimo avevo sperato che tu mi fermassi, ma lo schianto è... arrivato...» 

La voce di Ruby si era fatta un sussurro, come se ricordare quel momento non le piacesse per nulla.

«Non è piacevole morire.» Anche io ero deceduto un paio di millenni prima, per poi rinascere come musa ispiratrice. «Quando sei saltata ti sono corso dietro, volevo prenderti al volo...»

«Ma non lo hai fatto.»

Mi fermai, senza guardarla e prendendo un grosso respiro.

Vedendomi, anche lei smise di camminare, voltandosi verso di me. «Ti ha fermato Low, non è vero?» domandò, prima che potessi parlare.

Le diedi le spalle e tirai su la maglietta. Un angelo poteva vedere quello che Hope non poteva: un'enorme cicatrice che mi attraversava in diagonale la schiena.

Chiusi gli occhi e trattenni il respiro, mostrandole ciò che era rimasto di me.

Era sempre un dolore atroce mostrare agli altri le mie ali.

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