13.Lavoro

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Dazai

«Buongiorno» cerco di mostrare il miglior sorriso del mondo appena sento il campanello della porta della cartoleria. Oggi per la prima volta mi hanno messo al bancone, ho le mani che tremano dall'emozione. Sia Caterina che Franco sono nel retro a sistemare i libri delle vacanze appena consegnati dal camion. Le scuole sono ufficialmente finite e tra poco avremo gli esami, i miei due datori di lavoro hanno chiesto un'estensione dello stage alla scuola e ora possono pagarmi un piccolo rimborso spese. Invece che un giorno a settimana ora lavoro 4 ore al giorno, il resto del tempo lo passo a studiare. Il mio stage terminerà a fine luglio, nel frattempo devo trovarmi un lavoro vero e proprio se non voglio finire in mezzo ad una strada. 

«Oh che bel ragazzo giovane abbiamo qui» una vecchietta si avvicina al bancone «avrei bisogno di fare una fotocopia»

«Certo! Me ne occupo subito!» prendo il foglio e accendo la macchina.

«Oh signora Giulia come va?» Caterina passa con le mani cariche di libri diretta all'altra stanza dove teniamo la macchina per le copertine, si avvicina e mi sussurra «queste vanno ricoperte, le appoggio sul tavolo. Ci pensi tu dopo?»

Annuisco di risposta mentre prendo la fotocopia e l'originale e vado verso la cassa.

«Oh bene bene, sa i nipoti fanno sempre preoccupare» risponde la nonnina «ma questo bel ragazzo da dove arriva? È tuo nipote per caso?»

«Oh magari! No è in stage» sorride Caterina tornando sui suoi passi.

La signora Giulia sorride amabilmente, ritira il resto nel suo portafoglio logoro e lentamente si avvia sul marciapiede. Caterina attende che la porta si richiuda alla sue spalle prima di rivolgermi un sorriso pericoloso.

«Allora come procede il legame mistico

Sento le guance imporporarsi e vorrei trovare qualcosa da dire per deviare il discorso ma il cervello si ammutolisce e l'unica immagine che continua a scorrere nella mia mente è il frame bloccato di Chuuya che mi accarezza la testa. Non ricordo nemmeno più quando ho ricevuto un gesto di affetto così evidente, sono anni che nessuno mi abbraccia o mi dona anche solo un buffetto sulla guancia. Il mio cuore ancora non smette di battere da quella sera anche se poi non è accaduto più nulla, studiamo insieme quando torno dalla cartoleria finché lui non esce a sua volta per andare al lavoro e stop. In effetti parliamo molto più di prima, raccontiamo episodi avvenuti durante la giornata ma nulla che riguardi realmente noi stessi. Il nostro passato o le nostre emozioni.

Caterina mi fissa ancora a bocca aperta in attesa di una mia risposta. 

«Vado a mettere le copertine ai libri» fuggo come un codardo.


Chuuya

«Allora come procede?» il mastino si siede al bancone del bar. Fabrizio, il titolare, gli versa una birra nel boccale.

«I poliziotti non dovrebbero bere in servizio» passo la straccio sul tavolino dove prima erano sedute due signore.

«Ho finito di lavorare, sono un comune cittadino adesso» risponde facendomi l'occhiolino con tono divertito.

«Il ragazzo è bravo» risponde Fabrizio, è un uomo di poche parole ma un buon ascoltatore a differenza di suo fratello Gianni che è un impiccione insopportabile.

«Per me è sprecato a pulire» ecco appunto, se Gianni non dice la sua non è contento «col viso che si ritrova dovrebbe stare al bancone, hai idea di quante ragazze attirerebbe?»

«Se mi paghi vengo anche durante la giornata a lavorare» incrocio le braccia al petto, è un discorso che si ripete spesso qui dentro.

«Bastiamo noi due durante il giorno, non abbiamo così tanti soldi per avere un terzo barista» risponde come sempre Fabrizio.

Sospiro, non posso sperare che cambi idea. Appena avrò quella cartaccia del diploma devo cercare un altro lavoro da fare durante il giorno.

«E col tuo compagno di camera come procede?» chiede inaspettatamente il mastino.

Improvvisamente sono a corto di parole, gli occhi da cerbiatto appaiono nella mia mente ma cerco di scacciarli via prontamente «e come dovrebbe andare?» rispondo seccato sperando che non si senta la voce tremare. Dal giorno dell'idraulico parlare con lui è diventato naturale e spesso mi ritrovo a desiderare di nascondere il viso nell'incavo della sua spalla e respirare quel profumo rassicurante. Per me è qualcosa di nuovo, non ho mai sentito bisogno di contatto fisico, mi infastidivo persino con le ragazze con cui uscivo se solo stavano troppo appicciate. Non riesco a gestire queste nuove emozioni.

«Da quando ti conosco è la prima volta che leghi con qualcuno, state sempre insieme» continua a blaterare il mastino, dovrebbe cucirsi quella boccaccia.

«Studiamo e viviamo nello stesso posto, che c'è di strano?»

«Oh senti senti come l'hai toccato sul vivo» quel maledetto di Gianni figurati se non si intrometteva «credevo ti piacessero solo le ragazze, quasi quasi ci provo con te»

Sento il viso andare a fuoco «Che schifo!» gracchio dirigendomi verso la cucina «vado a portare fuori i bidoni»

Li sento ridacchiare dietro alle mie spalle.

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