Capitolo 10

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Kitajima Maya


Maya si era fatta male molte volte, ma il dolore che stava provando in quel momento era inimmaginabile, se paragonato agli altri. C'era un fuoco bollente che la lacerava dall'interno, veniva da dietro, dalla schiena e ora lo sentiva nello stomaco, nei polmoni e anche nelle gambe. Era in braccio a qualcuno che si stava muovendo rapido e udiva tutti i rumori ovattati di un ospedale.

Che è successo? Che ci faccio in ospedale di nuovo? Oh! Il parcheggio! L'uomo!

Aprì gli occhi con grande fatica quando il ricordo la travolse e vide il profilo concentrato del signor Hijiri. Appena lei si mosse lui abbassò lo sguardo e le sorrise sollevato.

- Come si sente? - le chiese e lei riuscì solo ad annuire stringendo gli occhi per il dolore. Lui gridò qualcosa agli infermieri intorno e Maya avvertì una barella sotto di sé. Le iniettarono qualcosa, tutto divenne buio e il dolore sparì magicamente.

Quando riprese conoscenza era distesa in un letto pulito e caldo, aveva una pinza sull'indice sinistro che monitorava il battito e un dolore sordo alla schiena che era certa si sarebbe risvegliato pienamente una volta terminato l'effetto dell'antidolorifico. La macchina segnalò un battito leggermente più accelerato. Si guardò intorno e quando si girò a destra incontrò lo sguardo pacato e calmo del signor Hijiri.

- Lei è qui... non se ne vada, la prego - sussurrò socchiudendo gli occhi.

- Resto qui, non si preoccupi - rispose lui lentamente.

Dove sei? Perché hai lasciato con me il signor Hijiri e non sei qui? Per i giornalisti? Per la Dea Scarlatta? Devo uscire di qui... tre giorni... mancano solo tre giorni!

Fece per alzarsi, ma il dolore che avvertì fu così devastante che la lasciò senza fiato.

- Non deve muoversi o si strapperanno i punti - le sussurrò lui dolcemente avvicinandosi e allungando le mani per tenerla giù. La sua camicia era tutta macchiata di sangue.

- Che ore sono? - chiese abbandonandosi sul cuscino.

- Mezzanotte passata - rispose lui regalandole uno di quei meravigliosi sorrisi che aveva imparato ad apprezzare nel periodo in cui le aveva consegnato le rose del suo ammiratore.

- Signor Hijiri non ho mai avuto modo di ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me... per noi - iniziò lei prendendogli la mano delicatamente.

- Non è necessario... - ma lei lo interruppe.

- Invece sì. Non sono mai riuscita a trasmetterle quanto le sue visite mi abbiano aiutato in questi anni, la sua presenza così discreta alleviava la mia solitudine e in almeno un paio di occasioni le sue parole mi hanno tirato fuori da un baratro nero e profondo. E ora è qui con me, ancora una volta - gli sorrise mentre lui la osservava assorto e silenzioso - Non dimenticherò mai quello che ha fatto per me - aggiunse infine con un sospiro. Hijiri la guardò ancora un attimo poi le strinse la mano.

- È stato un piacere, signorina Kitajima - le sollevò la mano e gliela baciò. Il macchinario rilevò l'aumento del battito e in quell'istante la porta della stanza si aprì ed entrò Masumi, il respiro leggermente accelerato. Per qualche secondo un gelo spaventoso scese su tutti e tre mentre la macchina trasmetteva il battito di Maya che saliva vertiginosamente.

Che tempismo... è davvero un maestro in questo...

- È la seconda volta oggi - disse con voce atona guardando Hijiri che rimase in silenzio fronteggiandolo.

È venuto da me! Per me!

La macchina trasmise il battito ancora più accelerato e Maya tolse di scatto la pinza sull'indice arrossendo.

- E smettila tu! - borbottò infrangendo la tensione e picchiando sulla coperta il rilevatore. La macchina smise di ripetere il ritmo del suo cuore impazzito.

- Come sta? - chiese Masumi a Hijiri ignorandola.

Antipatico! E io che mi emoziono come una stupida ogni volta che lo vedo!

- Hanno suturato la ferita, non ha leso organi interni, ma la lama è passata da parte a parte - rispose lui avvicinandosi alla porta - È sotto antidolorifici, per questo forse la troverai un po'... beh un po' più euforica di com'è Maya Kitajima di solito. È meglio che vada a togliermi questi vestiti. Aspetto una tua chiamata - e sorrise.

- Grazie, Karato - gli disse semplicemente Masumi e lui annuì in silenzio uscendo, ma dalla porta entrò un'infermiera preoccupata.

- Signorina Kitajima, deve tenere il monitoraggio! - si avvicinò al letto e le rinfilò la pinza sull'indice. Controllò la macchina, tirò la tenda lasciando fuori l'uomo alto e verificò lo stato della benda che mostrava una macchia rossa.

- Deve stare tranquilla o i punti cederanno - la redarguì l'infermiera con sguardo cupo. Riaprì la tenda e prima di uscire lanciò un'occhiata all'uomo alto che le sembrava di conoscere, ma in quel momento non riuscì a ricollegare. Scosse la testa e chiuse la porta.

Masumi si avvicinò, si tolse la giacca di pelle sotto lo sguardo curioso di Maya e la macchina rilevò all'istante il battito accelerato. Lei arrossì completamente.

Zitta maledetta macchina! Posso avere una pala per sprofondare? Però come sta bene vestito così come un ragazzo qualsiasi...

- Perché l'hai fatto, Maya? - le chiese trattenendo a stento la rabbia.

Incredibilmente il battito si calmò.

- Perché tu lo facesti per me quella sera? - gli rispose con un'altra domanda, lui la fissò, ma rimase in silenzio.

- Devi recitare, Maya, non avresti dovuto! - i suoi occhi divennero duri e freddi come li ricordava in passato.

- Per questo ci sei tu. Devi tirarmi fuori di qui, fra cinque ore devo essere al Kid Studio - gli disse risoluta come non l'aveva mai vista. Lui spalancò gli occhi meravigliato.

- Non se ne parla proprio! - ringhiò sporgendosi in avanti.

Devo recitare, devo uscire di qui! Dovresti averlo capito ormai che per me la recitazione è tutto! Devo diventare la Dea Scarlatta e devo fronteggiarmi con Ayumi!

Maya rifletté qualche istante prima di rispondere.

- Uscirò di qui con o senza il tuo aiuto - e lo fissò senza temere la sua reazione.

- Maya... - purtroppo sapeva che l'avrebbe fatto. Avrebbe chiamato Rei o magari Sakurakoji...

- Non devi dire niente a nessuno di questa ferita, solo... degli antidolorifici aiuterebbero... - e scostò le coperte per mettersi seduta. La macchina rilevò il battito che crebbe per il dolore.

Masumi la fissò qualche istante indeciso poi l'aiutò e lei sospirò di sollievo.

- Sei testarda, Maya... -

- E tu impossibile - borbottò lei mentre lui le sfilava il camice verde, sotto aveva una maglietta bianca a mezzemaniche. La macchina risuonò nella stanza con il battito che si rincorreva rapido. Masumi prese la maglia intrisa di sangue che insieme agli altri abiti era stata appoggiata su un tavolino e quando si voltò la vide seduta, le braccia avvolte intorno al torace. La fasciatura la copriva da sotto le ascelle fino alla vita. Indossava un paio di mutandine coi cuoricini ed aveva il volto in fiamme e lo sguardo basso.

Masumi sorrise, lasciò andare quella maglietta sporca e prese i jeans. Si avvicinò e si inginocchiò per metterglieli sfiorando con le dita quella pelle morbida e setosa. La macchina comunicò il battito accelerato, ma lui proseguì. Fece risalire i pantaloni, poi la prese delicatamente per le spalle e si assicurò che potesse restare in piedi.

Non mi devi toccare ancora, non lo fare, mi fai morire...

Invece lui le tirò su i pantaloni, poi si sedette sulla sedia che aveva dietro, tirò su la cerniera e quando le dita si appoggiarono sulla pelle per infilare il bottone il battito crebbe ancora. Masumi sorrise divertito e completamente coinvolto sfiorò col dorso della mano il suo braccio lasciandosi pervadere da un calore piacevole e la macchina risuonò del cuore impazzito di Maya.

L'attirò a sé all'improvviso e la tenne stretta.

- Maya, non potrei sopportare di perderti - sussurrò con il volto affondato nei suoi capelli arruffati.

Lo stesso vale per me amore mio, perché altrimenti l'avrei fatto?

- Lo senti questo? - Maya tirò su la mano con l'indice nel rilevatore - Batte per te solo -

- Maya... - le sfiorò le labbra con un bacio e la macchina riferì il battito del cuore di Maya che correva veloce. Lui tolse il rilevatore e se lo mise all'indice. Il suono del cuore di lei venne sostituito da quello un po' più lento di Masumi. Le sfiorò una guancia e il battito salì, quando si guardarono, salì ancora.

- E il mio batte solo per te, Maya, ha sempre battuto solo per te - le sussurrò, poi la baciò con trasporto lasciando che nella stanza risuonasse il suo cuore fuori controllo.

La lasciò andare e senza aggiungere niente si tolse la maglietta nera che indossava.

Ecco... Non devo guardare, non devo guardare, non devo guardare...

Si avvicinò e gliela mise. Lui indossò la giacca e la chiuse con sollievo evidente di Maya.

- Quando l'effetto dell'antidolorifico che ti hanno dato finirà, crollerai. Ti porto a casa, non dirò niente a nessuno, ma domani tornerai qui a fare la medicazione e così fino al giorno dello spettacolo - la guardò con insistenza e lei annuì in silenzio.

- Se tu... mi trovassi qualcosa per il dolore... non posso svenire alle prove... - balbettò lei ancora confusa e imbarazzata - Non vuoi che io svenga in braccio a Sakurakoji, giusto? - avrebbe voluto fare una battuta come faceva sempre lui, ma una scossa di dolore le mozzò il fiato in gola facendolo uscire sibilante e sottile.

- Decisamente no - rispose Masumi voltandosi per sorreggerla - Ti farò avere ciò che serve e non sverrai - ogni traccia di tono scherzoso era sparito.

Come può essere geloso? Il freddo Masumi allevato da Eisuke Hayami, di undici anni più grande di me... geloso di questa ragazzina insignificante? Ancora non riesco a capirti...

La accompagnò lentamente fuori dalla stanza, Maya firmò tutti i documenti per uscire nonostante le rimostranze del medico di turno e delle due infermiere che comunque si lasciarono convincere dagli argomenti di Masumi.

- Sai chi è quella? - sussurrò l'infermiera all'amica accanto.

- No, chi è? - domandò con atteggiamento cospiratore e curioso.

- Quella è Maya Kitajima, l'attrice che interpreterà la Dea Scarlatta fra tre giorni in competizione con Ayumi Himekawa! - e le dette di gomito mentre seguivano con lo sguardo i due che uscivano.

- Quella ragazzina?! Quella che ha interpretato la ragazza lupo? Non l'avrei mai detto -

- Ma la cosa veramente interessante è l'identità dell'uomo con lei... - l'infermiera fissò lo sguardo sull'uomo alto dai profondi occhi azzurri che teneva una mano protettiva sulla schiena della giovane.

- La prima volta che sono entrata nella stanza non l'ho riconosciuto vestito in quel modo, ma ora che ho potuto guardarlo da vicino... - sussurrò lentamente ogni parola.

- Dai non tenermi sulle spine, chi è? - la incalzò l'amica prendendola per un braccio.

- Quello è Masumi Hayami, della Daito Art Production... anzi... adesso ha lasciato quella famiglia e anche le aziende del padre. È su tutti i giornali - rivelò osservandoli ancora mentre salivano in macchina.

- Sembrano in confidenza, chissà perché si interessa a quella giovane attrice... - aggiunse pensierosa.

- Ci possono essere due soli motivi, uno lavorativo, e se lei è impegnata in uno spettacolo non sarebbe comunque professionale, e l'altro... beh l'altro è indecente vista la differenza di età! - sbottò l'amica indurendo lo sguardo.

- Ho un amico giornalista, sarei curiosa di chiedergli se ne sa qualcosa - tirò fuori il cellulare dalla tasca del camice bianco e gli inviò un sms per un caffè la mattina seguente.

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