La pace

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Una settimana dopo Sanem tornò in Turchia. Quando arrivò in aeroporto trovò un po' tutti ad aspettarla: sua madre, suo padre, sua sorella, Ayhan e Osman e addirittura Muzo. Si precipitarono tutti ad abbracciarla, erano tutti commossi. Non si meravigliò di non vedere Can: lo aveva ferito, lo sapeva bene . Anche quando arrivò al quartiere la accolsero tutti a braccia aperte. Le era mancata quell'aria di familiarità che si respirava a casa sua. Rispose alle domande di tutti: com'era la Grecia, dove aveva alloggiato, come si erano mostrati con lei gli abitanti. Ma continuava a fissare il cellulare: aspettava un cenno di Can che non arrivava. Andò in camera sua a disfare la valigia e subito dopo entrò Leyla.

"Ehi,che fai?" le chiese sua sorella.

"Disfo la valigia e sistemo un po' ..." le rispose Sanem.

"Sei ancora arrabbiata con me?"

"No Leyla, adesso sto bene, ho superato tutto, è per questo che sono tornata! Come vanno le cose in agenzia?"

"Bene ma...sei mancata a tutti ..."

Sanem si voltò verso la sorella e le fece un sorriso.

"Proprio a tutti?" chiese Sanem.

"Vuoi sapere di Can?"

"Ce l'ha a morte con me, vero?" disse Sanem, aspettando solo una conferma.

"Sono tre settimane che non viene in agenzia,da quando sei partita. Emre dice che si è chiuso in casa,esce solo la mattina per andare a correre o per andare in palestra. Quel poco lavoro che è costretto a svolgere o controllare lo gestisce da casa".

"Devo andare da lui!"

Sanem uscì dalla stanza e corse in strada,prese un autobus ed andò da lui. Quando arrivò la casa sembrava deserta,ma sperò che ci fosse visto che la sua macchina era lì. La porta era socchiusa,forse era rientrato da poco. Sentì un chiacchiericcio in salotto,lo vide seduto con una donna accanto: era una donna che conosceva benissimo. Can e Geyda stavano bevendo qualcosa e controllavano dei fogli. Geyda si voltò e la vide.

"Sanem?!"

Can si voltò. Aveva gli occhi tristi. Posò il bicchiere ed uscì fuori. Sanem lo seguì immediatamente,mentre Geyda prese la borsa e andò via.

"Can ..."

Stava girato di spalle,guardava la piscina.

"Can ti chiedo solo di ascoltarmi. Sono sparita per tre settimane,non mi sono fatta sentire. Ho baciato un altro uomo, ho respinto te. Tutti comportamenti che non si addicono alla Sanem che conoscevi.Merito il tuo silenzio, la tua rabbia. Mi avevi delusa molto Can, mi sono sentita ferita. E Ilker in quel momento era l'unica persona che mi capiva,ed era solo come me. Ci siamo fatti forza a vicenda,ci siamo spinti oltre. Ma a volte per rialzarsi bisogna toccare il fondo. Non mi voglio giustificare,io rifarei tutto, anche se so di non essere stata corretta con te".

Sanem gli si avvicinò:poteva sentirne il profumo,era il suo,quello che gli aveva regalato. Non l'aveva dimenticata,era solo molto arrabbiato. Gli appoggiò una mano sulla schiena e lo sentì irrigidirsi,poi appoggiò l'orecchio e chiuse gli occhi: voleva sentire il suo respiro,le era mancato così tanto. Can non si muoveva e non parlava. Era una statua.

"Non dirmi niente,forse non le merito le tue parole. Ma domani ti aspetterò a teatro Can,dove tutto è iniziato. Se verrai allora sarà chiaro che mi avrai perdonata,se invece non verrai continuerò a combattere per recuperare tutto, per recuperare noi! Sapevo che la strada sarebbe stata in salita, quindi non mi arrenderò. Io ti amo Can, e ti ho perdonato".

Se ne andò e lo lasciò lì. Nel passare in salotto notò i fogli che Can e Geyda stavano visionando: si parlava di cessione delle quote. Che stavi facendo Can? Sanem li prese e se li mise in borsa. Era tornata giusto in tempo.

Era tutto pronto per quella sera:aveva pregato il direttore di lasciarle il teatro,avrebbe pagato qualsiasi cifra. Le luci erano basse,non si vedeva quasi nulla,come durante il loro primo incontro.Per l'occasione Sanem aveva comprato un vestito di seta rosa confetto,che scendeva morbido fino a terra.Una musica romantica in sottofondo rendeva perfetta l'atmosfera. Mancava solo lui. I minuti scorrevano e sembravano interminabili, mentre saliva sempre più l'ansia che magari lui non si sarebbe fatto vivo. Dopo mezz'ora lo vide arrivare:portava lo stesso smoking della prima volta. Era bello,con quella sua andatura fiera che l'aveva sempre messa in soggezione.

"Sei qui ..." gli disse lei.

"Ero combattuto e molto propenso a non presentarmi"

"Ma sei venuto invece ..."

"Già ...Sanem,io non so se ce la faccio ..."

"Mi basta che tu ti sia presentato ..."

Sanem lo invitò a ballare:era una musica lenta,appoggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi. Can respirò il suo profumo,sempre lo stesso,che lui conosceva a memoria.

"Se solo ..." disse Can.

"Shhh...non parlare!" le disse lei.

Sanem gli mise una mano sulle labbra ,poi gli prese le mani e lo fece affacciare dalla balconata. Fece un cenno verso il basso e partì un video: un gigantesco 'scusa...ricominciamo da qui?' scritto in rosso e su sfondo bianco campeggiava sullo schermo.

"Ognuno ha le sue parti di colpe Sanem ..."

"Quindi,qual è la tua risposta?" gli chiese Sanem.

Can estrasse dalla tasca una scatolina di velluto blu e Sanem sgranò gli occhi.

"Questa scatolina la porto dietro da un mese. Stavo pensando di riconsegnarlo ... ma non ce l'ho mai fatta ... se solo ..."

"Se solo?" gli chiese Sanem.

"Se solo non ci fossimo fatti tanto male,se non avessimo sbagliato così tanto ..."

"Can,ma tu mi ami ancora?Oppure è cambiato qualcosa per te?"

"Ti amo come il primo giorno Sanem ..."

"E allora non pensiamo più agli sbagli!Iniziamo la nostra vita e seppelliamo il passato ... vuoi?"

Sanem prese la scatolina,la aprì e prese l'anello:si inginocchiò e disse:

"Can Divit,vuoi sposarmi?"

A Can uscì un sorriso. Era cresciuta molto quella ragazza impacciata,adesso era una donna e sapeva quello che voleva.

"Dovrei inginocchiarmi io,non tu ..."

"Che cosa vuoi che me ne importi degli stereotipi!Allora?Cosa rispondi Can?"

"Sì,sì Sanem!Voglio sposarti!"

Sanem si alzò in piedi e gli saltò al collo. Can prese l'anello e glielo mise al dito. Si baciarono ed uscirono dal teatro mano nella mano.

FINE.                

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