Prima che l'aereo decolli

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E iniziò a pensare a dove poter andare. Casa sua, il negozio, la biblioteca, casa di Ayha ed Osman erano tutti luoghi esclusi, si trovavano nel quartiere e Can l'avrebbe cercata subito lì. Doveva trovare un posto in cui era certa che Can non si sarebbe avvicinato, ed ebbe un' illuminazione :la casa di Huma. La mamma di Can aveva acquistato un villino lì ad Istanbul, lo aveva scoperto ascoltando involontariamente una conversazione tra lei ed Emre. Quindi è lì che si fece portare.

"Sanem? Che ci fai qui?" disse la donna trovandosi la ragazza di fronte.

"Ho bisogno di un appoggio per la notte ..."

"Ti hanno cacciato di casa?" chiese ancora Huma, tra il perplesso e il preoccupato.

"No, nessuno sa che sono qui e nessuno deve saperlo! Le chiedo solo questo favore!" la supplicò Sanem con un leggero affanno causato dalla rabbia e dall'ansia.

"Da chi stai scappando, Sanem?"

La ragazza non le rispose,ma Huma aveva capito. Si nascondeva da suo figlio e lì di sicuro non l' avrebbe cercata. Si ritirò nella sua stanza e lasciò Sanem nel salotto, dicendole di accomodarsi sul divano per passare la notte. La ragazza scrisse un messaggio a sua madre dicendole che avrebbe dormito da Ayha e poi avvisò l'amica di coprirla e che le avrebbe spiegato tutto al più presto. Can iniziò a chiamare, ma Sanem non aveva nessuna intenzione di parlargli,quindi spense il cellulare e lo gettò nella borsa. Nel farlo lasciò cadere la lettera di Kemal (o meglio Ilker). Nel raccoglierla da terra notò che sul retro c'era un numero di telefono con su scritto "per qualsiasi evenienza". Le aveva lasciato il suo numero? Voleva che lo chiamasse? E cosa più importante: lei voleva chiamarlo? Nell'atrio all'ingresso aveva notato un telefono fisso e non resistette.

"Allò?" rispose , dopo appena due squilli, una voce maschile dall'altro lato della cornetta.

"Kemal? O preferisci che ti chiami con il tuo vero nome, Ilker?" disse Sanem con un pizzico di acidità nella voce. 

"Sanem?! Non mi aspettavo una tua chiamata, non così presto almeno"

"Se non avessi voluto che ti chiamassi non mi avresti lasciato il tuo numero!" continuò la ragazza con tono sempre più pungente.

"Dove sei, con Can al ristorante?"

"No, sono andata via ... o forse sarebbe meglio dire che sono scappata!"

"Perché, Sanem?"

"Perché mi sento tradita da tutti, nessuno escluso! È vero,ho sbagliato con Can, sia all'inizio, quando mi sono lasciata incastrare dagli sporchi giochi di suo fratello, sia quando ho deciso di vendere il profumo per farlo uscire di prigione. Ma non l'ho mai fatto volontariamente, per pura vendetta, come invece ha fatto lui con me!" spiegò Sanem sfogando tutta la sua rabbia.

"Sanem, a me dispiace ... io non conosco bene tutta la vostra storia, a me interessava incastrare Fabbri ma non volevo creare problemi tra te e Can"

"Lo so, tu hai solo fatto il tuo lavoro e come me sei stato usato per altri fini" disse Sanem, sentendo scemare il nervosismo.

"E devo dirti che mi è costato parecchio ingannarti"

"Comunque scusami, non dovevo chiamarti ... tu devi pensare a tua madre adesso"

"Veramente non sono potuto partire: a causa della neve hanno soppresso il mio volo. Quindi passerò la notte in aeroporto sperando di riuscire a partire in mattinata"

"Non potevi tornare a casa? Non hai qualcuno,una moglie,dei figli...?"

"No Sanem, ho solo mia madre in Brasile. Avevo una moglie ma ... è una storia lunga da raccontare al telefono ... Sanem?"

"Sì? Sono qui" confermò la ragazza incuriosita sempre più da quell'uomo e dalla sua vita.

"Pensa bene a quello che stai facendo ... non buttare tutto all'aria" 

Poi più nulla. Ilker aveva riagganciato,ma a Sanem qualcosa non tornava. Sentiva che Ilker le nascondeva un particolare importante : era come se con Fabbri avesse avuto più un problema personale da risolvere, come se si fosse fatto giustizia da solo. E lei voleva assolutamente scoprire tutta la verità, non poteva lasciarlo partire così. Huma si era sicuramente addormentata e non aveva voglia di disturbarla ancora. Frugò tra le sue valigie ancora da sistemare e trovò degli abiti più comodi e delle scarpe da tennis, anche se di un numero più grande del suo, da prendere in prestito. Non poteva di certo andare in giro con quel vestito di seta rosso. Poi chiamò un altro taxi e uscì di casa.

Arrivò in aeroporto circa mezz'ora dopo. Erano le due del mattino. Iniziò a vagare alla ricerca di Ilker, finché non lo vide: se ne stavo seduto con i piedi poggiati sul trolley, il cappuccio di una felpa rossa sulla testa, un giubbotto di pelle nera con l'imbottitura bianca, gli auricolari alle orecchie e gli occhi chiusi. Si avvicinò e aspettò che lui si accorgesse della sua presenza

"Sanem? Che diavolo ci fai qui?" disse Ilker dopo aver aperto gli occhi e messo su una faccia meravigliata.

"Voglio la verità!" gli disse la ragazza, decisa.

"Ti ho raccontato tutto nella lettera!"

"Non è vero: mi hai detto solo quello che era necessario sapere!"

"Sanem non insistere, vattene a casa!"

Ilker si alzò, prese la valigia e fece per andarsene, ma Sanem gli bloccò la strada mettendosi davanti a lui.

"Voglio tutta la verità, Ilker!"

"Non sono cose che ti riguardano Sanem, si tratta della mia vita!"

"Come ti ha convinto Can? Che problemi avevi con Fabbri?" chiese Sanem senza demordere.

"Mia moglie è morta per colpa di quell'uomo! Contenta adesso?! Sei soddisfatta!?"

Ilker aveva alzato troppo la voce,delle persone attorno a loro si voltarono a guardarli. Ilker spostò Sanem: era molto forte, lo aveva già notato quella volta all'agenzia quando era quasi caduta dopo essere stata appena tirata per un braccio.

"Ilker aspetta ...mi dispiace! Non credevo fosse una cosa tanto grave, ti prego fermati!"

"Vuoi sapere anche come? Mia moglie rimase incinta, lavorava per Enzo Fabbri. Appena si venne a sapere lui la licenziò,era una chimica e non poteva continuare a lavorare con quelle sostanze. Io non lavoravo, aspettavo i risultati del concorso per entrare in polizia. Non avevamo soldi. Io facevo i lavori più disparati per andare avanti. Pregò Fabbri di farle fare qualsiasi lavoro,ma lui non ne volle sapere. Così entrò in depressione ..."

Ilker si fermò, gettò a terra la valigia e si voltò verso di lei: aveva gli occhi rossi, come se una rabbia si fosse impossessato di lui, il respiro era accelerato e si tratteneva per non piangere. Sanem non resistette, si alzò sulle punte dei piedi e lo abbracciò. E Ilker iniziò a piangere, ricambiando la stretta con una forza tale che a Sanem quasi mancò il respiro.

"Una sera sono tornato a casa e l'ho trovata stesa per terra, con i polsi tagliati, in una pozza di sangue ...".

A Sanem uscì un gemito di dolore e le lacrime iniziarono a scorrerle sulle guance.

"Piangi pure,sfoga la tua rabbia e il tuo risentimento" disse la ragazza accarezzando la nuca dell'uomo. 

"Erano due anni che aspettavo la mia vendetta. Can è arrivato al momento giusto ... e sai cosa?Mi sento comunque vuoto, ma almeno so che c'è un infame in meno in circolazione!"

Ilker si staccò da lei, le asciugò le lacrime e asciugò le sue. Riafferrò la valigia da terra.

"Torna da lui, Sanem".

Si voltò e ricominciò a camminare ...

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