19. LA RISSA

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La musica si fermò.
Brandon si alzò in piedi, aspettando che Michael si rialzasse da terra.
Ad un certo punto, si avvicinò un ragazzo, che credo fosse un suo amico, si chinò su di lui, lo sollevò e lo aiutò ad alzarsi, per poi allontanarlo da lì, in modo tale da evitare una possibile rissa.
Brandon, non era poi così calmo come voleva mostrare. Vedevo che si toccava il polso, come se gli si stesse per staccare via.
«Ti fa male, vero?» chiesi.
«Un po', niente di grave.»
«Non era necessario dargli un pugno in pieno stomaco.»
«Invece sì!» rispose senza farmi finire la frase.
«Sì ma... adesso hai un polso in meno. Ne é valsa la pena secondo te?»
«Assolutamente si.» disse ed io non insistetti.
Mi recai in cucina, aprii il congelatore per vedere se Michael avesse un po' di ghiaccio. Non c'era niente. Riesce a permettersi una villa e non un po' d'acqua per del ghiaccio?!
Così mi venne in mente di prendere uno straccio della cucina, bagnarlo con acqua congelata e portarlo a Brandon.
(questo trucco me lo insegnò nonna, quando da piccola caddi dalla bicicletta e mi feci male alle caviglie).
Stavo per portarglielo, quando vedo Corinne avvicinarsi a lui.
Mi avvicinai di più, senza farmi vedere da lei.
«Hai visto cosa hai fatto?» disse Corinne.
«Sì.» rispose Brandon, in maniera calma. «l'ho visto, ero presente.»
«Brandon sei così egoista, ti importa solo di te stesso, mai degli altri. Io sono stata un'idiota a pensare che tra di noi potesse nascere qualcosa. E invece guardati: innamorato di una ragazzina che non vale nulla.» lo disse in un modo così antipatico.
«Senti fiore, perché queste cose non le dici a me?» non resistetti.
Si girò a guardarmi. Era un po' imbarazzata, era evidente. Poi aggiunsi:
«'Joanie, voglio fare una passeggiata con te!' 'Joanie, sei proprio bella oggi' 'Joanie fatti dare un bacio'.» le citai tutte le cose ''dolci" che mi aveva detto. Sapevo che erano false, l'ho sempre detto. «Si vede che la falsità ti calza a pennello, lo sai?»
«Joanie, non ti immischiare, é un discorso tra me e Brandon.»
«Già, ti devo ricordare tutte le volte che ti sei immischiata in una nostra conversazione? O magari ti devo ricordare tutte le volte che hai parlato con lui come se fosse di tua proprietà? O magari ti devo ricordare anche che hai provato a baciarlo... quando? 10 minuti fa?» le dissi, usando un tono calmo.
«Ascolta Joanie...»
«No, ora mi ascolti tu.» la interruppi. Non aveva ragione, non ha mai avuto ragione. Ora doveva lasciarmi parlare. «Voglio solo farti notare una cosa. Premetto che sono calma, in questo momento, non ho intenzione di insultarti, né fare polemiche inutili. Cerca di capire quando una cosa é giusta o sbagliata. Tu fino ad adesso hai sempre cercato di prenderti Brandon come se fosse un oggetto di tua proprietà.
Oltre questo, voglio solo farti notare la differenza tra vero amore e un vero e proprio capriccio: il vero amore é quando tieni all'altra persona, sei felice quando lui/lei é felice, e se trova un'altra persona con cui passare le sue giornate, allora sei felice per lui. Ci rimani male, ma la sua felicità é per te la cosa più importante.
Poi c'è il capriccio, che non ti fa ragionare, che ti rende pazzo ed egoista. Non ti interessa se l'altro é felice con qualcun'altro, deve essere felice con te e basta. Questo é sbagliato, e mi sembra assurdo che ciò debba spiegartelo io.»
«Ascoltami Joanie, adesso parlo io.» mi sa che non aveva capito niente. «a me non interessa un cazzo di tutto ciò che hai da dirmi, io non sono come te, e non vorrei mai esserlo, so solo che se non fosse stato per te, Brandon adesso starebbe con me. È tutta colpa tua, perché sei una... una... una troia.» accentuò l'ultima parola urlando. In quel momento non ci vidi più, con una faccia calma quanto quella di un manichino, le diedi uno schiaffone in pieno volto.
«Ma sei scema?!» gridò Corinne.
Ad un certo punto vedo Louise che si avvicina a me, mi prende per i polsi e cerca di calmarmi, mentre Corinne aveva ancora la mano sul volto.
«Io ho cercato di parlarti nella maniera più civile possibile. Qui la ragazzina non sono io, sei tu, Corinne. E poi tra le due chi sarebbe la troia? Io non ci provo mica con il ragazzo di un'altra.» le feci notare questo sottile dettaglio. Poi ripresi a parlare: «Ti dico solo che se ci provi di nuovo con Brandon, ti faccio il culo.»
Michael sentì Corinne gridare e uscì dal bagno correndo, per vedere cosa fosse successo.
«Cos'è successo?» chiese Michael.
«Joanie mi ha tirato uno schiaffo!»
«Joanie, ti credevo diversa dalle altre, invece ti abbassi a questi livelli. Sei proprio una puttanona!»
Brandon si alzò dalla sedia, si avvicinò lentamente a Michael. Gli diede un pugno in faccia questa volta.
«Allora insisti, eh?» gridò Michael.
Anche Michael diede un pugno a Brandon e così iniziò una rissa.
Cercai di fermare Brandon ma non ci riuscii, così Jason mi aiutò.
Non sapevo cosa fare, ero lì davanti a loro, a guardare, invece di aiutare Brandon.
Corinne, per concludere in bellezza la serata, mi diede un ceffone di ricambio.
«Il tuo fidanzato è proprio uno stronzo!»
«E la sua spasimante una puttana.»
Io cercai di non usare più la violenza, ma a quanto pare Corinne desiderava il contrario, così dopo avermi dato un paio di schiaffoni, non mi trattenni più.
Le diedi un pugno dritto in faccia.
Corinne era stesa sul pavimento, mi stavo preparando per darle un altro pugno, ma Louise mi fermò.
«Joanie calmati!» mi gridò Louise.
Diedi ascolto a Louise.
«Ora sì che mi sento meglio!» dissi.

In tutto ciò, persi di vista i ragazzi. Li cercai con lo sguardo, ma niente. Louise poi mi indicò la porta d'ingresso. Brandon stava entrando, con il sangue in faccia. Corsi verso di lui.
«Brandon, ti sei rotto il naso!»
«Ma dai! Pensavo che il mio naso fosse diventato donna.» disse pulendosi il naso dal quale gocciolava sangue.
«Da dove l'hai presa questa?» chiesi ridendo.
«Hai mai visto almeno una puntata de 'I Griffin'?»
«Sì, giusto. Va bene, ma ciò non toglie che mi dispiace molto.»
«Ho visto cosa hai fatto a Corinne.» aggiunse.
«Sì, ho provato a farle capire ciò che aveva fatto ma...» dissi, con il senso di colpa.
«Non fa niente, non ti preoccupare.»
«Va bene, ma Michael dov'è?» chiesi.
«A farsi un bagno.»
Inarcai le sopracciglia confusa.
«È andato a farsi una doccia?»
«No.» fece un mezzo sorrisetto.
«Che significa allora?»
«Significa che l'ho buttato in piscina.»
«Ma come? Non ti ho visto uscire fuori.»
Corinne si alzò da terra e andò ad aiutare Michael.

La festa stranamente ricominciò.
Vidi Corinne avvicinarsi alla piscina, agitata. Credo che in quel momento stesse parlando a telefono, ma non avevo capito con chi. Ma onestamente non mi interessava.

«Ti esce ancora sangue dal naso.»
«Non ti preoccupare.»
Andammo nel bagno per cercare di fermare il sangue.
Mentre aveva la testa china sul lavandino, e mentre gli pulivo la faccia con un po' di carta, disse:
«Ci provava con te!»
Lo guardai, e cercai di dirgli:
«Non fa niente, rilassati ora.»
«La prossima volta che lo farà finirà in ospedale! Lo giuro.» aggiunse senza farmi finire neanche di parlare.
Mi ero ormai arresa, quindi lo feci sfogare quanto poteva.
Dal suo naso usciva troppo sangue.
Ad un certo punto, sento la musica abbassarsi (e meno male, mi stava dando i nervi), però sentii un altro tipo di suono aumentarsi.
Aprii la finestra per vedere cosa stesse succedendo.
Non potevo crederci!
Richiusi subito la finestra, sbattendola.
«Che succede?» chiede Brandon.
Iniziai a respirare affannosamente, presa dal panico inutile.
«Joanie che sta succedendo? Respira, calmati.» Brandon era visibilmente preoccupato.
«C'è la polizia!» risposi abbastanza terrorizzata.
«Perché ti agiti? Non abbiamo fatto niente!» era tranquillissimo, mentre io mi mangiavo le mani.
«Prima Corinne parlava al telefono.»
Ha dato un falso allarme pur di darmi una "lezione"? Ma cosa cazzo le balena in testa?
«E allora?» cominciai a far agitare anche Brandon.
«Lei ha chiamato la polizia! Secondo te cosa potrà mai aver detto loro? Gli avrà parlato della rissa, e di sicuro avrà dato tutta la colpa a noi.»
Brandon cercò di farmi calmare.
Adesso non si sentiva niente.
Uscimmo dal bagno, augurandomi di essermi sbagliata.

Raggiunsi Louise e Jason, che erano seduti su un divanetto e dopo un po' arrivò anche Dave.

«Joanie, tutto bene?» mi chiese Louise, non le sfugge mai niente. Le feci segno con la mano di allontanarci, mentre i ragazzi parlavano.
«Credo che Corinne abbia chiamato la polizia.»
«Perché avrebbe dovuto farlo?»
La guardai con un'espressione che diceva "Ma sei stupida o cosa?!".
«Non so Louise, forse avrà pensato che sarebbe stato davvero divertente chiamare gli sbirri per unirsi alla festa.»
«Joanie, dare falsi allarmi é reato. Non hai niente di cui preoccuparti.»
«Va bene, come dici tu.»

Ci avvicinammo agli altri, poi la porta d'ingresso si aprì, ed entro un agente di polizia, che fece spegnere la musica e mutare tutti gli invitati.
«Sono l'ispettore Riggs dal centro di polizia di Malibu, state tutti calmi. Abbiamo ricevuto una chiamata...»
Tutti ci alzammo dal divanetto, e Brandon mi prese la mano. Non avevo mai pensato di trovarmi in questa situazione!
«Sono stata io.» lo sapevo che era stata Corinne! Naturalmente si aggiunse anche Michael insieme a lei.
«Brutti figli di...» urlò Brandon, ma l'ispettore lo interruppe.
«Quindi vi conoscete?»
«Sì, conosco tutti loro.» rispose Corinne, indicandoci con il dito, cominciai a guardarli in maniera più che minacciosa.
Brandon mi strinse ancora di più la mano e fece lo stesso Jason con Louise.
«Andiamo a parlare al centro di polizia.» disse l'ispettore al suo collega.

Uscimmo fuori, compresi i due bastardi, salimmo in due macchine differenti.
Dire che ero in ansia è poco, per fortuna c'era Brandon insieme a me, afferai la sua mano e la strinsi con tutta la mia forza.
Cercai di parlare con l'agente, di fargli capire che non era colpa nostra, ma lui ci avrebbe ascoltati solo una volta arrivati in centrale.


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