12. Che cosa avete fatto?

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Siamo tutti sbigottiti e silenziosi. Zoe, seduta accanto a me, fissa il nonno a braccia conserte e grattandosi la tempia. "Tu non puoi essere stato ferito durante la Guerra. Camminavi bene quando io ero piccola, me lo ricordo."

"Infatti mi ero rimesso completamente: mi sono rotto la gamba quella volta, a Natale... Ma non ti ricordi? Avevi già sei o sette anni."

"Ah, già..." -la sua risata isterica, a poco a poco, si spegne per sprofondare sempre di più nel divano. Sento che l'euforia della scorsa notte mi sta abbandonando per lasciare il posto all'incredulità. Dal quello passiamo alla sensazione di tradimento. Non parlo, non ci riesco. Sento la testa cominciare a pulsare. Ho bisogno di stare da sola. Mi alzo, abbandonando tutti, e vado in cucina, chiudendomi le porte alle spalle. L'emicrania mi spinge ad appoggiarmi al mobiletto più vicino. Non ci posso credere. Che cosa hanno fatto? Ci hanno privato di una parte della famiglia. Mi hanno privato di una cugina con cui avrei potuto fare pratica. Continuo a inspirare ma è come se i polmoni non si riempissero. Mi manca l'aria. Non respiro. Mi lascio cadere sulle ginocchia portandomi, a fatica, una mano al petto. Attorno a me, le luci della casa cominciano a sfarfallare e alcune lampadine esplodono. Provo a fare grandi respiri profondi ma non ci riesco e le luci continuano ad impazzire. Chiudo gli occhi per concentrarmi e porto le dita alle tempie per alleviare il dolore alla testa. Non sento il rumore di passi che entrano nella stanza ma il calore di un paio di mani che circondano le mie.

"Apri gli occhi!" -Zoe, di fronte a me, mi fissa e cerca di instaurare un contatto più profondo. Lascio che porti con sé le mie mani nello spazio vuoto tra di noi. "Respira. Così, dentro e fuori" - in modo enfatico, fa entrare l'aria dalle narici e la fa uscire dalle labbra. Mi incita a mimare i suoi movimenti ed io la seguo. Dentro, fuori. Dentro, fuori. Le lampadine si spengono e riprendono il normale funzionamento. L'emicrania si placa e i miei polmoni riprendono ad assorbire ossigeno.

"Ottimo. Ora alzati bambolina"

*

Candele, vino, cibo e Sally e Moe che sembrano una coppietta di anziani di Sparks in amore. Abbiamo spolverato il tavolo belle per questa cena, a mio avviso, assurda. Nonna e Moe pretendono che ci comportiamo come un'allegra famiglia ritrovata ma non hanno capito niente. Di fronte a me Zoe alterna sguardi di fuoco a risatine sommesse ed isteriche. Seguo il suo esempio ma sto pensando a quello che mi ha detto in cucina poco fa. Ci siamo accordate di far venire i nostri genitori, domani mattina, qui. Sappiamo benissimo che, se hanno aspettato l'evasione della regina Oona per raccontare questa storia, vorranno che manteniamo il segreto per chissà quanto tempo. Nessuno ha preso bene questa situazione di segreti di famiglia. E nessuno riesce a nasconderlo. Sally ha invitato i ragazzi a fermarsi per la notte dicendogli di avere una stanza apporta per loro. Conoscendo questa casa, ho avuto paura a chiedere quale fosse, anche se già immagino. Bleah.

*

Sally ci ha lasciato tutti nella stanza degli ospiti. Al centro della stanza c'è un letto con talmente spazio da poter, tranquillamente, ospitare tutto il gruppo. Zoe ed io ci siamo ritagliate uno spazio in fondo per poter stare un po' da sole e capire cosa dire domani mattina. Le nostre dita si intrecciano e continuo a ridere. Quanto mi sarebbe piaciuto crescere con lei. Mi avrebbe aiutato molto e, forse, io avrei aiutato lei anche se ho i miei dubbi. Zoe è molto più sicura e forte di me e lo si nota subito. In confronto, sono un neonato che ha bisogno di essere guidato in ogni movimento.

"Sei sicura che sia una buona idea?" -mi sembra giusto rendere pubblico quello che i nonni hanno fatto ma ho dubbi sul metodo.

"Tranquilla. Rimaniamo così. Altrimenti non diranno mai niente" -questa volta è lei a creare un nuovo intreccio con le nostre dita. Slego la mia mano dalla sua per passarla sopra ai disegni che ha sulla pelle. Magari un giorno mi insegnerà a fare maledizioni e sigilli. O, forse, mi farò fare un tatuaggio magico da lei. Chi lo sa. Le possibilità sono infinite adesso. Come nel pomeriggio, anche sotto il mio tocco il suo tatuaggio comincia a brillare, ma meno intensamente. È ipnotizzante. Forse è meglio che la smetta e lasci dormire tutti quanti.

"Ragazzi, vi lascio stare e me ne vado a dormire. Troppe emozioni tutte in una volta" -se fossi in uno stato normale me ne andrei in tranquillità ma non è questo il caso. Mi alzo dal bordo del letto per poi saltare su tutti loro. È il mio modo di ringraziarli. Non fossero piombati in casa non avremmo mai scoperto della nostra parentela. E loro, non avrebbero capito come poter eliminare Oona. Mi sdraio in mezzo e a loro e aspetto un paio di secondi. Ho i nervi più distesi adesso. Sibyl non sa più cosa pensare di me probabilmente. Non le do torto. Li lascio a dormire anche se so che, chiusi in quella stanza, nessuno di loro chiuderà effettivamente occhio. Forse solo Tom.

*

Il vialetto d'ingresso è tornato ad essere affollato. Questa volta però il gruppo torna ad Oxford. Sally e Moe, abbracciati come non hanno potuto fare in questi anni, ci osservano sorridendo. Si separano solo per prendere le nostre mani, nonna quelle di Zoe e Moe le mie.

"Ragazze, dobbiamo chiedervi una cosa importante: vi preghiamo di non dire nulla ai vostri genitori. Arriverà il momento giusto, li faremo rincontrare e gli spiegheremo tutto, ma fino ad allora..." Sally si ferma bruscamente e tutti noi ci giriamo nella direzione dei suoi occhi. Parcheggiata accanto alla staccionata bianca, un'auto grigia. Il conducente scende dall'auto, si guarda confuso intorno e, dopo essersi tolto gli occhiali da sole, imbocca sicuro il vialetto di casa. E quello sarebbe mio zio?! Ma scherziamo?!

"Ma quello è.." -è emozionata e terrorizzata. Balbetta addirittura. Povera nonnina.

"Mio padre, sì" -Zoe ha un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra.

"Ma non era a Praga?" -Moses non è molto contento della scenetta che abbiamo messo in piedi.

"È tornato ieri, Eleanor ha avuto un imprevisto e sono dovuti rientrare prima. Mi ha scritto per sapere dove fossimo. Gli ho mandato solo le coordinate GPS, non volevo rovinargli la sorpresa. E, oh, guarda un po' che coincidenza."

Il rumore di altre ruote sulla ghiaia arriva alle nostre orecchie. Un'altra auto sta arrivando. Mamma. Dall'auto scendo proprio mia madre che ho fatto venire per poter aiutarmi con delle pozioni. Fortunatamente oggi è il giorno di chiusura dell'Artemisia, altrimenti non sarei mai riuscita a convincerla a presentarsi qua. Sally mi sta fulminando con lo sguardo.

"Le ho detto che mi serviva una mano con delle pozioni ed è venuta. Oggi l'Artemisia è chiuso" – cerco di accampare delle scuse ma non mi sento in torto per quello che Zoe ed io stiamo facendo. Tutti, e dico tutti, hanno il diritto di sapere. Non possono lasciare questo peso sulle spalle di due ragazzine.

"Buona riunione di famiglia" -Zoe si scioglie dalla presa della nonna e si volta verso di me. "Ci si vene ad Oxford, bella!" – mi lascia lì, con una pacca sulla spalla e raggiunge suo padre. "Ciao papà, ciao zia Emma" – allegra, passa in mezzo a mia madre e a suo padre per raggiungere i ragazzi al di là della staccionata.

*

Ormai Sibyl, Zoe e i loro amici sono in viaggio per tornare a casa. Noi, invece, Sally, Emma ed io siamo qui ormai da un'ora, sedute al tavolo della cucina con le labbra serrate. Nessuna osa parlare. Mia madre, a capotavola, ha le mani intrecciate e rigide. Non accenna un movimento e questo è un pessimo segnale. Ho costretto la nonna a sganciare la bomba perché, giustamente, mamma si era chiesta cosa ci facesse un gruppo di perfetti sconosciuti in casa nostra.

"Avanti tesoro, dì qualcosa. Parla!" -Sally avvicina le sue mani a quelle della mamma ma lei si allontana con disgusto.

"Cosa avete fatto?" -sono le uniche parole che le ho sentito uscire dalla bocca da più di un'ora. Non un fiato in più. Pessimo segno.

"Oh, non osare giudicarmi anche tu. Non puoi capire. Abbiamo fatto quello che era più giusto per voi" -Sally continua, imperterrita, nell'idea di avere ragione su una decisione che sta distruggendo tutti. Cosa è passato nell'anticamera del cervello di quei due proprio non ne ho idea. Droghe sicuramente.

"Più giusto per noi...più giusto. Certo, perché separare due fratelli perché una persona era morta è una cosa normale. Persino nel nostro mondo" -sento odore di gas. Non voglio pensare che questo odore sia quello che spero, mia madre, non stia per fare. Ma, visto che non ne va' mai bene una, le fiamme dei fornelli dietro di noi cominciano ad alzarsi, fino alla cappa. L'allarme antincendio risuona, fastidiosamente, sopra le nostre teste facendo cadere su di noi una pioggerellina. Come se questo servisse. "E hai anche avuto la faccia tosta di chiedere alle ragazze di mantenere il segreto. Per fortuna non sono fuori di testa come te!" – le fiammo si alzano maggiormente ed io temo che la cucina presto diventerà un campo di battaglia.

"Emma ti proibisco..."

"Mi proibisci cosa, esattamente? Di essere furiosa con una madre pazza che ha nascosto per anni di avere un figlio. Ma dico, cosa sei tu?" – mia madre è fuori dalla grazia di Dio ed io non so cosa fare. Mi sento impotente, e lo sono.

"Io sono tua madre!"

"Sei anche la madre di un uomo che non hai mai visto. E osi definirti MADRE. Tu sei solo una pazza! Vedi di starmi alla larga. Non chiamare, non venire in negozio e, soprattutto, non mettere in mezzo Elizabeth in questo tuo delirio da drogati anni sessanta" – abbandona la cucina sbattendo la porta e le fiamme si spengono automaticamente. La inseguo cercando di fermarla con la sola voce ma è inutile. La raggiungo e le blocco un braccio.

"Mamma, ti prego..." -lei si volta verso di me e vedo una donna distrutta. I suoi occhi straripano di lacrime. Vorrebbe far uscire un suono dalle labbra ma non ci riesce. Escono solo singhiozzi. La abbraccio perché è l'unica cosa che posso fare in questo momento. Non ho la forza, né le parole adatte per poterla accompagnare fuori dal tunnel in cui Sally l'ha catapultata. Nemmeno papà potrà aiutarla. Spero che lo zio sia come Zoe e riesca a tranquillizzarla. "Mamma, parla con lo zio. Provaci almeno. Non dico che devi comportarti come se non fosse successo nulla ma....provate a colmare i buchi che avete. A piccoli passi"

"Va bene. A piccoli passi." -scoglie l'abbraccio e si asciuga le lacrime con il dorso della mano. Si pizzica le guance e torna alla sua solita postura. Quella della madre amorevole. Lei è più forte di me. Lei ce la farà. "Tu, però, devi tornare a casa. Torna in biblioteca e conosci Zoe. Fatti aiutare. Potreste insegnarvi a vicenda"

"Va' bene. Domani torno a casa. Tu, però, vai a casa, fatti un thè e contatto lo zio, ok?" -porto l'incide e il medio, unite, alle labbra e poi aspetto che lei compia lo stesso gesto e le unisca alle mie. Promesso.

COMMENTO DELL'AUTRICE:

Buongiorno! Sono tornata al mio solito giorno con un capitolo di raccordo. Avevamo tutti bisogno che la bomba esplodesse come si conveniva. Almeno, io ne avevo bisogno. Spero che vi sia piaciuto e vi aspetto Martedì prossimo con il ritorno della nostra protagonista in quel di Oxford.  A presto! 

-LIz

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