23. Higitus Figitus

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"Che parola sbagliata, amante.

Che parola sbagliata, tradimento.

Rispetto a cosa avrebbe tradito?"

Marco Missiroli – Fedeltà

Farina, zucchero a velo e gusci d'uova ovunque. La cucina assomiglia più a un campo di battaglia che all'antro di una giovane strega con problemi di cuore. Un rumore sordo fa girare di scatto Cagliostro. Probabilmente ho messo troppa forza nel mattarello. Subito dopo la telefonata con Zoe, mi ero diretta in cucina a preparare biscotti. Ho bisogno di sfogarmi. Ho bisogno di distrarmi. Il gatto osserva la scena con un misto di paura e divertimento. Ho liberato il frigo di tutto quello che potrebbe essere utile per sfornare dolci. Non bene nemmeno io cosa sto facendo. Non so bene nemmeno cosa dire quando Zoe arriverà. Probabilmente scoppierò a piangere. Un altro colpo alla frolla e mi salta alla mente un piccolo dettaglio che tanto piccolo non è. Come ho fatto a dimenticarmi dell'altra notte. Come è possibile che sia dovuta ricorrere ad una pozione. Non ha il benché minimo senso. Comincio a fare avanti e indietro nel salotto. Sento che Cagliostro è sempre più preoccupato per me. Con la mente ripercorro tutto quello che è successo ieri sera. Il film, la finestra e lo specchio. I ricordi si ammassano come uno sciame nella mia mente. Mi porto una mano alla gola. Mi manca l'aria. Cagliostro si avvicina e lo so che vorrebbe aiutarmi. Come per la visione di Jessica, davanti a me si manifesta Will che continua a ripetere una parola. Guardati.

"Vattene!" - stupidamente, cerco di scacciarlo come si cacciano le mosche. Purtroppo, muovendo il braccio davanti al viso, una candela, fortunatamente spenta, si scaglia contro il muro. Rompendosi in tanti pezzi. I cuscini si aprono, facendo levitare le piume al loro interno in tutto il soggiorno - "Cavoli!"

abbandono le braccia a terra, lungo il corpo, e una sensazione di umido arriva alle mie dita. Cagliostro cerca di attirare l'attenzione per calmarmi. Riuscendoci, lo prendo in braccio e lo coccolo.

"Mi dispiace. Adesso puliamo eh" - prendo la scopa e raccolgo i cocci della candela. Guardandoli dall'alto, mi fanno sorridere. Osservandoli da un'altra prospettiva, sembrerebbero i pezzi del mio cuore. Un cuore che pensavo si stesse ricomponendo e invece no. Invece ho deciso di mandare tutto all'aria. Un miagolio triste mi giunge alle orecchie. Il gatto si struscia contro le gambe e allora un piccolo sorriso spunta sulla mie labbra. Insieme ai cocci, raccolgo anche le piume e il bicchiere della pozione.

"Chissà come ho fatto a dimenticare" - mi rigiro tra le mani il bicchiere come se potessi trovarne la risposta al suo interno- "A meno che..." - non faccio in tempo a verbalizzare il pensiero che il telefono suona. Il nome di Zoe illumina lo schermo.

"Ehi, sono sotto casa tua. Andiamo da Sybil e tu vieni con me. Ho un saaacco di cose da raccontare" - mi guardo intorno e, solo ora, mi rendo conto della confusione che regna nella mia cucina.

"Non puoi salire e basta?" - provo a convincerla con la vocina dei bambini che chiedono per favoree.

"Muovi il culo. I miei amici sono anche i tuoi amici, bambolina." - mi appoggio, ormai rassegnata al tavolo dando le spalle al disastro.

"Ma è brutto presentarsi a casa di qualcuno senza portare nulla" - un lampo attraversa la mente e, a gran velocità, mentre Zoe parla di qualcosa che non sento, prendo al volo una borsa di tela e metto dentro quello che trovo sul tavolo. Cacao, farina, zucchero, panna spary e una scatoletta di more. Sì, dovrebbe bastare - "Niente. Scendo"

L'ascensore mi sembrava la soluzione migliore per non far aspettare Zoe all'infinito. Peccato che la signora Jenkins abbia cominciato a farmi domande sulla mia vita perché, vedo che vengono a trovarti tanti amici. I suoi occhi furbetti e inquisitori sono quelli che ti mettono con le spalle al muro. Non so come riesco a svincolarmi dalla conversazione asserendo di essere in ritardo. Speriamo non esca, speriamo non esca. Purtroppo la sfortuna ci vede benissimo e l'anziana signora mi segue mentre corricchio verso il portone. Ci blocchiamo entrambe quando vediamo un furgoncino, tipo wolskwagen, hippy e sgangherato. Guardo la signora Jenkins e abbozzo un sorrisino, per poi dileguarmi con tutto l'educazione di cui sono capace. Raggiungo Zoe e lei inserisce la prima per portarmi via di lì.

"Hai un aspetto orribile ragazzina" - lei non è messa meglio di me. Gli occhi sono cerchiati da profonde occhiaie che li rendono arrossati e stanchi. Il viso è emaciato ma le sue labbra sono aperte in un sorriso soddisfatto.

"Beh, ti sei vista allo specchio prima di uscire?"

*

Arriviamo davanti alla porta dell'appartamento di Sybil e, da dietro il legno, sentiamo della musica ad alto volume. Zoe inserisce le chiavi ma non le gira nemmeno. Entra a gamba tesa urlando la porta era aperta!

Davanti a noi, Tom, in mutande sta passando l'aspirapolvere con i Queen a un volume troppo alto. Zoe, a stento, trattiene le risate mentre Tom la guarda stranito.

"Cosa fai qua?" - spingendo il bottone per spegnere il rumore insopportabile dell'aspira polvere.

"Ho scritto mezz'ora fa che venivo qui. Caga ogni tanto i messaggi!" - Zoe non si fa problemi a comportarsi come fosse casa sua. Tant'è che,a grandi falcate, raggiunge il divano e ci si spalma sopra, abbandonando i piedi, con tanto di scarpe, sul tavolino di fronte - "Ah, ho portato anche Liz, non è tanto in forma"

"Ciao" - Tom si gira nella mia direzione mentre saluto con la voce un po' titubante. Non so bene cosa fare, dove mettere le mani e la mia persona. Lui, ancora in mutande, mi fa un cenno con la testa - "Posso usare la cucina?" - lo chiedo abbastanza timorosa e stringendo la mia borsa di tela come un prezioso tesoro.

"Sì, certo, fai pure" - senza farmelo ripetere due volte, corro verso l'unico posto dove posso sfogarmi senza uccidere nessuno - "No, aspetta, cosa vuoi fare in cucina" - non lo sento nemmeno. Prima che possa abbozzare una scusa qualsiasi scusa, Zoe mi precede.

"Tom, sei una pressa al culo. Lasciala fare!" - accompagnata da un gesto annoiato della mano e gli occhi rivoltati all'indietro per l'esasperazione.

Se stanno discutendo ormai non li sentirei comunque. Rovescio il contenuto della borsa sul tavolo e apro tutti gli sportelli per vedere se esiste qualcosa che mi possa essere utile.

"Uova! Mancano le uova!" - le mie silenziose speranza non vengono disattese quando apro il frigo. Meno male. In un angolino, nascosta da una piccola montagna di presine, scorgo una bilancia e tiro un sospiro di sollievo. Peso gli ingredienti e comincio a mescolare. Cerco di restare il più concentrata possibile fino a quando non sento delle braccia esili spostarmi i capelli dalle spalle. Zoe appoggia il mento sulla mia spalla e cerca di guardare oltre.

"Tom sta ancora pulendo?" - mi fermo giusto un attimo per poi riprendere con più forza quando Zoe mi risponde. Zoe allunga una mano per assaggiare l'impasto al cioccolato che sta prendendo forma.

"E' sul balcone a fumare" - mi affianca e, brandendo il cucchiaio sporco, mangia il contenuto dell'impasto - "Se hai bisogno sono sul divano" - lancia il cucchiaio nel lavandino. Le faccio un cenno e torno a sistemare la tortiera nel forno - "Lo sai che prima o poi dovrai dirmi chi è il vampiro? Perché, sia chiaro, che tu te la sia spassata con un morto non è una cosa sconvolgente..." - non riesco a sentire la fine della sua frase. La voce è ovattata nelle mie orecchie. Come se stessi per svenire e il mondo intorno a me si facesse nero. Improvvisamente, la tazza vicino al lavandino acquista un'attrattiva impressionante. La fisso intensamente come se potesse darmi le risposte. Zoe cerca si attirare l'attenzione ma è come se fossi finita in trans. Concentrata solo sulla tazza. Improvvisamente, qualcosa di bagnato riga la guancia. Mi tocco con la mana senza mai perdere il contatto visivo con la tazza. Una lacrima. La vedo scivolare dal palmo fino al polso. Sto piangendo. Nel momento in cui mi rendo conto di star crollando, la tazza si scaglia dall'altra parte della cucina ed esplode contro la parete. Le gambe cominciano a tremare e cado su me stessa, in lacrime.

Tom, sentita la piccola esplosione della tazza, è tornato dentro casa. Contemporaneamente, sento la porta aprirsi e riconosco una cascata di capelli biondi. Una ragazza longilinea entra a gamba tesa e si blocca quando vede Tom in mutande. Nonostante abbia gli occhi appannati dalle lacrime, la riconosco. Shaela. Seguita da Ernie ed Harry.

"Perché sei in mutande?" - Shaela lo guarda con le braccia lungo il corpo e lo sguardo in un misto tra il divertito e il sorpreso. Io, d'altro canto, non riesco più a contenere le lacrime e le tazze rispondono al mio stato d'animo. Sopra la mia testa, piattini e tazze cominciano a levitare, formando un cerchio.

"Io vengo a casa tua a dirti come vestirti quando passi l'aspirapolvere?" - Tom, evidentemente scocciato e rassegnato, torna sul balcone.

Non riesco a trattenere le lacrime. Non ce la faccio. Continuano a sgorgare e non riesco a fermarle. Nemmeno le stoviglie vogliono fermarsi. Davanti a me si palesa Ernie e le lacrime escono più forte di prima. Le tazze, che sembrano aver assunto un ruolo di guardie del corpo, sentendo il mio pianto peggiorare, si scagliano contro Ernie. Lui, per quanto possibile, riesce a tenerle a bada con le mani. Zoe, che era rimasta vicina a me cercando di calmarmi massaggiandomi la schiena.

"Forza bambolina, devi dirmi qualcosa"

Le uniche parole che riesco a pronunciare sono le stesse che le ho detto al telefono.

"È un vampiro" - Zoe espira rassegnata e cerca di calmarmi il più possibile. Purtroppo il mio pianto non si ferma e, accidentalmente, un piatto finisce in testa ad Ernie che urla dal dolore.

"Oddio, mi dispiace. Scusa" - cerco di scusarmi in tutti i modi possibili ma lui, giustamente, si dirige in bagno a cercare qualcosa per medicarsi. Dietro di me il forno suona e, come se nulla fosse, le lacrime smettono di sgorgare e riemergo, spero a lungo, dal mio stato di trans. Sforno la torta sotto gli occhi increduli di tutti.

"Beh, rapido. Bastava una torta" -Zoe, si lascia cadere sul divano insieme a Shaela e le racconta del suo appuntamento con una certa Clara. Non le ascolto molto. Mi concentro nell'assemblare la torta con la panna e le more. Una volta soddisfatta del risultato, taglio delle fette e le porto in soggiorno agli altri. Non me la sento di restare con loro e, così, mi rintano in cucina. Devo fare qualcosa.

*

I miei sbalzi d'umore sono imprevedibili e le stoviglie che levitano per casa e si rompono non aiutano. Non riesco a controllarle. Mentre servivo la torta è arrivato anche Dev che ha cercato per tutto il tempo di consolarmi. Nonostante il disagio che provava. Non è abituato a questi sbalzi. Non è abituato ad avere in giro una strega che non sa del tutto controllare i propri poteri e scaraventa tazze e piatti come fosse mago Merlino.

Sono rimasta seduta al tavolo della cucina con una confezione di fazzoletti a portata di mano in caso avessi ricominciato a piangere per un nonnulla. Ho servito anche a lui una fetta di torta ma non la mangia e questo, insieme ad altri futili motivi, mi fa piangere ancora di più. So che sta provando ad essere gentile ma questo suo essere gentile mi fa sentire ancora di più in difetto. E ricomincio a piangere.

Ormai la situazione è fuori controllo. Le tazze, insieme ai piatti e scodelle, si rincorrono per il soggiorno andando a schiantarsi contro le pareti. Zoe, Harry e Shaela, stesi sul divano, si comportano come se fosse una cosa normale mentre io mi sono messa in testa di preparare altri dolci. È il mio modo di sfogarmi. Altrimenti potrei inondare l'appartamento e tutti i ragazzi all'interno. Sono talmente concentrata a mescolare che non mi accorgo dell'entrata di Sybil in cucina, preceduta da Tom.

"Liz, cosa stai facendo?" - una testa rossa mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite e lo sguardo preoccupato. Mi giro verso di lei e, tirando su con il naso, le dico la stessa cosa con ci sto ammorbando gli altri da ore.

"È un vampiro, Sybil"

"Ma di chi diavolo stai parlando?"

Non le do una vera e propria risposta. Piuttosto, ricomincio a piangere e l'anta del forno si apre, gli armadietti sbattono violentemente e le luci sfarfallano fino a quando la lampadina non decide di suicidarsi prima di subire altre molestie. Sybil, visibilmente arrabbiata, mi lascia alle cure di Dev, per correre da Zoe.

"Mi puoi spiegare cos'è successo ad Elizabeth?"

"Hai visto che roba?" - Zoe, ormai una cosa sola con il divano e quel sorrisetto stampato in faccia, le risponde quasi soddisfatta – "è una macchina da guerra. Sforna un dolce dietro l'altro"

"Non hai commenti da fare sull'uragano che ha scatenato in cucina?" - Sybil è sull'orlo di una crisi di nervi. Probabilmente il mio status sta peggiorando la sua giornata che non deve essere stata una granché.

"Ah, non preoccuparti" - dilegua Sybil con un gesto svogliato della mano- " deve solo imparare a controllarsi. Le ho preparato una cosa, dovrebbe aiutarla a stabilizzarsi, a proposito...Liz, lo usi ancora l'unguento?" -la voce di Zoe mi arriva squillante fino alla cucina.

"Sì" - tra un singhiozzo e l'altro, riesco a urlarle una risposta- "lo bevo tutti i giorni, un cucchiaio al giorno come mi avevi detto tu."

"Brava bambolina, e...No, aspetta!" - sento la sua voce allarmarsi- "Liz, è una crema, cosa vuol dire che lo bevi?! Oh, forse è per questo che è così schizzata..." - sento la sua voce farsi piccola piccola, colpevole.

Dev mi affianca e cerca, con tutta calma, di staccarmi la ciotola dalla mani e farmi sedere. E ci riesce. Mi faccio accompagnare fino al tavolo e lui, così gentile e a disagio, cerca di consolarmi accarezzandomi la testa in modo impacciato. Tom, invece, osserva la scena divertito.

"Stai meglio?" - mi domanda un imbarazzato Dev. Faccio un cenno di assenso con la testa ma poi, il mio sguardo si posiziona sulla fetta di torta che non ha mangiato e il mio sguardo si rabbuia, di nuovo.

"Ma non l'hai mangiata!" - indico il piattino, leggermente infastidita.

"Ma sì, l'ho assaggiata, è buonissima..." - Dev è con le spalle al muro. Non sa più cosa fare e i suoi occhi vagano nella stanza alla ricerca di un aiuto che non credo arriverà. Lo vedo allarmarsi ancora di più quando i miei occhi si riempiono, nuovamente.

"No, no, guarda la mangio, vedi?" - in forchetta una fetta di torta e la trangugia - "è buonissima, davvero..." - lo ripete come un mantra per farmi stare calma. Sybil, curiosa dalla scena, pone l'unica domanda che averi dovuto fargli io.

"Ma cosa c'è in quella torta?"

Dev, sposta lo sguardo sconsolato verso la rossa mentre Tom, dalla porta finestra aperta, sogghigna ancora di più.

"Cioccolato" - lo sguardo di Dev assomiglia più a quello di un cane appena bastonato.

"E mirtilli" - mi sento di dover precisare.

Gli occhi di Sybil escono fuori dalle orbite e si pone davanti a noi con fare deciso.

"Ma tu puoi mangiare il cioccolato?"

"Non lo so" - Dev replica - "potrei scoprirlo nel peggiore dei modi"

"Ma sei cretino? Perché la stai mangiando?" - Sybil è visibilmente arrabbiata.

"Non voglio che ricominci a piangere"

"Credevo solo che non ti piacesse!" - mi porto una mano alla bocca e le lacrime ricominciano a sgorgare.

"No, è buonissima, giuro, solo che...Credo di non stare molto bene, torno subito" - il suo volto si irrigidisce e sparisce verso il bagno.

"Tranquillo Scooby, è solo suggestione" - gli urla Tom dal balconcino - "Non preoccuparti, se muore domani ti porto al canile e ne prendiamo un altro" - ironizza guardando Sybil, che lo fulmina con lo sguardo.

"Non sei divertente" - poi si volta verso di me, aiutandomi ad alzarmi - "Avanti, alzati. Cos'è successo"

Mi faccio trasportare sul divano e mi siedo affianco a Zoe e, con la voce ormai rotta indissolubilmente dal pianto, ripeto quello che ormai è una litania.

"È un vampiro!"

"Chi Liz?" - Sybil me lo chiede con tutta l'innocenza di questo mondo. È arrivato il momento di vuotare il sacco.

"William" - singhiozzo - "il mio vicino di casa. Abbiamo...avuto una storia. Ma poi ci siamo lasciati, fino a che ieri sera lui è entrato in casa mia, ed era...era" - la rossa mi scuote, preoccupata.

"Cosa ti ha fatto?"

"Niente. Tutto. Non lo so" - scuoto la testa e poi torno a guardala - "Ci sono andata a letto" - ecco, l'ho detto. Mi sento quasi più libera.

"Ma allora è una cosa di famiglia!" - il commento di Tom è più che altro rivolto a Zoe che non lo guarda nemmeno. Muove solo la mano nella sua direzione e quella è la sua risposta.

Sento Shaela farci più vicina e appoggiare una mano sul mio braccio.

"Non voglio essere indelicata ma...visto che è morto, come funziona...là sotto"

"Shaela, glielo stai chiedendo davvero?" - Sybil sbotta nella sua direzione. Shaela, invece, alza le mani al cielo e abbandona la testa all'indietro.

"Non fingere di non essere curiosa"

"Sì, ok, è vero, ma non è il momento" - sento la mano di Sybil accarezzarmi i capelli - "senti, ok, sei andata a letto col tuo ok. E sei andata a letto con un morto...ma non sei l'unica in questa stanza. A parte questo, comunque, cosa c'è di male?"

"C'è che io sto uscendo con un altro! Non è una cosa seria, però lui mi piace tanto, e adesso ho fatto questa stronzata, e..." - scoppio a piangere di nuovo e mi abbandono sul corpo di Zoe che mi abbraccia e mi lascia un bacio sulla testa.

"Adesso devi darti una calmata però, bambolina. Stai affrontando un sacco di cambiamenti. Devi solo mettere un po' d'ordine in questa testolina. Non hai fatto nulla d'imperdonabile. Magari rivedere il tuo nuovo amico ti aiuterà a chiarirti le idee, non credi?" - ci sorridiamo a vicenda e lei finge di darmi un leggero pungo sul braccio.

Mi raddrizzo sul divano e, dopo essermi asciugata le lacrime con il dorso della mano, stringo le mani di Sybil.

"Grazie, ragazzi" - sono davvero grata che ci siano stati loro a consolarmi. Se fossi rimasta da sola in casa con Cagliostro probabilmente avrei incendiato tutto.

"È bello vedere che stai meglio. Ora però, fai tornare al loro posto i piatti"

*

Mi sono fatta lasciare sotto il portone da Zoe e il suo furgoncino hyppe. Il condominio è stranamente avvolta dal silenzio. Nemmeno la solita coppia del terzo piano litiga. Loro litigano sempre. La signora Bloom e la signora Jenkins non stanno parlottando sul pianerottolo, sussurrandosi gli scoop della giornata. Neanche una nota di Jazz provenire dall'anziano dell'ultimo piano. Il portinaio non ha fatto nessun commento sulla mia giornata passata fuori. Nessun rumore. Il silenzio a volte fa più paura della confusione. Perfino la campanella dell'ascensore non suona.

"Deve essersi rotta" - non gli do l'importanza che meriterebbe anche perché, non appena arrivo al mio piano, davanti alla porta d'ingresso Roger mi sta aspettando. Non ci voleva. Non adesso. Non dopo quello che è successo. È appoggiato allo stipite della porta. Sereno con i suoi occhiali da sole e la giacca di pelle. Sotto una certa angolazione, assomiglia a uno di quegli attori degli anni sessanta che mi piacciono tanto. Mi sorride ed io provo a rispondergli come meglio posso.

"Ehi" -il mio essere disinvolta non credo possa continuare ancora a lungo. Si avvicina e mi lascia un delicato bacio sulle labbra. A fior di labbra. Mi scosto da lui e infilo la chiave nella porta. Mi ero dimenticata della confusione in cucina fino a quando non entriamo in casa. Cerco disperatamente Cagliostro nella speranza che mi stia aspettando e non sia scappato di casa. Fortunatamente lo trovo sopra il tavolo della cucina che mi guarda incuriosito, con il musino piegato di lato. Lo raggiungo mentre, dietro di me, Roger si guarda intorno.

"Non far caso alla confusione. Ho cucinato" - lo vedo osservare la cucina e guardarmi in modo perplesso.

"Ok"

"Quindi, come mai qui?" - mi sento in trappola. Non so cosa fare. Mi sento con le spalle al muro. Cerco di distrarmi prendendo in braccio il gatto e coccolarlo.

"Mia madre ha bisogno di me quindi...ho deciso di tornare a vivere qui" - rimango a bocca aperta. Come tornare a vivere qui? Adesso?!

"Ah...bene, cioè, grande." - cerco di essere felice per questa notizia. In realtà lo sono davvero. Quello che mi frena è quello che è successo ieri sera e il mio segreto.

"Ad essere franco....mia madre è solo una scusa. Non ha veramente bisogno di me" - cerca di oltrepassare l'imbarazzo passandosi una mano fra i capelli. Guardandolo, rivedo quel bagliore aranciato che vedevo quando era qui. Intorno alla sua figura vedo quell'aura calda tipica di lui. Quell'aura che mi fa sentire al sicuro. Forse dovrei dirgli la verità. Forse dovrei mettermi a nudo - "Sono tornato per stare con te."

"Co....come?" - mi sento spiazzata. Un secondo fa ero immersa nella possibilità di dirgli la verità e poi lui lancia questa bomba. Mi cadono le braccia lungo il corpo e Cagliostro, con uno scatto, balza sul divano a osservare la scena.

Roger si para davanti a me e mi bacia. I suoi baci. Quelli che partono lentamente e poi scaturiscono in una passione senza freno. In uno slancio di lucidità e, forse, immensa stupidità, lo scosto gentilmente posando le mani sul suo petto.

"Aspetta" - pongo una piccola distanza tra di noi in modo da poterlo guardare negli occhi - "devo dirti una cosa" mi accarezza le guance e sorride.

"Dimmi" -ho bisogno di mettere dello spazio tra di noi. Ho bisogno di respirare.

"Ok...quindi, c'è una cosa importante che devi sapere" - comincio a torturarmi le mani. Non so da che parte cominciare. Avrei dovuto prestare più attenzione a queste parti nei film.

"Liz, puoi dirmi quello che vuoi. Non vado da nessuna parte" - dalle labbra mi scappa una risatina isterica.

"Non vai da nessuna parte..."- sussuro - "potresti. Forse dovresti dopo quello che sto per dirti. Forse, forse è meglio se ti siedi" - Roger mi guarda come se fossi una pazza. Forse lo sono davvero.

"Vuoi che mi sieda?" - annuisco. E lui si siede sul divano con il gatto affianco. Se la situazione fosse diversa, se dovessi dirgli qualcosa che riguarda il lavoro, quest'immagine sarebbe divertente. Invece, mi spaventa a morte.

"Dunque, hai presente l'incidente che ho avuto?" - lui annuisce, rabbuiandosi - "Ecco....sai che sono stata dalla mia famiglia per due settimane, no?" - annuisce ancora - "bene...bene. Diciamo che ho scoperto qualcosa della mia famiglia che ho sempre ignorato"

"Cosa? Uno scheletro sotto al pavimento?" - vedo i suoi tentativi di mettermi a mio agio ma tutto questo aumenta solo la mia ansia. Bene Liz, togliti il cerotto. Uno strappo netto.

"Ok....non c'è un modo facile per dirlo....sono una strega!" - quasi lo sputo fuori. Fisicamente mi sento meglio me guardarlo, mentre guarda me, non mi fa sentire bene. Mi lascia appesa ad un filo molto sottile che rischia di rompersi da un momento all'altro.

Roger, comodo sui cuscini, non muove un muscolo. I suoi occhi sono fissi nei miei. Noto che i suoi muscoli sono distesi come se questo non lo spaventasse. Chiunque sarebbe o spaventato o esaltato. In entrambi i casi sarebbe una reazione quasi accettabile. Una reazione che si può affrontare. Ma quello che sta facendo lui, no. Questo non riesco a gestirlo. Passano i minuti che mi sembrano delle ore.

"Beh, non dici nulla?" - lo dico esasperata. Lui, con gli occhi bassi, avanza fino al confine del divano. Si stringe le mani e poi mi guarda in modo concentrato.

"Lo so" - rimango interdetta alla sua risposta.

"Cosa sai? Che sono una strega?"

"Sì, l'ho percepito la prima volta che ti ho visto" - lentamente si alza dai cuscini ma non compie nemmeno un passo. Mi lascia spazio.

"Come lo sai? Come fai a saperlo?" - vedo la sua agitazione farsi strada sul suo viso.

"Lo so perché non sono normale"

"Non sei normale?! E cosa sei?" - gli esce un sospiro dalle labbra.

"È meglio se te lo mostro. Solo....non urlare" - si porta le mani alla cintura e la slaccia, per poi togliersi i jeans.

"Non credo sia il momento per spogliarsi" - lui mi risponde con un cenno della mano e rimango in silenzio. Immobile. Cagliostro, invece, si è spostato accanto a me e cerca di tranquillizzarmi strusciandosi contro le gambe. Davanti a me, Roger, senza vestiti, comincia a tremare. La sua pelle si riscalda e i tremori aumentano sempre di più fino a quando davanti a me non c'è più un uomo ma un cane. Un cane grosso, simile ad un pastore di colore scuro. Un misto di marrone e nero. I suoi occhi sono quelli che mi colpiscono maggiormente. Sono così umani. Mi guarda, senza muoversi. Forse aspetta che lo faccia io. Mi avvicino e, con cautela, avvicino una mano al suo muso, lasciandola ferma a mezz'aria. Lui la raggiunge, l'annusa e poi la colpisce con il muso. In quel preciso momento mi rendo conto di cosa ho davanti. Un cane mannaro. Mi allontano di scatto e gli volto le spalle.

"No no no no no. No può essere. Non ci credo" - comincio a camminare avanti e indietro, toccandomi in modo forsennato la fronte. Mi sento sudare.

"Liz, calmati" - dietro di me, Roger è tornato in forma umana e si sta rivestendo.

"Calmarmi! CALMARMI?! Come diamine faccio a calmarmi?! SEI UN CANE!" - mi sento male. Il gatto non sa più chi guardare. Se me, e preoccuparsi, o Roger e soffiargli contro. Ed io non sono messa meglio.

"E tu sei una strega!"

"NO! Non osare essere arrabbiato con me? Non osare proprio" - mi sento così presa in giro. Gli punto un dito contro ma non voglio fargli male. Sulla parete dietro di lui, un vaso con i fiori si schianta in mille pezzi.

"Non sono arrabbiato" - inclina il capo - "Dovrei?"

"Non lo so!" - mi raggiunge e, scostando di poco i capelli dal mio collo, si avvicina per baciarmi ma si ferma a pochi millimetri da me. Sposta lo sguardo dalle labbra al collo. Dove il morso è ancora visibile. L'osserva attentamente e poi si allontana da me.

"Perché hai un morso di vampiro sul collo?" - quello sguardo ferito non lo dimenticherò mai. Lo sguardo dell'essere tradito. Mi porto una mano per coprire il segno. Gli occhi mi si coprono con uno strato di lacrime. Ancora.

"Non è come sembra" - lui alza le bracci, esasperato.

"Allora cos'è?" - boccheggio alla ricerca di un modo indolore per dirlo. Lui, visibilmente arrabbiato, mi fissa - "DIMMELO!"

"Sono andata a letto con Will! È lui il vampiro!" - questo lo urlo. Non volevo farlo. Roger mi guarda come se avessi appena estratto il suo cuore dal petto. Il suo viso si sbianca e gli occhi sono altrove. La luce aranciata e calda che vedevo intorno a lui, ora è svanita. Anzi, ha cambiato colore. È verde. Il verde non è un bel colore.

"Tu....tu sei andata a letto con Will mentre noi usciamo?" - non so nemmeno come descriverlo. È semplicemente ferito. Non gli rispondo. Abbasso solo lo sguardo, colpevole.

"Sì" - mi sento un verme. Un verme strisciante.

"Non è possibile. Avevamo deciso di provarci"

"Avevamo deciso di avere una storia senza impegno" - cerco di accampare delle scuse. Cerco di arrampicarmi sugli specchi ma questa situazione sta facendo male anche a me.

"Per me non era senza impegno!" - mi guarda come nessuno vorrebbe essere guardato. Schifato. Non proferisce più parola. Si dirige verso la porta, prende la sua giacca ed esce. Sbattendo la porta. 

COMMENTO DELL' AUTRICE

Ciao a tutti! Se siete arrivati alla fine di questo delirio, siete degli eroi. Devo essere onesta con voi. Sybil ed io avevamo in mente questa scena da mesi e non vedevamo l'ora di scriverla. È folle, divertente e, come avete visto, ti spezza anche il cuore. Vi giuro che ho provato dolore fisico nello scrivere di Roger. Però non temete. Non finisce così.

Ci vediamo tra due settimane con un altro capitolo!

-Liz

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