40. Epilogo

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I cittadini di Bath si tenevano sempre un po' a distanza da Casa Owens. Nessuno conosceva, fino in fondo, il motivo ma sapevano che non dovevano avvicinarsi più di tanto. Fino all'apertura del negozio di erboristeria di Emma, i cittadini guardano male Sally. La tenevano a distanza, non ci parlavano se non strettamente necessari e sicuramente non facevano trasparire le loro emozioni e desideri davanti a lei perché sapevano che qualcosa sarebbe successo. E d'altro canto, Sally non aveva il benché minimo desiderio di intrattenere rapporti personali con quelli che lei amava definire aveugle.

Artemisia è stato l'inizio del cambiamento. Quelle piccole mura sono state il punto di congiunzione. Le persone erano incuriosite perché tutti sanno che, in fondo, la magia, seppur solo nell'immaginazione, affascina e incuriosisce gli adulti, molti di più dei bambini. Ma il rapporto con Casa Owens non è mai cambiato. Nemmeno quando Emma sposò Brian.

*

Quel pomeriggio d'estate, Casa Owens era immersa nel sole. La luce trapelava dai vetri delle finestre andando a creare un'immagine di campagna di un altro secolo. I fiori nei vasi si spostavano per poter assaporare la luce, le lenzuola di cotone bianco riflettevano il sole rendendo le stanze ancora più luminose.

Nella stanza infondo al corridoio, la porta semi aperta permetteva di indugiare lo sguardo su una figura di spalle, seduta davanti ad uno specchio. Sulla scapola destra, un piccolo fiore di ciliegio finemente disegnato. Seduta sulla toletta di legno dipinto di bianco, la ragazza si osservava il viso. Un sorriso leggero portò in sù gli zigomi e gli occhi si coprirono un leggero velo di emozione. I suoi capelli erano lasciati liberi sulle spalle.

Oltre la toletta, fuori dalla finestra, la voce di Sally arrivava forte e le direzioni su come e dove posizione gli ultimi fiori portavano il sorriso della ragazza ancora più in su. Aveva così insistito per una cerimonia in casa che non si poteva fare altrimenti. Una volta saputo della data, aveva iniziato a chiamare il fiorista della città e a fare un elenco molto dettagliato di come sarebbe dovuto essere tutto, senza voler sentire ragioni od obiezioni. Ora il giardino di casa era pieno di fiori bianchi, spighe di grano e rose rosse, oltre a rampicanti che ricoprivano il piccolo gazebo bianco.

Oltre la porta, tentando di non fare rumore, Zoe entrava nella stanza.

"Sei pronta?"

"Sì, ho solo bisogno di una mano per allacciare il vestito."

Il vestito bianco era stato trovato in un negozietto nascosto in una via di Oxford. Un pomeriggio, finito il lavoro in biblioteca, Liz si era incontrata con Zoe e Holly per prendere un caffè in una delle caffetterie della città. Passeggiando, si erano fermate per vedere la vetrina di una libreria. Affianco c'era un negozio le cui vetrine erano coperte dalla carta di giornale ormai da anni. Liz non ricordava di averlo mai visto aperto durante i suoi anni di studio. Quel giorno, il proprietario, un anziano sarto, aveva tolto i giornali e oltre il vetro leggermente rovinato dal tempo, c'era un abito bianco. Semplice e caratteristico al tempo stesso. Ricordava un abito di una serie televisiva ambientata in un altro decennio.

Zoe stava passando l'ultimo bottone nell'asola e un sospiro uscì dalle labbra.

"Tu sei veramente convinta di sposarlo?Insomma, mi piace non fraintendermi...ma sposarsi! E' così necessario?"

"Sì, sono sicura."

Liz si girò per fronteggiare la cugina e le posò una mano sulla guancia.

"Ok, adesso basta. Bisogna portarti all'altare altrimenti chi lo sente il cane?"

*

Infondo alle scale, Brian aspettava non molto pazientemente la figlia. Era agitato ma non voleva darlo troppo a vedere. Emma aveva provato a tranquillizzarlo ma non c'era stato verso. Aspettare lo rendeva ancora più nervoso. Camminava avanti e indietro nel piccolo salottino accanto alle scale da mezz'ora. Aveva controllato l'orologio sul caminetto. Aveva posizionato meglio gli occhiali sul naso, che non si erano mai mossi, aggiustato la cravatta e la giacca. Quando l'orologio suonò le cinque, fece un respiro profondo e si posizionò davanti alle scale. Sentì in lontananza dei passi leggeri sul legno e dovette deglutire.

La sua agitazione non era dovuta alla poca conoscenza che aveva di Roger. In quegli anni aveva avuto modo di conoscerlo bene. Un bravo ragazzo. Non era nemmeno il matrimonio in sé che lo preoccupava. In fondo, non era di certo il primo figlio che si sposava. Se qualcuno gli avesse chiesto di dare un nome alla sua sensazione non avrebbe saputo scegliere la parola adatta.

"Papà? Tutto bene?"

Preso alla sprovvista, si svegliò dai suoi pensieri e si girò. In piedi davanti a lui, sull'ultimo gradino, aveva la figlia fasciata in un abito lungo bianco leggermente ricamato in fondo e un sorriso rosso. Rimase ad ammirare la bellezza per un paio di secondi. Un altro respiro profondo.

"Sì... Sei bellissima"

"Possiamo per cortesia muoverci? Altrimenti la rapisco e fuggiamo insieme"

Dietro le spalle, Zoe cercava di stemperare l'emozione con le sue frasi. Non era solita esternare i suoi sentimenti e quello era il suo modo per comunicare. Liz sapeva cosa provasse la cugina. Avevano passato molto tempo assieme e ormai non badava più alle sue frasi che, ad un occhio estraneo, avrebbero potuto essere fuori luogo.

"Pronta?"

"Sì."

***

🌿COMMENTO DELL'AUTRICE🌿

Sono arrivata alla fine, quella vera. Quella senza ritorno. Mi sembra doveroso fare un piccolo discorso di ringraziamento. Ringrazio le mie compagne di ff. Holly, Vic, Sybil e Piper. Ricorderò con grande affetto a quei momenti di cene, merende e colazioni insieme con i nostri quadernini a scrivere le linee guida e le ispirazioni per le nostre alter ego.

Ringrazio voi che avete avuto la pazienza di leggere tutto, di aspettarmi e di votare. E ringrazio chi arriverà in futuro. Spero ti piacerà.

É stata una storia catartica e carica di significato emotivo per me, uno sfogo, una necessita.

Ora, la Liz della vita vera, quella che vi sta scrivendo queste poche righe, uscirà dalla porta con le lacrime agli occhi e andrà ad affrontare il mondo degli adulti. Se vi venisse il dubbio, sopratutto dopo cena, potreste trovarmi nella mia cucina tra un impasto di focaccia e una torta nel forno. Il mio quadernino continua a riempirsi come la mia mente (forse ho bisogno di penne nuove).

A presto (non nego che andrò a rileggermi, qualche volta, le sue avventure) Liz. Ti voglio bene.

Ciao. ❤

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