8. Confessioni

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Abbandono il mio corpo a peso morto sul divano. Questo inizio di settimana è stato particolarmente difficile e Crane non ha alleggerito il carico, anzi, ha peggiorato il tutto. Non so il motivo ma in questi giorni è diventato ancora più inflessibile e intrattabile, non ha a fatto altro che riprendermi ed essere scontroso con i poveri studenti che capitavano a tiro. Una parte di me sarebbe per mettermi in pigiama, stappare una bottiglia di vino e guardare un film romantico, l'altra è per farsi una doccia e andare al Nelson. La seconda opzione prevale sulla prima così, lancio i vestiti nel cesto della biancheria sporca e mi lascio coccolare dall'acqua calda e dal profumo di achillea del bagnoschiuma. Quando ero una studentessa andavo spesso al Nelson. Era, è, il pub preferito degli universitari.

Le strade di Oxford sono gremite di studenti che escono dai loro appartamenti per concedersi dello svago durante la settimana. Mercoledì è il giorno dedicato agli studenti. Tutti i locali sono pieni di ragazzi e anche i vicoli. Cerco di farmi strada tra i ragazzi e, finalmente, arrivo alla mia meta, il Nelson. Dietro alla massiccia porta il locale è esattamente come me lo ricordavo, solo con un paio di piccole differenze. L'ultima volta che ci sono stata non c'era la mia collega, tutta gambe e capelli rosso fuoco, che si destreggia tra i clienti con un vassoio pieno di bibite, e nemmeno Holly che si spilla la birra da dietro il bancone, incontrando uno sguardo di sfida dal barista. La gente, invece, è sempre presente con le loro chiacchiere e le risate. Sì, questo pub mi era mancato. La musica non è tanto alta da coprire le voci dei clienti ma non è nemmeno assente. Mi avvicino al bancone dove Holly, appena mi vede, mi abbraccia e mi presenta il barista, James. Ho il sospetto che fra di loro ci sia del tenero, visto gli sguarda che si lanciano, ma Holly non risponde alle mie domande e tenta in tutti modi di eludere l'argomento. Holly, tu non me la racconti giusta. Sibyl riesce a prender fiato un attimo così ho l'occasione di salutarla ma svanisce subito quando appare alla spillatrice un ragazzo che non avevo mai visto. Le mie amiche mi fanno un piccolo riassunto su chi sia Jacob, il co proprietario del Nelson.

"Lily, giusto?" -sento storpiare il mio nome da questo strano barista e non capisco come faccia a sapere chi io sia.

"Liz, a dire il vero"

"Sì, giusto. È passato un tizio lunedì sera, era già abbastanza brillo ma ha voluto un'altra birra. Ha parlato di una certa Liz, che aveva combinato un casino con lei e la moglie, che non riusciva a togliersela dalla testa ..."

Improvvisamente la gola mi diventa secca. Non ci posso credere, Will. Cerco di far proseguire il racconto da Jacob ma quello che dice non è ciò che mi aspetto.

"Ah, sì...ha detto anche che si era innamorato di questa ragazza e che non sapeva come uscire dalla sua situazione" -non posso credere a quello che Jacob ha appena detto. Non so cosa fare, cosa dire, come agire. So solo che la serata, involontariamente, è stata rovinata da Will e tutti i problemi che crea. Lascio la birra, Holly e Sibyl al Nelson e chiamo Roger, ho bisogno di svago. Passo la notte con lui nel suo appartamento visto che mio fratello aveva un impegno lavorativo fuori città.

*

Maggio è arrivato con il caldo umido e il cielo sgombro di nuvole ad oscurare il sole. È arrivato con un temporale scrosciante, la fioritura delle rose, i giardini verdi e rigogliosi e matrimoni che arricchiscono le domeniche. È il preambolo dell'estate, del mare, dei gelati al parco e delle ferie. Ma è anche il mese in cui la mia famiglia festeggia noi donne, Sally, mamma ed io. Compiamo gli anni tutte lo stesso giorno. Quest'anno festeggiamo anche la promozione di Harry. Piuttosto che passare una sera in giro per pub ad Oxford mi ritrovo ad una festa di avvocati nel centro di Londra. Circondata da legali, assistenti, segretarie e relative famiglie. Arrivo con il fiatone nella sala, dove hanno organizzato tutta la serata, e raggiungo il resto dei White al tavolo preposto, senza farmi notare. Mio fratello è riuscito a riunire tutta la famiglia a questa festa e a farci indossare abiti eleganti. ci vuole un abbigliamento adatto, così mi aveva detto al telefono ieri sera prima di prendere il treno per Londra. Harry è sul palco a ringraziare i suoi capi e colleghi, cerco di scusarmi con gli occhi e mi accomodo.

"Vorrei, qui insieme a me, la persona che mi ha aiutato ad organizzare tutto questo. Jessica Hiddleston" – il vino che sto bevendo per calmarmi rischia di andarmi di traverso quando sento quel nome pronunciato da mio fratello. Sally cerca di aiutarmi dandomi delle pacche sulla schiena per farmi passare la tosse mentre il resto della mia famiglia mi guarda in modo strano.

"E' lei?" -Sally si avvicina al mio orecchio e sussurra la fatidica domanda che riceve un gesto di assenso della testa. Niente parole. Alzo lo sguardo verso mia madre che mi sta fissando in modo amorevole come solo lei sa fare, spero che nonna non le abbia detto nulla. Anche se dubito fortemente sia riuscita a mantenere un segreto. Mi rendo conto che hanno finito di parlare dagli scrocianti applausi che affollano le orecchie. La segua con lo sguardo scendere gli scalini e sedersi al tavolo prepostole. Al suo fianco c'è Will. È fatto apposta per questo genere di eventi, vestito impeccabile e sorridente con tutti. Jessica indica il nostro tavolo, probabilmente gli sta spiegando chi siamo tutti noi, e i nostri sguardi si scontrano. Lui diventa una maschera di infelicità, come me. Distolgo gli occhi da lui e mi concentro su Makenna che cerca la mia attenzione.

*

Ho strappato Harry dalle lamentele della moglie e lo sto costringendo a ballare un lento con me. Niente di più rilassante. Ondeggiamo, abbracciati, ridiamo e non perdo occasione per congratularmi con lui.

"Adesso sei pieno fin sopra al collo di responsabilità...marito, padre di una splendida bambina e un altro in arrivo, socio...stai facendo carriera. Sono fiera di te"

"Grazie Cherry. Tu come stai? Sai, prima ti ho vista un attimo nel tuo mondo" -mannaggia allo sguardo da lince di tutta la mia famiglia.

"Sì, sto bene. È solo un periodo un po' stressante al lavoro ma niente che non si possa risolvere. Tranquillo." -non mi risponde. Mi fa volteggiare e mi stringe di nuovo tra le sue braccia. Mi mancava questa sensazione di protezione che mi sa trasmettere. Appoggio il mento sulla sua spalla e il mio sguardo viene catturato da due occhi che mi fissano. Will, in coppia con Jessica, sta ballando a pochi metri da noi e non smette di guardarmi. Mi sento soffocare. Vorrei non continuare in quello che sto facendo ma mi sento una calamita, attratta dall'altra metà.

"Harry, scusa, ma ti abbandono...ho bisogno di aria" -mi scosto da mio fratello e lo lascio in mezzo alla pista. Lascio persino la sala e cerco un posto dove nascondermi per tutto il tempo necessario. Ragazzi, se non so affrontare queste cose. Percorro un lungo corridoio deserto con fretta per approdare nella sala delle fotocopie. Mi chiudo la porta alle spalle e mi appoggio ad uno scaffale ricolmo di faldoni di vecchi casi. Non so perché continuo a comportarmi in questa maniera. Io non sono il tipo di persona che scappa dalle situazioni, sono una che le affronta di petto. Ho gli occhi chiusi e mi sto rilassando ma sento la porta aprirsi e chiudersi subito dopo. D'istinto li apro per vedere chi sia e scusarmi per essermi nascosta in questo posto ma davanti a me c'è Will.

"Cosa ci fai qui?" -è la prima cosa che mi è venuta in mente ma avrei tante altre cose da dirgli e chiedergli.

"Ti ho vista andar via dalla sala"

"E questo ti autorizza a seguirmi?"

"Stai bene?" -ma che razza di domanda è?!

"Se sto bene...no che non sto bene. Sono ad un evento importante per la mia famiglia e chi trovo? Tu e tua moglie. Cerco un angolo per stare da sola e tu mi segui... ah, ma non basta. Vai al Nelson e ti sfoghi con un barista...un barista! Come se poi non andasse in giro a riferirlo in giro, andiamo!"

Ho il fiatone, voglio solo che se ne vada dalla sala archivi e che mi lasci in pace. Lo sto guardando negli occhi e tutto quello che vedo è un uomo che non sa scegliere tra quello che vuole e quello che ha. In questo momento mi viene in mente Grey's Anatomy, <<scegli me, ama me>>, ma non è il caso di dar voce a questo pensiero. Will ha gli occhi bassi, non accenna a rispondere al mio sfogo, così faccio dietro front e lascio la stanza ma una mano mi afferra con forza il braccio, mi gira e mi ritrovo le sue labbra sulle mie con forza. Non è un bacio dolce, lento, è una cosa che abbiamo desiderato entrambi e assomiglia ad una boccata d'ara fresca dopo essere stati chiusi per giorni in una stanza chiusa. Ci stacchiamo per pochi secondi e i nostri occhi vogliono la stessa cosa. Mi giro, in modo da dargli le spalle, e Will mi abbassa la zip del vestito, mi accarezza l'addome e riporta i miei occhi su di lui. Uno di fronte all'altra. Le labbra tornano a scontrarsi e a imprimere la sensazione sulla nostra pelle. I respiri aumentano di intensità quando mi solleva, arpionandomi i fianchi, e fa scontrare la mia schiena contro gli scaffali metallici. Le mie gambe riescono ad arrivare allo scaffale opposto per trovare un punto di appoggio, che non siano le sue spalle, mentre le mani cercano di sbottonare la camicia e slegare la cravatta ma Will cerca di fare lo stesso, così, mi sposta verso la cintura dei pantaloni e riesco a slacciarla e abbassarli quel tanto che basta. Con una mano sposta la stoffa dai miei slip e infila due dita, lentamente, dentro di me e inizia un movimento che mi coglie di sorpresa e mi fa reclinare la testa verso gli scatolini. Dopo pochi minuti, sposo la sua mano dal mio centro perché non è questo quello che voglio adesso, ancoro un braccio dietro al suo collo, ci baciamo e, prepotentemente, si fa largo in me. Ci consumiamo così, contro scartoffie di vecchi casi, cercando di soffocare i gemiti, baciandoci senza riprendere fiato, dimenticandoci che, fuori da quella porta, c'è Jessica. La sensazione dell'orgasmo arriva forte e mi travolge, seguita, pochi secondi dopo, da Will. Rimaniamo incastonati ancora per qualche minuto, guardandoci negli occhi e respirando nella bocca dell'altro.

Sto riallacciando i bottoni della camicia e non vorrei farlo perché so che, una volta uscita da questa stanza, dovrò fare i conti con un ragazzo che voglio e che non posso avere perché sposato. Le mani di Will ricoprono le mie e finiscono il lavoro che avevo iniziato, riannodando anche la cravatta, poi mi fa girare di spalle e sistema la zip del mio tubino. Lo fa con lentezza come se provasse anche lui la tempesta che agita me. Mi accarezza, passa la punta del naso sulle mie spalle e inspira il profumo dei miei capelli, poi torna all'orecchio e sussurra quelle parole che Jacob aveva detto con tanta leggerezza.

"Sono innamorato di te" -i miei occhi si offuscano dalla patina di lacrime che si forma e non posso non espormi anch'io.

"Anche io" -sento la sua testa che si appoggia alla mia e sospira. Un sospiro di rassegnazione, di sconfitta. Torno a guardarlo negli occhi e lo vedo distrutto. Lascio una carezza sul suo viso, un tenero e sottile bacio a fior di labbra e me ne vado da quella stanza. Mi dirigo verso gli ascensori dove trovo Sally con in mano il soprabito e le mie cose. Mi guarda e sorride, non dice una parola, solo poggia sulle mie spalle il cappottino e mi accompagna dietro le porte automatiche. Mi stringe le spalle e con calore mi sussurra che andrà tutto bene ma non so se crederle o meno.

*

Dopo la festa di Harry sono andata nella camera d'albergo di Sally e ho pianto tutte le lacrime che avevo. Lei non ha fatto domande, non ha cercato di capire cosa fosse successo, mi è stata vicina, mi ha coccolata fino a farmi addormentare. Ora il lavoro è ancora più pesante di quanto non lo fosse prima perché, adesso, ogni volta che ci guardiamo, non riusciamo a non pensare a quello che è accaduto in quella stanza. I momenti in cui sono immersa nella solitudine della mia camera non aiutano a scacciare quell'immagine, nemmeno Roger riesce ad alleggerire quel peso. Mi ha invitata a cena ma non so se andare. Non ho voglia di vedere nessuno. Non ho neanche voglia di sfornare dolci, solo di sotterrarmi sotto le coperte e non riemergere finché un uccellino non mi dirà che LORO hanno divorziato. La vibrazione del telefono mi ricorda che avevo messo una sveglia per cominciare a prepararmi per questa cena. Mi strascino fuori dalla tana che mi sono creata e cerco di rendermi quanto meno presentabile.

Il ristorante che ha scelto è in pieno centro ed elegante, non proprio nelle mie corde in questo momento. Il cameriere all'ingresso mi sta accompagnando al tavolo dove Roger sta aspettando e, non appena mi vede, sul suo volto compare un sorriso. Mi fa accomodare, spostando la sedia quel tanto che basta per farmi sedere, ordina il vino e cerca di instaurare una conversazione alla quale rispondo con monosillabi cercando di non dire cavolate. Ad un certo punto non sento più la sua voce e il suo volto ha completamente cambiato espressione, diventando una maschera di gesso. I suoi occhi stanno puntando qualcosa alle mie spalle e la mia curiosità vince su tutto il resto. Cerco di capire cosa abbia attirato la sua attenzione, senza farmi vedere, ma quando i miei occhi si posano sulla stessa figura il mio volto assume la sua stessa espressione. Poco distanti dal nostro tavolo, Jessica e Will, si siedono e ordinano del vino. Il cuore e la salivazione mi si fermano in contemporanea. Roger nota la mia reazione e non capisce cosa sta succedendo e, sinceramente, potrei fargli la stessa domanda.

"Ricordi quando ti ho parlato della donna che mi ha spezzato il cuore per il marito? Ecco, è seduta poco distante da noi. Capelli rossi, bellissima e sposata" -mette una nota di disprezzo quando rende noto il legame che unisce Jessica a Will.

"Tu ricordi quando ti ho parlato del ragazzo che mi piace che, mio malgrado, ho scoperto essere sposato? È il marito di Jessica" -la sua faccia cambia improvvisamente espressione e, dall'impassibile gesso, diventa una maschera di fuoco e rabbia. Senza che possa fermarlo si alza dal suo posto e raggiunge Will, sferrandogli un gancio destro in pieno viso. Cerco di tranquillizzarlo appoggiando una mano sulla spalla ma lui, senza aver capito che fossi io, mi scosta con forza e cado. Cado sul pavimento dopo aver battuto la testa contro uno spigolo. Lentamente i miei occhi diventano pesanti e tutto intorno a me il buio. Nell'oscurità che mi avvolge sento la voce di Jessica chiamare un'ambulanza e Will che chiama il mio nome e mi accarezza, cercando di farmi rimanere sveglia, ma sono stanca. Così stanca di tutto. Morfeo è pronto per accogliermi e io mi lascio cullare dalle sue amorevoli carezze.

*

Bip...bip...bip

Un campanellino regolare mi ridesta dal sonno profondo in cui sono caduta. Un sonno senza sogni. Lentamente apro gli occhi e vedo che sul dorso della mano ho un ago, seguo il tubicino fino ad una flebo. Oltre il sacchetto con del liquido trasparente, un monitor che segnala il battito cardiaco e altri parametri.

"Emma, è sveglia" -la mano con collegata la flebo viene stretta dalla presa di Sally che, con occhi lucidi, si siede sul letto accanto a me. Ho la gola impastata e la testa mi fa male, come se mi infilassero a forza una spada.

"Tesoro, rilassati. Sei in ospedale"

"Co...cosa? Per...perché?" -faccio fatica a parlare. Non ricordo perché sono finita in un letto di ospedale. Mia madre si avvicina a me e comincia a raccontare quello che i medici le hanno riferito. Ero al ristorante con un Roger, c'è stata una colluttazione e sono rimasta ferita. Pare che abbia sbattuto la testa contro uno spigolo e poi abbia avuto una brutta caduta per terra. Secondo i medici c'è il rischio che abbia delle conseguenze ma per il momento non è successo nulla.

"Chi vi ha chiamato?"

"Nessuno. Siamo venute da sole" -mia madre e Sally si guardano per un secondo e nel loro sguardo vedo qualcosa, come se nascondessero un segreto.

"Emma devi dirglielo" -Sally guarda la figlia con amore e comprensione.

"No, prima si deve rimettere. Poi, forse, glielo dirò" -è la prima volta che vedo mia madre mettersi contro la nonna. Non è mai successo. Non so perché si mettano a battibeccare ma io voglio sapere cosa ci facciano qui.

"Se non vi ha chiamate nessuno, cosa ci fate qui?" -comincio ad agitarmi e il monitor palesa questa situazione aumentando i bip.

"Calmati Fiorellino. Hai ragione...ti dobbiamo una spiegazione"

"Mamma no!"

"Zitta Emma. Hai taciuto anche troppo e guarda adesso dove siamo." -mia madre ritorna seduta sulla poltrona e asseconda Sally.

"Allora tesoro. Hai ragione, nessuno ci ha chiamato perché non ce n'era bisogno. Sappiamo quello che è successo perché lo abbiamo visto."

"Come lo avete visto?! Voi abitate a Bath!" -comincio ad innervosirmi. Cercano di girare attorno al suco del discorso ed è una cosa che non sopporto, soprattutto dalla mia famiglia.

"Non c'è un modo semplice per dirlo. Noi, vedi..."

"Sì..."

"Siamo streghe" -i loro sguardi sono preoccupati e fissi su di me e io le osservo di rimando cercando di svelare la bugia che hanno appena raccontato.

"Pensate che sia scema? Va bene che ho avuto un incidente ma vi sembra il caso di raccontare baggianate del genere? Adesso?"

Mia madre si alza dalla poltrona e torna ad affiancarmi con gesti lenti ma amorevoli, come se avesse paura di una mia reazione improvvisa.

"Tesoro, non ti stiamo mentendo. Io e la nonna siamo streghe e lo sei anche tu"



COMMENTO DELL'AUTRICE:
Ciao fanciulle, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Vi aspetto domenica con un'anteprima tutta nuova e tante, ma tante, novità.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro