1.| Solite pare

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Playlist fool for you

🎧

"Oh no! Sono in ritardo!"
Aaron scattò fuori dal letto con un balzo atletico, si stropicciò gli occhi e si stiracchiò con un movimento fulminio delle braccia.
Piuttosto intontito, inciampò di qua e di là mentre cercava di raggiungere l'armadio, e nonostante i problemi a mantenere l'equilibrio riuscì ad infilarsi un paio di jeans. Allungò la mano e afferrò la prima felpa che gli capitò a tiro, era una felpa color ametista, una delle sue preferite.
Si passò le mani tra i capelli con l'intento di metterli in ordine, anche se in realtà fece peggio. I suoi lunghi riccioli ambrati sembravano vivere di vita propria, ribellandosi ad ogni tentativo di Aaron di domarli. "Meglio coprirli" pensò pescando a caso un cappellino dall'armadio. "Ma perché non ha suonato la sveglia?" Continuò ad imprecare mentre si allacciava le scarpe ancora totalmente inebetito dal sonno dal quale si era bruscamente destato.
Afferrò il telefono, lo zaino e si precipitò verso la porta, quando si accorse di un dettaglio curioso: era tutto buio.
Dalla finestra aperta scorse un cielo tinteggiato di un oscuro blu notte punteggiato da brillanti stelle luminose.

"Ma che cazzo? No, non di nuovo"

Aaron sbloccò il telefono: erano le 03:36.
Era la seconda volta che gli capitava.

Aaron sospirò, un po' per il sollievo della scoperta di avere ancora qualche ora per dormire, un po' per il pensiero che l'ora di andare a dare il suo primo esame all'università non era ancora giunta. Un po' si sentì anche un imbecille. Si era addirittura vestito.
Si spogliò nuovamente e si buttò di peso a pancia sotto nel materasso, braccia sospese nel vuoto.
Avrebbe tanto voluto riprendere sonno velocemente ma non ce la fece. Il suo corpo voleva riposarsi, ma il suo cervello non era d'accordo. La sua mente continuava a centrifugare pensieri senza sosta, era inarrestabile.

Continuava a pensare e a ripensare all'incubo che lo aveva svegliato. Aveva sognato David, era con un altro ragazzo, camminavano presi per mano nel viale dell'università. Lui dietro di loro li osservava sconcertato, angosciato, sembravano felici e non sembravano curarsi di lui. Anzi sembrava proprio non si fossero accorti della sua presenza, eppure lui era proprio lì dietro, a pochi passi. Provò a chiamare David per nome, a catturare la sua attenzione in ogni modo, ma questo continuava ad ignorarlo mentre guardava negli occhi il suo compagno. Quest'ultimo alla fine lo notò, improvvisamente si girò a lanciargli un'occhiata torva, uno sguardo così lancinante che Aaron, anche da sveglio, non poteva scordarsi. Gli era rimasto impresso, e lo turbava. In un attimo, dal viale si ritrovò proiettato nell'aula universitaria, ma non c'era più nessuno, era da solo, era arrivato in ritardo, poteva avvertire l'angoscia ammanettarlo e farlo suo prigioniero. Un angoscia così forte e prepotente che a quel punto lo svegliò, facendogli credere di essere realmente in ritardo.

Passò qualche minuto, la tachicardia pian piano si affievolì e Aaron ritrovò la lucidità, anche se quel sogno ancora lo agitava.

Era la quinta volta in una settimana che gli incubi lo svegliavano nel cuore della notte.
Aaron non stava bene. Probabilmente stava passando il periodo più brutto della sua vita.
Gli attacchi d'ansia e lo stress lo stavano divorando vivo, e ora anche gli incubi.
Ma tra tutte le cose, ce n'era una in particolare che proprio gli faceva del male: il pensiero di David con quell'altro ragazzo. Chi diavolo era?

Aaron la notte prima si era addormentato guardando le sue storie Instagram, aveva visto loro due che ballavano abbracciati. Che voleva dire?
Beh, in realtà Aaron lo sapeva bene cosa volesse dire, ma non lo accettava, doveva scoprire chi era il misterioso ragazzo che gli aveva portato via la sua crush così, di punto in bianco. Da dove era uscito?

Prese il telefono e lo sbloccò. Lo schermo quasi lo accecò, abbassò la luminosità al minimo e riprese le sue indagini.
Ma fu tutto inutile, Aaron aveva guardato in ogni social, aveva anche pensato di controllare tutti i follower di David uno a uno ma sarebbe stato folle, ne aveva troppi. Del resto David era il tipo di ragazzo che piaceva a tutti, ragazze e ragazzi. Era dotato di un fascino stranamente naturale, di una bellezza stravolgente seppur non canonica. Un ragazzo non da copertina, ma comunque da sogno. Aaron ne fu subito attratto quando lo vide per la prima volta il primo giorno di università. David era un tipo appariscente, di quelli che noti da lontano anche fra un mare di gente. A stregarlo furono i tratti del suo viso simmetrico vagamente mediorientali, i suoi occhi vivaci, scuri, eppure molto brillanti, la sua pelle liscia e curata, e il suo taglio di capelli perfettamente elaborato.
Per Aaron andare a prendere posto vicino a lui fu un gesto spontaneo, ma anche magnetico, si sentiva come una calamita, era come se lui lo chiamasse a sé.

"Ma a che serve?" sbuffò.
Non aveva trovato nessuno che somigliasse a quel ragazzetto. Non c'era modo di sapere il suo nome
Aaron si rese conto con tristezza che anche conoscere il nome di quell'individuo non avrebbe cambiato affatto le cose. Anzi, avrebbe aggiunto solo ulteriori paranoie che non lo avrebbero fatto dormire la notte.

Non appena posò il telefono sul comodino, questo vibrò.
Era un messaggio. Aaron lo riprese scocciato.

Sgranò gli occhi. Era...David???

***

NA

Benvenuti in questa nuova lettura! 

Ci tengo a specificare che sarà una storia molto personale. Il mio bisogno di scrivere si equipara con il mio bisogno di sfogarmi, in modo creativo, ovviamente! (Chi mi conosce e ha già letto ciò che ho scritto in passato questo lo sa molto bene).

Vi piace l'idea di inserire le chat sotto forma di immagini? Mi sembra renda meglio l'idea! Voi che ne pensate?

Ah, un'altra cosa! Ogni capitolo verrà affiancato ad una canzone, alla fine della storia creerò una playlist Spotify della storia con tutte le canzoni che ho inserito.
Questa è la prima ✨ un giusto affiancamento? 😂

-Pubblicherò regolarmente ogni domenica. Ciao!

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