3| Panico

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Playlist fool for you

  
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Aaron continuava a fissare i due, il suo sguardo si muoveva ripetutamente da destra a sinistra, guardava prima David poi il barista, poi David e poi di nuovo il barista, fino a quando non ne ebbe abbastanza di occhiate, ammiccamenti e sorrisini. Innervosito, mandò giù tutto il caffè ancora bollente in un solo sorso, senza neanche mettere lo zucchero. Aaron sentì la lingua e il palato bruciare, si sforzò di fare finta di niente, di nascondere il dolore. Non che ce ne fosse bisogno, David non si era accorto di niente, né della sua espressione inasprita dal caffè amaro e bollente, né del suo cuore a pezzi, era troppo impegnato a flirtare con un altro.

Era diventato bravo Aaron a nascondere il dolore. Negli anni del liceo aveva messo su una corazza impenetrabile addosso. Nulla poteva più infrangerlo, nessuna chiacchiera, nessun insulto, nessuno scherno, nessun bullo. Ma era solo un trucco, un'apparenza. Una corazza che si era costruito da solo, ma che in in realtà gli stava stretta e scomoda, prima o poi l'avrebbe persa, se ne sarebbe liberato esplodendo in un vortice di rabbia repressa.
La sua corazza, in verità, aveva iniziato a sgretolarsi e a dare segni di cedimento con l'inizio dell'università, ovvero con il trasferimento. A settembre aveva cambiato città, casa e abitudini. Si era ritrovato da solo, in una città che, a suo dire, avrebbe avuto tanto da offrirgli e tanto da insegnarli. Gli ci vollero a mala pena due settimane per ricredersi. Aaron non aveva amici lì, non aveva punti di riferimento, non aveva stimoli, si sentiva perso e avvertiva fortemente la mancanza di casa. 

David era il suo unico amico, il suo unico appiglio. Da quando aveva sentito quella fatale attrazione magnetica non si era più staccato, e la sua personalità timida e introversa lo ostacolava nell'intento di farsi nuovi amici e conoscere nuova gente. Con David era stato tutto così naturale, anzi, era stato lui a fare tutto, era molto socievole e affabile, a dispetto di Aaron, che invece non sapeva come porsi nei confronti degli altri, non ne aveva proprio idea. Relazionarsi non era mai stato il suo forte. Anche per questo motivo si era convinto che David forse si era stancato di lui e aveva sentito il bisogno di circondarsi di nuove conoscenze, lasciandolo così da parte. Aaron non si reputava una persona interessante da frequentare, per questo infondo non biasimava David per essersi allontanato da lui.

Lui era sempre stato un tipo taciturno nonostante avesse sempre qualcosa da dire. Lui era quello che a lezione sapeva sempre le risposte, ma che non alzava mai la mano per timore di parlare in pubblico. Lui era quello che aveva  un'opinione su ogni cosa, ma che non esprimeva mai per paura di entrare in conflitto con chi la pensava diversamente, era quello con tanti desideri mai avverati, con tanti interessi mai coltivati, con tanta voglia di tuffarsi in nuove esperienze e di percorrere sentieri alla fine mai percorsi per paura di incappare in ostacoli che lo avrebbero abbattuto, segnando il suo fallimento.

Aaron era tutto un fascio di paure.
E anche in questo istante avrebbe avuto tante cose da dire a David, ma come suo solito, si morse la lingua e si costrinse a tacere. Aaron avvertì un forte senso di nausea avvolgergli lo stomaco. Non riusciva più a reggere quella situazione. "Sarà meglio cominciare ad andare in aula, ci prendiamo i posti migliori." disse per tirarsene fuori.

David annuì mentre beveva l'ultimo sorso di caffè. "Grazie, ci vediamo", posò la tazzina e rivolse un ultimo sorriso al barista.

Aaron roteò gli occhi. "Ci vediamo", pff.

-Tutto ok? Sei silenzioso oggi".

Aaron lo guardò di sottecchi, quel ghigno beffardo sul viso di David nel pronunciare quelle parole gli aumentava il nervoso a mille. La sua occhiata storta fu colta da David. "Ho detto qualcosa di male?"

"Sai com'è, tu sei silenzioso da una settimana." Aaron aveva queste parole bloccate sulla punta della lingua da un po'. Fu un sollievo farle uscire. Ne aveva abbastanza di trattenersi.

David diventò serio di colpo.
"Lo so...hai ragione e ti chiedo scusa."

Aaron non sapeva come reagire a delle scuse, non erano calcolate. Immaginò che avrebbe dovuto calmarsi a questo punto, ma lui ormai era era troppo irritato.
Si voltò a guardarlo. Scosse la testa e gli lanciò uno sguardo interrogativo come per dire "Eh allora, come mai?"

"E' che sono un po' distratto ultimamente..."- David rimase sul vago.

"I tuoi nuovi amici ti distraggono?"-
Aaron continuò a lanciare una stoccata dopo l'altra. Si pentì subito dell'acidità delle sue parole, non era da lui sputare veleno in questo modo.

"Sì a lezione ho conosciuto un altro gruppo di ragazzi, non credevo ti desse fastidio, anche tu avrai altri amici oltre me, no?"

Aaron deglutì rumorosamente.
-"Certo...no, non mi dà fastidio, figurati, era per dire."- Non riuscì ad ammettere la verità.

Aaron ebbe la conferma della superficialità del loro rapporto. Non sapevano nulla l'uno dell'altro, non si raccontavano i fatti propri al di fuori dell'università. Non c'era un legame così profondo che li unisse al punto di stare sempre insieme ovunque, né uno così forte da affrontare questa conversazione.  Ebbe l'impressione che per David fosse inadeguato dare spiegazioni a lui. 

Aaron si sentì stupido ad aver preteso attenzioni quando non c'erano i presupposti per riceverle.
Capì che se c'era o non c'era, a David non avrebbe cambiato assolutamente nulla, aveva stretto tante altre conoscenze. Odiava il fatto che la vita di David stava comunque andando avanti senza di lui.
Aaron, d'altro canto, lo aveva romanticizzato e idealizzato, aveva una cotta per lui, era rimasto fermo all'idea di approfondire una conoscenza che però per ben due mesi era rimasta solo in superficie.

"Se vuoi poi te li presento. Guarda, sono lì." David sollevò l'angolo della bocca disegnando un mezzo sorriso. Protese il suo braccio oltre la sua schiena e gli posò la mano sulla spalla, mentre con l'altra indicava un gruppo di persone sedute nel prato ai piedi di un albero a pochi metri da loro.

Aaron si fece domare da quel tocco, la sua rabbia scomparì di colpo.

-Ciao ragazzi! Lui è Aaron, fa economia con noi.- 

-"Ciao"- salutò in generale Aaron ondeggiando timidamente la mano.
Una ragazza con i capelli biondo cenere intenta a fumare gli si avvicinò immediatamente e allungò la mano. -Piacere io sono Alyssa.-  disse buttando fuori il fumo.
Un altro ragazzo sollevò la testa dal libro che era intento a leggere e si alzò per stingergli la mano. -Tancredi, piacere.-
-Io sono Diana- disse infine una ragazza dai capelli scuri con una lunga frangia che sembrava quasi coprirgli gli occhi. -"Sei in classe con noi? Non ti ho mai visto".- aggiunse.

 Aaron esitò. -"No neanche io a voi, in un aula di 100 persone è difficile".- Dissimulò il suo imbarazzo con una grande bugia. In realtà lui li conosceva già tutti quanti, aveva passato l'ultima settimana ad osservare e a stalkerare sui social chiunque attorno a David.

Mentre Diana continuava a conversare con lui, vide con la coda dell'occhio David allungare il braccio sinistro su Alyssa e il destro su Tancredi, appoggiando le mani sulle loro spalle, proprio come aveva fatto con lui poco prima. -Come andiamo? Ma come siete eleganti oggi!- aveva detto loro.

Eccola lì di nuovo, la sua cortesia. Conquistava tutti così, con il suo sorriso e con i suoi modi di fare amichevoli.
Ora che lo vedeva interagire con altri lo aveva inquadrato meglio. David era il tipico ragazzo popolare e amabile che era amico di chiunque, uno di quelli che voleva disperatamente piacere a tutti. E Aaron ci era cascato in pieno, aveva creduto che le attenzioni dedicate a lui fossero speciali ed esclusive, ma si sbagliava di grosso.

Aaron, assorto nei suoi pensieri, sentiva la voce di Diana ma non la stava ascoltando. -"Come scusa?"-

-Ti dicevo che mi piace un sacco il colore della tua felpa.-

-Ah, grazie, di solito non piace a nessuno.- 

Diana gli sorrise. Rimasero a parlare per un po' in disparte dagli altri tre. Dai social gli era sembrata una ragazza tosta e aggressiva, in realtà era tutt'altro, forse le stava simpatica, anche se un po' troppo chiacchierona. In 3 minuti gli aveva già raccontato mille pettegolezzi su mezza università.

-Ti va di prendere un caffè?- chiese lei ad un tratto.

-No grazie io e David l'abbiamo già preso.-

-"Oh quindi hai conosciuto Gabriel?"-

Aaron scosse la testa. -"Chi?"- 

Diana si avvicinò a lui e bisbigliò per non farsi sentire dagli altri. "-Il nuovo barista, Gabriel! Il ragazzo di David, non te l'ha detto?".

Aaron sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Le gambe iniziarono a cedergli, non percepiva più il terreno sotto i piedi.
Anche se se lo aspettava, era come se un fulmine l'avesse colpito in pieno. Forse, in cuor suo, avrebbe preferito il sospetto alla certezza.
"R...ragazzo? No io non sapevo niente."- 

Diana si portò la mano alla bocca. "Oh! Cavolo, pensavo di sì visto che dopo ieri sera lo sanno tutti."

-Ieri sera? Cosa è succ...-" 
-Raga è un po' tardi dovremmo entrare a prendere posto.- Li interruppe David.

Il gruppo si diresse verso l'aula. Diana lanciò una rapida occhiata ad Aaron mentre roteava l'indice della mano come a dire "ne parliamo dopo"

Si sedettero e Aaron si ritrovò tra David e Diana.  
Il professore di economia, un uomo dal viso burbero ma con un temperamento in realtà molto mansueto, diede alcune istruzioni generali sull'esame e consegnò i test.

Aaron non riuscì a concentrarsi. Aveva letto e riletto più volte le domande, senza trovare le risposte. Era la prima volta che gli capitava. Sapeva benissimo che quegli argomenti li aveva studiati, eppure non riusciva a mettere insieme delle parole che avessero un senso compiuto. Aveva la mente annebbiata, le parole di Diana rimbombavano nella sua testa e lo attanagliavano. Impossibile pensare ad altro.

Le sue dita iniziarono a tremare al punto di non riuscire a tenere più la penna in mano.
Percepì il suo cuore palpitare all'impazzata.
La nausea provata prima al bar si era manifestata nuovamente e ora lo stava divorando dall'interno.
Era come se qualcuno gli stesse facendo pressione sul torace bloccandogli il respiro.
Le gambe presero a formicolare mentre la schiena fu investita da una scarica di brividi acuti e prolungati.
Aaron ebbe paura di perdere il controllo.

Aaron stava avendo un attacco di panico.

Si trascinò fuori dall'aula a fatica, combattendo con tutta la sua volontà le vertigini che gli offuscavano la vista.

Aveva lo sguardo di tutta l'aula addosso, anche quello di David.

******

NA :

Rieccoci!
La scena dell'attacco di panico è una scena che purtroppo conosco molto bene. L'argomento mi sta molto a cuore e parlare di salute mentale per me è fondamentale.

Ho esagerato nella descrizione?

Voi vi siete mai sentiti così?

A domenica prossima con il nuovo capitolo! 💖 (23 ottobre). Ciao a tutti!

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