xxɪx - ᴛʜᴇʏ ᴀʟʟ ꜱᴀʏ ᴛʜᴀᴛ ɪᴛ ɢᴇᴛꜱ ʙᴇᴛᴛᴇʀ ɪᴛ ɢᴇᴛꜱ ʙᴇᴛᴛᴇʀ, ʙᴜᴛ ᴡʜᴀᴛ ɪꜰ ɪ ᴅᴏɴ'ᴛ?

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Quattordici maggio.

Il mio compleanno.

È una fortuna che nessuno ne sia a conoscenza.

Il mio ultimo compleanno lo passai in ospedale. La notte prima Liv mi aveva trovata nella mia stanza, sdraiata sul letto e con tutte le braccia ricoperte del mio stesso sangue.

Volevo farla finita, per ironia, proprio il giorno precedente alla mia nascita, come se questo potesse significare qualcosa.

Potesse dare una fine a ciò che era iniziato senza il mio permesso.

Questa mattina invece, è il soffitto della mia stanza a mostrarsi a me all'apertura dei miei occhi.

Mi alzo per inerzia, notando come Addie stia ancora dormendo nel suo letto, avvolta dalle lenzuola che la coprono fino alla testa.

Un leggero sorriso nel vederla così, stranamente, non già alle prese con i suoi allenamenti mattutini.

Forse Cole le fa davvero bene, più di quanto possa aver fatto Nick, anche se ancora devo capire come.

Esco dalla stanza cercando di non fare rumore e prendendo dei vestiti di ricambio, scivolando fuori come un'ombra. Il corridoio del dormitorio è ancora deserto e silenzioso, un momento raro di tranquillità prima che la frenesia della giornata abbia inizio.

La strada verso le docce è automatica come ogni mattina, nella speranza che sia presto anche per Milly e i suoi furti più che occasionali.

Ma a quanto pare, non sono la sola ad aver avuto la stessa idea.

Nel momento in cui la mia mano si poggia sulla porta e la apre, due voci entrano nel mio campo uditivo.

Non devono aver sentito il mio ingresso perché, nonostante la mia presenza stanno continuando la loro discussione.

«Sei sicura di potertele procurare?» chiede una delle due.

«Sì. E tu sei sicura di poter pagare?» risponde l'altra.

Mi spalmo contro il muro, nascosta in un angolo.

Forse non dovrei ascoltare, dovrei farmi i cavoli miei e tornare sui miei passi ma le mie gambe sono immobilizzate, i piedi bloccati al pavimento.

Trattengo anche il respiro per paura di essere scoperta.

«Sì li ho, mio fratello li consegnerà al tizio che mi hai detto. Ma come farai a farle entrare al St. Margareth?» continua la prima.

«Questo è affar mio, tu accertati solo che tutto vada come ti ho detto.» dice l'altra di rimando.

Credo di aver capito e non mi piace per niente.

«E mi faranno dimagrire? Quella roba... mi farà perdere peso? Non mi ucciderà vero?»

Sento un tonfo al cuore capendo di chi si tratti, anche se la sua voce è inconfondibile.

«Una modella di Victoria's Secret» ridacchia Will prima di aprire la porta dello scomparto docce e permettere a Kate di uscire.

Il secondo esatto in cui la ragazza si ferma, mi nota e i nostri occhi si incrociano è quasi eterno.

Non si aspetta di trovarmi, io invece avevo già capito fosse lei.

La mia testa si scuote in una richiesta tacita di desistere, lei invece fa l'opposto prima di tirare dritto, lasciandomi in quel bagno in compagnia di Will.

«Guarda un po', allora è un vizio ragazzina» il tono minaccioso di Will alle mie spalle mi porta a voltarmi.

Mi sento una formica in confronto a lei, a quella sicurezza che ostenta.

E ora che so anche il suo ruolo nella vita di River, non posso fare a meno di provare sentimenti poco piacevoli verso la sua persona.

«Non ho sentito nulla, volevo solo farmi una doccia.» cerco di evitarla, di inserirmi all'interno di una delle cabine alla mia sinistra per sfuggire anche solo da qualcuna delle sue provocazioni.

«Non così tanta fretta.» dice lei bloccando la porta con la mano.

«Non ho voglia Will. Mi sono appena svegliata, ho detto che non ho sentito niente e voglio farmi una doccia» deglutisco, ma vorrei sparire.

«Tu hai paura di me...» ride «...riesco a vederlo in quegli occhietti da cerbiatto spaventato» continua avvicinandosi ad un palmo del mio naso.

«Non ho... voglio solo farmi una doccia» ripeto, ma a quanto pare non basta.

Non la rende contenta.

In realtà non so se ci sia qualcosa che la renda contenta se non il vedere gli altri soffrire.

«Sai? Potrei procurarti qualcosa che potrebbe esserti utile. Qualcosa che non ti danno qui e che potrebbe realizzare il tuo sogno» ghigna, indicando con un cenno della testa le cicatrici sulle mie braccia esposte.

Resto immobile per un attimo. L'idea mi sfiora la mente.

Non so di cosa parli lei, ma c'è una parte di me che vuole dannatamente scoprirlo, farne uso.

Forse è questa la loro tecnica, il modo che utilizzano verso le persone più deboli e che hanno bisogno di una via di fuga.

Una promessa astratta di un obbiettivo raggiunto.

«Non mi interessa.» cerco di dire, ma esce più come un mugugno distorto.

«Bugiarda.» sputa lei con un soffio contro il mio volto.

Chiudo gli occhi, prendo un respiro.

«Voglio farmi una doccia. Sono qui per questo.» mi impongo, ma non so con quanta valenza.

Lei sogghigna, si allontana da me, lasciandomi accesso allo scomparto con tanto di inchino da presa in giro.

«Quando cambierai idea, e lo farai, sai dove trovarmi ragazzina.» risponde prima di muoversi verso l'uscita con le mani inserite nelle tasche dei pantaloni e la camminata da chi è sicura di ciò che ha detto.

Nel momento in cui lascia che la porta del bagno si chiuda alle sue spalle io riprendo a respirare.

Sento come se fossi rimasta in apnea per ore e solo adesso avessi permesso ai miei polmoni di tornare a funzionare.

La mancina va sul petto, il cuore torna a battere ad un ritmo forsennato.

Will mi fa paura, una paura fottuta, ma quello che mi spaventa di più è il suo ruolo nelle vite degli altri.

L'idea che Kate si immischi in cose simili, dopo quello che River mi ha raccontato non mi piace per niente e soprattutto, il sapere che tutto questo potrebbe ucciderla o rovinarla per sempre è un qualcosa che non voglio che accada.

Ma posso davvero decidere io al posto suo? Posso impedirle di fare quello che vuole?

Io non avrei voluto.

Mi sono sempre lamentata del fatto che non mi abbiano permesso di farla finita e ora, inconsapevolmente, sto facendo lo stesso.

Sto provando il desiderio di salvare qualcuno che non vuole essere salvato.

O forse sì, ma non sa a cosa sta andando incontro.

Mi fermo un attimo, chiusa nello scomparto della doccia, cercando di mettere ordine nei miei pensieri.

Ripongo i vestiti, appendendoli alla porta.

L'acqua tiepida che scorre sul mio corpo mi dà un momento di sollievo, ma non riesce a lavare via la tensione accumulata.

Will è un pericolo. Non solo per me, ma per tutti quelli che la circondano. Mi chiedo quanto sia profonda la sua influenza e quanto riesca a manipolare chi le sta intorno. È un parassita che si nutre delle insicurezze altrui, offrendo soluzioni rapide e pericolose a problemi complessi.

Ripenso a Kate. Lei è sempre stata così insicura del suo corpo, della sua obesità. E ora, eccola lì, disposta a rischiare la vita per dimagrire. È straziante vedere come le sue insicurezze la stiano portando su una strada così pericolosa.

E poi ci sono io. Sono in bilico su un filo sottile tra la voglia di lasciarmi andare e la determinazione di resistere. Ho pensato di farla finita e ho lottato contro quei pensieri. Ma la tentazione di cedere, di trovare una soluzione facile, è sempre lì, nascosta nell'ombra, pronta a riaffiorare.

Esco dalla doccia e mi vesto rapidamente, sentendo il peso delle decisioni che dovrò prendere.

La consapevolezza che potrei fare qualcosa per aiutarla, che potrei impedire che faccia lo stesso errore che ho fatto io, mi spinge a non rimanere indifferente.

Ma come posso farlo? Come posso convincerla a non ascoltare le bugie di Will, a non farsi del male quando io sono la prima ad aver tentennato alle sue parole e a sentire ancora quella scia di tentazione all'interno del mio cervello?

✘✘✘

La mia testa è altrove mentre seduta alla tana lascio che le persone attorno a me siano l'anima delle conversazione.

O meglio, che le voci di Addie e Cole riempiano la quiete.

Addison siede sulle gambe di Cole, leggera come una piuma, mentre l'altro rotea gli occhi in modo giocoso.

«Basta, ho capito riccioli d'oro» sbuffa l'altro prima di darle un colpetto sulla fronte e farle apparire un broncio infantile sul volto.

Il mio sguardo si sposta su di loro in quell'attimo, la leggerezza con cui vivono questi momenti, senza pressione e paura.

È automatico per me spostare gli occhi su River stravaccato sulla poltrona.

C'è uno scambio di occhiate fra di noi, sorrisi accennati, un parlare inudibile ma che ci permette di capire senza neanche dirci niente.

Non sarà mai così con lui. Non potrà mai esserlo e di certo non per colpa sua.

Esalo un respiro torno a guardarmi le mani, lasciando che le mie dita combattano fra loro in un movimento nervoso.

Non avrei mai pensato che Cole si sciogliesse così, ma forse è proprio questo che fa questo posto.

Ti cambia, o forse sono le persone a farlo.

Che poi sia in meglio o in peggio, è un rischio diverso per ognuno di noi.

«Posso chiedervi una cosa?» domando interrompendo quel momento idilliaco.

Tutti gli occhi si puntano su di me, in attesa che continui il mio dire, in un assenso tacito.

«Se una persona che conoscete si sta cacciando in un casino pazzesco e potrebbe rischiare di farsi male, fareste finta di niente rispettando quello che vuole lei o fareste la spia?» chiedo.

È ovvio che mi stia riferendo a Kate, a ciò che ho sentito nelle docce e alla paura che possa rischiare più di quanto lei stessa pensi.

«Dipende» risponde Cole «Quanto è passabile la persona di cui stiamo parlando?» ghigna prima di vedersi arrivare alle spalle un ceffone rumoroso da parte di Addison.

«Che ho detto adesso?» ribatte Cole guardando la bionda che con una smorfia irritata torna su di me senza neanche rispondergli.

«Farei la spia, per il suo bene. O almeno mi accerterei che tutto sia sotto controllo e se non lo fosse farei di corsa il possibile per evitare che faccia cazzate» Addie dice la sua «Ma è successo qualcosa Flame? Hai fatto qualcosa e non sai come uscirne?»

Scuoto la testa velocemente, l'ultima cosa che voglio è che pensino si tratti di me, soprattutto quando non è così.

«No, era solo un'ipotesi.» sfiato guardando altrove.

«Un'ipotesi che si chiama Will?» River si inserisce, lo fa con tranquillità ponendo quella domanda come se fosse la cosa più naturale del mondo e si aspettasse il tutto.

Annuisco silenziosamente.

«Quella stronza mega galattica... cosa ha fatto?» strilla la bionda facendo saltare sulla sedia persino Cole.

«Ragazzi veramente... non è niente, probabilmente sto solo esagerando.» sospiro abbassando lo sguardo.

«Esagerare e Will nella stessa frase è qualcosa di poco credibile» mugugna River prima di alzare gli occhi verso di me «Ti ha fatto qualcosa?» chiede poi portandomi a scuotere la testa nuovamente.

«L'ho sentita parlare con Kate stamattina, le stava vendendo qualcosa. Non a lei, ma... parlavano del fatto che suo fratello dovesse dare dei soldi a qualcuno fuori per farle arrivare qualcosa qui all'interno.» spiffero tutto. Alla fine lo faccio sempre. È più forte di me.

Forse la prossima volta che rimprovero Addie di parlare troppo devo pensare a quanto lo faccia io.

«Kate? La nostra Kate?» urla nuovamente Addison.

«La palla di lardo in stanza con la bulimica?» aggiunge Cole per poi vedersi arrivare un altro schiaffo alle spalle da parte di Addie. «Ahia, ma che ho detto?» continua massaggiandosi la parte colpita.

«Devi smetterla di trattare la gente così psicoratto!» inveisce Addie verso di lui.

«Ridimmelo, mi eccito quando fai così!» risponde prima di tirarla a sé e spiaccicare le sue labbra in modo forzato su quelle dell'altra, che perdendo ogni facoltà di pensiero si lascia andare a quel gesto ricambiando e approfondendo il bacio con la stessa energia.

Il discorso Kate sembra essere sparito nell'etere, almeno da parte di quei due, cosa che porta me e River a guardarci e sospirare, accompagnando il tutto con un roteare degli occhi.

«Posso parlarci io. Con Kate intendo.» proferisce il moro, distogliendo lo sguardo dai due in preda alle effusioni e rivolgendolo a me.

«Sì, credo che sia una buona idea.» rispondo muovendo il capo in segno di assenso.

«Immaginavo che Will non perdesse tempo. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento quando l'ho vista varcare la soglia del St. Margareth.» ammette.

I miei denti si concentrano sull'interno delle mie labbra, le mordicchiano con forza, quasi a volerle torturare per impedire di dire qualcosa che invece, la mia bocca sta già iniziando a sputare via.

«Lo ha chiesto anche a me.» dico.

«Cosa?»  la sua concentrazione si lancia sul mio volto, lo squadra, cerca risposta.

«Se volessi qualcosa.» ammetto.

Lui schiude le labbra, non perde il contatto dalla mia espressione.

«Ho detto di no. Che non ne avevo bisogno.» getto via quella sentenza, senza farlo aspettare troppo e portandolo a riprendere ossigeno.

Le sue labbra si incurvano a metà, annuisce, non dice altro.

Dopotutto, lo ha detto anche lui. Per quanto siano invisibili, quelle stelle non devono sanguinare.

Mai più. E io sto iniziando a convincermene sempre di più.



✘✘✘



«Inizio ad avere fame.» esordisce Addison, dopo una serie di amoreggiamenti no stop, incurante della presenza mia e di River nella stessa stanza.

Ma è la sua frase che porta tutti a voltarci di botto, sconvolti da quell'affermazione.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?» ci guarda di sottecchi la bionda prima di scoppiare a ridere.

«E allora andiamo!» Cole non perde tempo, in un gesto veloce la prende sulla schiena trascinandola via verso la porta d'uscita.  

La bionda ride, si lascia andare in una risata naturale, non cerca neanche di opporsi a quella presa.

È bello vederla così. Libera di vivere i suoi sentimenti alla luce del sole. Senza avere bisogno di nascondersi dagli occhi di tutti, nel peccato di essere uno sbaglio nella vita di qualcuno.

La fame che non è più forzata, che diventa una necessità.

Cole che non si limita, che nonostante tutte le impressioni che ha sempre dato di sé stesso, ora non fa finta di fregarsene. La tratta come merita di essere trattata. Fa risplendere ancora di più quella luce che si è sempre contenuta pur brillando ugualmente di luce propria.

Ridiamo tutti, nessuno escluso, persino quando Cole in un movimento vendicativo va per piantare la sua mano sulla natica dell'altra in un gesto giocoso e affettivo.

Eppure, quelle risa scemano, almeno in lui, sostituite da una smorfia contratta.

«Ehi blondie.» esclama lasciando i suoi occhi sul sedere dell'altra. «Sei proprio fatta di vetro se con uno schiaffo sul culo ti ho fatta sanguinare.»

Il mondo si ferma. Tutto si ferma.

Le risate, il divertimento.

Il corpo di Addie ancora sulla spalla di Emmett.

«Che intendi?» chiede lei confusa.

E poi la vedo anche io, una macchia, sangue, nel posto più giusto in cui deve essere.

Sorrido lentamente, un'espressione felice che cresce sempre più.

«Addie, credo che... ti siano tornate le mestruazioni.» spiego.

Lei sbianca, sgrana gli occhi, fa segno all'altro di metterla giù con un leggero colpetto dei palmi verso la sua schiena.

I leggins bianchi dell'altra, con quella leggera macchia rossa che troneggia e cambia tutto.

Lei si guarda, quasi timidamente, notando da sola il tutto.

Apre la bocca, gli occhi che si bagnano di lacrime di gioia.

Perché quello è il suo primo passo reale verso la guarigione. Il ritorno di qualcosa che non se ne sarebbe mai dovuto andare.

Significa che la sua lotta sta portando ad un punto, che sta avendo i suoi risultati anche se all'esterno non si vedono ancora.

Boccheggia, incapace di parlare, di dire qualcosa mentre se da una parte io sorrido, dall'altra River sposta lo sguardo per rispetto e Cole la guarda confuso.

«Devo essere felice se sanguina?» chiede lui.

«Andiamo Addie, ci penso io.» sospiro prima di incamminarmi verso di lei. «Ci vediamo a mensa.» dico agli altri due.

È un momento bellissimo per la bionda, per quanto possa sembrare niente per chiunque altro.

«Ci pensi tu a lui?» domando al moro prima di aprire la porta e lasciare che Addison esca ancora incredula verso sé stessa.

River annuisce, mi tranquillizza solo con lo sguardo, mentre io e la mia amica ci avviamo verso i tunnel che ci riportano all'istituto.

«Tutto ok?» chiedo guardandola fra un passo e l'altro.

Lei fa un cenno affermativo rimanendo con quell'espressione piena di gioia e di lacrime, ancora incapace di credere a cosa sia successo.

«Ci avevo perso le speranze. So che fra un mese me ne lamenterò di nuovo però...»

«Lo so. Va bene Addie.»

Addison annuisce di nuovo. Non ha bisogno di parlare, so che in questo momento il silenzio vale più di qualsiasi altra cosa.

Perché per lei è la vittoria che stava aspettando.

E in fondo, lo è anche un po' per me che nei suoi occhi, vedo la speranza che a me mancava e che adesso sto ritrovando piano piano.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL'AUTRICE

Capitolo non lunghissimo ma con un momento importante nella vita di Addie.
Come avete visto, seppur non nel giorno solito, in qualche modo sto cercando di sfamarvi con i capitoli.

Non so dirvi quando arriveranno gli altri, ma vi consiglio di seguirmi su insta (neensonwattpad) per rimanere aggiornati.

Godetevi sempre le vostre vittorie, perché se per qualcuno possono sembrare piccole, per altri sono passi enormi.

Vi voglio bene.
xoxo
Neens

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