xɪɪ - ᴇᴠᴇʀʏᴅᴀʏ ꜱᴇᴇᴍꜱ ʟɪᴋᴇ ɪ'ᴍ ʀᴜɴɴɪɴɢ ꜰʀᴏᴍ ᴛʜᴇ ʀᴇᴀᴘᴇʀ

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La sensazione è sempre quella.
Come un post sbornia.

Lo stomaco vuoto ti ricorda che devi mettere qualcosa sotto i denti nell'immediato se non vuoi collassare a terra.
Ma è solo una percezione.

Nonostante abbia dormito per ore, sento come se non lo avessi fatto e una parte di me invidia NarcoChriss crollato su sé stesso mentre stava mangiando il suo toast per colazione.

Accanto a me Addie, guarda il suo piatto in modo distratto.
Rigira il cucchiaio in quella sottospecie di omogenizzato che le hanno dato per la sua dieta ricostituente ma senza affondarlo troppo.

«Che schifo di giornata.» sussurro portandomi una mano sul volto e passandola sugli occhi.
La bionda non mi risponde, come se ce l'avesse ancora con me.
Mi evita nonostante mi stia a fianco come una presenza trasparente.

«Tornerai a parlarmi un giorno o l'altro o dobbiamo continuare a fare il gioco del silenzio?» le chiedo in un sospiro rendendomi conto che detto da me sembra quasi un'assurdità.

Lei alza lo sguardo, lo porta sul mio volto stanco.
«Ti odio.» mi dice.
Mi scappa quasi una risata.
«Non è vero.»

Lei rotea gli occhi infastidita confermando il tutto.
«La prossima volta che rischi di farmi venire un infarto giuro che sarò io ad ucciderti Flame Murray» il suo dito puntato contro, quella smorfia infantile che regala un sorriso subito dopo.
So per la prima volta che non è colpa mia quello che mi è successo.
O meglio, lo è, ma non volontariamente e questo lo sa anche lei.

«Sei più carina quando sorridi lo sai?» la prendo in giro.
Lei di tutto contro ride, evita il mio sguardo, conscia che non potrà tenere quel broncio per sempre.
«E comunque...sono carina sempre» risponde alzando le spalle e prendendo finalmente una cucchiaiata di qualsiasi cosa ci sia in quello che deve mangiare ficcandoselo in bocca con forza e stringendo gli occhi per farlo scendere senza poter avere il tempo di fermarsi.
Un po' come quando qualcosa non ti piace, ma per Addie è altro.
È un discorso più profondo, una lotta che sta combattendo per sé stessa.

«Buoooongiorno stelle del mattino!» un urletto cinguettante ci porta entrambe a voltarci.
Addie è sconvolta, i suoi occhi sgranati ne sono una chiara rappresentanza.

«Che sono quelle facce? Oh tesoro dovresti mettere un po' di blush a quelle guance lo sai? Sembri un fantasma.» Emmett si porta la mano al cuore accompagnando il tutto con un'espressione fintamente afflitta.

Lascio scorrere il mio sguardo fra River e lui, mentre il moro trascina una sedia su cui si siede al contrario con il petto poggiato contro lo schienale, un libro aperto in una mano su cui ha gli occhi puntati e un toast sull'altro che addenta fra una pagina e l'altra.

«Rivvy mi ha detto che voi siete simpatiche e io ho bisogno di avere nuove amiche... quelle vecchie sono delle stronze senza eguali.»
È assurdo vedere Emmett in quegli atteggiamenti.
Forse mi sono abituata troppo a Cole e al suo odio verso la gente che ora, quello che mi appare davanti agli occhi ha un non so che di paradossale.

Rivvy o River sospira al nomignolo, chiaramente contrariato, ma non dice una parola a riguardo, continuando a leggere qualsiasi cosa ci sia scritto in quel libro.

«Da quando lo psicoratto si siede con noi?» chiede Addison ancora incredula.
«Addie... non vedi che...» le rivolgo uno sguardo chiaro.

«Oh tesoro, chiunque abbia fatto soffrire quel cuoricino dovrebbe essere arrestato. Ma tranquilla, adesso siamo amiche e possiamo rivelarci ogni segreto e magari fare un pigiama party con maschere di bellezza per rendere la nostra pelle più ossigenata.
Hai mai provato quelle di Jercy, sono le migliori, dopo una di quelle mi sento rinata!» la gestualità che usa nel parlare di cose del genere mi rende perplessa e non sono la sola.

La mensa si è totalmente girata verso di noi, o meglio, verso di lui.
O lei.
«Sono Sheila, ma potete chiamarmi Shey, mi trovate su tutti i social come SheyShey.» un sorriso così inquietante e allo stesso tempo naturale.

Apro leggermente le labbra, pronta a rispondere che qui non abbiamo telefoni e che certamente nessuno di noi potrà fare maschere per il viso durante uno pseudo ritrovo fra ragazze ma qualcosa mi ferma.

«I tuoi capelli, ti prego permettimi di lavorarci su!» Emmett o Shey allunga la mano verso di me, fa per prendere una ciocca di miei capelli, per intrecciarla fra le dita e io mi raggelo al solo possibile contatto.

Chiudo gli occhi aspettando il peggio, tremando e stringendomi sul mio corpo ma quel tocco non arriva.
Quando riapro le palpebre subito dopo è perché il tonfo di un libro che cade a terra mi riporta al mondo.

La mano di River è avvolta al polso di Shey, lo stringe, evitando il delirio generale.
«Ti ho detto di non toccarla.» secco, duro.
Non ci guarda neanche.
Il silenzio invade la stanza. Sento l'attenzione su di me, la sensazione pressante di occhi che mi fissano con insistenza.

Shey non parla, osserva River, quasi stupita da quel gesto.
«Comunque dovresti provare quelle di Clesh sono ancora meglio»
Addie rompe quel momento di tensione, è l'unica che ha il coraggio di farlo, permettendo a River di mollare la presa dal polso di Shey e di attirare la sua attenzione su di sé.

E funziona a tal punto che la nuova personalità di Emmett cambia totalmente discorso, iniziando a scambiare consigli di bellezza con la bionda.

Deglutisco, i miei occhi azzurri puntati su un River che invece ha ripreso da terra il libro e quasi magicamente ha ritrovato la pagina su cui era rimasto riprendendo la sua lettura e piano piano, sembra che anche le altre persone presenti abbiano perso il loro interesse sul nostro tavolo, lasciandoci in pace e liberi dai loro sguardi.

Prendo un respiro profondo, torno con la mia concentrazione sulla colazione che ho davanti.
Le dita tamburellano distrattamente sul tavolo in modo silenzioso.
Non posso fare a meno di chiedermi se la figura vista durante la notte sia stata un sogno o meno.
E allo stesso tempo, non posso smettere di domandarmi se il rumore di quel sorriso appartenesse a River.

Sono stupida, me ne rendo conto.
Ma è come se avessi sentito la contrazione delle sue cicatrici in un millesimo di secondo.
«Quindi ti è passata?» chiedo quasi in un bisbiglio, conscia che lui possa sentirlo.
«Non so di cosa tu stia parlando» non accenna ad alzare gli occhi, a rivolgerli a me.

«Della sera in cui hai dato il peggio di te in camera nostra River.» non voglio scendere nei dettagli, non con Addie così vicina.
«Ripeto, non so di cosa tu stia parlando.» c'è una scia di tensione nell'aria, mentre quasi disturbato si alza, lanciando il fazzoletto su cui aveva il toast sul tavolo e facendo strisciare la sedia su cui era seduto.

Evita il discorso. Scappa, dirigendosi senza ulteriore risposta verso l'uscita della mensa.
Ed è forse una maledizione il mio seguirlo con gli occhi, mentre a pochi passi dalla sua sparizione nei corridoi, il suo corpo sbatte contro una figura alta e massiccia e due occhi grigi.
Il mio cuore si ferma per qualcosa che sono più di due secondi.

«Sto sognando o quello è un angelo sceso in terra?» Shey e la sua tonalità squillante catturano nuovamente l'attenzione, portando tutti gli occhi verso il ragazzo alla porta. Il tipo guarda verso di me, con uno sguardo pieno di compassione che non vedevo da mesi.

«Ciao Flame.» dice rendendo chiaro il perché della sua presenza lì.
Io sono senza parole, incollata alla sedia, nel silenzio che si crea di nuovo.

E stavolta è River a distruggere tutto, quando con una spallata verso di lui, lascia definitivamente la stanza.
Il ragazzo lo guarda, come se fosse appena stato toccato da un moscerino, prima di tornare su di me.

«Mi fa piacere rivederti.»

Aaron Rogers, di certo l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento, mi sorride.
E io, voglio solo scomparire.


✘✘✘

Il passato torna sempre.
Per quanto tu voglia tenerlo lontano.
Solo che io non pensavo lo facesse così presto.

Quando Aaron mi ha seguito fuori dalla mensa tutto in me ha iniziato ad avere paura.
Non di lui, ma di quello che la sua presenza potesse generare nel mio cervello.
«Ti trovo bene» dice sorridendomi con quella che sembra dolcezza.

Al contrario io aggrotto la fronte, confusa.
Come fa a trovarmi bene quando non sa neanche cosa sto passando e cosa ho passato?
L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo litigato, perché per l'ennesima volta gli avevo impedito di avere rapporti con me.

E lui, dopo l'ennesimo rifiuto aveva sbottato.
Mi ha urlato contro che non potevo essere definita donna.
Che una persona che si reputava la sua fidanzata non poteva impedirgli di avere un contatto fisico del genere.

Che lui aveva delle esigenze.
E io lo avevo giustificato, avevo iniziato a piangere sotto le sue bestemmie, le sue accuse, pensando che avesse terribilmente ragione e una parte di me lo pensa ancora.

«Perché sei qui?» chiedo appoggiando la schiena contro il muro.
Lo sguardo basso incapace di guardarlo, le mani dietro di me, come ad impedire a me stessa qualcosa.
Posso farcela, so che posso.

«Sono venuto a trovarti.» Aaron alza le spalle.
So benissimo che non è giornata di visite e che lui non potrebbe essere qui.
Ma so anche bene di come la sua famiglia abbia quella cosa che gli permette l'ingresso ovunque voglia e in più lui frequenti medicina, una buona scusa per poter visitare qualcosa che potrebbe essere il suo lavoro fra qualche anno.
Cosa che spero proprio non accada.

«Riformulo: come facevi a sapere che io fossi qui?» cerco di essere dura, impassibile, come se la sua presenza non mi toccasse.
«Tua sorella l'ha detto alla mia, credo non volesse ma se l'è lasciato scappare»
Ovvio.

Sapevo che in qualche modo la notizia sarebbe girata, che Liv avesse bisogno di sfogarsi con qualcuno, solo che speravo vivamente che quel qualcuno non fosse Hailey Rogers.
Sospiro, continuo a perpetuare il mio sguardo sul pavimento.

«Flame... posso... posso abbracciarti?»
Mi irrigidisco, mi attacco ancora di più al muro mentre la mia testa si scuote velocemente.
«Eddai, secondo me hai solo bisogno di sentirti amata di nuovo. Stando qui ti si fotte ancora di più il cervello.» sghignazza, alza lo sguardo al soffitto.

«Non... voglio.» rispondo.
Ogni cosa in me trema.
La saliva mi brucia l'esofago, vorrei cercare un appiglio da qualche parte ma non so dove trovarlo.

«Smettila di fare la bambina Flame, sono tutte cazzate. Volevi solo una scusa per smettere di studiare e attirare l'attenzione su di te e ti sei inventata tutta questa cosa.» continua imperterrito, scivola sulle mie ferite infierendo con il suo passaggio per poi passare alla prossima.

Fa male.
«Aaron non è così... io... mi dispiace ma non...» la mia testa si muove quasi in automatico mentre balbetto, la gola mi si chiude impedendomi di parlare ancora di più.
Vorrei scappare, lasciarlo lì a continuare a blaterare cose che sono consapevole non siano vere, ma come quella volta, non riesco a farlo.

Quando ci lasciammo non fu bello.
Fra gli insulti e le provocazioni lui non poteva accettare che la sua bambolina, quella che aveva costruito negli anni proprio come lui voleva, che aveva manipolato in base alle sue esigenze, si rifiutasse.
Insistette, davanti alle mie lacrime, mi costrinse contro di lui.
Mi rubò pure quell'ultima richiesta d'aiuto.

Soffocò le mie grida con baci obbligati, ripetendomi all'orecchio che andava bene, che era solo un momento e che dovevo solo lasciarmi andare, per poi svuotarsi dentro di me.
Al tempo pensai fosse normale, fosse il mio dovere. L'avevo sempre fatto e anche se quella volta non volevo non era giusto che mi rifiutassi.
Lui si aspettava questo da me e io dovevo accontentarlo.

Ero io quella in torto, lui faceva solo quello che era portato a fare.
«Aaron ti prego vattene» singhiozzo, le lacrime scendono come forsennate lungo le mie guance, incontrollabili.

Sento la mia mente che rivive quel momento, le stesse gocce versate, la stessa paura, la stessa sensazione di essere un errore.
Costruita male, con un cervello sbagliato e un corpo che si lasciava guidare da esso.

«Hai solo bisogno di una sana scopata Flame, se solo smettessi di fare la vittima che vuole essere compatita e tornassi quella che eri lo capiresti. Il mondo non gira intorno a te»
Altre lame taglienti.

I brividi mi percorrono il corpo, vorrei strapparmi la pelle pezzo per pezzo, dilaniare ogni cosa che ricopre le mie ossa e che mi fa sentire uno sbaglio.
Vorrei che il mio cervello smettesse di pensare, che smettesse di ricordarmi quanto io abbia fatto soffrire tutti per un mio stupido capriccio.

Ma è davvero un capriccio?
«Su forza andiamo, sono venuto qui per farti uscire da questo posto di matti.»
Fa per prendermi il braccio, per tirarmi a sé e io lo sento quel momento che cambierà tutto.
Lo sento come il mio corpo sia pronto a reagire creando in me quella gabbia mentale che mi isola dal mondo, che mi porta vivere tutto il male di questa terra.

«Forza Flame» ripete mentre le sue dita si avvicinano al mio corpo e io le sento, così affilate come coltelli pronte ad uccidermi.

Forse dovrei farlo.
Forse ha davvero ragione.
Forse sono solo capricciosa e sto inventando tutto.

«L'hai sentita coglione? Ha detto no, vattene.» la voce di River è inconfondibile mentre si frappone fra me e Aaron.
Le sue mani spingono contro le spalle dell'altro più alto di lui.

«E questo chi è?» Aaron riprende la stabilità per quanto River non l'abbia spostato più di tanto. «Il tuo nuovo ragazzo? È per questo che fai così? Mi tradivi con questo demente e non avevi il coraggio di dirmelo?»

Apro gli occhi e vedo solo rabbia.
Rabbia da parte di Aaron mascherata in un sorriso divertito.
Rabbia da parte di River che invece sembra più pura, vera, feroce.

«No lui... non è...» cerco di recuperare, non voglio che si arrivi al peggio.
«Sono quello che ti spaccherà quel naso da milioni di dollari se non te ne vai a fanculo» River lo fronteggia, avanza, facendolo indietreggiare.

«Quindi è così? Ti sei fatta intortare da questo animale e hai deciso di rinchiuderti qui per stare con lui.»

Aaron accampa supposizioni, non capisce.
Non mi ha mai davvero vista.
Non mi ha mai ascoltata, neanche quando fingeva di farlo.
Neanche quando sembravamo la coppia perfetta che a lui andava bene sfoggiare.

«Non è così per favore fermatevi.»   il corridoio inizia a riempirsi di gente, attirata dal rumore della rissa imminente.
Cerco Addie con lo sguardo, vorrei raggiungerla ma mi sento intrappolata fra i due.
Provo a mimare con le labbra di chiamare Nick o qualsiasi altra persona dello staff e a quanto pare la bionda afferra il concetto volando via dalla parte opposta.

«FORZA MASCHIONI, IL SANGUE DONA ALLA PELLE!» Shey agita la mano, urlando come una groupie ad un concerto.

«Ho detto vattene!» River continua a ripeterlo, convinto.
«No» è la risposta di Aaron.

Risposta che arriva per spegnersi subito dopo, quando River senza neanche avvertire si lancia contro di lui.
Non sono neanche in grado di capire come sia iniziata veramente, mentre la figura del moro si sovrappone a quella dell'altro, iniziando a scagliare pugni sul suo stomaco.
Aaron tossisce, risponde, capovolge le cose spingendo le sue mani contro il volto di River.

«Trovo il tutto talmente sexy che la mia patatina si è appena bagnata» Shey perpetua il suo tifo verso tutti e nessuno.

«VI PREGO SMETTETELA! BASTA!» io urlo, ma nessuno mi sente.
Sembra un loop che si ripete.
Forse è proprio per questo che ho smesso di chiedere aiuto e ho accettato che non me lo meritassi.

Chiudo gli occhi, aspettando che tutto finisca, nella speranza che se mi convincessi che fosse un incubo io potessi risvegliarmi.

«VOI DUE, BASTA!» ma non è la mia voce.

Nick divide i due, ha bisogno di qualche collega per farlo, mentre regge fra le sue braccia River e lascia che gli altri infermieri facciano lo stesso con Aaron.

«Ti sei messo contro la persona sbagliata, testa di cazzo!» Aaron sputa un grumo di sangue a terra, per poi alzare le braccia per farsi liberare dalla presa e dirigersi da solo verso l'uscita.
«Siete tutti pazzi qui dentro, da internare e buttare la chiave.» la cattiveria che usa è qualcosa che non avevo mai visto, o forse, avevo fatto finta di non vedere fino ad ora.

Il mio sguardo si sposta su River intento a pulirsi la bocca piena di sangue con il dorso della mano mentre perpetua quegli occhi rossi e pieni di ira.

«Chi l'ha fatto entrare? Sapete che non sono ammesse visite nei giorni non adibiti» è la domanda di Nick che non ottiene risposta.
«River sono costretto a dire a tua madre cosa è successo lo sai?»

Di tutta risposta lui fa il dito medio aggiungendo anche un grugnito prima di camminare verso la parte opposta per allontanarsi, superando la piccola folla che si era creata.

«Io facevo il tifo per te Rivvy!» è l'ultima frase che Shey rivolge al ragazzo prima di vederlo sparire dietro l'angolo.

E non so cosa mi prende, non so come io riesca a sbloccarmi.
Ma le mie gambe, quasi comandate da una forza più grande, si muovono verso quella direzione.
E non importano gli sguardi su di me, non importa che T.T.T. stia già bisbigliando qualcosa o che Nick stia provando a fermarmi.

Io voglio solo raggiungerlo.


✘✘✘

Ho il fiatone quando mi ritrovo le spalle di River, davanti agli occhi come se avessi corso una maratona.

«Perché l'hai fatto?» non mi accorgo di star urlando seppur con il poco fiato che ho.
«Vattene via Flame»
«No!»
«Smettila di essere cocciuta e vattene ho detto!» si gira verso di me.

È come se vedessi un nuovo River ogni volta.
Non è come con Emmett dove sono conscia di star interagendo con varie personalità, ma è diverso.
Mi accorgo sempre di più che River è un enigma, un rebus indecifrabile.
Alterna momenti come questo ad attimi di dolcezza come dentro il magazzino.
Ti distrugge e ti ripara, a suo modo.

Forse è un modo tossico di farlo, forse sono io che ho una calamita verso questo genere di cose ma non riesco a cedere, a decidere di allontanarlo.
Il modo in cui è entrato nella mia vita è così incredibile e terribile allo stesso tempo.

«Dimmi perché l'hai picchiato?» continuo, insisto, ho bisogno di risposte mentre poggio la mia mano alla parete e i miei occhi si concentrano sulle sue cicatrici e sul livido che si sta formando sulla sua guancia, per non lasciarmi fermare dalle sue iridi castane.

«Non so se l'hai notato ma ti ho fatto un favore» risponde, ma è agitato.
«Non ti ho chiesto di farlo!» lo faccio sempre, non accetto l'aiuto esterno.

Lo riconosco, vorrei ringraziarlo, seppur il modo non sia dei migliori, ma non riesco a dirlo a parole, ad approvarlo.

«Cazzo Flame impara a stare zitta una volta tanto e a capire che non sempre devi chiedere per ottenere qualcosa!» quella risata isterica mi da ai nervi.
Sta caricando il nervosismo all'interno del suo corpo, un qualcosa che io sto solo fomentando.
«Lui... avrebbe capito. Stavamo parlando. Sarebbe andato via da solo.»

«Ti stava molestando Flame, magari non fisicamente, ma lo stava facendo con la tua testa e tu sei una stupida se non lo capisci» mi urla contro.

So che non lo fa per farmi del male, ma attiva in me qualcosa che non riesco a controllare.

«E tu sei uno stupido se non capisci che io non sono Rachel! Non sono la tua fidanzata morta e non devi difendermi per sentirti meno in colpa!»

Le parole escono dalla mia bocca come missili che colpiscono in pieno.
Me ne pento un secondo dopo, sentendo il mio corpo rilassarsi.
Non volevo.
Non voglio.
Lui di contro mi guarda, il suo sguardo si spegne.
Non ha espressioni.

«Tu non sai un cazzo» i suoi pugni si stringono.
Ma non ho paura.
So che sono stata io a far male adesso, pur non volendo.
Il silenzio ci avvolge.

Riesco a sentire il suono del mio cuore rimbombare all'interno del mio petto.
«Hai ragione, allora raccontami.» cerco di riequilibrare la situazione, ma ormai sembra quasi una battaglia persa.

Un qualcosa di così apparentemente irrecuperabile che lui non mi risponde neanche mentre si volta di nuovo sparendo dalla mia vista e lasciandomi lì.

Ho fatto un casino, come sempre.
Ma questa volta, è un disordine differente.
Uno che non riesco ad accettare, non così.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE

Ho scritto questo capitolo di fretta, per quanto fosse proprio quello che volevo scrivere, quindi non preoccupatevi se trovate errori o refusi, provvederò a correggerli domani, ma volevo che come promesso i due capitoli uscissero insieme.

Queste note sono per ricordarvi che se avete una relazione o un Aaron nella vostra vita che vi fa sentire sbagliate o sbagliati... denunciate, allontanatevi, fateli sparire immediatamente dalla vostra vita e aprite gli occhi.

Siamo tutti più di quello che qualcuno vuole farci credere, dobbiamo solo accettarlo.

Vi voglio bene❤️

xoxo
Neens

Vi ricordo che se volete scrivermi, sfogarvi, o magari seguire anche le live che faccio ogni tanto mi trovate sia su instagram che su tik tok come: neensonwattpad

Ci vediamo Martedì con il capitolo XIII

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