xᴠɪ - 'ᴄᴀᴜꜱᴇ ɪ ᴋɴᴏᴡ ᴛʜᴀᴛ ʏᴏᴜ ꜰᴇᴇʟ ᴍᴇ ꜱᴏᴍᴇʜᴏᴡ

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«Dovremmo colorare questo posto, è così cavernicolo» la figura di Addison si muove per la tana, con l'intento che era chiaro sin dal primo momento in cui ci ha messo piede.
«Non credo che Cole sia d'accordo Addie.» rispondo.

Per la prima volta, dopo mesi, indosso una maglietta a maniche corte.
Liv qualche giorno fa, mi ha fatto arrivare un pacco con degli abiti nuovi, e dato l'arrivo del bel tempo ha pensato bene di eliminare i maglioncini che coprono tutte le mie braccia.

Eppure, quando stamattina ho deciso di mettermi addosso uno di quegli indumenti, non ho provato vergogna.
Le cicatrici sono ancora lì, impossibili da cancellare, vecchie, indelebili sulla mia pelle martoriata ma va bene così.
Non posso cancellare qualcosa che è stato, e che fa parte di me.

«Oh ma cosa vuole saperne di bellezza quello scorbutico psicoratto senza cervello» sbuffa irritata al solo pensiero dell'altro, in quel modo così infantile che usa per prendersela con qualcuno.

«Ti ricordo che questo posto l'ha trovato lui.» rimarco, conscia che troverà sicuramente un'ulteriore risposta per controbattere la realtà.
«Sì ma io ci devo vivere e mi si spegne l'umore alla vista di questi muri ammuffiti» sospira prima di lasciarsi andare sulla sedia.

Ed è quasi una coincidenza il fatto che pochi secondi dopo, la porta si apra rivelando le uniche due figure oltre noi a conoscere questo posto.

«Oh bene» Cole rotea gli occhi «River mi ricordi perché le abbiamo incluse qui dentro?»
«Veramente Flame l'hai portata tu qui» River alza le spalle, l'odore di sigaretta spenta da poco invade la stanza e permea sul suo corpo.

«Sì ma non avevo previsto che rimanesse a rompere i coglioni insieme all'elfa dei boschi incantati» continua lui in risposta «Quella è la mia sedia scassacazzo!»
«Non c'è scritto il tuo nome psicoratto!» Addison attorciglia le braccia al petto con fare indispettito, creando la solita scena buffa che si ripete ogni volta che litigano.

«La vedi?» Cole ribatte, voltandosi verso River, esasperato dai comportamenti della bionda.
«Magari se fossi più gentile non si comporterebbe così» dico continuando a gustarmi la scenetta ilare.

«Esatto, chiedimelo per favore.» Addie si volta nuovamente verso la sua sagoma, sorride sfarfallando le ciglia in modo fintamente dolce.

Ed è chiarissimo come questa cosa dia sui nervi a Cole. Le sue mani si stringono in due pugni, gli occhi si chiudono cercando di contenere un'irritazione evidente.
Deglutisce e si vede talmente tanto, che il pomo d'Adamo si muove forzatamente per poi prendere un respiro profondo.

«Per favore potresti alzare il culo dalla mia sedia Addison?» scandisce ogni parola con una diversa modalità di disturbo nel farlo mentre la fissa aspettando la risposta che no, non è quella che spera.
«No. Sono comoda.» Addie alza le spalle, ghigna ma è abbastanza divertita come noi dalla scena, soprattutto quando pochi secondi dopo, Cole inizia a rilasciare respiri esasperati.

«Io l'ammazzo.» un suono gutturale che esce dalla sua gola e so benissimo che stia concentrando tutte le sue forze per non farlo davvero.

«Dai Cole, ti lascio la mia, è uguale, tanto posso stare anche in piedi» mi alzo, cedendogli il mio posto senza battere ciglio e nonostante lo sbuffo che esce dalle sue labbra e il continuo fissare la bionda ad un briciolo dallo strangolarla, accetta.

«Comunque stavo pensando ad una cosa» la voce limpida di Addie, spezza il momento di tensione.
«Perché? Pensi anche?» Cole cerca subito la vendetta con le sue frecciatine, provocando nell'altra solo uno sbuffo contrariato.

«Dicevo... stavo pensando... dovremmo darci un nome.» Addison ci travolge con la solita esaltazione per il nuovo che le appartiene.
Con l'idea geniale del secolo che viene presa in modo diverso da ognuno di noi.
Se River è indifferente, Cole sta già mostrando la sua espressione disgustata mentre io sono nel mezzo.

«Ogni gruppo importante ha un nome pensateci: Gli Avengers, gli X-Men, le Winx!» dice continuando con quel flusso in crescita di emozioni positive.

«Ma chi ha detto che siamo un gruppo? E poi cosa cazzo c'entrano le Winx?» è diventata ormai una conversazione fatta di battibecchi fra loro due. Un ricercarsi a vicenda solo per darsi contro.

«Tu stai zitto, sono discorsi troppo importanti per il tuo cervello così piccolo psicoratto» risponde lei di getto, muovendo anche la mancina per allontanarlo dal discorso.
«Comunque deve essere un nome d'impatto, qualcosa di speciale, che possiamo avere solo noi. Che ci unisce...»

«Una malattia mentale?» River interviene, alza un sopracciglio, mentre rimane con il corpo spalmato sulla poltroncina.
«No. Deve essere qualcosa di più...» Addison storce la bocca con fare pensoso, il naso le si arriccia.

E io per un attimo mi isolo mentalmente.
Nella mia testa si contorcono varie immagine, come un video, di momenti passati insieme.
Non sono molti, ma quei pochi, racchiudono lo stesso nucleo.
La paura.
La paura di essere noi stessi.
La paura di vivere che ci ha portato a questo punto delle nostre vite.

River ha paura di aprirsi, di raccontare di sé.
Addie ha paura di non essere adeguata, perfetta.
Emmett, ha paura di ciò che le sue emozioni e personalità potrebbero far scattare.
E io, io ho paura e basta. Di me stessa, della mia esistenza, della mia mente.

«Fear» è un sussurro, una parola che esce da sola dalle mie labbra.
L'attenzione è tutta su di me adesso.
Mi accorgo dopo qualche millesimo di secondo che tutti e tre mi stanno fissando e che ora, sono praticamente costretta ad espletare il mio pensiero.

«Flame, Emmett, Addison, River. F.E.A.R., le nostre iniziali, la paura, quello con cui viviamo.» spiego lentamente guardandoli uno per uno.
C'è un momento quasi eterno di silenzio fra di noi. Noto come stiano pensando. Come stiano davvero riflettendo sulla cosa.
E stranamente a quanto io potessi pensare, non è Addie la prima a parlare.

«Di certo è meglio di essere paragonato ad una cazzo di fatina con la voce da scema.» Cole si rilassa sulla sedia, alza le spalle.
«Mi piace. F.E.A.R., è anche perfetto per quel tatuaggio che volevamo fare Flame. È perfetto.» la vedo sorridere e la cosa di rimando lo fa fare anche a me.

Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione simile fino a due mesi fa.
Con delle persone che dicono di essere mie amiche e che vogliono il meglio per me.
Con un posto segreto e un nome per un gruppo di gente disturbata.
Con le mie cicatrici allo scoperto e la paura sempre lì, presente, ma controllata e non solo grazie a me.

«Non vedo l'ora di farmi dare qualcosa per scrivere il nostro nome sui muri» Addison cinguetta felice alzandosi dalla sedia per eseguire un saltello divertito ed eccitato.
«Che ha detto la biondina del cazzo?» Cole alza un sopracciglio già conscio che questa storia è solo l'inizio di qualcosa che non sopporterà.
Ma è questo il bello.

Il fatto che ognuno di noi, è diverso dall'altro, ma che allo stesso tempo ha qualcosa in comune che ci rende uniti, quello che siamo.
E anche le litigate fra Addie e Cole, i silenzi miei e di River, diventano necessari nella vita che viviamo.

E in quello che io vedevo sbagliato, ora vedo solo un'opportunità.
Dovevo solo trovare le mie persone, quelle che mi avrebbero circondato di luce e vita.
Di attimi come questi, di cui ora, non posso più fare a meno.


✘✘✘

Quando Addie e Cole, si dirigono verso l'uscita per raggiungere la sala ricreativa, io non ho voglia di andare via.

Queste quattro mura, per quanto anguste, mi fanno stare bene.
Rimango indietro quindi, lasciandoli andare e non rendendomi conto che River si è accorto di ciò.

«Non vieni?» rimane sulla soglia, con la porta ancora aperta mentre io scuoto la testa in risposta.
«No, credo che resterò un altro po' qui.» dico.
Lui dal canto suo sospira, rimette dentro il pacchetto la sigaretta che aveva tirato fuori prima avviarsi verso la via dell'istituto e chiude la porta alle sue spalle.

«Tutto ok?» mi chiede avvicinandosi.
«Sì» prendo un respiro «tutto ok» la mia testa si muove di nuovo per annuire.

Mi accorgo che reggere il suo sguardo, non è più difficile come all'inizio.
I nostri occhi si sono abituati a quelli dell'altro.
Lui sospira, fa una strana smorfia con la bocca quasi divertente se non sapessi che appartenesse a lui.

«Ti sta bene quella maglietta»
«Grazie»
«Vuoi che vada?»
«No» scuoto la testa.

E sono convinta, cazzo se lo sono.
Non voglio che vada via.
Voglio che stia con me, che mi guardi.
«Okay» fa qualche passo.

Per un attimo penso che si stia avvicinando tantissimo a me, che possa toccarmi nel giro di pochi secondi e mi irrigidisco.
Il respiro mi si mozza in gola, il cuore mi batte come un forsennato.
Voglio che lo faccia, ma allo stesso tempo il mio corpo non lo accetta.

È una lotta che non riesco a vivere, che mi divora dentro.
Ma lui non lo fa.
Non mi tocca, va avanti superandomi.
Non mi rendo conto che ho fatto la figura della scema, paralizzandomi e stringendo gli occhi come se mi aspettassi qualcosa che non è mai arrivato.

Perché lui sa, lui rispetta ciò che sono, non mi giudica, non vuole farmi del male.
«Vieni» la serietà con cui lo dice mi fa quasi timore.

Mi volto, ritrovandomi con le sue spalle davanti agli occhi mentre apre uno dei cassetti di un armadietto rotto tirando fuori una coperta che stende per terra.
Mi avvicino ma non riesco ancora a capire cosa mi stia chiedendo mentre si siede e mi fa segno di fare lo stesso.

Per un attimo tentenno, l'idea di averlo così a contatto è qualcosa che mi fa fare pensieri che non vorrei fare.
Perché so che non potrei sostenerli, che sarebbero solo un'illusione nel mare di merda che mi avvolge.

Eppure, lo faccio.
I miei passi sono lenti, quasi trascinati, mentre prendo posto accanto a lui, ad una distanza minima, ma non al punto di toccarci veramente.

Lui non mi guarda, fissa il muro, con le braccia sopra le ginocchia divaricate e tirate al petto.
«Tre anni fa ho iniziato a fare uso di droghe.» confessa spiazzandomi del tutto  «Ero appena entrato al college, Filosofia, e nonostante mi impegnassi così tanto non sembrava mai abbastanza»

Deglutisco, lui è come se parlasse a quel muro ma io lo ascolto, guardandolo come se stessi per ricevere il segreto più importante della mia vita.

«Ho iniziato con delle pillole per aumentare la concentrazione, ma poi, sono passato ad altro ed è lì che ho conosciuto Rachel» ho un tuffo al cuore.

Non mi aspettavo mi raccontasse di sé stesso, dopo le molteplici volte in cui ha evitato tutto il discorso, ma ora che lo sta facendo, sentire il nome di un'altra ragazza sulla sua bocca, mi fa male.
Non che sia gelosa, so che Rachel è morta e che è stata ed è importante per lui ma, il sapere tutta la storia, mi scuote.

«Lei era una cheerleader, la più brava e bella che potesse esistere. Ma anche lei, non viveva bene» prende un respiro, deglutisce.

Noto come i suoi occhi nonostante stiano fissando quella parete da troppo tempo, facciano fatica a rimanere privi di espressione.

«Rachel non mangiava, perché gli standard le imponevano di non farlo e io, ero troppo preso dalla mia cazzo di dipendenza per rendermi conto di tutto questo.» scuote la testa, rilascia una risata nervosa, colpevole.

E ora è chiaro tutto.
L'attenzione per Addison, le parole verso di lei, così dure, ma piene di significato.
Lui rivede Rachel in Addison, vuole salvarla, perché non è riuscito a salvare lei.

«Sono diventato un mostro. Mi arrabbiavo facilmente quando non riuscivo a prendere quello che mi serviva e ho mandato a fanculo quello che era il mio sogno. Come un coglione.» ogni parola, ogni cambio di tono nel suo racconto, è come una lama sottile dentro di me.
Lo vivo, lo assorbo, lo faccio mio.

«River...» sussurro, il mio respiro si fa pesante.
«Flame che cosa vuoi da me?» si volta.
Siamo ad una distanza così infrangibile che mi basterebbe fare un piccolo movimento per permettere ai nostri nasi di toccarsi.
«Spiegamelo perché non lo capisco» lo dice così piano che è fatto di aria.
La sento che si scontro contro il mio volto, mentre il mio petto sembra esplodere.

«Non lo so» rispondo.
«Non lo so» ripeto.

Lui prende un respiro, alza gli occhi per un attimo, tentando di controllare quello che so potrebbe rovinare tutto.
«Mi dispiace» piagnucolo.

River chiude gli occhi, scuote la testa prima di tornare a guardare il muro.
«Ho iniziato a frequentare la gente sbagliata. Gente come il tuo ex ragazzo. Ricconi da strapazzo che pensano che il mondo giri intorno a loro e alle loro cazzo di esigenze. Mi usavano come arma, come carro armato da usare contro quelle povere persone come me il cui unico sbaglio era non avere soldi per pagare quella merda» sputa quelle parole.
Ricomincia la sua storia, allontanando per un attimo quel momento fra di noi.

«Ho fatto del male a così tanta gente che neanche ricordo quanta, ma ho tutti i loro volti impressi nella mia mente che mi perseguitano ogni cazzo di notte.» la rabbia verso sé stesso monta.
«Ero un burattino nelle loro mani, che operava in cambio di una dose o due a volte, perché ero stato bravo»

Non so quanto posso resistere a tutto questo.
Non so quanto il mio cuore possa reggere questo racconto.
Apro la bocca, vorrei dirgli qualcosa ma non riesco.

«Scusami, ti capisco se hai cambiato idea su di me... te l'avevo detto dopotutto no?» il sorriso spento che mi rivolge è ciò che fa più male.
So come si sente, seppur io abbia esperienze diverse dalle sue.
«Non l'ho fatto.» rispondo. E sono sincera.

Lui dal canto suo mi guarda, contrae la fronte.
«Hai paura di me?»
«No»

Esala un respiro, abbassa la testa nello spazio fra le gambe.
«Cazzo come fai?» mi domanda.
«Come fai a non vedere il male negli altri ma a vederlo in te stessa?»

Non rispondo. Non so quale sia la risposta a questa richiesta.
«Mi fai impazzire. Mi fai esplodere il cervello Flame.»

Per la prima volta, noto una debolezza in lui.
Il modo in cui il suo volto si contrae, in cui tira a sé quelle cicatrici che ricoprono le sue guance, che girano attorno al naso e tagliano uno dei sui occhi, lasciandolo miracolosamente intatto.
«Non lo so» è una risposta standard la mia.

Un qualcosa che nel tempo, è diventato sempre più ripetuto.
Non solo con lui, ma con tutti.
Io non lo so perché sono così, perché non riesca a vivere la vita come dovrei.

Lui sospira, di nuovo, arreso prima di portare nuovamente quei bellissimi occhi profondi su di me.
Gli stessi che ogni volta, mi fanno sciogliere come neve al sole.

«Apri la mano» mi invita, imitando il gesto che dovrei fare da me.
Mi mordo il labbro inferiore, nervosa, inconsapevole di quale possa essere il suo obbiettivo.

«Fidati, apri la mano e rivolgila verso di me» insiste.
E io, come trascinata da una forza invisibile che è la sua voce, lo faccio.
La mia mano si apre, il palmo rivolto verso di lui come se volessi fermarlo.
Sento una molteplicità di brividi percorrermi la pelle, nell'anticipazione di un buio che non conosco.

E poi, lui fa l'ultima cosa che mi sarei aspettata.
Anche la sua mano si apre, nello stesso modo in cui ho fatto io.
I nostri palmi, le nostre dita, si incontrano ad una distanza tale dal non toccarsi, dal vedersi come una calamita che ne impedisce il contatto.

«Ti sto toccando.» mi dice.
Mi sento trasalire.
Lo sta facendo ma allo stesso tempo, fisicamente, non lo sta facendo davvero.
«Lo senti?» mi chiede.

Basterebbe un piccolo movimento per intrecciare le nostre dita, per sfiorarci veramente, ma non succede, perché non vogliamo che succeda.

«Sì, lo sento.» rispondo sfiatando guardandolo fisso negli occhi per poi vederlo sorridere e annuire.
E lo faccio davvero, lo sento, lo vivo, lo percepisco.
È una sensazione nuova, qualcosa di così reale e delicato che non credo neanche che stia succedendo realmente.

«Possiamo stare così un altro po'» chiedo, quasi con la paura di una risposta negativa da parte sua.
«Tutto il tempo che vuoi Scintilla» risponde lui.

E adesso, non posso più negare a me stessa quella che è la verità che avevano capito tutti tranne me fino ad ora.

Io Flame Murray, sono definitivamente e fottutamente persa di River Worley.
E da questa cosa, ne sono certa, non si torna più indietro.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE

Placate gli urletti se ci sono.
Sì. Avevo questa scena in canna da eoni.
Non vedevo l'ora di scriverla. Ora l'ho fatto.
È uscita proprio come la volevo.
Me ne frego al momento se ci sono refusi o altro, li rivedrò con l'editing.

Ci vediamo in live alle 21 su insta: neensonwattpad

xoxo
Neens

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