xᴠɪɪɪ - ɪꜰ ᴡᴇ ᴄᴏᴜʟᴅ ᴏɴʟʏ ʜᴀᴠᴇ ᴛʜɪꜱ ʟɪꜰᴇ ꜰᴏʀ ᴏɴᴇ ᴍᴏʀᴇ ᴅᴀʏ

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Da quando Emmett è stato condotto all'isolamento durante la mattinata, io e River non ci siamo visti e non ci ho messo molto a capire dove si trovasse.

Ho aspettato quindi la notte, come al solito, controllando per bene questa volta, che le telecamere non fossero puntate su di me, prima di addentrarmi nel corridoio del primo piano e superare la porta dell'isolamento.


Probabilmente un giorno verrò scoperta e la Worley mi metterà in una punizione che ricorderò per tutta la vita ma adesso, non fa parte delle cose che mi interessano.


Le mie priorità sono altre, e si chiamano River Worley e a quanto pare Emmett Astor.
Nel momento in cui chiudo la porta alle mie spalle il mio sguardo si lancia subito sulla figura di River accasciata a terra con la schiena al muro.


La stanchezza dei suoi occhi per le ore passate lì dentro a tenere compagnia a chissà quale personalità del suo amico.
Dietro la vetrata spessa, nella sala che lo rinchiude, Emmett sembra uno specchio dell'altro ma senza neanche fissarlo.


«Come sta?» la mia voce attira l'attenzione del moro, mentre lo imito sedendomi accanto a lui.Le mie gambe attirate al petto dalle braccia.


L'espressione di River denota che non si fosse accorto della mia presenza.
Mi fissa per qualche secondo, sembra ignorare la mia domanda prima di distogliere lo sguardo e riportarlo sulla vetrata.


«Non bene.» risponde.


Non avevo mai posto attenzione al rapporto fra i due.
Forse, i loro atteggiamenti da maschio alfa, me lo hanno sempre fatto intendere come un legame superficiale, fatto di sopravvivenza.
Ma ora che sono qui, che sento la tristezza nel tono di voce di River, inizio a pensare che non sia così.


«Perché sei qui?» mi chiede ad un volume fin troppo basso che mi domando come abbia fatto a sentirlo.


«Vuoi che vada?»
«No»
Una domanda che si ripete a parti inverse.


Annuisco. Porto anche io gli occhi alla sala dove Emmett è rinchiuso.
«Da quanto sei qui?» chiedo riportando la mia attenzione su di lui.


«Che ore sono?» domanda a sua volta con stanchezza.
«Quasi mezzanotte credo»


Lui rimane in silenzio per un po', muove la testa, passandosi le dita sugli occhi.
«Più di quindici ore allora.» risponde inserendo la testa fra i ricci dei suoi capelli.


«Posso darti il cambio se vuoi. Dovresti andare a mangiare qualcosa.»
Lui scuote la testa, prende un respiro profondo e guarda il pavimento fatto di piastrelle romboidi.


«Ha avuto almeno sei switch in queste ore» dice cambiando discorso
«Ora è tornato con la sua personalità originale come durante la terapia di gruppo»


Esalo un respiro stringendo le labbra.
È un momento di quelli dove deve essere lui a parlare e io non devo far nulla se non ricordargli della mia presenza.


La mia mano si stacca dalle mie gambe, poggiandosi con il dorso sul pavimento gelido.
River chiude e apre le palpebre in un momento di perplessità prima di afferrare il concetto.
Richiede quel contatto che io non posso dargli, lasciando che la sua mano ricada sospesa a minima distanza dalla mia come era già accaduto all'interno della tana.


E tutto quello che mi aveva dato fastidio solo quella mattina, ora svanisce.
Le supposizioni infondate di T.T.T., le risposte di River nei suoi confronti.
Non esistono più.


Esiste solo questo. Ciò che abbiamo creato nel tempo di qualche mese, ciò che non ha più neanche bisogno di parole che lo descrivano.
Perché non ci sono.


Mi tiro un attimo indietro quando la sua mano si chiude sopra la mia, e la paura anche solo di essere sfiorata mi attraversa.


Ma lui non lo fa, si limita solo a muovere l'indice, come se mi accarezzasse il palmo, a rotearlo sopra di esso, senza mai affondare alla ricerca di un tocco reale.
Rimango a fissare il movimento delle sue dita, ma non per timore, ne sono affascinata.
Il modo in cui disegna le linee del mio palmo, ne segue le ramificazioni, senza togliere gli occhi da esso.


«Una volta Cole mi ha detto che lui è stato uno dei primi a formarsi. È nato da un trauma, insieme ad un'altra personalità di cui non vuole mai parlare.» racconta il moro rimanendo con gli occhi puntati in quel gioco di non contatto che ha creato, come se lo aiutasse a creare dei pensieri lucidi. «Mi ha spiegato però che loro funzionano come delle energie interne e dopo un po' di scaricano, per questo non può stare sempre lucido e in front. Mi ha raccontato di una casa all'interno della testa di Emmett, con corridoi, caverne e sotterranei... l'Inner world lo chiama»
Non so perché lo stia raccontando proprio a me, ma lo lascio fare.


«Lui è un po' quello che gestisce, ma quando è sotto stress o è troppo stanco per farlo, ha bisogno di ricaricarsi e ha paura che qualcosa possa andare storto. Non so spiegartelo, ma è una specie di sistema fatto di schemi e se chi se ne occupa cade si rischia il caos. E io temo che stia accadendo proprio questo.»


La mie labbra si aprono leggermente e dalle narici esce un respiro mozzato.
«Non era mai mancato per così tanto. Solitamente lascia che si divertano e poi torna, ma adesso... sono passate troppe ore e non so se preoccuparmi o meno.»


Non lo avevo mai visto così preoccupato per qualcuno. Così in sofferenza.
«Da quanto vi conoscete?» chiedo in un sospiro, mentre le sue dita continuano il loro viaggio sopra la mia mano.


«Lui era già qui quando mia madre mi ha ricoverato. Non mi ha accettato subito così come io non ho accettato lui ma poi... è stato naturale.» si ferma, chiude le labbra, pensa. «Come con te.»
Il mio cuore blocca i battiti per un momento stupita da quell'uscita avuta dall'altro.


Non so cosa rispondere e questo sembra notarlo anche lui dato che smette di oscillare sopra la mia mano.
Mi schiarisco la voce, distogliendo gli occhi da tutto, con un leggero rossore sulle gote che sento bruciare come fiamme ardenti dal mio interno.


Forse è questo che intende Addie con il vivere le emozioni del momento.
Con il lasciarsi andare ad esse fregandosene della conseguenze.


E forse dovrei davvero seguirle, viverle come tali.
Lui sembra notarlo, si morde l'interno della guancia e rimuove la mano con un gesto veloce per reinserirla nell'incrocio delle sue braccia.


«Sono certa che tornerà, però se ci pensi... forse è giusto che anche la persona originale torni a vivere e non resti nascosta all'interno di quella casa di cui parla Cole, non credi?» cambio discorso, deglutisco, guardo altrove.


Lui annuisce, so che è frustrato e non solo per la situazione del suo amico.
«Sì probabilmente hai ragione, sto solo facendo un discorso egoista.» riporta gli occhi sulla vetrata.


«No, sei solo preoccupato come lo sarebbe anche lui per te se in questo momento si ricordasse chi tu sia» sorrido, provando a smorzare la tensione del momento. «Pensaci, se Cole fosse fuori in questo momento ti direbbe che sei un coglione sentimentale e che dovresti scopare per fartela passare»


Mi mordo la lingua per l'audacia della mia frase, conscia che però rispecchia pienamente ciò che l'altro direbbe se fosse presente.
«E io gli risponderei che la persona con cui vorrei farlo non è disponibile al momento.» esala una risata sfiatata e arresa.


«Credo che Rachel lo sarebbe se fosse in vita» abbasso lo sguardo sorridendo debolmente.
«Non parlavo di Rachel.»


Credo che tutto si fermi qui. Quando ogni circuito del mio cervello smette di funzionare.
Quando gli occhi di River si posano su di me e io sono incapace di emettere suoni.
Non sento più nulla, la mia testa è ingombrata dal rumore che fa il mio cuore battendo.


E se è questo quello che ha provato Rose quando ha incontrato Jack, capisco tutto.
Capisco cosa intenda Addie, cosa significhi provare emozioni che superano ogni forma di ostacolo, seppur il nostro sia ben più grande di una distanza economica o di un matrimonio in vista con un uomo potente.


Vorrei parlare ma non riesco, vorrei superare le mie paure e assorbire quell'emozione dentro di me.


«Parlavo di te scintilla.»


Come se mi servisse una puntualizzazione River arriva a finirmi definitivamente.
E sono una stupida. Una stupida colossale.
Perché non faccio nulla.


Nei film funziona con la ragazza che dopo una cosa simile si lancia in un bacio appassionato che la priva di ogni forma immaginabile di pudore.


Ma io no. Sto ferma, immobile, paralizzata.


«Ho portato qualcosa da mangiare! Fortuna che Ruthie mi ha confessato dove si trovi il reparto segreto delle cucine»


Come un fulmine, una scossa elettrica improvvisa, Addie spunta a disturbare il momento di silenzio creato fra noi.
Quell'attimo che mi faceva trovare in bilico fra il rischio e il perseguire le mie idee.


E in questo caso, non so davvero se ringraziarla o meno.


✘✘✘

«Ho interrotto qualcosa?» gli occhi sgranati della bionda nel momento in cui la porta si chiude e lei fa il suo ingresso carica di merendine e biscotti inseriti all'interno di una felpa più grande di lei, che sicuramente lei non avrà voglia di mangiare, ci osservano ad un passo dal cedere delle mie emozioni.


River sospira scuotendo la testa e riversandosi in una risata, mentre la sua mano va a passarsi sul volto.


«Lo sapevo, ho interrotto qualcosa.» la smorfia infantile e dispiaciuta di Addison invade la stanza di una sorta di ilarità non consona.


Dimentico quasi che a poca distanza ci sia Emmett in preda alla sofferenza mentale più totale, perso nei garbugli del suo cervello e in continua lotta con tutte le personalità che possiede.


«Non hai interrotto niente Addie, tranquilla, stavamo solo parlando.» mento, forse anche a me stessa per non perdermi nuovamente in quella situazione tragica che stavo vivendo.


River di tutto contro non sembra arrabbiato, ma quasi divertito dalle coincidenze che ci colpiscono ogni volta che rischiamo di avvicinarci un po' di più.
Mi viene da pensare che forse non sia destino che accada veramente.


«Oh bene, perché mi sento una ribelle ad essere qui, ha un non so che di eccitante non trovate?»
La sua frase mi fa scoppiare in una risata più forte del normale, che zittisco nell'immediato per paura di essere scoperta.


«Che ho detto?» chiede Addison confusa.
«Niente... ma come mai sei qui?» domando a mia volta.


«Ti ho seguita, e ho capito che c'era un ritrovo speciale dei F.E.A.R. all'interno dell'isolamento. Non sono scema eh» sbuffa «E mi sono ricordata che River non fosse presente né a pranzo e né a cena quindi ho pensato di portare qualcosa da mangiare» sorride prima di lanciare verso il ragazzo uno di quei cornetti confezionati che di certo non fanno parte del nostro menu giornaliero.


«Pixie come farei senza di te?» ride lui facendo scoppiare la plastica della merendina per poi addentarne la punta.


«Diventeresti come me e non posso permetterlo, sono unica e sola» Addison inclina la testa allargando le labbra in un sorriso prima di sedersi accanto a me passandomi una delle sue conquiste.


«A te ho portato anche questo Flame» aggiunge estraendo l'orsacchiotto di Madame dalla stessa felpa in cui ha nascosto il cibo e porgendomelo «Ho visto che da quando ce l'hai lo abbracci per addormentarti e dato che probabilmente passeremo la notte qui ho creduto potessi volerlo»


Lo afferro dalla solita zampetta portandolo davanti agli occhi e notando il sopracciglio alzato di River a mo' di domanda che ottiene come risposta solo l'alzarsi delle mie spalle e i miei occhi puntati sul muso di quel pupazzo di pezza scucito.


«E poi...» continua.
«Quante cose ci hai messo in quella felpa Addison» River sembra sconvolto dall'altra, come se non comprendesse ancora, nonostante la conosca da più tempo di me, quando la bionda possa essere determinata in tutto quello che fa.


«Non nella felpa» dice regalando ad entrambi un sorrisetto e mettendosi la mano nella tasca della tuta, portando fuori da essa un block notes e dei pennarelli «Nick non riesce ancora a resistere al mio fascino»


Fa un occhiolino prima di strappare vari fogli e consegnarceli.
«Non sapevo come stesse lo psicoratto così ho trovato carina l'idea di comunicare con lui attraverso questi» i suoi occhi verdi si spostano sul foglio a quadretti che si ritrova davanti.


«Pensavo che Cole non ti piacesse» proferisce il riccio guardandola stranito.
«Infatti non mi piace, ma fa parte dei F.E.A.R. e nessuno di noi quattro va lasciato da solo nel momento del bisogno» risponde «E poi Shey mi sta simpatica, si è fatta vedere?»


River scuote la testa, aumentando la preoccupazione nei suoi occhi.«No nessuna delle sue personalità più forti.» Addison sospira.


«Ricordo che una volta è venuto a mensa con una spazzola in mano credendosi un cantante famoso... chi era quello?» Addie cerca di alleggerire la tensione e ci riesce dato che River scuote la testa divertito.


«Era un... fictive mi pare che si chiami. Credeva di essere Harry Styles nei suoi anni d'oro in quella band di merda» dice roteando gli occhi.
«Ehi non insultare i One Direction stupido plebeo!» risponde immediatamente Addison con la sua voce squillante.


«Vedi? Non sono l'unica a pensare che ascolti musica di merda River» ridacchio ricevendo in tutta risposta gli occhi roteanti dell'altro.


Addie ci osserva, sorride, come se capisse più di quello che diamo a vedere.
Come se avesse capito, sin dall'inizio, prima ancora di me.
Una smorfia si disegna sul suo volto, la mano si muove con il pennarello sul foglietto di carta, prima di alzarsi e dirigersi verso la vetrata.


«Ehi psicoratto» attira la sua attenzione poggiando il foglietto dove quattro lettere sono disegnate in modo storto.
Quattro iniziali, puntate, le nostre.


«Questi due stanno facendo i piccioni in calore, quindi vedi di tornare da noi perché non ho voglia di fare la terza in comoda da sola.»
Vorrei ridere, ma non posso.


Vorrei dirle che non è vero e così, sono certa, vorrebbe fare anche River accanto a me.
Il corpo gracile di Addison stanzia in piedi, con la mano a tenere quel foglietto strappato in modo che Emmett al suo interno possa vederlo.


«Mi hai sentito? Staremo qui fino a quando non tornerai a sparare cazzate e io non potrò farti il culo coglione di merda, quindi vedi di rialzarti e smettila di piangere come un demente.» continua la bionda.


River si alza, nota una falla. La paura nei suoi occhi è evidente e così, lo diventa la mia.
Emmett di rimando chiude gli occhi, li strizza, scuote la testa, dando vita all'ennesimo switch prima di riaprirli.


Un sorrisetto inquietante appare sul suo volto, la testa si inclina, e per un attimo sembra quasi divertito.
Non è Cole, non è Emmett, non è neanche qualcuno che io abbia mai visto anche se quell'incurvarsi delle labbra assomiglia tanto ad uno che ho già visto, sempre dentro quest'isolamento.


«Addie fermati» River alza le braccia, si avvicina con cautela.
«No. Non so dove si trovi quella testa di cazzo ma deve venire fuori e non farmi incazzare perché odio quando la gente mi fa incazzare» la bionda perpetua quell'atteggiamento convinta dei suoi gesti.


Ed eccolo di nuovo, un altro switch, dura qualche secondo, è più combattuto, come se la persona in front non volesse cedere il posto.


Addie ancora con la mano a tenere quel dannato pezzo di carta, come se volesse trasmettere qualcosa.
Ma questa volta quando apre gli occhi, la smorfia disgustata arriva a mostrarsi trasformandosi subito in un sorriso divertito.


Cole guarda Addison, poi noi, poi di nuovo lei.
Alza la mano in un dito medio inclinando la testa prima di tornare a respirare.
E con lui, anche noi, di nuovo, insieme.


Forse è questo quello che intende Addison quando dice che nessuno di noi va lasciato solo.
Forse, in quel nome che ci siamo affibbiati c'è molto di più.


E io me ne sto finalmente rendendo conto.


✘✘✘

Durante la notte, ci sono altri switch di Emmett che si susseguono.
Ma niente che si possa intravedere preoccupante tramite gli occhi di River.
Addie dorme, spalmata sulle gambe di River che le accarezza i fili biondi dolcemente, mentre nessuno di noi ha il coraggio o la voglia di abbandonare la propria postazione.


«Vorrei avere la sua forza a volte» dico senza neanche pensarci in un sussurro che mi esce dalle labbra.
Lui non mi guarda, continua a giocare con i capelli della più piccola fra noi e sospira.
«Tu sai perché lei soffre di anoressia vero?» mi chiede.


Scuoto la testa, mordo il mio labbro inferiore, sentendomi in colpa per non averglielo mai chiesto.
Non so niente di Addie, non so perché abbia smesso di mangiare o perché si sia ritrovata a doversi rinchiudere in un istituto per disturbi mentali.
Non ha mai dato modo di cedere se non quella volta dopo la giornata delle visite.


«Addie è figlia di due persone molto importanti, sua madre è un'ex modella, credo che non l'abbia mai veramente voluta» sospira mantenendo lo sguardo su di lei «Era una gemella, ma ha assorbito il fratello nell'utero e questo non ha mai semplificato le cose. È come se si incolpasse continuamente della cosa»


Mi chiedo se Addie voglia che io sappia tutto questo dato che non me l'ha mai rivelato.La sua capacità di oscurarsi per gli altri, splendendo anche al posto loro mi distrugge dall'interno.


«Come fai a saperlo?» domando.«Me l'ha detto una sera mentre stavamo sulla terrazza dell'istituto»


Annuisco, non sapevo neanche dell'esistenza di una terrazza all'interno del St. Margareth.
«Forse non è il caso che tu mi racconti se lei non l'ha mai fatto» ammetto abbassando lo sguardo.


Lui di rimando scuote la testa.
«Non è una che parla molto di sé stessa, ha paura di essere un peso per gli altri, non capendo che a volte anche lei ha bisogno di mostrarsi per quello che è»
Mi silenzia.


La capacità di River di empatizzare con la gente, di rispettarla va oltre ogni logica.
«Aveva anche un fratello maggiore, una promessa della musica, ma la pressione e le aspettative hanno avuto la meglio su di lui. Si è suicidato a diciannove anni impiccandosi nel bagno di casa sua. Credo che sia stato questo il suo punto di rottura.»


Ho un vuoto che mi invade e che sale dallo stomaco fino alla gola.
Un magone carico di pianto che non riesco a far uscire se non tramite i miei occhi lucidi.
«Credo che faccia tutto questo... che cerchi di essere sempre felice anche per gli altri, proprio per evitare che facciano la sua stessa fine.»
I miei pugni si stringono.


Mi rendo conto che io, in confronto a tutti loro, ho problemi minori.
Che dietro alla loro forza c'è molta più sofferenza.
Deglutisco, scuoto la testa.


«Mi dispiace così tanto... io... vorrei poter fare qualcosa» ammetto poggiando le mie iridi lucide su di lei.
«Sei sua amica. La stai facendo sentire utile nel farti stare meglio, credo che sia la cosa più bella che tu possa fare» sussurra portandomi ad annuire debolmente.


Eppure, non riesco a fare a meno di sentirmi utile.Addie è sempre stata lì, per me, per River, perfino per Emmett, non ha mai chiesto nulla in cambio.


Ha sempre continuato con la sua testa alta senza perdersi d'animo nonostante i momenti di debolezza e io, da stronza, non le ho neanche mai chiesto cosa avesse dentro.
Ma man mano che so qualcosa di più su di lei, su tutti loro, mi sento anche non meritevole delle loro attenzioni.


River sta per parlare ancora quando qualcosa ci fa scattare.
Non è Emmett, addormentato su un lato della sua stanzetta dietro la vetrata, ma le sirene dell'istituto.


«Pixie, alzati! ora!» urla River scuotendo la bionda che si stropiccia gli occhi ancora assonnata.
«Che succede?» chiedo rizzandomi subito sul posto.
«Succede che dobbiamo uscire di qui se non vogliamo essere beccati in meno di cinque secondi!»


River da un ultimo sguardo all'amico dormiente prima di fare la stessa strada che avevamo fatto la prima volta che ci eravamo trovati in isolamento e dovevamo scappare.
Non spiega perché, ma è chiaro che ci sia qualcosa che non va.


«Cosa sono queste sirene River?» domando iniziando a correre dietro di lui.
Mi accorgo solo in quel momento che Addison si è definitivamente svegliata e si muove veloce fra me e lui, con una faccia sconvolta.

River non risponde ma è Addie a farlo per lui.

«Qualcuno ci ha detto addio.» risponde lei con la cruda realizzazione della cosa.

E qui è quando il mondo cade e la terra trema.
Non sai chi sia il protagonista di questa sentenza, ma in ogni caso non ci sono parole per rispondere.

Non quando è inaspettato.
Non così.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE

Vi voglio bene nonostante gli insulti che riceverò, sappiatelo ❤️



xoxo

Neens

P.S. ci vediamo in live alle 21 sul profilo neensonwattpad su instagram <3

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