1. L'Incontro

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

"Se solo ci fossimo incontrati in circostanze diverse..."

La musica si sentiva già dall'esterno. Entrando, Seda fu pervasa dall'alto volume che ne produceva. Erano melodie tipiche della comunità messicana, il titolo era: La Bruja. Precisamente si trovava nell'isola di Cozumel, dove si svolgeva la festa.

Seda, ben vestita, si addentrava ad essa, non le piacevano i luoghi affollati ma non aveva scelta. Il suo titolare l'aveva mandata lì per fare rapporto del matrimonio di due giovani artisti in voga del momento, dato che lei lavorava come una copywriter.

Cercò di evitare di conversare con chiunque si avvicinasse a lei e si diresse verso gli sposi per congratularsi con loro. L'avevano con piacere invitata avendo già avuto collaborazioni in passato e la sposa l'aveva, tra l'altro, presa anche in simpatia.

-Sono felice che sei venuta Seda! Goditi la festa! -
Celia, la sposa, le prese le mani stringendole alle sue. Era molto socievole, e anche molto bella. Un fisico da far invidia a chiunque, con le giuste forme e la sua carnagione scura messicana. Era uno spettacolo per chi la guardasse.

-Grazie, lo farò.-
Seda lo disse per circostanza, ma non aveva alcun interesse. Era lì solo per lavoro. Una volta congedata, si mise appartata, prendendo di volta in volta qualcosa dai banchetti osservando da lontano gli sposi in modo da non perderli di vista.
Dopotutto era quello l'obbiettivo:
Fare rapporto del loro matrimonio.

Arrivò la parte peggiore di ogni matrimonio: i balli.
Non aveva alcuna voglia di ballare, perciò si allontanava il più possibile rifiutando tutti coloro che la fermavano.

Anche lei era molto bella e attraente, seppur l'opposto della sposa. Aveva una carnagione chiara e i capelli neri corvino che le ricadevano con delle morbide onde sulla sua schiena. Portava un accessorio pendente ai capelli di color oro, abbinandosi perfettamente alle tradizioni della zona e al vestito rosso fuoco che indossava; era di un tessuto leggero, un lino per l'esattezza. Altamente consigliato per la stagione estiva che Cozumel poteva vantare.

Seda storse il naso ascoltando la nuova melodia. Un classico romantico per la sua adorata nazione: la Turchia. Le sembró un bel gesto da parte di Celia, quello di onorare la nazionalità di suo marito nonostante fossero in Messico.
Un particolare che avrebbe sicuramente scritto nel suo rapporto.

Avevano davvero fatto le cose in grandi: Una vista mare sulla sponda con un po' di spiaggetta percorribile e delle lucine calde messe tutte attorno in modo da rendere visibile la serata, accompagnata da una piscina all'interno del resort a cinque stelle molto rinominato in zona.

Seda, ad ascoltare quella canzone, fu pervasa da forti sentimenti angoscianti. Le parole pronunciate dal bravissimo Özdemir Erdogan le entravano come delle spine nel suo cuore sanguinante.

"Dammi le tue mani."
Questo era il titolo.

Seda l'aveva fatto. Aveva aperto il suo cuore facendolo entrare tante di quelle numerose volte, e in ognuna di esse si era lasciata trafiggersi l'anima. Quella canzone le ricordó tutto quello che aveva passato, e che, nonostante era passato del tempo non era riuscita ancora a superare. Sembrava che l'universo si fosse messo contro di lei, a ribadirgli in ogni occasione il suo tremendo dolore.

Il rifiuto.
La consapevolezza di non essere amati.

Seda si lasció accompagnare da quelle note nonostante sapesse che la cosa migliore era quella di andarsene e nel momento in cui ebbe la forza per farlo una mano le prese il braccio.

-Le va di ballare?-
Seda si girò e vide la mano di quest'uomo sul suo braccio, indietreggió di scatto quasi come se l'avesse fulminata.
Un uomo dalla provenienza turca la guardava intensamente. Glie lo aveva chiesto proprio in quella lingua come se sapesse già della sua provenienza.

-No.-
Disse, in modo secco.

-E perchè?-

-Se ne vada.-
Aveva usato il lei di proposito per mettere più distanza tra loro. Si girò pronta ad andarsene, ma lui la prese per un braccio e senza troppa forza la fece girare verso di sé, avvicinandosi pericolosamente l'uno all'altra. Era a un passo dalle sue labbra carnose. Lei trattenne il respiro confusa, non si aspettava quel gesto. Tuttavia, decise di non guardarlo non avendone nemmeno la forza, diversamente da lui che invece, la stava bruciando con gli occhi. 

Cercò di strattonarsi come meglio poteva ma la sua mano era ben salda sul suo braccio, seppur non forte da farle del male. Dopo averla osservata per qualche minuto senza dire niente, cominciò a muoversi lentamente, come la musica richiedeva. Scese una sua mano sulla sua schiena in modo da non farla scappare e l'altra scivolatosi nella sua mano destra. Al movimento, Seda sentì un brivido, conosceva bene quella sensazione e non voleva assolutamente riprovarla.

Ci era già passata.
Si guardó intorno, alcune persone ben vestite stavano guardando verso la loro direzione. Non poteva fare nessun gesto sgradevole per il bene del suo lavoro e del matrimonio. Per cui, a malincuore, si lasciò guidare seguendo la musica. Le sue mani possenti sulla sua schiena le provocarono una sensazione di calore, era piacevole.

Le parole del brano si adattavano perfettamente alla situazione, come se non ci fossero bisogno di parole per parlare, ma solo ascoltare e comprendersi.
Seda e quell'uomo misterioso si muovevano in sincronia sulle note musicali ascoltando attentamente le parole del cantante pronunciate con tanto di calore.

Prima di te ero come un'ape
Guarda, mi sono trasformato in una falena quando ti ho visto.

Anche se brucio in cenere ogni momento, non riesco a lasciarti.
Anche se vivessi mille anni, non potrei fare a meno di te.

A te ho dato il mio cuore, o gentile bellezza
Se non ti prendo, me ne andrò con gli occhi aperti

Dammi le tue mani, la vita è bella quando ti amo
Ho dedicato la mia vita al tuo cammino, vieni, non scappare, bellezza.

Seda odiava quella canzone. La odiava con tutto se stessa. Troppi ricordi dolorosi le penetravano dentro affilandola di continuo.
Lei aveva aperto il suo cuore, ma a che scopo? Per rimanerne più distrutti di prima.

Non si rese nemmeno conto dello sguardo dell'uomo su di lei talmente che era assolta nei suoi pensieri.
Non lo guardó nemmeno per una frazione di secondo, si lasciava solo guidare dai suoi movimenti senza sapere davvero cosa stesse facendo. Era come se fosse in trans, lo sguardo su un punto indefinito dinanzi a lei. Sembrava disconnessa dal suo corpo, mentre quest'ultimo ondeggiava egregiamente sulle note musicali il suo sguardo non traspariva nessuna emozione, tranne i suoi occhi. Quelli parlavano, eccome se lo facevano, urlavano dal dolore, solo un osservatore acuto poteva riconoscerlo.

Quell'uomo era uno di quelli, li guardó con molta attenzione, si rese conto che i suoi occhi erano tristi. Non le disse nulla, si limitò a guardarla, ballando lentamente con lei. Era la melodia a parlare, non c'erano bisogno di altre parole.

Quando finì la canzone, Seda si fermò come se si fosse svegliata dal suo trans. Era davvero arrabbiata. Non solo con l'uomo, ma soprattutto con se stessa. Stava cedendo al suo dolore. Lì fù la prima volta che alzó lo sguardo verso di lui, lo guardó con durezza.

Le sue iridi erano forti, di un bellissimo verde scuro, così intensi che lei non poteva non esitare ad andarsene.
Si perse nella miscela dei suoi occhi per qualche secondo. Fece lo stesso anche lui contemplando i suoi di ghiaccio, quasi da potersi specchiare. Lei lo guardò con disprezzo, quel colore lo odiava dal profondo del suo cuore. Quella tonalità le ricordava il motivo della sua infelicità, il colore della natura che le ricordavano le sue terre e sopratutto l'uomo di cui si era perennemente innamorata.

Al pensiero di Mustafa, Seda si strattonò con forza distogliendo lo sguardo dai suoi occhi rivolgendo i suoi altrove, per poi andarsene lasciandolo così, senza alcuna parola.

L'uomo non fece resistenza ma continuò a guardarla mentre se ne stava andando. Osservava con molta attenzione la sua camminata, i capelli che le oscillavano dal passo veloce...

C'era qualcosa di pericoloso nel suo sguardo, non era amore ma neppure odio. Qualcosa di molto più profondo, qualcosa di inspiegabile in quel momento. La sua possenza era ben marcata da incutere timore, i tratti duri nonostante fosse giovane. Non poteva avere più di trentanni. Aveva un completo nero estivo che gli calzava perfettamente addosso, le sue larghe spalle erano ben proporzionate alla sua figura, si vedeva che andava in palestra.

L'uomo si era perso guardandola nei suoi occhi azzurri, così chiari dal sembrarle il ghiaccio. Fu impressionato di quanto questi fossero così chiari.
Forse una rarità, pensò.

I loro respiri così vicini, le sue mani sulla sua schiena. Ma la cosa che gli toccò di più, era osservare il suo sguardo. I suoi occhi erano tristi, mentre il resto non traspariva alcuna emozione. Non aveva nemmeno più fatto caso al motivo del perchè stesse ballando con lei.

Scomparsa dalla sua visuale, l'uomo si girò in direzione dei suoi clienti e sorrise, avvicinandosi verso di loro.

-Si, quella è mia moglie. Ma è molto timida e non le piacciono queste feste.-

I clienti si dimostrarono molto comprensivi e continuarono la loro conversazione sugli affari. A lui non importavano delle donne. C'erano solo gli affari nella sua vita.

L'unica cosa davvero importante,
sosteneva fermamente.

Perché quelli lo avrebbero reso potente, indistruttibile, distante dalle relazioni, qualunque esse siano.

-Aras, ci farebbe davvero piacere se portasse con sé anche sua moglie alla mostra di settembre. Mi piacerebbe farle conoscere la mia e chissà forse potrebbero fare anche amicizia ! -

Per un attimo il suo sguardo si rabbuiò. Non si aspettava un resoconto simile. Come avrebbe fatto se l'aveva vista solo in quel momento?

Il suo amico di fiducia guardò Aras in cerca di suoi ordini, ed entrambi si scambiarono uno sguardo d'intesa, sapeva bene cosa doveva fare: rintracciare la ragazza e capire chi fosse: il suo nome, dove abitasse...

-Vedrò cosa posso fare. Anche se avete visto com'è! È abbastanza sfuggente in pubblico.-
Continuò a sfoderare il suo miglior sorriso per poi continuare a conversare con i suoi clienti.

Seda invece, cercò un luogo tranquillo per rilassare i suoi nervi anche se resistette alla tentazione di andarsene da quella festa. Sapeva bene che non poteva farlo e questo, la rendeva ancora più nervosa di quello che già fosse.

Si trovò accanto a uno dei banchetti e prese senza pensarci, un bicchiere e ne bevve il contenuto tutto d'un sorso. Non sapeva nemmeno cosa stesse bevendo, vide che le bruciava un po' la gola, quindi doveva essere alcolico. Continuò a tenerlo in mano e dopo alcuni respiri profondi per calmarsi, si avvicinò nuovamente al resort, dove erano tutti gli invitati e gli sposi. 

Arrivò giusto in tempo per la torta. Si mise in disparte, come suo solito, ma in modo da riuscire comunque a vedere gli sposi. Erano così felici, e lei odiava vedere gli altri felici. Perché questo le ricordava costantemente quello che lei non aveva: La felicità.
Era sempre stata il suo peggior nemico, in grado di abbatterla.
Ma ora non più.

Si sentì improvvisamente di nuovo osservata da quello sguardo pungente di prima. Aveva capito. Era di nuovo di quell'uomo. Si girò verso di lui, guardandolo duramente, con un aria di sfida non battendo alcun ciglio, strinse forte il bicchiere vuoto che aveva in mano.

Lui continuò a guardarla senza preoccuparsi del suo sguardo accigliato. Sprigionò una calma fuori dal comune. Ben visibile.
Come se nulla gli arrivasse e questo la fece infuriare. Tanto da non accorgersi che il bicchiere che aveva in mano si stava rompendo nelle sue mani. Piccole gocce di sangue colarono nel palmo della sua mano.
Solo quando una signora accanto a lei glie lo fece notare, distolse lo sguardo, non rendendosi neppure conto che la sua mano stesse sanguinando dai cocci di vetro.

Lasciò la presa del bicchiere facendolo cadere e scatenando un forte rumore metallico sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.

Seda guardò con attenzione la scena come se l'avesse fatto di proposito. Non era preoccupata, diversamente dagli invitati che invece, fecero un urlo di sorpresa. Lei continuò ad osservare quel bicchiere di vetro rotto a terra. Per un attimo, si dimenticò lo sguardo di quell'uomo ancora su di lei.

Dopo alcuni minuti però rialzò la testa verso di lui, guardandolo fisso nei suoi occhi. C'era qualcosa di diverso ora, come se avesse acquistato più determinazione. Si trovavano uno di fronte all'altra sponda della sala.

Qualcosa era cambiato anche in lui, come se stava accennando un minimo di preoccupazione. I suoi occhi verdi passavano dal bicchiere rotto a terra alla sua mano sanguinante e infine a lei, che lo osservava fermamente. Avrebbe voluto leggerle dentro penetrando in quei occhi vetrati dal ghiacco, come il vetro che adesso si era rotto. Si interrogò dal suo gesto.

Un uomo di servizio le si avvicinò immediatamente con l'occorrente, accompagnato da altri per ripulire l'accaduto. Invitò Seda a seguirlo per fasciarle la ferita. Lei, come si importava solitamente, non lo degnò nemmeno di uno sguardo. I suoi occhi chiari erano ancora rivolti ad Aras quando pronunciò le successive parole:

-Faccio da sola.-

Successivamente, prese dalle mani dell'uomo l'occorrente che aveva in mano. Si allontanò dalla festa, senza guardare nessuno. Sentiva lo sguardo degli invitati su di lei, ma non se ne importò. Continuó la sua strada fuori dal resort. Mentre gli invitati, dopo che era stato ripulito il tutto, ripresero a festeggiare come se niente fosse accaduto.  

Seda si mise appartata vicino alla spiaggetta per poi medicarsi la ferita. Tolse i cocci di vetro, ancora qualcuno conficcato sul palmo della sua mano e lo appoggiò sulle sue gambe. Disinfettò la ferita, nonostante faceva male ma riuscì a resistere alla tentazione di urlare e fasciò con una garza sterile la mano, completando così l'operazione. A guardarla non sembrava la prima volta che lo facesse, si notava la faciltà nel movimento ma non si accorse che a poca distanza da lì, qualcuno la stava osservando. 

La serata continuò senza altri intoppi. Aras e Seda non si incrociarono più, o entrambi probabilmente evitavano la presenza l'uno dell'altra.

Quando finalmente poté andarsene, Seda salutò gli sposi, che le chiesero se andasse tutto bene con quella ferita alla mano. Li rassicurò e lì ringraziò dell'invito e 'dell'ottima serata' che sostenne di aver avuto.

Non vedeva l'ora di andarsene il più velocemente possibile da quell'isola, anche se non era colpa di Cozumel. Bensì dell'uomo che aveva incontrato, voleva allontanarsi il più possibile da quell'uomo che l'aveva scatenata forti emozioni in grado di scombussolarla.

Quello fu solo l'inizio, ma lei non poteva saperlo.

Che cosa avrebbe fatto altrimenti? 
Avrebbe insistito verso il suo titolare a non andare a quella festa? 

O avrebbe voluto ripetere tutto esattamente com'era andato? 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro