Capitolo 4

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Valeria osservò attentamente il ragazzo che le si era avvicinato, sistemandosi al suo fianco. In mezzo al mondo offuscato che non riusciva a mettere a fuoco, lui pareva essere l'unica cosa nitida.

I capelli scuri come l'inchiostro gli coprivano la fronte, mettendo in risalto le due iridi di ossidiana incastonate in un paio di occhi a mandorla. Pareva brillare di luce propria, con i vestiti bianco latte e le ali ripiegate sulla schiena del medesimo colore. Ciò che la colpì di più fu certamente il sorriso, il quale andava a increspargli le labbra leggermente carnose e piene. Il suo sguardo le trasmetteva calore e protezione, se solo avesse potuto si sarebbe allungata verso il giovane. Inoltre, aveva un'aria familiare, rassicurante, Valeria era sicura di averlo già visto da qualche parte prima.

Tentò di sforzarsi di parlare, senza però riuscire a dire qualcosa. L'aria era incastrata nei polmoni, mentre le corde vocali parevano essere state legate tra loro. Tutto ciò che riuscì a produrre fu un gorgoglio, il quale contribuì solamente a disperdere altro sangue fuori dal suo corpo morente.

«Non dire niente, ci penso io a te adesso» tentò di tranquillizzarla lui, allargando il sorriso. La voce era profonda, calda, melliflua e di conforto, le donava il calore di cui il suo corpo necessitava. Non si era minimamente resa conto di quanto la sua temperatura corporea si fosse abbassata, nel frattempo che scivolava sempre di più verso una fine oramai certa.

Si chiese se fosse quello ciò che la gente vedeva prima di morire. Da tutti i racconti sentiti, Valeria aveva capito che quello di fronte a lei era un angelo.

La bellezza ultraterrena, legata alle ali lucenti, candide e pure e ai contorni non ben definiti, erano solo una parte della descrizione che si poteva leggere su internet. Emanava un'aura potentissima, qualsiasi cosa intorno a lui assumeva maggiore calore e ogni preoccupazione svaniva in pochi secondi. Aveva il viso dolce, intenerito dalla scena che aveva di fronte: una povera anima spezzata e lacerata strappata dalla possibilità di iniziare una nuova vita, questa volta più felice.

Per quanto fosse consapevole dello sbaglio che stava per compiere, non poteva permettere che la ragazza morisse sulla sporca e ruvida strada in cui si trovava in quel momento. L'altra, dal canto suo, aspettava solo l'attimo in cui ogni dolore sarebbe sparito. Non lo percepiva, fatto che trovava alquanto bizzarro, ma richiedeva a gran voce la fine di quell'agonia. Non potersi muovere o fare altro era insopportabile.

Valeria, a quel punto, decise di concentrarsi ulteriormente sullo sconosciuto, nel tentativo di avere qualcosa da fare e per capire meglio le sue impressioni.

Il sorriso, man mano che si allargava, causava una maggiore chiusura degli occhi, rendendoli ulteriormente due fessure. Eppure le iridi scure brillavano ugualmente, confondendosi con la pupilla nero carbone, come se fossero state fatte di qualche materiale strano, particolare. La stava guardando con apprensione e tenerezza, come quando vedi un cucciolo indifeso e spaventato. Sembrava sul punto di fare qualcosa, lo vedeva tentennare, le ali che si muovevano leggermente in maniera ritmica, come se avesse un tic nervoso.

Era sicura di averlo già visto prima, il problema era che non si ricordava dove. La risposta le danzava sulla punta della lingua come se la stesse prendendo in giro, aggrappandosi affinché non potesse sputarla fuori. Aveva già percepito il calore che lui stava emanando, insieme al senso di conforto e protezione che la stavano avvolgendo.

Improvvisamente, ebbe il forte istinto di abbracciarlo. Era come se fosse consapevole delle emozioni che avrebbe provato nel compiere quel gesto, percepire le braccia dell'altro stringerla a sé.

Era quello l'effetto della morte? Ti faceva sentire vari sentimenti positivi che altre persone ti avevano trasmesso in vita, in modo tale che potesse essere più dolce e invitante? Facile da accettare? Non avrebbe saputo dirlo con certezza, eppure qualcosa le diceva che non era la risposta adeguata. C'era dell'altro dietro, ne era sicura.

Le palpebre si fecero pesanti nel contempo che cercava di capire chi era, gli occhi reclamavano il sonno eterno, talmente erano stanchi.

«Non chiudere gli occhi, non è ancora il momento» tentò di fermarla l'angelo, il sorriso che inizialmente si indebolì, per poi tornare più forte successivamente, quando aprì di nuovo bocca: «Non ti ricordi di me, vero?» Le mormorò dolcemente il ragazzo, facendo una piccola risata divertita. «Sai di avermi già incontrato prima, ma non ti ricordi dove. Lascia che ti aiuti» aggiunse subito dopo, capendo subito che cosa stesse affliggendo l'altra. Una sua mano, appena ebbe pronunciato l'ultima frase, si posò delicatamente e teneramente sul viso di Valeria.

Il movimento fu lento ma deciso, partì dalla fronte e giunse alla forma del mento, che ricalcò con un dito con estrema dolcezza. I polpastrelli avevano, infatti, solamente sfiorato la giovane, infondendole maggiore calore e serenità. Il contatto diretto le aveva fatto bene, donandole quelle minuscole forze in più per permetterle di rimanere sveglia ancora per qualche istante.

Uno strano bagliore le colpì la mente esattamente in quel momento, un ricordo che stava riaffiorando in mezzo agli altri. Rimembrava un episodio accaduto quando era ancora piccola, all'incirca all'età di sei anni.

Si trovava in montagna con la famiglia, quando aveva scelto liberamente di seguire una farfalla bianco latte, usufruendo del momento di distrazione dei genitori causato dalla sorella Marta, la quale si era fatta male con delle ottiche. Non era a conoscenza del motivo preciso per cui si fosse allontanata, l'unica cosa certa era l'attrazione che quel piccolo insetto aveva avuto nei suoi confronti. Almeno, questo finché esso non era svanito nel nulla, lasciandola in mezzo alla natura e nel terrore.

Aveva pianto, forte e in maniera disperata, spaventata dall'imponenza degli alberi circostanti e con la forte credenza che non sarebbe mai stata in grado di tornare indietro. Solo una cosa era riuscita a calmarla, un essere luminoso che le aveva allungato una mano di aiuto, che lei aveva accettato dopo qualche istante di riflessione.

Anche se l'immagine inizialmente era sfocata, in quel momento iniziò ad assumere dei confini nitidi. I capelli neri come l'inchiostro, in abbinamento alle iridi della medesima tonalità, più o meno, facevano da contrasto con gli abiti lindi e casti, puri come l'anima che lo caratterizzava. Anche le ramificazioni che partivano dalle scapole erano bianche, in una maniera che avrebbe addirittura potuto accecare, ma che non aveva fatto niente agli occhi della più piccola.

Si rimembrava di averlo abbracciato, completamente immersa nel senso di calore e protezione che l'angelo le aveva infuso. Lei si era slanciata verso l'altro e il giovane aveva ricambiato immediatamente, stringendola a sé e facendola sentire al sicuro. Non poteva essere un caso se in entrambe le situazioni, poco prima dell'apparizione di lui, Valeria avesse incontrato una farfalla dalle ali candide, un legame doveva esserci.

«Non ti preoccupare, presto ogni cosa andrà per il verso giusto, esattamente come quella volta» la rassicurò ulteriormente il giovane, spostando la mano verso la testa e iniziando ad accarezzargliela.

Sapeva benissimo che, oltre all'altra, nessuno era in grado di vederlo. Quella era un'abilità per cui aveva sempre avuto un certo occhio, perfezionandola negli anni. Un angelo ben addestrato, infatti, era in grado di giocare sulla propria visibilità.

Non tutti erano in grado di risultare invisibili di fronte agli esseri umani, solo quelli più esperti potevano assumere determinati ruoli che poi li avrebbero condotti sulla terra. Prima dovevi ricevere una formazione che durava migliaia di anni, non nascevano già pronti e perfetti come molte persone credevano, anche loro avevano bisogno del proprio tempo per imparare. Lui ce l'aveva fatta senza troppa fatica, anche grazie a un piccolo aiuto che aveva ricevuto dal fratello più grande, oramai già uscito dagli insegnamenti obbligatori.

Gli unici da cui non potevano celarsi erano gli occhi dei bambini. Talmente ingenui e innocenti, erano in grado di vedere oltre lo strato leggero che c'era tra il loro mondo e quello terreno. Il velo che li proteggeva pareva magicamente sparire, rendendoli vulnerabili e soggetti al loro sguardo.

La loro fortuna era che, essendo troppo piccoli, gli adulti non ci dessero corda e chiudessero il discorso ancora prima che potesse nascere. Spesso i bambini erano in grado di osservare cose che gli adulti non vedevano. Tuttavia, venendo considerati troppo incapaci di capire ciò che gli circondava, nessuno gli credeva o prendeva sul serio.

Se da una parte la trovava una cosa positiva, potendo in questo modo continuare in totale tranquillità le varie mansioni a lui assegnate, dall'altra gli dispiaceva che quelle piccole creaturine non venissero prese sul serio. Tuttavia, preferiva di gran lunga che la gente lo vedesse quando lo riteneva necessario lui.

Se si stava mostrando alla giovane, un motivo c'era: si era dato un obiettivo da quando il periodo negativo dell'altra era iniziato, non aveva intenzione di rinunciare a causa di un evento tragico come quello. Nessuno gli avrebbe impedito di ausiliare la ragazza e farle capire l'importanza della vita, nemmeno quello spiacevole incidente.

Stava commettendo l'errore più grande che un angelo potesse fare? Sì, non c'era alcun dubbio a riguardo. Una delle leggi scritte del mondo angelico era proprio il divieto a intervenire nell'ordine delle cose, fatto che lui avrebbe compiuto a breve.

Si sentiva in colpa nell'infrangere quella norma? Assolutamente no. Non avrebbe assistito all'ennesima morte ingiustificata, questa volta ci avrebbe pensato lui.

Valeria tentò di nuovo di parlare, anche solo per ringraziarlo per ciò che aveva fatto e stava facendo per lei. Si stava prendendo cura della giovane come nessuno aveva mai fatto prima, solo le sue migliori amiche le avevano dimostrato quell'affetto e protezione che spesso le erano mancati nella vita. Tuttavia, come poco prima, un altro gorgoglio portò con sé rivoli di sangue che si adagiarono ai lati della bocca.

L'angelo glieli asciugò prontamente, per poi continuare ad accarezzarle la testa dolcemente. Il sorriso si era affievolito, tuttavia ne rimaneva ancora traccia, contribuendo a infonderle calore.

«Manca poco e sarò pronto ad aiutarti come si deve, non preoccuparti, tu aspetta solo qualche secondo in più» le disse teneramente il ragazzo, il corpo curvo su di lei e le ali in subbuglio. Sembrava che fossero pronte a spiccare il volo da un momento all'altro, agitate per qualcosa che le sfuggiva nettamente via.

L'altro le afferrò una mano con quella libera, stringendola debolmente. Quel gesto contribuì a mantenerla ancora sveglia per un po', nonostante stesse lottando contro le palpebre pesanti come macigni. Percepiva il suo calore partire dalle dita roventi e spargersi ovunque, donandole benessere e conforto.

Non le pareva di essere distesa su una strada, in mezzo agli occhi terrorizzati e preoccupati di sconosciuti, ma tra le morbide coperte del suo letto. Le sembrava di sentire le pieghe del lenzuolo avvolgersi intorno al suo corpo indolenzito, mentre il materasso prendeva la sua forma e l'accoglieva nel suo dolce e confortevole abbraccio. Era al sicuro dentro alle quattro mura di casa sua, non all'aperto in uno spazio completamente privo di protezioni. Si trovava in una bolla isolatrice che l'allontanava dalla situazione traumatica in cui era, lasciando posto a una percezione familiare e rassicurante.

Lui continuava a osservarla con tenerezza, il sorriso sulle labbra si era spento, lasciando il posto a un'espressione di concentrazione, la bocca leggermente socchiusa. Gli occhi erano ben aperti, lasciando intravedere le iridi scure. A Valeria ricordarono l'inchiostro, erano molto simili a un liquido che ballava in mezzo alla preoccupazione dell'altro.

La ragazza lo percepiva, sentiva che c'era qualcosa che lo stava affliggendo, occupandogli i pensieri. Nonostante si stesse prendendo cura di lei, da una parte c'era qualcosa che lo turbava, era percepibile nell'aria. Avrebbe tanto voluto chiedergli di cosa si trattasse, capire in che modo aiutarlo, esattamente come lui aveva e stava facendo nei suoi confronti. Non tollerava non poter ricambiare ciò che gli altri si adoperavano a fare per lei, lo trovava ingiusto, avrebbe voluto poter fare qualcosa in cambio.

«Adesso puoi chiudere gli occhi, Val» le sussurrò dolcemente il ragazzo, inclinando la testa di lato. Le ali, nel frattempo, iniziarono ad allargarsi, come se volessero inglobare al loro interno i due giovani. «Ci vediamo al tuo risveglio. Non preoccuparti, ti rimarrò vicino più tempo possibile» furono le ultime parole che l'altra udì, poco prima di cadere definitivamente nel baratro in cui era. O almeno, così credeva quando chiuse gli occhi.

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