Prologo

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Il vento era una leggera carezza fresca, la quale avvolgeva ogni cosa con gentilezza.

Due grandi e curiosi occhi scuri e brillanti stavano osservando l'ambiente circostante, rincorrendo con lo sguardo le farfalle bianco latte che le stavano volando intorno.

La bambina, che oramai aveva già compiuto i sei anni, allungò una mano verso i piccoli e graziosi insetti, socchiudendo meravigliata le labbra. Com'era possibile che qualcosa di così minuscolo potesse essere, al contempo, elegante e maestoso? Volando con la leggerezza di una piuma e tagliando l'aria con l'affilatezza di un coltello?

Le ali delicate si muovevano con sincronia ed equilibrio, levando la farfalla in alto, verso il cielo infinito e cristallino.

Aveva sempre desiderato di trasformarsi in quell'insetto maestoso, un po' come le fate dei suoi cartoni preferiti. Poter librarsi liberamente verso l'alto, non avere vincoli, osservare il mondo da una prospettiva diversa.

Anche la bambina era piccola, ciò che la circondava era enorme in confronto alle minuscole mani leggermente cicciottelle, le braccia corte e gli occhi grandi. Nonostante stesse crescendo, si identificava perfettamente con la farfalla che, a un certo punto, si posò sul suo dorso liscio, l'arto superiore destro proteso davanti a sé.

La bambina non ebbe il coraggio di muoversi, aveva il timore che potesse farla scappare anche con il minimo movimento improvviso.

D'inverno non aveva la possibilità di vederle tanto spesso, soprattutto a causa del gelo che circondava e avvolgeva ogni cosa con il suo manto. Preferiva di gran lunga la primavera o l'autunno.

In quel momento era, ormai, metà estate passata. I genitori avevano deciso di portare le due figlie, Marta e Valeria, a fare un picnic in montagna, scappando dal calore della pianura e rifugiandosi al fresco, anche se per qualche ora soltanto. Avevano già mangiato e si stavano godendo il dolce vento che li stava cullando, in sottofondo il morbido fruscio delle foglie e dei rami degli alberi.

Alle spalle della piccola, infatti, c'era una foresta che ricopriva una parete ripida della montagna, mentre davanti, prima di un muro di alberi, c'era un'enorme distesa d'erba costellata da fiori colorati e ortiche. La madre aveva già fatto le sue raccomandazioni a riguardo, eppure Marta, più piccola della sorella di due anni, pareva intenzionata a fare tutto il contrario. Come se fosse stata inseguita da qualcuno, infatti, la piccola di quasi quattro anni aveva iniziato a correre per il prato ridendo e urlando, quando all'improvviso aveva iniziato a piangere molto forte.

Valeria guardò nella sua direzione, rimanendo tuttavia immobile, come la madre le aveva urlato prima di precipitarsi dall'altra figlia. Il vero motivo per cui non mosse un muscolo, tuttavia, fu per tenere la farfalla con sé. Le donava una strana sensazione di protezione, come se la sua presenza fosse in grado di proteggerla da tutte le cose negative.

I capelli scuri della donna, tinti a causa di alcuni fili bianco latte che si stavano già presentando, svolazzavano giocosi nel vento, mentre gli occhi scuri come il cioccolato fondente osservavano preoccupati la creatura che aveva preso tra le braccia.

Il padre si trovava, invece, di fianco all'altra figlia, come ad assicurarsi che non si muovesse dal suo posto. I capelli biondi, esattamente come quelli di Marta, brillavano a causa dell'impatto dei raggi solari, nel contempo che lo sguardo, cristallino e preoccupato, osservava la moglie tornare indietro con la più piccola tra le braccia.

Valeria assomigliava molto alla madre, mentre la sorella era identica al padre sotto diversi aspetti, non solo quello fisico. Quest'ultima, alla fine, risultò che non si era fatta nulla di ché. Semplicemente era inciampata correndo e aveva preso delle ortiche che le avevano graffiato la gamba. La parte peggiore era stato lo spavento che si erano presi i due adulti.

Nel frattempo che i genitori erano occupati con la più piccola delle loro figlie, l'altra non aveva mai smesso di contemplare la farfalla sulla mano, indisturbata. Erano troppo occupati con la piccola sfortunata, non le avrebbero dato retta per un bel po' di sicuro.

Da quando Marta era entrata nelle loro vite, come da programma, Valeria era passata in secondo piano. A dirla tutta, questo fatto non le dispiaceva affatto. Non si sentiva oppressa dalle attenzioni che, spesso, aveva percepito su di sé, essendo stata l'unica bambina presente in casa per un po' di tempo.

Stava scoprendo lentamente di amare la solitudine, poter fare le cose che voleva senza nessuno che intervenisse e desse una propria opinione.

In questo modo, la bambina aveva perfino imparato a leggere e scrivere ancora prima di iniziare la prima elementare, che avrebbe cominciato quello stesso Settembre. L'aveva fatto perché era stufa di chiedere agli altri di leggere i sottotitoli in televisione, per essere più indipendente.

Nonostante avesse solo sei anni, percepiva già di volersi staccare dall'ausilio altrui, ricercando la forza che risiedeva in se stessa. Era come se volesse imparare a contare solo su di lei già dalla tenera età che possedeva.

La farfalla, all'improvviso, fece vibrare le ali candide e pure, alzandosi dal dorso e librandosi in aria, dirigendosi verso il bosco.

Senza pensarci e con la consapevolezza implicita che non avrebbe attirato l'attenzione, Valeria si alzò in piedi e seguì l'insetto tanto ammirato. Si stava muovendo esattamente verso la foresta alle sue spalle, totalmente in salita. Era talmente rapita dalla sua bellezza che non si rese nemmeno conto della strada che percorse, troppo occupata a tentare di non perdere di vista la sua nuova amica della natura.

Non era un caso se avevano scelto quel luogo per il picnic: non solo erano isolati, dato che non c'era nessun altro nei paraggi oltre a loro, ma la foresta adiacente era un ottimo posto da usare come bagno. Avevano talmente tanto verde intorno che quella era sembrata la soluzione migliore nel caso si fosse presentata la necessità.

Non si sarebbero mai aspettati che, nel momento in cui avevano abbassato la guardia, la loro piccola e adorata figlia si sarebbe allontanata per percorrere il bosco scuro e spaventoso. Eppure Valeria si trovava in mezzo agli alberi rigogliosi e verdi, attenta a non perdere di vista una creatura ancora più minuscola di lei. Non era in grado di staccarsene, era come se una forza misteriosa la stesse attirando e legando a quell'insetto.

Una voce dolce e calda la stava richiamando a sé, una cantilena più antica del mondo stesso risuonava nel suo apparato acustico. Tutto ciò che la circondava era svanito, nel campo visivo di Valeria c'erano solo lei e la farfalla che voleva raggiungere a tutti i costi, nient'altro. La voce nella sua testa si fece sempre più forte, era come se, seguendo l'insetto, si stesse sempre di più avvicinando al suo possessore.

Tutta la situazione precipitò quando, a un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, la farfalla non fu più presente. Era come se fosse scomparsa, discioltasi nell'aria proprio davanti ai suoi occhi.

Valeria si guardò intorno smarrita, percependo le lacrime spingere per uscire. Stava realizzando solo in quel momento che si era allontanata troppo dalla propria famiglia, completamente persa in un luogo sconosciuto. Non si era nemmeno resa conto del guaio in cui si era cacciata, almeno fino a quando la sua attenzione non vi si era posata forzatamente.

La bambina iniziò a piangere forte, sedendosi sul ripido e duro terreno e portando le gambe al petto, circondandole e stringendole con le braccia. Le lacrime macchiarono il suo viso innocente, la voce spezzata dai singhiozzi si fece strada nel silenzio spettrale del bosco. Pure il canto di poco prima aveva cessato di farsi udire.

Era sola in un posto non solo estraneo, ma perfino spaventoso e potenzialmente molto pericoloso.

Con il tono rotto dal pianto, Valeria sussurrò delle parole di aiuto, tentando di urlare una richiesta di ausilio ai suoi genitori, chiamandoli uno a uno. Tuttavia la sua voce era troppo bassa per essere sentita da chiunque, nessuno sarebbe stata in grado di salvarla dal suo incubo reale.

Il cuore le martellava nel petto, il moccio le colò dalle narici, nonostante i vani tentativi di trattenerlo tirando su con il naso. Il respiro andava in sincronia con il battito, il corpo continuamente colpito da spasmi. Voleva la mamma e il papà in una maniera disperata, qualcuno che l'aiutasse e le garantisse il conforto che stava tanto bramando.

Alzò lo sguardo, prima intorno a lei e poi verso il cielo, nell'inutile tentativo di capire dove fosse, nel puro caso che un colpo di genio le potesse dare una mano a tornare indietro. Non aveva la minima idea di come comportarsi, la vista era appannata dal grosso strato di lacrime che le velava gli occhi tristi e disperati.

Credeva di non aver mai provato tanta paura come in quel momento.

Continuava a guardarsi intorno quando, all'improvviso, vide una luce bianca e splendente. Le lacrime si placarono immediatamente non appena lo sguardo vi si posò sopra, così come i singhiozzi.

Man mano che essa avanzava, le emozioni negative di Valeria scomparivano. Non sapeva per quale motivo, ma, sinceramente parlando, non era qualcosa a cui stesse prestando attenzione.

Una figura si stava gradualmente formando, le linee che prendevano forma nel bagliore intenso. Aveva una conformazione umana, fatta eccezione per delle ramificazioni sulla schiena. La piccola era attratta soprattutto dalla voce che proveniva dallo sconosciuto, la stessa di pochi secondi prima, sempre calda e accogliente.

Più si avvicinava e maggiormente ne riconosceva i particolari. I vestiti, di un bianco talmente candido da ferire quasi lo sguardo, erano totalmente in contrasto con i capelli scuri come l'inchiostro. Anche gli occhi a mandorla erano della stessa tonalità, si confondevano con la pupilla e richiamavano la pece. Nonostante la loro profondità, lo sguardo era dolce e gentile, ampliato dal sorriso tenero sulle labbra carnose e piene. Le estensioni sulle scapole altro non erano che ampie ali del medesimo colore degli abiti, solo talmente luminose da sembrare che brillassero di luce propria, fatto che probabilmente era anche vero.

L'aura si stava gradualmente indebolendo, in maniera tale che non potesse ferire la retina delicata della più piccola.

L'angelo si posò di fronte a lei, le pose una mano sulla guancia e le asciugò le lacrime con un pollice.

Una strana calma invase Valeria, nel contempo che i suoi occhi scuri si fissavano in quelli dell'altro, trovandovi una sorta di seconda casa, stabile e confortevole. Il cuore rallentò, così come il respiro, nel contempo che i singhiozzi lasciavano il corpo e il pianto scompariva.

Con estrema lentezza, non appena fu certo che l'altra si fosse completamente tranquillizzata, le si avvicinò al viso. Le labbra rosee del ragazzo si posarono sulla fronte della bambina, rimanendovi qualche istante. Nel contempo, ella si era accoccolata con il volto contro il palmo, per lei enorme, dell'angelo.

Con un gesto istintivo, Valeria scattò verso di lui, chiudendo le minuscole braccia intorno al busto dell'altro, il quale ricambiò praticamente subito, facendo una piccola risata divertita. Era intenerito dal gesto innocente e amorevole della più piccola, non aveva potuto trattenersi dal ridere. Lei, intanto, si stava lasciando beare dalle percezioni positive che le stava trasmettendo.

Rimaneva in silenzio perché era come se fosse consapevole che non c'era bisogno di parole.

La cantilena continuava, così come il calore che il giovane trasmetteva, il quale, successivamente, giungeva e avvolgeva il corpicino dell'altra. Inoltre, il tutto era accentuato dal contatto diretto che lei aveva creato.

La bambina arrivò perfino a stringerne la camicia a maniche corte, aggrappandosi a essa. Nel frattempo, il ragazzo aveva iniziato ad accarezzarle la testa con tenerezza, lasciandole un bacio tra i capelli leggermente arruffati.

Nonostante nessuno avesse parlato o qualcuno gliel'avesse detto direttamente, Valeria sapeva che lui era buono, non tanto perché fosse un angelo, ma più che altro per l'aura che emanava. Il sorriso non era ancora svanito, anzi, addolciva la situazione e inviava messaggi positivi, dolcezza e gentilezza.

Il tutto scomparì nel nulla con la velocità con cui era iniziato, a partire dalla sparizione della misteriosa farfalla. Ciò che riportò Valeria sulla terra fu la voce della madre, la quale stava gridando a gran voce il nome della figlia, nella speranza di farsi sentire.

La piccola si guardò intorno confusa, rimanendo delusa quando notò che non c'era più il suo nuovo amico tra le sue braccia.

Non rimanette per troppo tempo in quel posto, magico fino a pochi secondi prima, perché si affrettò a raggiungere la madre, non volendo farla aspettare e preoccupare per troppo tempo. Seguendo la sua voce, Valeria riuscì a tornare indietro dalla sua famiglia senza alcun problema.

Nulla era rimasto come segno dell'apparizione di poco prima, se non una farfalla bianco latte posata sul terreno, il quale era coperto dal fogliame e dai rami secchi del bosco.

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