✨»0.5; ℙ𝕣𝕠𝕝𝕠𝕘𝕠 𝕀𝕀«✨

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𝘍𝘪𝘳𝘴𝘵 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘸𝘢𝘴 𝘧𝘪𝘳𝘦, 𝘵𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘸𝘢𝘴 𝘴𝘮𝘰𝘬𝘦
𝘛𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘱𝘳𝘦𝘢𝘤𝘩𝘦𝘳 𝘮𝘢𝘯 𝘸𝘢𝘴 𝘩𝘢𝘯𝘨𝘪𝘯' 𝘣𝘺 𝘢 𝘳𝘰𝘱𝘦
𝘛𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘦𝘺 𝘢𝘭𝘭 𝘧𝘦𝘭𝘭 𝘵𝘰 𝘵𝘩𝘦𝘪𝘳 𝘬𝘯𝘦𝘦𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘣𝘦𝘨𝘨𝘦𝘥 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘥𝘳𝘪𝘧𝘵𝘦𝘳
𝘉𝘦𝘨𝘨𝘦𝘥 𝘩𝘪𝘮 𝘱𝘭𝘦𝘢𝘴𝘦, 𝘢𝘴 𝘩𝘦 𝘳𝘢𝘪𝘴𝘦𝘥 𝘩𝘪𝘴 𝘧𝘪𝘴𝘵 𝘣𝘦𝘧𝘰𝘳𝘦 𝘩𝘦 𝘴𝘱𝘰𝘬𝘦

𝘐 𝘢𝘮 𝘵𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘨𝘩𝘵𝘦𝘰𝘶𝘴 𝘩𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘧 𝘎𝘰𝘥
𝘈𝘯𝘥 𝘐 𝘢𝘮 𝘵𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘷𝘪𝘭 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘺𝘰𝘶 𝘧𝘰𝘳𝘨𝘰𝘵
𝘈𝘯𝘥 𝘐 𝘵𝘰𝘭𝘥 𝘺𝘰𝘶 𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘢𝘺 𝘺𝘰𝘶 𝘸𝘪𝘭𝘭 𝘴𝘦𝘦
𝘛𝘩𝘢𝘵 𝘐'𝘭𝘭 𝘣𝘦 𝘣𝘢𝘤𝘬 𝘐 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦𝘦
𝘈𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘩𝘦𝘭𝘭'𝘴 𝘤𝘰𝘮𝘪𝘯𝘨, 𝘩𝘦𝘭𝘭'𝘴 𝘤𝘰𝘮𝘪𝘯𝘨
𝘏𝘦𝘭𝘭, 𝘩𝘦𝘭𝘭'𝘴 𝘤𝘰𝘮𝘪𝘯𝘨 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘮𝘦
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La sveglia stava ormai suonando da circa una decina di minuti, infastidendo non poco i sei gatti che alloggiavano nell'appartamento. Invece, colui che aveva programmato il diabolico oggetto continuava a dormire beato, ignorando il fastidioso rumore. Stava facendo un bel sogno.. inconsciamente, non voleva svegliarsi. Si trattava di uno di quei lunghi sogni che vengono spesso confusi con la realtà e nei quali il tempo non sembrerebbe mai passare. E invece, il tempo stava scorrendo eccome, così come testimoniavano i numeri arancioni che lampeggiavano sullo schermo della sveglia digitale. Non appena segnarono le sei e trenta però, gli occhi dell'uomo si spalancarono, incontrandone due verdi e dalle pupille strette.
"Oh, ciao Eris.."
Mormorò, ancora rintronato dal sonno. Riconobbe dopo poco il rumore della sveglia ed, ancora steso a pancia all'ingiù, si voltò verso la sveglia e strizzò gli occhi in modo da poter distinguere i numeri anche senza occhiali. La gatta dal manto marrone mosse la coda e miagolò infastidità, aspettando che il padrone si rendesse conto del suo errore.
"Mmh, sembra proprio che io abbia messo la sveglia per sbaglio.. scusate, gattini"
Finalmente l'uomo decise di mettersi seduto in mezzo al letto e spegnere l'aggeggio, per poi stiracchiarsi sotto lo sguardo di quattro dei suoi gatti. Uno di questi, dal manto tigrato ed appollaiato su un tiragraffi, iniziò a miagolare. Venne presto seguito da un'altra gatta, interamente bianca.
"Alastor, Paimon, silenzio... adesso mi alzo e vi do la pappa, contenti?"
I gatti miagolarono in assenso mentre l'uomo si alzò pigramente, dirigendosi verso la cucina seguito dai propri gatti. A chiudere la fila c'era il quarto della comitiva che si era creata nella stanza, dal manto nero ed il modesto nome di Satana. Passando per il soggiorno, un quinto gatto dal manto a macchie corvine e bianche si era arrampicato sulle pale del ventilatore da soffitto, con evidente indignazione da parte del padrone.
"Barbatos! Scendi da lì, potresti farti male... anzi, potresti più che altro romperlo visto che una caduta dal terzo piano non ti ha fatto nulla. Su, vieni.. è ora di colazione"
Protese le braccia verso il gatto che, avendo riconosciuto la parola magica, non si fece problemi ad ubbidire e saltare direttamente sulle spalle dell'uomo, per poi scendere a terra con un secondo salto. Barbatos era il più giovane dei gatti, ed anche il più spericolato. Invece, il più anziano -o meglio anziana- era una gatta calico che stava ancora sonnecchiando sul divano, essendo mezza sorda.
"Vapula, andiamo.. è ora di fare colazione~"
La chiamò dolcemente l'uomo, accucciandosi accanto a lei per farsi sentire. La gatta si svegliò quasi subito, alzando la coda contenta.
Così, il piccolo esercito di mici seguì il padrone in cucina in modo da poter fare colazione. Mentre riempiva le diverse ciotole, rispettando ovviamente i gusti di ogni gatto, iniziò a riflettere sulla propria giornata: cos'aveva di tanto importante da fare? E soprattutto, perchè aveva impostato la sveglia? Ormai aveva l'abitudine di svegliarsi alle sei e trenta da anni, quindi era piuttosto inutile.. continuò a riflettere mentre sistemava tutte le ciotole al loro posto, permettendo ai gatti di mangiare. Proprio mentre si stava chinando per posare l'ultima ciotola, gli cadde l'occhio sul calendario da muro che teneva in cucina. Il sette luglio, un mercoledì, era cerchiato con una penna nera. Facendo per un secondo mente locale, realizzò che era proprio il sette.
"Ahhh.. doveva darmi l'elenco dei partecipanti all'escursione, vero, vero.."
Forse, avrebbe fatto meglio a muoversi.

Lander Klein era un uomo che aveva superato da un paio d'anni la trentina. Definibile di bell'aspetto, era alto, dalla pelle abbronzata ed i capelli grigiastri, proprio come gli occhi. Portava sul naso degli occhiali neri e fini, dotati di naselli che col corso degli anni avevano lasciato un piccolo solco. Insegnava storia all'Aaldenberg da diversi anni ormai ed era uno dei professori più stimati sia dagli studenti che dallo stesso preside. Infatti, anche se un po' distratto, riusciva sempre a portate a termine tutti i propri incarichi e ad arrivare anche in anticipo in caso di appuntamenti. Quella mattina non c'era stato nulla di diverso: anche se il lungo sogno l'aveva fatto svegliare quasi già stanco, era arrivato fuori scuola quindici minuti prima dell'orario stabilito per il breve colloquio, prima che iniziassero le lezioni. Parcheggiò la sua bicicletta sul retro dell'edificio, praticamente deserto essendo solo le sette e dieci del mattino. L'uomo si incamminò verso l'entrata dell'accademia, grattandosi la nuca: si sentiva come se avesse già fatto una maratona.. provò a ripensare al suo sogno, ma proprio non gli tornava alla mente. Gli sembrava di aver sognato qualcosa che fosse relativo al passato... forse si trattava di un vecchio ricordo prima del suo trasferimento ad Amsterdam. In quel caso, gli sarebbe piaciuto ricordarlo.
Veniva infatti da un piccolo paesino olandese, dal quale era dovuto andare via per poter studiare ed ottenere poi delle buone opportunità di lavoro. Lì aveva lasciato tutto ciò che aveva conosciuto fino ad allora, in favore di un'università di Amsterdam di cui si era innamorato. Continuó a rimurginare per un po', ma non appena varcò le grosse porte della scuola decise di mettere da parte il pensiero: il passato era, appunto, passato, quindi cercare di ricordare non era molto utile dato che farsi leggere i sogni da qualche esaltata non era comunque fra i suoi piani. Insomma, chi è che nel 2021 (NDA: anno in cui è ambientata la storia, so che potrebbe fare confusione lol) crede ancora alla magia od ai tarocchi?
Salutò tutti i presenti nell'ingresso con il suo solito tono un po' mieloso, per poi incamminarsi verso l'ufficio del preside, posto al primo piano poco dopo le scale centrali. L'intera struttura aveva un aspetto decisamente moderno, dal pavimento in legno sempre tirato a lucido e le pareti di un bel color crema, sulle quali si trovavano opere d'arte e fotografie realizzate dagli alunni, diversi poster e certificati di premi vinti dalla scuola o dagli stessi studenti. A Lander non dispiaceva affatto l'ambiente di quella scuola, lo trovava confortevole ed accogliente: perfetto per una struttura simile. Aveva conosciuto molti studenti fin troppo stressati e privi di amore per lo studio, cosa che lo feriva sempre: secondo lui, non c'era cosa più bella dello studiare ed imparare qualcosa di nuovo. A rifletterci però, giungeva sempre alla conclusione che era il sistema scolastico a rovinare l'esperienza per i ragazzi, visto che, sempre a detta sua, nessuno nasceva privo della curiosità. Lui stesso ne aveva tanta -fin troppa-, mista ad un'altrettanta ambizione.. inutile da dire che, ai suoi tempi, era sempre il primo della classe. Perso nei propri pensieri, abbozzò un sorrisetto mentre bussò alla porta in legno dello studio del preside Spelkarten, tendendo l'orecchio ed attendendo per qualche secondo una risposta. Come di consueto, la suddetta risposta non arrivò ed il professore entrò nella stanza, dove il preside era impegnato a costruire un piccolo castello di carte. L'uomo gli fece segno di rimanere in silenzio, rivolgendogli una veloce occhiata che gli intimò di richiudere la porta dietro di sé e con la massima attenzione. Lander ubbidì, osservandolo con un sorrisetto divertito ed incrociando le braccia al petto. Michiel Spelkarten era piuttosto giovane ed aveva ottenuto la carica di preside unicamente da qualche anno, dopo aver lavorato come professore di scienze nell'accademia per relativamente poco. L'uomo non era particolarmente alto o ben piazzato, anzi: a questo proposito, Lander pensava che fare un po' di attività fisica non gli avrebbe fatto male, ma non lo vedeva affatto il tipo. Preferiva rimanere chiuso in casa o nel proprio studio a risolvere rompicapi e costruire castelli di carte, proprio come quello che aveva appena completato. Si trattava di una costruzione semplice e per questo, una volta ultimata, la distrusse dopo averle dato una breve occhiata. Solo in quel momento parlò, portando gli occhi color lavanda sul professore che aveva pazientemente aspettato.
"Lander, sei in anticipo.. come al solito"
Osservò il preside, ed il più alto scrollò le spalle.
"Non stavi facendo comunque nulla d'importante, o sbaglio?"
Commentò con un sorrisino, prendendo posto su una delle due sedie davanti la cattedra di Spelkarten. L'uomo parve quasi offeso e gli rivolse un'occhiataccia, raccattando le carte che aveva utilizzato per costruire il castello.
"Non c'è comunque molto da fare, verso la fine della scuola.."
Borbottò, e Lander sollevò le sopracciglia.
"Non hai degli esami finali da organizzare?"
Michiel finì di raggruppare le carte, organizzandole in un piccolo mazzo e mischiandole senza nemmeno guardarle.
"Non c'è molto che sia interessante, scusa"
Si corresse poi, sedendosi difronte al proprio interlocutore.
"Che preside serio e responsabile.."
Lo stuzzicò il professore, beccandosi una seconda occhiata di rimprovero.
"Guarda che ti licenzio" Finalmente, l'uomo mise via le carte da gioco, prendendo dei fogli abbandonati sulla sua scrivania. Li guardò con aria superficiale, per poi porgerne uno a Lander "Questa è la lista definitiva dei partecipanti all'escursione, hanno consegnato tutti i documenti necessari. Sei sicuro che non ti serva un accompagnatore? Non capisco perchè tu voglia andare da solo.."
Il professore lesse velocemente i nomi segnati sul foglio e poi annuì.
"Sì, non ce n'è bisogno, tranquillo.. non sono poi così tanti ragazzi, e conosco bene tutti: mi fido di loro"
Spiegò, e Spelkarten sospirò, sporgendosi sulla scrivania e sorreggendosi il volto con una mano.
"Lo dici solo perchè partecipa anche il tuo cocco.. e poi dici che non fai preferenze!"
Lander sorrise, sistemandosi il foglio in una delle tasche del suo giaccone ed avvicinandosi all'altro. Non negò nemmeno la sua affermazione: anche se ai suoi alunni non l'avrebbe mai lasciato capire, i due sapevano benissimo che aveva degli studenti preferiti. Per questo, parlò con fare divertito.
"Chi, Émilien o Lodewijk?~"
"Ew, puzzi di cibo per gatti.."
Spelkarten si allontanò con un'espressione quasi disgustata, mentre Lander lo guardò offeso.
"E tu puzzi di gay"
"Omofobo"
"Almeno io non sto sotto allo stesso tossichello da due anni.."
Il preside spalancò gli occhi, oltraggiato.
"Non gli sto sotto!"
Si lamentò, mentre Lander annuì.
"Oh sì caro mio, sei peggio di uno zerbino"
Continuò a mettere il dito nella piaga e Michiel incrociò le braccia al petto, borbottando.
".. almeno io scopo e non vivo con sei gatti"
Abbassò leggermente la voce, lanciando una veloce occhiata alla porta: parlare con quello lì gli faceva quasi dimenticare del luogo in cui si trovavano e dei ruoli che ricoprivano. Notandolo, Lander ridacchiò divertito.
"Ha paura la sentano dire parolacce, signor preside?"
Lo prese in giro, ed il maggiore -anche se di un paio d'anni- arrossì leggermente.
"Smettila, gattaro"
"Ma che hai contro i miei gatti, sei forse geloso?"
"Geloso! Solo un pazzo vorrebbe vivere con uno come te.."
Al pensiero, l'uomo rabbrividì: senza dubbio, quello lì era tipo da girare scalzo, senza calzini o pantofole... con tutti quei peli di gatto per terra, poi!!
"Beh, per me non è un problema.. sto bene da single"
Scrollò le spalle, giocherellando con una penna trovata sulla scrivania. Michiel gli diede un'occhiata, annuendo appena e pensando alla clamorosa friendzone che si era beccato quando entrambi erano semplici professori.
"Contento tu, coi tuoi gatti.."
Accennò un sorrisetto amaro, e Lander annuì.
"Sì, molto. Almeno a me non spezza nessuno il cuore"
Il viola roteò gli occhi: ma quanto erano irritanti quelle frecciatine?
"Sei venuto solo per rompere quindi?"
Contento, il professore diede una risposta affermativa: amava dare fastidio.

Il 'colloquio' molto professionale dei due finì con due caffè offerti da Lander, visto che gli ultimi dieci (circa) li aveva offerti il preside. Poi, tornarono alle proprie mansioni.. che quel giorno, nel caso del professore erano unicamente aspettare le ultime due ore e poi insegnare. Non gli dispiaceva perdere tempo a scuola, perchè spesso poteva fare ciò che gli piaceva di più: riflettere. Sulla propria vita, su avvenimenti a cui aveva assistito, su altre persone.. quella mattinata, si ritrovò a pensare al discorso avuto con Spelkarten. I due si conoscevano da una decina d'anni, praticamente da quando Lander era arrivato ad Amsterdam. Il minore si era presto reso conto della sbandata che l'altro si era preso per lui, ed ogni tanto si chiedeva se non gli fosse mai passata.. un po' gli dispiaceva, ma non poteva farci nulla se non provava lo stesso. Francamente, pensava di non essersi mai innamorato ed ormai stava dubitando di esserne capace. Ma alla fine, non era meglio così? Vivere senza cuori spezzati e senza pene d'amore.. l'affetto gliel'avrebbero dato i suoi gatti e magari qualche amico, come Michiel. I due si ritrovavano raramente a discutere di argomenti 'seri', più per via di imbarazzo da parte del preside, che francamente Lander non comprendeva. Si trovava spesso a non capire determinati suoi atteggiamenti o quelli di altre persone, in realtà.. solo con gli studenti era diverso. La riteneva quasi un superpotere, la sua capacità di capirli e legare con loro, e sinceramente non sapeva nemmeno da dove venisse. Ma c'era per qualche strano motivo, e gli andava bene così: del resto, alcune cose non si possono spiegare, no? Lander non ne era sicuro, perchè forse si poteva attribuire alla sua passione per l'insegnamento.. ma poi, incontrava un altro problema: come avrebbe spiegato quella passione? I sentimenti e tutto ciò che c'è di astratto erano il suo unico punto interrogativo, un po' come l'amore. Irrazionale, invisibile ed incredibilmente forte.. durante la sua vita l'aveva provato unicamente nei confronti dei propri gatti, e forse dei propri alunni. Creature di cui doveva prendersi cura, insomma. E ripensandoci, era un po' ironico che uno come lui avesse iniziato a prendere un simile ruolo.
Lander Klein, che si prendeva cura degli altri.. che si affezionava.
Strano, davvero.
Perso nei propri pensieri all'interno del parcheggio della scuola, quasi non si rese conto del tempo che passava, scandito dai rumori provenienti dal grande edificio. Sentendo una campanella, si voltò a guardarlo meccanicamente, facendo mente locale: dovevano essere le undici.. quindi aveva ancora un'oretta da perdere. Avrebbe potuto passarla dentro, a rivedere gli argomenti che avrebbe dovuto affrontare in classe.. sì, sarebbe stata la cosa ideale. Decise di spostarsi dal luogo in cui si era fermato, ma non si mosse subito. Restò per un attimo imbambolato senza una vera ragione, e poi qualcosa attirò la sua attenzione. Quasi dal nulla, in cielo apparve uno stormo di uccelli che, dagli alberi del cortile della scuola, volarono in direzione del bosco. Dovevano essere più di un centinaio e, per quanto fosse uno spettacolo che aveva già visto durante la sua vita, Lander ne rimase comunque affascinato. Alzò il capo per guardarli bene, seguendone il volo ed osservandoli poi allontanarsi, senza dubbio verso il luogo che presto avrebbe visitato con i partecipanti dell'escursione. Dopo un attimo, aggrottò le sopracciglia.. un movimento simile era piuttosto insolito, visto che gli uccelli tendevano a migrare nella direzione opposta. Decise però di lasciar perdere l'evento e pensare alla storia.. aveva un paio di guerre di cui parlare.
Si avviò così all'interno dell'edificio, prendendo però la lista datagli da Spelkarten, dando un'altra occhiata ai nomi, quasi come se li stesse controllando.
Poi, le sue labbra si curvarono in un sorrisetto.

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Hey, come va? :D
Io sono più appezzottata che mai, ora anche il mio orecchio destro ha deciso di farmi soffrire, che mega chad 💅 in compenso sono rimasta a casa da scuola ed ho finito la storia principale di pokèmon violetto :DD poi sono stata jumpscareata (?) da ed sheeran ma okay
AD OGNI MODO, boom: eccovi un altro prologo, sta volta dal pov del professore che accompagnerà i nostri oc
Ve l'aspettavate? Ve l'avevo già accennato? Non ve ne frega? Chissà ✨👄✨
Io non ne posso più di non scrivere per questa storia e giuro che se non pubblicate presto vi esco il prologo 3 con altri Apokreidos 🤪💅 no okay scherzo (forse) più che altro non potrei farlo senza Gyros 🥺 il mio pookie 🥺 lo skrunkly 🥺 il mio himbo 🤲🤲 si la smetto skst
Come vi sembra Lander? 😍 Rispetto a un certo professore che si chiama come del sushi vi sembra più normale o ugualmente poco classificato? Dovrei fare professori più normali? E dovrei smettere di farvi domande? Probabile
OKAY ora vi lascio in pace 😔 alla prossima 💅✨







p.s.

Lui è Lander (in testa lo immagino un pochiiiiino diverso perchè l'ho prima pensato e poi ho cercato l'immagine ma okay)
Del preside non ho immagini perché l'ho immaginato e basta
Al massimo immaginate Zim di pokèmon scarlatto e violetto ma meno a scienziato e coi capelli più normali idk

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