I Don't Love You | Yamaguchi x Tsukishima AU

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ℍ𝕖𝕪 𝕥𝕙𝕖𝕣𝕖, 𝔻𝕖𝕝𝕚𝕝𝕒𝕙 - 𝕎𝕙𝕠 𝕚𝕤 𝕐𝕒𝕞𝕒𝕘𝕦𝕔𝕙𝕚?

Yamaguchi Tadashi più volte si era sentito dire di essere troppo dolce, troppo comprensivo, troppo gentile. Aveva sempre annuito a quelle parole, ma non aveva mai fatto nulla per cambiare.
Aveva finito la scuola superiore da tre anni, e si era gettato sulla musica, insieme a due dei suoi compagni di club: Hinata Shoyo e Kageyama Tobio. Avevano messo su una band, di quelle che se le senti suonare le adori, ma che dimentichi dopo massimo un anno. Non perché non fossero bravi, ma perché si erano rassegnati a rimanere dov'erano. Di sicuro quello non era un comportamento consono a Hinata e Kageyama, ma si erano fatti andare bene ciò che avevano: i loro strumenti, un palco e un appartamento condiviso.
Si erano adattati.
Suonavano per passione.
Però Yamaguchi Tadashi, che nella band corrispondeva al cantante, aveva lasciato a scuola un pezzo di cuore.
Tutti avevano lasciato una piccola parte di loro tra i banchi, ma Yamaguchi aveva lasciato metà del suo cuore.

ℕ𝕠𝕥 𝕥𝕠𝕕𝕒𝕪 - 𝕋𝕖𝕝𝕝 𝕙𝕚𝕞 𝕥𝕙𝕒𝕥 𝕪𝕠𝕦 𝕝𝕠𝕧𝕖 𝕙𝕚𝕞.

Era sempre stato un tipo timoroso, e non aveva quasi mai detto ciò che pensava in faccia alla gente. Eppure si era dichiarato. Aveva lasciato a quel ragazzo che tanto amava un biglietto e una rosa nel borsone per il cambio per le ore di sport. Aveva poi aspettato fino alla fine degli allenamenti per la sua reazione.
Se avesse potuto, avrebbe cominciato a mangiarsi le mani fino alle ossa per quanto era sottopressione.
Alla fine, quel ragazzo, Tsukishima Kei, che era stato suo amico d'infanzia, aveva sorriso e gli aveva restituito il biglietto. Poi era andato via.
Yamaguchi era rimasto qualche secondo fermo ad osservare la schiena del biondino allontanarsi fino a svoltare l'angolo; allora aveva aperto il biglietto, stropicciato e odoroso di carta, amore e attesa: il "TI AMO <3" scritto in rosso vivace con la sua grafia troneggiava disordinato tra le righe, un po' sbavato come il rossetto di una ragazza che dà il suo primo bacio. Sotto, con un nero più vivido e fresco, c'era scritto "Ok. Ti amo anche io :)". Yamaguchi non aveva saputo interpretare bene quel messaggio tanto chiaro e comprensibile. Forse a causa dell'ebrezza che il contenuto del biglietto aveva causato e delle farfalle che sentiva svolazzare libere nello stomaco, si sentiva leggero, come se si fosse appena staccato da terra per prendere il volo alla scoperta dei cieli.
Sentiva le guance spruzzate di lentiggini bruciare, come le fiamme di un caminetto, e gli occhi inumidirsi. La gola gli si era seccata anche se non aveva neanche parlato. Tirò fuori il telefono dalla tasca della felpa e aprì la chat con "Tsukky🦕".

<TSUKKY!! 19:47

19:48 Che vuoi?>

<Non stavi scherzando vero?? 19:48

<Quello che hai scritto nel biglietto... 19:48

19:48 No. Non stavo scherzando>

19:49 Ne parliamo domani. Notte>

<Notte Tsukky💛 19:50

Ricordava ciò che era successo come se lo vivesse ogni giorno. E forse era così. Era un ricordo che si ripeteva nella sua mente quotidianamente, ogni volta sempre con più sensazioni legate ad esso.

𝕐𝕠𝕦 𝕓𝕣𝕠𝕜𝕖 𝕞𝕖 𝕗𝕚𝕣𝕤𝕥 - ℍ𝕖 𝕕𝕠𝕖𝕤𝕟'𝕥 𝕨𝕒𝕟𝕥 𝕥𝕠 𝕣𝕖𝕞𝕖𝕞𝕓𝕖𝕣.

Il locale era pieno. Il brusio della massa informe di persone schierate davanti al palco copriva la maggior parte dei suoni, esterni ed interni, compresi i sussurri colorati del giallo limone dell'agitazione di Hinata. Era rimasto il ragazzino che il primo giorno al club era stato sbattuto fuori, insieme a Kageyama.
Kageyama sposto le tende rosse come l'amore forte e irremovibile che li separavano dalla folla. Diede un'occhiata fuori e poi rimise a posto il sipario, decretando silenziosamente che era una buona serata. Di solito, lui non si sbagliava mai.
-Hinata. -sbottò all'improvviso. Hinata sbiancò. -Non fare lo stesso errore dell'ultima volta. -finì. Scoccò un'occhiata carica di tacite minacce rivolta ad Hinata.
-Scemo! Non l'ho fatto apposta! Certo che non succederà più! -rispose stizzito. Yamaguchi ridacchiò sotto i baffi. Ricordava bene come Hinata, preso dal nervosismo, aveva inciampato su dei cavi ed era caduto di faccia sulle assi lucide del palco.
-Non preoccuparti, Hinata. Basta che stai calmo... -Yamaguchi gli rivolse un sorriso gentile e tornò ad accordare la sua chitarra.
Yamaguchi uscì sul palco, dove li aspettavano le luci, gli applausi e l'odore degli spazi chiusi ed affollati.
Lanciò uno sguardo veloce all'angolo dove si indaffaravano i tecnici dei suoni. Non c'era il solito signore di mezza età amante dei Nirvana e che si era lasciato alle spalle la carriera da musicista; c'era un ragazzo poco più grande di Yamaguchi, che trafficava tra i pulsanti e le leve.
Guardò verso il pubblico e sorrise.
-CON COSA COMINCIAMO OGGI?? -chiese con foga agli spettatori. Varie voci si levarono dalla folla, e la maggior parte chidevano di sentire lo stesso brano, la cover che li aveva resi famosi: I don't love you, dei My Chemical Romance.
-E "I DON'T LOVE YOU" SIA! -rispose Yamaguchi.
Cominciò con la sua chitarra, verde, come le piogge di primavera, e arancio scuro, il colore dei sentimenti segreti.
Le note si librarono nell'aria, impregnata di attesa spezzata dalla musica fatta di amori dimenticati.
Yamaguchi cantava sereno, riversando tutto se stesso in quella performance.
Arrivato alla parte in cui avrebbe dovuto abbassare la voce, fece volare lo sguardo sulla sala. Osservò i ragazzi e le ragazze che cantavano con lui, e le persone che lo ascoltavano cullandosi tra le note miste a ricordi colorati di un azzurro chiaro e nostalgico, come il cielo durante le mattine piene di rugiada.
Fermò lo sguardo su un punto preciso e fatale della sala. Sgranò gli occhi, pieni di terrore verde evidenziatore.
Per un momento si dimenticò della canzone, del palco, del pubblico, di tutto.
Tutto tranne lui.
Tsukishima.
Perché era lì? Lo aveva lasciato perché non ne poteva più di lui. E anche se sapeva che lui suonava in quel locale, era lì.
Il ragazzo biondo storse la testa di lato.
Hinata e Kageyama si resero conto dello stato di Yamaguchi. E per tirarlo con i piedi per terra, Hinata suonò una nota o due più forte delle altre, con il suo basso rosso borgogna. Rosso perché riteneva fosse "figo".
Quel tecnico giovane e nuovo sul lavoro doveva anche lui essersi reso conto della trance di Yamaguchi, infatti aumentò un poco il volume della cassa un po' troppo vicina alle orecchie del ragazzo con le dolci lentiggini. Lo aumentò quel poco che bastava a farlo tornare con la testa sulle spalle.
Yamaguchi ricominciò a cantare.
Però aveva un'espressione sofferente.
Singhiozzò mentre cantava un paio di volte.
Aveva un dolore forte alle orecchie.
Guardò il pubblico: quelli alle prime file erano inorriditi o scioccati, mentre quelli in fondo erano confusi.
Kageyama smise di suonare e Hinata dietro di lui.
Perché avevano smesso?
Yamaguchi vedeva le bocche dei tecnici e dei componenti del pubblico contrarsi, aprirsi come per dire qualcosa ma non dicevano nulla.
Una lacrima. Due. Tre. Gli rotolano sulle guance.
Le orecchie gli facevano malissimo. L'unica cosa che sentiva era un suono acuto e continuo, come il suono emesso dai macchinari degli ospedali quando non rilevano più battiti cardiaci.
Si porto le mani alle orecchie e sentì qualcosa di umido sporcargli i polpastrelli.
Sangue.
Il panico catturò Yamaguchi nella sua presa nera come i brutti sogni striata di verde radioattivo.
Non sentiva più.
Guardò dove un paio di attimi prima c'era Tsukishima. Non era più lì. Gli stava correndo incontro. Saltò sul palco con un agile balzo e le assi tremarono sotto i suoi piedi. Però Yamaguchi non sentì il rumore del legno oppresso dal peso del biondo.
Hinata e Kageyama lo scuotevano e cercavano di dirgli qualcosa.

ℍ𝕖𝕒𝕥𝕙𝕖𝕣 - 𝕎𝕙𝕪 𝕚𝕤 𝕙𝕖 𝕙𝕖𝕣𝕖?

Hinata fu il primo a capire che Yamaguchi aveva perso l'udito: incrociò i suoi occhi e capì.
Allora lo riferì a Kageyama, che rispose lasciando cadere la mascella.
Probabilmente Tsukishima aveva urlato ad entrambi di prendere un cellulare e chiamare un'ambulanza.
Per una volta Kageyama non gli rinfacciò il fatto che non volesse prendere ordini da lui. E Hinata non gli urlò che non si sarebbe lasciato battere da lui. Corse via velocemente e basta.
Yamaguchi si accorse solo dopo che nella sala furono rimasti solo i tecnici, lui e Tsukishima, che quest'ultimo gli stesse tenendo stretta la mano destra.
Tsukishima lo aiutò a togliersi la chitarra di dosso e la posò sul parquet del palco. Lo fece scendere e tirò delicatamente la sua testa alla propria spalla, accarezzandogli i capelli.
Yamaguchi non si mosse. Continuava a chiedersi perché Tsukishima fosse lì.
Ancora meglio della sua dichiarazione, ricordava quel giorno, un mese dopo la fine della loro relazione: lo aveva visto con una ragazza dai capelli neri e lisci, simili più ad inchiostro che a capelli. Le teneva un braccio intorno alla vita e lei aveva la felpa preferita di Tsukishima, quella verde, chiara e confortevole. Di quel momento ricordava vividamente come lo stomaco gli si fosse contorto, quasi avesse ricevuto un pugno, e come avesse sentito tutto il suo corpo cadere e scontrarsi con suolo di asfalto freddo e duro.
Si era sentito... Messo da parte. Non si era più sentito speciale, amato ed importante come Tsukishima lo aveva fatto sentire.

𝔼𝕔𝕙𝕠 - ℍ𝕖 𝕨𝕠𝕦𝕝𝕕 𝕙𝕒𝕧𝕖 𝕙𝕖𝕒𝕣 𝕙𝕚𝕤 𝕧𝕠𝕚𝕔𝕖 𝕠𝕟𝕖 𝕝𝕒𝕤𝕥 𝕥𝕚𝕞𝕖.

Tsukishima tirò delicatamente il colletto della maglia nera di Yamaguchi, facendogli capire che voleva guardarlo in faccia.
Yamaguchi alzò gli occhi e li puntò in quelli nocciola di Tsukishima; quella sera erano illuminati di una luce strana.
Tsukishima prese il telefono dalla tasca e digitò velocemente qualcosa: "Mi dispiace. Se non ti fossi distratto per colpa mia questo non sarebbe successo. Scusami."
Porse il cellulare a Yamaguchi che digitò a sua volta una risposta: "Avrei voluto sentire la tua voce un'ultima volta."
Tsukishima arricciò le labbra sottili. Gli occhi esprimevano ciò che il resto del corpo non dava a vedere: rimorso. Afferrò il dispositivo e continuò a scrivere.
"Perdonami. Io ti amo ancora. Scusami per tutto..."
Yamaguchi lesse velocemente più e più volte quelle due righe di lettere.
Delle delicate lacrime bagnarono lo schermo mentre si sentiva la sirena dell'ambulanza spegnersi davanti alle porte del locale.
Yamaguchi abbracciò di slancio Tsukishima.
Mentre muoveva le dita sulla tastiera del telefono.

𝕎𝕒𝕜𝕖 𝕞𝕖 𝕦𝕡 𝕨𝕙𝕖𝕟 𝕤𝕖𝕡𝕥𝕖𝕞𝕓𝕖𝕣 𝕖𝕟𝕕𝕤 - 𝕋𝕖𝕝𝕝 𝕙𝕚𝕞.

"Ti amo anche io :)."

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