I Laghi

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


Marte,

20 gennaio 16, ore 05:40

Victoria, Hellas

Appartamento 117, quadrante A


Mi svegliai indolenzito. Mi ero addormentato davanti al computer dell'Intelligence, a metà del trasferimento dati verso Montréal; fortunatamente era stato completato mentre dormivo.

Avevo passato la notte leggendo e rileggendo le informazioni private dell'intero personale dell'area di coltivazione senza trovare nulla di sospetto. Potevo solo sperare che i miei colleghi sulla Terra avessero più fortuna: era molto probabile, perché potevano accedere a molti più dati di me: solo una piccola parte della rete terrestre viene copiata su quella marziana, e viceversa.

Ufficialmente il motivo di questa selezione è quello di evitare una coda troppo lunga di file da trasferire, il che è vero, ma solo parte della verità: tutto quello che viene passato da una rete all'altra è strettamente controllato dal Dipartimento per l'Informazione dell'Alleanza, a sua volta controllato dal SAS: solo ciò che noi approviamo viene trasferito. Le antenne di trasmissione verso Marte sono di proprietà del governo dell'Alleanza, e controllare l'informazione è molto facile quando si detiene l'unico canale di comunicazione.


Il mio tablet era abbandonato sulla scrivania, ancora aperto sui risultati dell'indagine su Angela Chen. Lo avevo controllato almeno cinque volte.

Non avevo trovato nulla che suggerisse dove ci potessimo essere incontrati. Avevamo entrambi passato molti anni in Italia, ma in città diverse: io avevo lavorato a Roma all'antiterrorismo, lei aveva vissuto fra Firenze, Bologna e Trieste. Non ero mai stato in nessuna delle tre, ma continuavo a essere convinto di conoscerla.


Avrei dovuto aspettare probabilmente tutto il giorno prima di ricevere notizie dalla Terra. Decisi quindi di visitare l'area dei laghi, e indagare sugli scienziati che vi lavoravano.

Non credevo probabile che la spia fosse tra loro: i loro progetti erano molto meno importanti per il pianeta di quelli agricoli.

Mi diressi verso la Strada Alpha, a est della città, e la seguii fino a giungere all'Area Esperimenti Acquatici; la zona era punteggiata da diversi crateri, riempiti da laghi di dimensioni molto variabili, usati come laboratori a cielo aperto.


Fui presto raggiunto dal responsabile dell'Area, il dottor Roman Brzak, un importante ittiologo serbo, che avevo avvisato del mio arrivo spacciandomi nuovamente per un ispettore governativo.

Brzak sembrava piuttosto indifferente alla mia presenza: mi condusse lungo le strutture di monitoraggio dell'acqua, parlando di tanto in tanto con i suoi colleghi in tono apatico. Non sembrava essere particolarmente entusiasta del suo lavoro, contrariamente alla maggior parte degli scienziati che avevo conosciuto.


Arrivammo al lago più grande dell'Area: si trovava in un grosso cratere irregolare, il cui lato ovest era alto e scosceso, mentre quello opposto era evidentemente collassato in seguito a una frana. Aggirammo l'alto crinale occidentale, avvicinandoci all'acqua da est.

In acqua, una famiglia di papere galleggiava placidamente.

Mi bloccai sui miei passi, incredulo. «Quelle sono papere?» domandai a Brzak.

«Anatre, in realtà, modificate geneticamente per adattarsi all'ambiente.»

«Avete introdotto anatre geneticamente modificate su Marte? Perché?»

Brzak alzò le spalle. «Ci hanno chiesto di trovare un animale che producesse uova. Le anatre sono meglio delle galline, perché le possiamo nutrire con i pesci invece di coltivare il mangime. Ne abbiamo introdotto un centinaio: se l'esperimento va bene, aumenteremo la popolazione.»

Guardai con curiosità la famigliola. «Di che pesci si nutrono?» chiesi.

«Dottor Brzak!» sentì chiamare alle nostre spalle. Era la dottoressa Behra, estremamente adirata, appena scesa da un rover. «I suoi killifish si sono di nuovo incastrati nelle tubazioni del depuratore! Per poco non saltava tutto in aria.»

«Non è colpa mia se i filtri non sono stati costruiti per impedire ai pesci di finirci dentro.» replicò con calma il serbo.

«Ma è lei ad aver introdotto il pesce nel mare di Hellas! Faccia aggiornare quel filtro prima che succeda ancora!»

«E chi mi ha chiesto di introdurre il pesce, dottoressa?»

«Sa benissimo che bisognava impedire all'Artemia salina di mangiare tutto il fitoplancton.»

Brzak sembrava molto infastidito dalla presenza della dottoressa, notai: questa discussione non era il primo disaccordo fra i due.

«Se lei non continuasse a proporre al governatore nuove specie da introdurre e mi lasciasse fare il mio lavoro, non avremmo avuto questi problemi.»

«Certo, perché lei non avrebbe proposto un bel niente al governatore! Se ci fosse stato lei a gestire la terraformazione, vivremmo ancora tutti sotto le cupole!»

«Se fosse stato per me, dottoressa, saremmo tutti a casa invece di giocare a fare i pionieri su Marte.»

La dottoressa riusciva appena a contenere la rabbia. «Per l'ultima volta, Brzak, faccia riparare quel filtro.» sibilò, prima di girare i tacchi e andarsene.


«Mi scusi.» disse Brzak quando la dottoressa si fu allontanata. «Io e Behra abbiamo una certa divergenza di vedute.»

«Non è contento qui su Marte, dottore?»

Per la prima volta, il serbo sorrise, ma senza alcuna gioia. «Non è un segreto, signor Faraday. Sono qui solo perché la Serbia voleva un suo scienziato su Marte.»

«Ma state portando avanti un lavoro incredibile.» feci notare. «Non la entusiasma pensare che lei e la sua squadra sarete ricordati come i pionieri che hanno portato la vita su Marte?»

Il dottore sbuffò. «È questo che stiamo facendo?» esclamò, scuotendo la testa. «No, maggiore, non direi. Stiamo alterando un intero pianeta, modificandolo secondo i nostri bisogni egoistici.»

Non sapevo come rispondere: non ero abituato a pormi domande di questo tipo. Nel mio lavoro l'etica non era importante: ci muovevamo in aree grigie, legalmente e moralmente.

«Non crede di essere troppo pessimista?» dissi infine. «Marte era un pianeta deserto, che danni possiamo aver mai fatto?»

«Tralasciando tutte le altre possibili obiezioni, come possiamo sapere che da qualche parte in una grotta sperduta, o magari in un lago sotterraneo, non si fossero sviluppate forme di vita microscopiche? In questo caso, la terraformazione le ha sicuramente uccise.»

«Eravamo su Marte già da secoli quando abbiamo iniziato la terraformazione, senza avere mai trovato nulla di vivo, quindi non penso ci fosse nulla da trovare.» obiettai. «Ma se un giorno incontrassimo davvero esseri viventi da qualche parte nello spazio, saremmo più cauti.»

«La dottoressa Behra la pensa come lei. Ma vi sbagliate. Ci comporteremmo come abbiamo sempre fatto nella storia della nostra specie: da conquistatori.»

La visita della dottoressa mise di pessimo umore Brzak; per il resto della giornata, evitai il più possibile di parlargli.


Passai la serata a controllare nuovamente i dati sul personale, cercando qualsiasi cosa potesse essermi sfuggita, e dovetti aspettare fino a notte fonda per avere una risposta da Montréal: fu il direttore Miller a contattarmi personalmente.


[24:11] MILLER: Logan, conduci un investigazione specifica su Angela Chen. – lessi sullo schermo – Abbiamo trovato alcune piccole incongruenze nella sua biografia, crediamo sia falsa. Introduciti nel suo appartamento e scopri quello che puoi.

[24:17] FARADAY: Ricevuto, me ne occuperò stanotte stessa.

[24:23] MILLER: Negativo. Domani ti faremo arrivare equipaggiamento specializzato da Olimpia, via treno: recuperalo alla stazione prima di procedere.

[24:29] FARADAY: Posso ingaggiare il bersaglio?

[00:05] MILLER: Sì, ma non usare forza letale finché non sei sicuro che sia lei la spia. Catturarla viva e interrogarla è preferibile a ucciderla.

[00:12] FARADAY: Capito. Vi aggiorno domani sera.



22 gennaio 16, ore 00:21

Appartamento 117, quadrante A



Una pistola silenziata abbastanza piccola da essere occultata in una tracolla, alcune granate cariche di gas soporifero, un piccolo generatore di impulsi elettromagnetici. Questo era l'equipaggiamento fornitomi dai cervelloni di Olimpia, la celebre città ai piedi del Monte Olympus, sede di un'infinità di laboratori tecnologici.

Mi aspettavo di più, ma mi sarei fatto bastare quello che avevo.


Avevo passato la giornata familiarizzando con le vie di Victoria, memorizzando la strada più rapida per l'appartamento di Angela Chen.

Arrivarci non sarebbe stato un problema: non c'era niente di sospetto in una passeggiata notturna. Entrare sarebbe stato più problematico.

Se fossi stato il protagonista di un film d'azione, sicuramente sarei entrato dai condotti d'areazione. Purtroppo, non erano costruiti per permettere il passaggio di un uomo adulto, ma mi sarebbero serviti per spargere il gas soporifero in tutta la casa.


Arrivai senza problemi fino alla casa di Angela. Ora dovevo risolvere il primo problema: le telecamere.

Il generatore di impulsi poteva disattivare tutta l'apparecchiatura elettronica nel raggio di cento metri; dovevo solo sperare che non friggesse anche tutto quello che era all'interno della casa. Teoricamente, gli spessi muri esterni in regolite avrebbero dovuto fermare l'impulso, ma non ne avevo la certezza assoluta.

Avevo portato con me il generatore in una tasca della tracolla: lo attivai senza tirarlo fuori, e tutte le luci nel raggio di cento metri si spensero contemporaneamente: aveva funzionato.

Girai intorno alla casa di Angela finché non trovai la presa d'aria esterna del sistema d'aerazione: lanciai all'interno una granata soporifera, aspettai un minuto così che il gas facesse effetto, ed entrai.

Io non avevo nulla da temere: era semplice N2O, un gas anestetico noto da secoli; i miei polmoni lo avrebbero scomposto in azoto e ossigeno.


Perlustrai velocemente la casa di Angela: cucina, soggiorno, camera da letto, bagno, un piccolo garage con una moto elettrica all'interno. La osservai da vicino: era un modello modificato per l'ambiente marziano, bene adatto alla terra accidentata che circondava la città.

Angela non era in casa; avevo sprecato una granata soporifera.

In camera da letto trovai un computer portatile: fortunatamente, gli impulsi elettromagnetici non lo avevano danneggiato.

Era protetto da una password, naturalmente, ma non era un ostacolo: tutti i computer prodotti da industrie dell'Alleanza erano dotati di un programma segreto di override, noto solo agli agenti dell'Intelligence: entrando nel bios del computer, inserii il comando e ottenni l'accesso.

Controllai rapidamente mail, foto, documenti, tutto quello che mi poteva dare un indizio su Angela. Ma se era lei la spia, era dannatamente brava. In tutto il PC non c'era una singola prova che fosse più di un semplice ingegnere.

Continuai a cercare: trovai il suo telefono sul lavandino del bagno. Non ebbi nemmeno bisogno di forzarlo: lo aveva dimenticato sbloccato.

Iniziai dalla galleria: nell'ultimo anno, era piena di foto scattate su Marte. Nel precedente Angela doveva aver fatto una vacanza in giro per il mondo sulla Terra, perché si susseguivano foto di lei a Mosca, Tokyo, Jakarta, Istanbul, perfino nelle vecchie rovine di Kandahar, in tuta anti-radiazioni.

Arrivai alle foto del 2513, e per poco il telefono non mi cadde di mano.

Eccola, davanti a me, la prova che cercavo. Ecco dove avevo incontrato Angela. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro