HAREM (Pov Lily)

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Se non ci fossimo incontrati sarei potuta diventare un angelo della morte,

uno spirito che brilla in eterno,

senza ferire le mie ali.

(Sousei no Aquarion)

Lily's Pov

Nel periodo passato nell'harem di Anubis rimasi quasi sempre priva di conoscenza, quando riuscivo ad aprire gli occhi vedevo accanto a me persone diverse, e una lenta litania accompagnava il mio dormiveglia. Sentivo quando mi lavavano e mi cambiavano gli abiti ma non riuscivo a muovere un solo muscolo, ero un manichino nelle loro mani.

Fino ad oggi.

Finalmente percepisco dentro di me un calore piacevole: il suo epicentro è lo stomaco e si sta intensificando in tutto il corpo, sembra addirittura uscire e invadere il mondo circostante, si allarga fino a toccare il cielo.

Improvvisamente mi sento bene. Apro gli occhi.

Accanto a me c'è una donna volpe, sorride e mi aiuta a mettermi seduta. «Finalmente ti sei ripresa. Il mio nome è Kitsune»

Se non ricordo male è il nome di uno spirito giapponese. Anubis, Kitsune, possibile che la nostra mitologia derivi da contatti con dimensioni differenti?

Woow ma riesco a pensare! La mia testa non è più intorpidita. Significa che è finita allora!

«Grazie. Mi sento molto meglio» le sorrido.

Mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi dai numerosi cuscini in cui sono immersa, ricoprono tutto il pavimento della stanza, non vi è un letto. Non indosso i vestiti con cui sono arrivata ma un abito arancione molto simile alla kesa, la veste dei monaci buddisti. Sono assai stupita.

«Nella nostra cultura gli ammalati vengono vestiti di arancione per aiutarli a guarire» mi spiega mentre usciamo dalla stanza.

Percorriamo un lungo corridoio illuminato da strane sfere colorate che emettono una luce soffusa molto rilassante. Intravedo un'enorme sala con una piscina di ceramica color blu cobalto al centro, diverse stanze arredate con mobili intagliati raffiguranti animali a me sconosciuti. Cuscini colorati ovunque, tappeti, arazzi. Giungiamo alla fine del lungo corridoio ed entriamo in una grande stanza circolare dove diverse persone stanno sedute su cuscini fumando da uno strumento simile al narghilè o giocando a una specie di dama. I bambini corrono inseguendosi.

Avvicinandomi noto che sono tutte donne, questo è dunque l'harem.

«Ben tornata tra di noi» Anubis, con la sua tranquillizzante faccia da cane, compare da uno dei sette corridoi che si affacciano su questa stanza. Sorride in modo particolare, esponendo i canini, come in effetti farebbe un lupo se esprimesse emozioni col muso. Improvvisamente penso che tale paragone possa risultare offensivo e faccio nota mentale di non esprimerlo mai ad alta voce. Si avvicina e mi sento rassicurata, la sua presenza è familiare, forse è un residuo dei ricordi di quando sono nata.

Io sono nata qui.

Solo ora comprendo che quanto mi era stato detto sulle mie origini fosse la verità. Sono nel luogo dove è cresciuto mio padre, dove sono nata. Loro sono dunque la mia famiglia?

Sento lacrime calde salirmi agli occhi, cerco di ricacciarle indietro, non devo farmi vedere vulnerabile.

«Mi sento bene finalmente» rispondo cercando di non far trapelare le emozioni. Nel frattempo altre donne si avvicinano.

«E si vede, hai un colorito sano finalmente» dice la ragazza con la faccia da gatto che ricorda un certosino.

«Lei è mia figlia Bastet» la presenta Anubis. Non poteva avere un nome diverso, scommetto che la bimba leone si chiama Sekhmet.

«Piacere e grazie di cuore a tutti. Sentivo le vostre litanie nel mio sonno» mi inchino per sottolineare le mie parole nella speranza che tale gesto abbia lo stesso significato anche per loro.

«È il canto che utilizziamo per alleviare il dolore fisico. Vieni ora hai bisogno di uscire da qui e stare all'aria aperta per riprendere energia» risponde Bastet prendendomi per mano. Passiamo sotto un arco d'orato e ci incamminiamo per un corridoio completamente ricoperto da piastrelle di ceramica bianche con raffigurazioni di pavoni verde acqua. Dei raggi luminosi mi scaldano la pelle mentre esco all'aria aperta. Curiosa mi volto per vedere com'è il maestoso palazzo e rimango senza parole: davanti a me c'è solo una piccola tenda che tanto ricorda quella dei pellerossa. Non ci posso credere.

Provo ad entrare nuovamente e mi ritrovo nel corridoio appena percorso. Incredibile. Anubis mi passa accanto sorridendo diretto verso l'esterno, ritorno sui miei passi e lo raggiungo.

«Non fidarti mai dei tuoi occhi. Niente è come appare»

Questa frase ricordo di averla già sentita.

Lo fisso ancora incredula e poi allargo la visuale sul loro immenso accampamento. Ci sono milioni di tende su questa pianura verde senza sole eppure illuminata a giorno, tutte posizionate ordinatamente, tutte che richiamano i colori della terra dove vive quel popolo straordinario: ocra, verde, marrone. Impossibile contarle.

«Vieni passeggiamo un po'. Devi rifarti la muscolatura» mi porge il braccio.

«Quanto tempo sono rimasta senza conoscenza?» mi appoggio a lui.

«Quasi due settimane terrestri»

Così tanto? Chissà Simone come sarà preoccupata! Le avevo scritto prima di trasferirmi qui avvisandola che avevo l'influenza «Terrestri? Qui il tempo scorre diversamente?»

«Si, un giorno dei nostri corrisponde a circa tre terrestri» si ferma pensieroso «Quando sei venuta al mondo sei rimasta con noi all'harem perché sembravi nata prematura, anche se concepita regolarmente secondo i tempi umani. Tua mamma faceva avanti e indietro tra i mondi per accudirti, poi improvvisamente hai iniziato a crescere troppo velocemente per la tua natura. Eravamo preoccupati. Credevamo che dipendesse da questa dimensione perciò sei tornata al tuo mondo e la crescita si è interrotta, è poi proseguita seguendo il normale ritmo umano. Ho temuto che in questi giorni tu riprendessi ad invecchiare a ritmo sostenuto e invece non si è verificato, per fortuna»

Menomale! Altrimenti sarei diventata una nonnina prematuramente «a cosa è dovuto secondo te?»

«Sinceramente? Non lo so» ride, o abbaia un modo giocoso, difficile da definire il suono che emette «forse stavi già effettuando la trasformazione, magari il processo si è attivato prematuramente e poi si è bloccato. Sono solo supposizioni.»

Chissà se davvero esiste qualcuno che sappia darmi una spiegazione sulla mia strana nascita e sul perché mi trasformo.

Iniziamo a passeggiare tra le tende. Alcuni di loro sono vestiti con delle tuniche mentre altri solo con dei semplici gonnellini e il petto scoperto, riesco a così a notare dove finisce la pelle e inizia il folto pelo del viso.

Respiro a pieni polmoni l'aria che profuma di fiori ed è frizzante, qui lo smog non esiste. Eppure da quello che ho intuito hanno conoscenze tecnologiche superiori alle nostre, basta osservare i sensori che hanno creato per monitorare gli oggetti. Nulla intorno a me fa pensare che la sfruttino per facilitare il proprio lavoro. Non scorgo auto, strade, strumenti agricoli. Nulla.

«Anubis, come vivete qui? Non vedo allevamenti, coltivazioni, negozi. Come fate?»

«Abbiamo dei campi coltivati ma sono lontani dall'accampamento. Non mangiamo carne. Trasformiamo le spighe, che assomigliano al vostro grano, in farina utilizzando le sfere di luce. Hai presente il sistema di illuminazione dell'harem?»

Annuisco.

«Quelle sfere per noi fanno tutto: arano il terreno, cuociono il cibo, riscaldano, illuminano, intagliano il legno. Bisogna solo regolarne la potenza tramite il contatto: se premi leggermente illuminano, un poco di più riscaldano. Se cerchi di deformarle, sono malleabili, puoi tagliare e così via... Esse vengono create tramite il Syco» si ferma e mi indica un palo colorato sormontato da sfera luminosa, ne avevo visti diversi lungo il nostro tragitto e credevo fungessero da lampioni «potrei definirlo come un generatore terrestre... il Syco assorbe i flussi energetici del sottosuolo tramite le sue radici, come una pianta. Rispetto alla terra qui le correnti magnetiche sono... i fulmini, ecco mi sembra l'esempio più adatto per farti comprendere. Posizionando i generatori nei punti in cui tale energia si avvicina di più alla superficie è possibile incanalarla nelle sfere tramite risonanza. In pratica ciò che è raccolto dal Syco interagisce a distanza con nucleo della sfera che è costituito da un metallo molto simile al vostro rame ma che emette una flebile luce costantemente. Anche il Syco ovviamente è costituito dallo stesso materiale. Spero di esser stato abbastanza chiaro, se vuoi più tardi ti farò provare una sfera»

Lo guardo con apprensione, il loro utilizzo sembrava così semplice ma ora comprendo che in realtà risulta assai complesso, inizio a temere che in balia della mia goffaggine avrebbero potuto trasformarsi in terribili armi di distruzione.

«Ora piccolo demone dovrai rimanere qui con noi ancora tre giorni terrestri» continua «In modo tale che impari il necessario per affrontare ciò che sei diventata, o meglio chi sei tornata ad essere»

Mi guardo le mani, tocco la testa e le orecchie non ci sono «Ora sono normale?»

«Ora hai l'aspetto con cui sei nata in questa vita. Il tuo corpo è umano, ma la prossima volta che varcherai le soglie sarai come eri un tempo e sarà scioccante rivederti con tali sembianze. I primi tempi non sarà facile convivere con questa nuova parte di te. »

«Non assomiglio a Marco?» mi sento confusa, se cerco di ricordare quei momenti la mia mente si annebbia.

«No, Lilith tu sei veramente molto diversa. Vorrei che rimanessi un po' tra noi, vivere nel mio harem potrebbe esserti di aiuto. Anche se apparteniamo allo stesso popolo noi siamo eterogenei, avrei notato quanto poco mi somiglia fisicamente Bastet, è come se appartenessimo ad etnie differenti eppure conviviamo senza problemi. Restare per un periodo potrebbe aiutarti ad accettare con più naturalezza un aspetto che potrebbe risultarti tanto alieno.»

Ho un po' paura di scoprire questa nuova me, sarò in grado di accettare questi cambiamenti?

ミ★ Note

Eccomi qui anche oggi con le mie noiose spiegazioni   •͜    •

Il Kesa è il nome giapponese della veste dei monaci buddhisti, si pensa sia stata modellata in riferimento ad un indumento che il Buddha si cucì da solo utilizzando brandelli di stoffa utilizzati per coprire i cadaveri.

Kitsune è uno spirito che compare sotto forma di volpe. Può assumere l'aspetto umano e vivere come una persona comune. 

Le cure fornite a Lily durante la trasformazione sono un mix tra cromoterapia (è un trattamento in cui vengono utilizzati i colori come strumento per guarire da disturbi psicologici e fisici) e musicoterapia (la musica ha un potente impatto sull'aspetto emotivo, cognitivo, fisico e sociale delle persone). 

Il Syco, lo strumento del popolo di Anubis, l'ho inventato prendendo spunto dalle ricerche di Nikola Telsa riguardo l'elettromagnetismo terrestre.

"Mi chiamarono pazzo nel 1896 quando annunciai la scoperta di raggi cosmici. Ripetutamente si presero gioco di me quando avevo scoperto qualcosa di nuovo e poi, anni dopo, videro che avevo ragione."

Nikola Telsa

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