INTERSEZIONI (POV Marco POV Lily)

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Se io fossi pioggia

che riesce ad unire cielo e terra

divisi in eterno

potrei riuscire ad unire due anime

allo stesso modo?

(Bleach)

Marco's Pov

Non ne posso più. Sono tre giorni che condividiamo lo stesso sogno. 

Grazie all'aiuto di Angela, riesco ad innalzare uno scudo contro le emozioni altrui. Sono finalmente in grado di decidere quando e come sentirli, e funziona anche con lei. Ma la notte no, purtroppo mentre dormo perdo totalmente il controllo e la percepisco con un'intensità devastante. 

Persino i nostri mondi onirici si intersecano tra loro, e io quei luoghi li ricordo! 

Sono parte della mia vita passata, ne sono certo. Provo nostalgia nel rivedere le stanze dell'angelo. Non un rimpianto per qualcosa di perso, no è diverso. Nostalgia di casa. Come se quel mondo fosse ancora lì ad aspettarmi e io non potessi raggiungerlo per qualche strano motivo. Sono certo che questa sia una sensazione mia.  Solo mia.

Riesco a riconoscere i sapori delle emozioni e associarli al proprietario con una facilità che non credevo possibile. Lily ha un retrogusto piacevole e delicato come il cocco. Sorrido a quell'associazione. In effetti lei è così. La sua vera essenza è rinchiusa in una corazza di paura e tristezza, eppure quando si riesce a frantumarne una piccola parte si può scorgere un immacolato biancore e assaporare il gusto dolce del latte.

In questi giorni ho cercato di starle lontano il più possibile per ritrovare un decente equilibrio emotivo, dall'arrivo di Sonia ho percepito in lei delle emozioni nuove e sono rimasto sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Non vorrei essermi fatto condizionare, devo fare chiarezza nei miei sentimenti.

Ormai è sempre più difficile comprendere me stesso.

Scendo le scale diretto allo studio, tra pochi minuti dovrebbero giungere Sonia, Simone e la truccatrice per uno shoot fotografico per una pubblicità di uno shampoo.

Le campanelline suonano, le mie ospiti sono arrivate. Termino di posizionare le luci e l'ambientazione è pronta.

«Ciao Marco» Simone si accomoda dietro al bancone, ormai è di casa qui. Appoggia la sua enorme borsa per terra e sospira. Posso dedurre il motivo: sia Sonia che la truccatrice non hanno delle personalità facili da gestire. Non la invidio affatto.

Chissà cosa penserebbe Seth se gli dicessi che in realtà la truccatrice si è invaghita di lui. Meglio tacere altrimenti farebbe incubi per giorni.

«Ciao» le rispondo sistemando le ultime cose. Sento gli occhi di Sonia fissi sulla mia schiena. Questa ragazza è una contraddizione vivente, soffre terribilmente la solitudine eppure fa in modo che nessuno si possa avvicinare. Respinge tutti. Con gli uomini è anche peggio, li vuole possedere per poi umiliarli. Non comprendo chiaramente cosa sia successo nel suo passato per scatenare in lei emozioni così distruttive. Provo una gran pena in sua compagnia e, per quanto sia difficile come persona, non riesco a trattarla male o a respingerla in modo definitivo. Temo che si possa rompere da un momento all'altro.

La truccatrice deve aver finito, sento Simone parlare con lei e intuisco che la sta aiutando a sistemare i prodotti nella valigia.

Sonia si avvicina mentre mi sto rialzando, dopo aver spostato una luce, e con la mano mi sfiora il fondoschiena. Mi irrigidisco e di scatto mi allontano da lei.

Sorride maliziosa e si siede sullo sgabello.

Non vedo l'ora che questa interminabile giornata termini e che possa dormire sonni sereni.

Qualcuno ha esaudito il mio desiderio. Questa notte non ho percepito Lily in alcun modo. 

Non è ancora sorto il sole quando apro il garage diretto alla riserva Montefalcone per un servizio fotografico con un giornalista. Salgo in moto e improvvisamente sento la sua mancanza. Vivido appare il ricordo del nostro primo viaggio e di lei seduta dietro di me. Queste emozioni sono mie, ne sono sicuro.


«Grazie per l'ottimo lavoro» il giornalista si avvicina mentre sono impegnato a sistemare gli strumenti nelle borse.

«Grazie a te per avermi richiesto» non è la prima volta che collaboriamo eppure il suo nome non mi rimane impresso nella mente. Lo squillo del cellulare interrompe la conversazione appena accennata.

«Ciao, oggi sei impegnato?» la voce di Dozenith è sempre controllata, è impressionante quanto riesca a dominare le emozioni. Eppure non ha ancora superato la morte di Elena, il tempo per lui si è fermato quel giorno. Se chiudo gli occhi lo vedo ancora seduto accanto al letto in ospedale che le stringe la mano.

«Ho terminato ora. Pensavo di fermarmi a fare colazione in compagnia del cliente, ma se hai bisogno torno a casa» sorrido al giornalista mentre cerco di appartarmi per non farmi udire.

«Nulla di urgente. Volevo inviare Sonia in missione e farla seguire da Lily, così prende confidenza anche col nostro software di rilevazione. È evidente che ci sia astio tra le due e questo non giova all'interno del gruppo. Con te entrambe sembrano rabbonirsi e volevo approfittarne per un piccolo test»

Sospiro.

Temo di essere una delle cause della loro ostilità.

 «Va bene. Passo a prendere Lily e vi raggiungo»

Lily's pov

Dozenith ci accoglie seduto al pc della redazione «Ben arrivati. C'è un oggetto da recuperare e vorrei approfittarne per far fare la sua prima missione a Sonia» si alza «Presto sarà qui ho mandato Seth a prenderla»

«Dove andiamo?» chiedo curiosa e anche un po' preoccupata, non ho molto feeling con Sonia e temo che non concluderemo nulla.

«No. Lilith questa volta rimarrai qui a seguire la missione dallo schermo. È ora che impari ad utilizzare anche il nostro software e poi Sonia non è ancora preparata a vederti trasformata. Saranno Marco e Seth ad accompagnarla» risponde con noncuranza mentre si alza per lasciarmi il posto.

«Ok» non è ancora preparata a vederti trasformata. Certo Marco è un angelo mentre io sono il mostro nascosto sotto il letto. Potrei spaventare quella dolce creatura.

Sbircio Marco che è rimasto in silenzio per tutto il tempo, ha la mascella serrata, sembra che si stia sforzando di tacere. Si volta a guardarmi così di colpo da farmi trasalire, abbasso lo sguardo imbarazzata. Mi sento orrenda, vorrei passare del tutto inosservata in questo momento. Rendermi invisibile. Sparire.

«Lily» Marco mi sfiora il braccio, non ho il coraggio di alzare lo sguardo su di lui, continuo a fissare i miei piedi.

Qualsiasi cosa volesse dirmi viene interrotta dall'ingresso di Sonia e Seth.

Siedo davanti al pc in silenzio, li saluto quando partono.

Osservo sparire la lucina dell'anomalia dallo schermo. Ho imparato i passaggi da fare per utilizzare il sistema ma non la logica con cui è stato progettato. La mia mente non è in grado di capire come possiamo vedere la mappa di quei territori e come tali dati giungano fino a questa dimensione, passando attraverso un cubo nero collegato al pc. Sembra che la tecnologia si sia fusa con la magia. Ma al momento tutto ciò non dovrebbe interessarmi, visto che voglio andarmene prima del loro rientro. Saluto Dozenith, senza porgli ulteriori domande, e con una scusa scappo via. Non voglio vederli.

Mi sento sbagliata e fuori luogo, così brutta da non poter essere accettata dal gruppo e la cosa peggiore è che hanno ragione. Se sapessero cosa sono realmente non vorrebbero avere nulla a che fare con me. Ho bisogno di sentirmi amata, un bisogno disperato e difficile da gestire, ma nello stesso tempo non voglio più manipolare le persone. Devo trovare un modo per risolvere questo vuoto affettivo che mi trascino dall'infanzia, prima di perdere nuovamente il controllo.

Mi incammino per le strade senza una meta e arrivo al parchetto, perché sono venuta qui? Istintivamente ho cercato il luogo dove per la prima volta Marco mi ha parlato con sincerità.

In silenzio, col mio dolore che non riesce a trovare libero sfogo, mi siedo su un'altalena e dondolo un po'. Fisso il terreno che si muove vicino ai miei piedi quando un'ombra oscura le mie scarpe.

Alzo gli occhi e trovo Marco che mi guarda preoccupato.

«Come va?» ho la sensazione di esser passata ai raggi X. 

«In che senso?» fingo di non capire. Non mi va di parlarne. Distolgo lo sguardo.

«Smettila. Non fingere con me» è arrabbiato, la sua reazione mi stupisce così tanto da indurmi a guardarlo nuovamente. Il suo tono si addolcisce «Comprendo ciò che provi e so benissimo che sei rimasta ferita dalle parole di Dozenith»

Il nodo che ho in gola si scioglie, cerco di trattenermi ma alla fine scoppio a piangere vergognandomi di me stessa. Possibile che riesca sempre a trovare il mio punto debole? In quel momento tutta la sofferenza esce dal corpo in forma di lacrime. Nascondo il viso tra le mani e mi scappa un singhiozzo, vorrei sprofondare nel terreno. Non voglio che mi veda in questo stato ma ormai non riesco più a controllarmi. Sento il freddo del vuoto, nascosto in me, che si insinua tra i muscoli e i tendini. Supera le ossa dello sterno e sfiora la pelle per uscire. Non voglio più vedere quei tentacoli manipolare le persone che amo. Non ti permetterò di prendere il sopravvento! Pian piano l'oscurità si ritrae.

Marco mi prende con dolcezza il polso costringendomi ad alzarmi in piedi. Tengo lo sguardo basso nella speranza che le lacrime si fermino. Mi abbraccia. Stringe con forza. Lo stupore mi fa mancare il fiato. Smetto di singhiozzare. Mi accarezza la testa e la spinge dolcemente verso il suo petto, sento che appoggia il mento sul mio capo e rimaniamo così per qualche minuto.

Un calore parte dal mio cuore e si espande in ogni cellula del corpo seguendo il pulsare dei battiti, il freddo e il vuoto tornano ad essere un ricordo lontano.

«Non devi vergognarti di ciò che sei. Mai. Dozenith non ha pensato prima di parlare, non voleva ferirti intenzionalmente.» la sua voce è dolce e premurosa, stranamente roca.

Annuisco. «Marco però devo anche guardare in faccia alla realtà: agli occhi delle persone appaio come un demone. Sono l'incubo di ogni bambino. Tu invece sei un bellissimo angelo, non puoi comprendere cosa provo»

«Grazie mille per il bellissimo angelo, ma vorrei farti notare che il demone in questione non ha mai spaventato o terrorizzato nessuno di noi. Anzi sei fin troppo provocante trasformata» sento il suo corpo irrigidirsi.

«Io cosa?» non è proprio la parola che sceglierei per descrivermi. Marco non risponde. Alzo il viso in cerca del suo sguardo ma lui fissa un punto lontano. Provocante, io? Ha detto veramente ciò? Con quelle gambe pelose e la coda?

«Oh insomma! Piantala di guardarmi con gli occhi spalancati» abbassa il viso e giunge fin dentro l'anima «Hai capito bene quello che ho detto e ora smettila di frignare» Inizia a camminare trascinandomi «torniamocene a casa» 

Incespico qualche passo, visto che la sua falcata è tre volte la mia. Rallenta e mi accorgo che dalla sua maglietta escono delle bende.

«Che ti è successo?» sfioro la medicazione.

«Ah! Questo...» si tocca e fa una smorfia di dolore.

«Ti fa male?» 

«Un po'» sospira «Diciamo che la nostra Sonia non ha tanta mira. Si è spaventata vedendo un uomo in nero e mi ha scagliato addosso una palla di fuoco. L'ho schivata in tempo»

Un uomo in nero? Era da tanto che non si facevano vedere.

«Quindi è vero che comanda il fuoco» Sonia sa già utilizzare i suoi poteri. Io nulla.

«Già...avrei preferito l'acqua» sorride.

«Ma è grave l'ustione? Non devi andare in ospedale?»

«Tranquilla, è solo una scottatura e Jemina l'ha già guarita in parte. Un paio di giorni e sarà sparita»

Sorrido poco convinta. Marco lascia la mia mano per arruffarmi i capelli.

Mi lamento. Si mette a ridere.

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