MARCO (Pov Lily)

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Nel mio piccolo mondo, 

ho protetto la mia piccola felicità

(Yona la principessa scarlatta)

Lily's POV

«Che mal di testa» questo sogno ha di gran lunga battuto tutti gli altri. Apro gli occhi e mi accorgo di non essere nella mia stanza: non è stato un sogno.

Siedo sul letto e osservo la camera: davanti a me vi è appesa una stoffa dipinta raffigurante una dama con kimono che lotta con un drago. Lo sguardo determinato si riflette nelle pupille del suo avversario. Le carpe disegnate sulla veste sembrano seguire i miei movimenti mentre mi alzo. 

La parete accanto al letto è totalmente ricoperta da foto di creature dalle forme più assurde, sicuramente sono cosplayer. In una di queste riconosco un Marco adolescente che sorride felice accanto ad una ragazzina travestita da volpe. 

C'è una scrivania ai piedi del letto, sotto la donna in kimono, e sopra ci sono altre foto. Mi avvicino per osservarle: una ritrae un bambino felice con i genitori davanti ad una cascata. In quella accanto vi è lo stesso bimbo che stringe a sé un neonato, nella successiva ci sono i miei genitori con me in braccio. Possiedo la stessa foto. Prendo in mano la terza e mi accorgo di tremare. Quella bambina sono io, ho all'incirca tre anni, sorrido alla macchina fotografica mentre gioco a fare le bolle di sapone. Accanto a me il bambino di prima, avrà avuto sei o sette anni. Nell'album di ricordi, datomi da mia zia, non vi è questa foto. Guardo meglio il bambino: gli occhi furbi, il sorriso, sono identici ad adesso: Marco. Allora è vero che le nostre famiglie si conoscevano? 

Torno a guardare la parete. Riconosco una giovane Elisabetta che mostra all'obiettivo un fiore di cristallo all'interno di una grotta, Jemina in mezzo ad un deserto, un uomo alto e magro in piedi accanto ad una donna seduta su una carrozzina. La foto è in bianco e nero. Il suo sorriso triste.

«Ti sei ripresa?» Marco è appoggiato allo stipite della porta, chissà da quanto tempo mi sta osservando.

«Devo dedurre che non fosse un sogno, vero?» gli chiedo ancora confusa.

«Purtroppo no, mi dispiace»

Torno osservare la foto dei miei genitori «Mi puoi raccontare come sono morti? Erano spie? Lavoravano per il governo? Per questo tutta questa segretezza...»

«No. Noi non lavoriamo per nessun governo. Diciamo che siamo più simili a Mulder e Scully, hai presente X-Files?» sorride ma c'è tensione nel suo sguardo.

E comunque Mulder e Scully lavorano per FBI, ma non lo correggo. Sembra che parlarmi gli costi uno sforzo disumano.

«I nostri genitori sono morti in missione» continua «stavano indagando su un caso quando sono stati raggiunti dagli uomini in nero. Non ce l'hanno fatta»

Siedo nuovamente sul letto. Marco tiene in mano una tazza da quando è entrato. Nulla di quello che sta dicendo ha senso per me. Missione? Uomini in nero? Non capisco se mi sta prendendo in giro o no, se fosse così sarebbe proprio uno scherzo crudele.

«Tieni è per te» mi porge la tazza, vi è una runa disegnata sopra, la riconosco è Thurisaz. Sorrido all'ironia del simbolo: consiglia di fermarsi per approfondire la conoscenza di noi stessi «È una tisana con molto miele. Quando fai i viaggi ti conviene sempre mangiarne un cucchiaino. Serve ad equilibrare le energie»

Viaggi? Energie? Che assurdità sta dicendo.

«Marco... non capisco nulla» prendo comunque la tisana che mi offre. Lo fisso negli occhi, non distoglie lo sguardo. Guardo la tazza che ho tra le mani indecisa se berla o no, magari è drogata. Alla fine decido di fidarmi di lui. Perché? Non lo so.

La sorseggio. È stata una nottata confusa, piena di emozioni e terrificante, eppure Marco non mi fa paura. Ho forse perso la mia stabilità mentale? Qualsiasi cosa stia succedendo riguarda me, in qualche modo per loro sono importante. Devo sapere la verità.

«Lily, so che tutto è strano. Se ti senti meglio possiamo raggiungere gli altri alla villa, così ti verrà spiegato tutto. Sei d'accordo?»

Annuisco mentre bevo. Improvvisamente tutte le mie certezze sono andate in frantumi.

Vorrei telefonare alla zia. Lei si è presa cura di me dopo la morte dei miei genitori, purtroppo non è più in vita. Sono rimasta completamente sola all'età di diciotto anni. La zia possedeva pochi risparmi e la casa dove vivevamo, non abbastanza per permettermi di vivere decentemente dopo la sua morte. Affrontai l'ultimo anno delle superiori studiando e lavorando. I soldi finirono comunque subito, dovetti pagare le tasse della successione, e così a malincuore vendetti la villa e cercai un appartamento dove convivere. 

Alla fine tale scelta si rivelò la migliore che avessi mai preso: di colpo, con Simone, non mi sentii più sola. Avevo nuovamente una famiglia, qualcuno che mi volesse bene. Non avevo mai conosciuto amici dei miei genitori e non avevo altri parenti, mia zia aveva messo insieme i pezzi del mio passato. 

Tutto ciò che possiedo è un album di ricordi, con qualche foto e frasi scritte sui bordi delle pagine da mia mamma, e dei post-it di mio papà che riportavano citazioni di libri. Questo era stato il mio tesoro da bambina, lo stringevo al petto per addormentarmi, per sentirmi meno sola. Crescendo ho rilegato questi ricordi in un cassetto. Pensarci faceva troppo male.

E ora questo ragazzo sta dicendo che è tutta una bugia? Sono sola più che mai. È facile avere certezze su se stessi quando si cresce con le spalle coperte dalla propria famiglia; ma quando ti ritrovi completamente sola, alla mercé del mondo, tutto appare molto più tetro e spaventoso.

Ancora in dubbio sulla sanità mentale di Marco e la mia, visti i recenti episodi, accetto comunque di seguirlo fino alla villa. Casa sua non dista molto dal nostro residence, percorriamo la via e sbuchiamo in piazza accanto alla redazione. Lo guardo con la coda dell'occhio e noto un'espressione cupa in volto.

«Non ti ho messo il pigiama» quasi mi spavento a sentirlo parlare, si fissa i piedi «Jemina si è presa cura di te. L'ho chiamata appena ti ho riportato a casa»

Non so cosa rispondere, preferisco tacere.


ミ★ Note

Avrete notato che cito spesso il miele. In realtà l'intera storia è plasmata intorno alle api e al miele, come scoprirete continuando la lettura (◍•ᴗ•◍)♡

Perché ho scelto proprio questi esserini tanto laboriosi e il loro dolce nettare?

Le api impollinano i fiori e permettono alla natura di prosperare e procreare, come ci ricorda Greenpeace " Il nostro cibo, la biodiversità, la vita, dipendono dalle api"

Oggi però vi parlerò solo del miele, le api le tratteremo in dettaglio molto più avanti.

Dovete sapere che per le antiche popolazioni il miele era un alimento per il corpo ma anche simbolo di conoscenza. Per gli egizi era considerato sacro, era riservato alle classi più agiate, quindi nobili e reali. Inoltre veniva messo nelle tombe come cibo per il viaggio verso l'Aldilà (per questo lo utilizzo come ricostituente dopo i viaggi dimensionali •ᴗ• ) . In Grecia era considerato simbolo di immortalità.

Secondo Virgilio le api sono ricche di virtù per dono di Giove, riconoscente per il nutrimento fornito quando era in fasce; esse raccolgono il miele e appartengono a una razza immortale, parte della mente divina.


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