Prologue

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29 Dicembre 1704.

Il vento sferzava gelido e impetuoso nella notte buia, graffiando i visi delle persone e gli esseri ultraterreni presenti al centro della radura.

Gli alberi intorno sembravano tremare, come se fossero già consapevoli di che cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Unire due tipi di sangue così potenti e puri era un rischio che dovevano correre per la salvezza del genere umano, dovevano arrestare quel senso di ribellione e pigrizia prima che fosse troppo tardi.

C'erano dei rischi da correre e chiunque dei presenti ne era stato messo al corrente, se si trovavano ancora lì era perché avevano accettato tutti i termini del patto.

Al centro della radura giallastra era stato posizionato un tavolo con una coperta bianco latte macchiata in alcuni punti di nero, come a simboleggiare quell'unione tra l'innocenza e la violenza. Sopra a essa era stato posizionato un calice d'oro riccamente decorato da gemme, la luce che irradiava illuminava in parte le zone circostanti.

Verso sud erano posizionati otto mondani, quattro uomini e altrettante donne, con indosso una tunica con la medesima fantasia del tessuto al centro, i cappucci tirati su per non rivelare l'identità fino al momento opportuno.

Di fronte a loro si trovavano i due esseri ultraterreni, uno l'opposto dell'altro: se da una parte c'era la luce, dall'altra c'erano le tenebre.

L'angelo fece qualche passo in avanti verso il calice, le mani diafane giunte di fronte a sé. Gli abiti candidi fasciavano un corpo dalle linee perfette, mentre i capelli castano miele, quasi biondi, risaltavano ancora di più gli occhi dorati e luminosi, i quali irradiavano una luce forte e intensa come l'aura che lo circondava come una seconda pelle.

Tutto l'opposto del suo compagno, un demone dall'epidermide talmente scura da ricordare il colore del carbone, gli occhi rossi come il fuoco del luogo da cui proveniva e i vestiti nero pece, i quali si confondevano con le tenebre della notte circostante.

La mascella dalla forma quadrata era contattata per la tensione che gli stava attraversando il corpo, consapevole a quali pericoli stava andando incontro e alle loro conseguenze.

L'alleanza, anche se momentanea, e la collaborazione con un membro delle schiere celesti erano delle azioni impensabili per i demoni, esse rappresentavano una sorta di rammollimento per chiunque provasse anche solo a pensare di poterle accettarle, figurarsi se quelle azioni avessero proliferato alla loro caccia e uccisione stessa sulla Terra.

«Non essere così ansioso, Merebrax, lo sai benissimo anche tu che questa è la scelta migliore» lo rimproverò l'angelo, voltandosi con solamente il viso verso la figura demoniaca.

«Lo dici solo perché poi sarò io a dovermela vedere con Asmodeo, Zerachiel» ribatté l'altro, essendo perfettamente a conoscenza di che cosa lo aspettasse negli abissi più infidi una volta terminato il rituale.

«Sei come un figlio, vedrai che te la caverai alla grande» chiuse decisivo il discorso la figura angelica, non permettendo nemmeno al demone di rispondere perché si rivolse subito al gruppo di mondani, proclamando: «Le schiere angeliche vi ringraziano per il servizio che ci state offrendo, ve ne saremo per sempre debitori».

Le sue parole erano cristalline nel buio delle tenebre, ancora più chiare e luminose della luce lattiginosa che colpiva il viso dell'interlocutore. «Abbiamo bisogno del vostro ausilio per essere sicuri che la presenza demoniaca venga perseguitata ed eliminata sulla Terra, per fare in modo di controllare che i Nephilim facciano il loro dovere, in quanto cacciatori di demoni.»

Merebrax sussultò quando quella definizione raggiunse il suo apparato uditivo, ma dalle labbra non uscì nemmeno un suono di lamentela appena accennato.

«Voi mondani avete ereditato dai vostri avi la capacità della Vista, per questo siete stati scelti per una nuova dinastia che verrà ricordata con il nome di Angelic Guardians, i Guardiani Angelici.» Zerachiel si sistemò a pochi centimetri dalla coppa posta al centro della radura, nel contempo che continuava a parlare e posava le mani intorno al freddo metallo.

«Berrete dalla Coppa Mortale e finalmente entrerete al nostro servizio; tuttavia non vi verranno affidati i poteri già posseduti dai Nephilim, ma avrete delle capacità ridotte dalla presenza di sangue demoniaco nel vostro corpo.» La figura luminosa fece segno al collega di avvicinarsi al suo fianco, ritirando nel frattempo le mani dopo aver afferrato un piccolo coltello da caccia che l'altro gli aveva posto, annuendo deciso.

L'angelo alzò la mano sopra alla brocca, si tagliò il palmo della mano e successivamente strinse forte le dita a pugno, in modo tale che il suo sangue scivolasse nella Coppa Mortale.

Dopo di lui venne il turno di Merebrax, che fece la stessa identica cosa; quando anche le sue gocce di liquido scarlatto entrarono in contatto con quelle dell'altro, venne prodotto il rumore dell'acqua che sfrigola se entra in contatto con dei tizzoni ardenti.

In quel momento le due figure ultraterrene stavano facendo qualcosa che prima di allora non era mai stata compiuta, soprattutto per mancanza di coraggio: stavano dando prova che perfino il bene e il male potessero collaborare insieme, che in certe situazioni anche il proprio nemico poteva tramutarsi in amico.

Il demone non aveva mai sopportato la sua condizione: recluso nei Regni Demoniaci, non per sua scelta ma per colpa del padre che lo aveva costretto, aveva da sempre odiato la vita che compiva in quel posto letteralmente infernale, preso sotto l'ala protettiva di Asmodeo perché quest ultimo era convinto di potergli far cambiare idea.

Si era offerto immediatamente di aiutare Zerachiel in quell'impresa, un atto che andava contro ogni principio che suo padre e il demone superiore stavano tentando invano di trasmettergli e insegnargli; se qualcuno gli dava la possibilità di garantire una maggiore eliminazione dei demoni, almeno sulla Terra, allora lui si sarebbe presentato subito in prima fila per aderirvi, nonostante le pesanti conseguenze che me sarebbero derivate.

«Una volta bevuta dalla Coppa,» riprese l'angelo, riscuotendo l'altro dai suoi pensieri. «Sarete al nostro servizio, la prima specie a possedere sia sangue angelico che demoniaco. Con essi che scorrono instancabili nelle vostre vene e la runa della Vista che vi imprimeremo sulla mano destra, sarete dei perfetti guardiani.»

Egli afferrò il bicchiere e lo porse al gruppo di mondani, i quali si misero in fila per poter bere dalla Coppa Mortale e ricevere il marchio sulla mano, in modo tale d'acquisire un ruolo importante in quella guerra contro i demoni che ormai durava da millenni.

Nessuno sapeva che da quella notte si stava creando un filo indissolubile tra bene e male, suggellando una pace che sarebbe durata e custodita anche negli anni a venire, all'interno del sangue che si sarebbe propagato da quegli otto Guardiani Angelici Antichi.

Almeno, fino a quando qualcuno non decise che la resa dei conti era arrivata.

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