capitolo 25: La pietra

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Ero a terra, seduta, ero rimasta esattamente nel punto in cui il drago mi aveva aggredita e da dove avevo seguito tutto il combattimento tra l'unicorno e Kverkfjoll, con il braccio sinistro stringevo a me il grimorium e al collo stavo indossando il ciondolo a forma di unicorno. Clynis era rimasta tutto il tempo vicino a me a guardare la scena senza proferire una parola, non capivo se fosse spaventata, assorta, o semplicemente sorpresa. L'unicorno mi fissò negli occhi e il suo sguardo mi raggelò, si avvicinò annusando il terrendo passo dopo passo, poi avvicinò il suo muso alla mia guancia e annusò il ciondolo che avevo al collo, fece un mezzo passo indietro e sollevò la testa di scatto, nervosamente, senza preavviso. Mi spaventai per quello scatto e non ebbi la forza di rimettermi in piedi, cosa stava succedendo? Era un amico o un nemico?

"Sei sciocca se pensi di poter passeggiare qui senza pericolo. Sei anche una terrestre..." disse sprezzante voltandomi le spalle, non aveva intenzione di attaccarmi, non in quel momento almeno. Mi alzai e mi pulii la polvere dai vestiti, poi lo guardai "Non ero sola quando sono venuta qui, c'erano altri con me ma ora non sono qui"

"Lo vedo, seguimi... ti porto fuori da Puia A Ahi. Poi non tornare mai più"

"Non era mia intenzione tornare, devo passare di qui per raggiungere il villaggio delle streghe"

"Non è stata una buona idea venire qui, dovevi passare per le dune sabbiose" mi disse girandosi verso di me e raggelandomi di nuovo con il suo sguardo severo.

Ancora le dune sabbiose...

"Non so nulla di questa terra"

"Allora non saresti dovuta venire" era tranchant, un po' era la sua voce profondamente mascolina e un po' il suo tono costantemente di rimprovero, non mi lasciava spazio per spiegare

"Non l'ho deciso io... non lo decido io... non so nemmeno cosa rappresento qui" risposi sconfortata, non ero più felice di essere lì, non capivo nulla degli equilibri che lì regnavano e in tutta sincerità stavo perdendo le speranze di essere utile alla liberazione di quella gente.

Si fermò e attese che io lo raggiungessi, poi mi fissò il medaglione "Qualcuno è morto per fare quel medaglione. Qualcuno è morto perché altri volevano possedere un po' di magia"

"Me l'hanno regalato, so dello sterminio degli unicorni... non sapevo ne esistessero ancora!" cercai di giustificarmi, apparentemente invano

"Nessuno lo sapeva fino a quando non mi hai obbligato a venire allo scoperto per salvarti! Negli ultimi anni ho sempre vissuto in forma trasparente. Visto che possiedi un frammento di corno vedi di usarlo bene"

Presi il ciondolo tra le mani e lo rigirai proprio come avevo fatto quando l'ho ricevuto in dono, notai per l'ennesima volta tutti i minimi particolari, ma oltre a ciò non vedevo nient'altro "Non saprei come fare... e usarlo per cosa?"

Scosse la testa deluso e io rimasi davvero atterrita nel vederlo così. Iniziò a spiegarmi il concetto dei livelli di energia: gli incantesimi si dividono per livelli di energia, il primo livello è il più semplice e il più veloce da imparare e a mano a mano che si padroneggia un livello si può passare a fare incantesimi del livello successivo, fare incantesimi di livello troppo alto può significare anche perdere la vita. Il livello massimo è il 15, ma nessuna strega vivente è mai arrivata ad un livello di potenza assoluta.

"Vorrei solo sapere dove sono i miei amici" gli dissi quasi disinteressandomi a ciò che mi stava spiegando

"Localizzazione semplice, livello due. Hai loro oggetti con te?"

"No"

"Localizzazione complessa, livello 5. Hai una cartina geografica con te?"

"No" risposi ancora

"Localizzazione complessa senza riferimenti geografici, livello 9. Direi prima inizi a studiare e prima potrai trovarli"

Mi parlava sempre freddamente, ma quando non riuscivo a stare al suo passo vedevo che si girava a guardare dove fossi e come stessi. Mi raccontava tutto con serietà, con la sua voce quasi monocorde e mi rilassava. Mi diede indicazioni per fare pratica con gli incantesimi di livello uno: spostare piccoli oggetti. Seguii tutte le sue indicazioni ma non accadde nulla, poi ancora nulla e assolutissimamente nulla. Mi spiegò ancora, cercò di farmi raggiungere un alto livello di concentrazione con la meditazione guidata ma ancora nulla. Mi disse nei particolari quali sensazioni cercare nel mio corpo e in tutta franchezza non riuscii a trovarne nemmeno una.

Mi colpì la sua paziente dedizione, mi ripeteva sempre come fare e mi incoraggiava continuamente, sembrava avere una fiducia totale in me e non mollava mai il colpo. Perché faceva quello? Com'era sicuro che io riuscissi a fare qualche magia? Io che ero un semplice essere umano?

Mi fece fermare, mi fece osservare e descrivere ciò che mi circondava e mi chiese di scegliere con lo sguardo una pietra di piccole dimensioni che potevo vedere chiaramente, la scelsi e iniziai a descriverla a parole: dapprima usai la vista come filtro, poi mi concentrai sulle sensazioni che quella pietra avrebbe scatenato negli altri sensi. Descrissi che gusto potesse avere se assaggiata e il rumore se lanciata contro qualcosa, descrissi quale sensazioni mi avrebbe provocato al tatto e quali odori potesse avere.

Utilizzai tutti e cinque i sensi per descriverla.

L'unicorno mi chiese di chiudere definitivamente gli occhi ma di concentrarmi fino a vedere con chiarezza ciò che ci circondava, poi mi chiese di immaginare perfettamente e a fuoco la pietra. Una volta focalizzata alla perfezione nella mia mente mi chiese di immaginarmi andare là e raccoglierla, ma tutto senza muovermi... Solo con la mente.

Immaginai tutto questo, immaginai i miei passi con il loro rumore, immaginai di chinarmi e immaginai di appoggiare la mano sulla pietra: sentii la sua rugosità, la polvere fine che da essa passava alla punta delle mie dita, sentii l'odore metallico che aveva e iniziai a percepire alla perfezione il suo peso e lo sforzo che stava facendo la mia mano per sollevarla. Furono sensazioni chiarissime e profondissime, poi la voce dell'unicorno mi chiese di aprire gli occhi e con sorpresa vidi che la pietra stava fluttuando nell'aria.

Scoppiai a ridere e la pietra cadde.

Subito mi rattristai e l'animale abbassò la testa tra le gambe in segno di sconforto. L'avevo deluso. Ma dentro di me sentivo chiaramente la felicità per essere riuscita a fare il mio primo incantesimo di magia e riuscii a ricordare alla perfezione come mi ero appena sentita. Riprovai altre volte e tutte le volte riuscii nell'intento di sollevare la pietra, salvo poi farla cadere a causa dei miei cali di concentrazione.

Mi sentii mentalmente stanca e un dolore alle ginocchia iniziò a farsi vivo, il cavallo si abbassò e mi chiese di salire sulla sua groppa, lo feci senza farmelo ripetere e fu una sensazione bellissima. Non ero mai salita su un cavallo senza sella e sotto alle mie gambe potei sentire la sua forte muscolatura, portai le mani in avanti per tenermi all'altezza del garrese e la sua criniera folta e morbida mi accarezzò i polsi. Che sensazione di quiete bellissima. Lui partì al galoppo, ma un galoppo lento e cadenzato, non mi sentii minimamente sbalzata via, anzi, per un istante ritornò in me quella sensazione di forza e protezione che avevo sentito solo tra le braccia di Matteo.

Non riuscii a spiegarlo nemmeno a me stessa, ma con quell'unicorno io stavo davvero bene... era come se lo conoscessi da tutta la vita.

"Non conosco il tuo nome" gli dissi per rompere il silenzio

"Shedir"

"Io mi chiamo Alexandra"

"Lo so"

D'un tratto vedemmo un gruppo di persone e riconobbi i miei amici, uno di loro era a terra e non capii subito cosa stesse succedendo ma i movimenti spaventati e concitati degli altri non lasciarono presagire nulla di buono.

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