Capitolo 3: Il libro

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Bagno la punta delle dita nel torrente e cerco di lavare via le lacrime, mi cadono gli occhiali su una roccia, si rompono, con la coda dell'occhio vedo un movimento di fianco a me, mi giro di scatto e faccio qualche passo indietro per allontanarmi. Metto a fuoco meglio, ci vedo anche senza occhiali, era una ragazzina circa della mia età... la mia età di adesso, 13 anni. Ha i capelli lunghi, lisci e castani raccolti in una coda bassa e ha un vestito strano, top e gonna di pelle verde e dei lunghi calzali che arrivano fin sotto al ginocchio, dello stesso colore e materiale. Dietro la schiena ha una faretra con diverse frecce e in mano ha un grande arco di metallo, tutto lavorato in una fantasia tribale. Mi guarda in silenzio, porgendomi gli occhiali, non ha paura di me, ma non sembra pericolosa. La fisso negli occhi con la bocca socchiusa, mi sento paralizzata, non so che fare. Guardo le impronte dietro di lei. Non ce ne sono, ci sono solo quelle che ho lasciato io per arrivare fino a qui, da dove viene? Da dove è apparsa?

Parla per prima "I tuoi occhiali, si sono rotti" disse porgendomeli. Ha una voce sottile e tranquilla, ma non si avvicina, decido di avvicinarmi io con circospezione. Quando allungo la mano per riprendere gli occhiali sento una cosa strana vicino alla gamba, abbasso lo sguardo per vedere cosa fosse, vedo una cosa nera che tenta di avvinghiarmisi. Mi sposto, urlo con forza, mi spavento e mi porto le mani al petto. Cos'era? Rimango senza fiato.

La ragazza abbassa la mano con i miei occhiali ed esplode a ridere. Si sta burlando di me, io scoppio ancora a piangere. "E' un gatto, guarda, un gatto nero" dice sorridendo cercando di tranquillizzarmi.

Mi giro e metto a fuoco la cosa nera, era un gatto con uno sguardo magnetico. Mi fissa e mi ritorna alla mente il medaglione trovato sulla grata.

La ragazza fa qualche passo fino al bordo del torrente e raccoglie un pacchetto di fazzoletti di carta, si avvicina e me li porge "Asciugati le lacrime che non ti servono".

Prendo i fazzoletti e riconosco il pacchetto "Sono i miei fazzoletti, li ho lasciati sul comodino ieri sera"

Lei mi guarda e sorride "Non ieri sera, poco fa".

Guardo nel pacchetto e il medaglione non c'era più. Mi asciugo le lacrime, il cuore stava tornando a battere normalmente, mi guardo in giro e tutto era uguale a poco prima, solo che ora con me c'erano una ragazza e un gatto. "Dove siamo?" chiedo alla ragazza, poco a poco stava conquistando la mia fiducia

"La risposta non ti piacerà" mi risponde con un sorriso amichevole "Siamo nella dimensione di Miharo Heimi, è come se fosse un mondo parallelo al mondo terrestre"

Sussultai, ma la sua risposta non mi sembrava così strana, volevo capire meglio, cercavo di razionalizzare quella situazione così irreale "Siamo in un altro sistema solare?"

Lei sgranò gli occhi e poi rise "Ma no, è la dimensione ad essere diversa, non abbiamo viaggiato nello spazio o nel tempo, abbiamo cambiato dimensione. Viviamo nello stesso spazio e nello stesso tempo della terra"

Scossi la testa "non capisco"

Lei sorrise ancora di più "Lo so, non puoi infatti. Cercherò di darti le informazioni poco alla volta, per fartele metabolizzare meglio. Hai freddo?"

Avevo le mani strette sulle spalle "Sì"

"Vieni allora, andiamo al paese" mi disse invitandomi a seguirla.

Mi fece strada e camminammo in una direzione che non potrei definire, mi raccontò che quello dove ci trovavamo era un mondo completamente diverso dalla terra, un mondo in cui regnava sovrana la magia, in cui tutte le creature che lì abitavano avevano un qualche potere magico e traevano la loro forza dagli elementi naturali. Mi disse che la natura era fondamentale, era la vera forza di propulsione di quel mondo e lì mi sarei trovata molto male perché non c'era industrializzazione e nemmeno tecnologia, era come se loro fossero ancora al medioevo, pur avendo una cultura molto elevata. La ascoltavo, non potevo farne a meno e sentivo di potermi fidare di lei. Non capivo se fossi in pericolo o meno, e non immaginavo davanti a quali strane creature magiche mi sarei trovata, non sapevo come tornare indietro e come ritornare lì, sapevo solo che a volte ero lì e altre ero a casa mia a vivere la mia vita caotica e frenetica. Avevo ricordo della mia vita sulla terra, ma erano ottenebrati, come avvolti da una nebbia e mi sentivo una persona completamente diversa.

Quel deserto di licheni verdi e sabbia nera finì e arrivammo ad una prateria smisurata. Mentre lei parlava, al mio fianco il gatto correva davanti a noi, poi si fermava e stava dietro a noi, poi ci camminava a lato "E' il tuo gatto?" le domandai

"No, l'hai portato tu" mi rispose sorpresa

"Io non ho gatti" mi affrettai a precisare

"Credo tu adesso ne abbia uno, devi trovargli un nome" ed entrambe fissammo quel gatto che stava giochicchiando con i fili d'erba

Ci pensai un attimo e poi dissi "Roger, Roger come il campione di te...nn..."

Mi guardò e scoppiò a ridere "Tennis, come il campione di tennis, lo conosco"

Scoppiai a ridere io questa volta "Lo seguite anche qui?"

Scrollò le spalle "no"

La sua risposta mi atterrì, quando credevo di aver capito qualcosa, mi accorgevo di sbagliare.

"Sono Alexandra, puoi chiamarmi Lex se vuoi, tu?" mi presentai cercando di abbattere la nostra distanza

"Catherine, puoi chiamarmi Cathy"

Scoppiai a ridere perché mi tornò in mente il libro di mia nonna che stavo leggendo quando ero... ero... dovrei dire quando ero grande, ma non riuscivo a capacitarmi della cosa "Stavo leggendo un libro quando ero... di là, si chiama Cime Tempestose e la protagonista si chiamava come te, Catherine e si faceva chiamare Cathy"

Lei si fermò di colpo, io andai avanti di qualche passo, ma quando non la vidi più al mio fianco mi girai, la guardai e lei era diventata seria tutto ad un tratto. Mi fissava e io la guardavo incuriosita "Che succede?"

"Ero io" mi rispose guardandomi negli occhi, non stava mentendo, ero confusa

"Cathy eri tu?"

"No, non il personaggio del libro, quello se l'è inventato la scrittrice credo, il libro. Il libro di tua nonna con la copertina di pelle bianca e rilegato con un nastro in pelle verde. Ero io"

Scossi la testa incredula, sbuffai senza un reale motivo, quell'informazione faceva fatica ad entrarmi in testa. La situazione la stavo poco a poco metabolizzando, ma quell'informazione era impossibile da metabolizzare, lei se ne accorse.

"Sono stata vittima di un incantesimo, di una magia. Molti del mio mondo lo sono stati. Sono stata maledetta a restare per l'eternità nel tuo mondo sotto forma di libro e, non so come, tu sei riuscita a riportarmi di qui spezzando l'incantesimo. Andiamo al paese, ho voglia di rivedere la mia famiglia e credo di avere anche qualche vestito per te"

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