#10 Il fantasma del parco

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Sorpasso due signore che parlottano mentre camminano e raggiungo la fine del mio terzo giro del percorso. Mi sto allenando per la Telethon di questo dicembre e a quanto pare non sono l'unico: il parco del Cormôr è pieno di persone che si allenano. Stravolto, mi siedo su una panchina di pietra posizionata a lato del sentiero. Aspetterò qui Beatrice.

Ho smesso di fare sport un paio di anni fa, prima che l'università mi assorbisse completamente, rendendomi complicato ritagliarmi tre sere a settimana per l'allenamento. Amavo correre, mi faceva sentire libero e mi permetteva di sfogare tutto lo stress della giornata contro il vento che mi sbatteva in faccia.

Quando corri i 100 metri in quei 12 secondi ti dimentichi di tutto: parti, ti alzi lentamente iniziando a fendere l'aria, accorci le falcate per aumentare la velocità e sei già a metà, poi mantieni il passo e se possibile aumenti il ritmo. Arrivi al traguardo e ti accorgi che hai spento il cervello per tutta la corsa.

Rido, pensando a tutte le volte che i miei amici credono che, avendo fatto atletica, dovrei essere allenato per la Telethon. Niente di più sbagliato! Come fai a paragonare un'ora di corsa in andamento aerobico con una corsa di pochi secondi in attività anaerobica?

Per questo motivo, per riprendere un po' di forze, bevo abbondantemente alla fontanella lì vicino, prima di tornare a sedermi. Quando do uno sguardo veloce all'atleta che si è seduto sull'altra metà della panchina, faccio un salto. È uguale a Marco!

Marco era un mio amico, ci siamo conosciuti facendo atletica: l'ultima volta che ho gareggiato alla Telethon, un paio di anni fa, mi ero allenato con lui qui al parco del Cormôr. Il 31 ottobre dell'anno scorso è stato investito sulla sua bici, mentre stava andando a una festa di halloween. È morto il giorno dopo, in ospedale.

Guardo il suo sosia, seduto vicino a me, con la bocca spalancata per la somiglianza irreale tra i due.

"Cosa c'è Thomas?" mi chiede lui, alzando lo sguardo e incontrando il mio. "Non mi saluti?"

"Marco?" gli chiedo, incredulo.

"Certo! Chi se no?"

Fa un attimo di pausa. Poi, vedendo che la mia espressione non cambia, aggiunge: "Cos'hai? Sei pallido come una mozzarella! Sembra tu abbia visto un fantasma!"

"Come cosa c'è?" sbotto. "Pensavo fossi morto!"

Lui mi guarda strabuzzando gli occhi. "Io? Morto? E quando, scusa?"

"L'anno scorso, ad halloween" gli rispondo, spiegandogli tutta la vicenda.

"Impossibile, non ero nemmeno invitato a quella festa!"

"Ehi Thomas, con chi parli?" mi chiede Beatrice, la mia nuova compagna di allenamento, sbucando da non so dove.

Mi giro per salutarla e le dico: "Ehi Bea, hai visto chi c'è? Marco!"

Mi giro verso di lui per indicarglielo.

"Lui non è..." mi interrompo a metà, appena il mio sguardo lo raggiunge. Marco ci sorride e saluta con la mano, mentre il suo corpo passa attraverso la fontana.


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