Capitolo 1:Incontro

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Lo ricordava ancora perfettamente, quel giorno, quando tutto ebbe inizio. Quando finalmente trovò una via d'uscita da quella che sarebbe stata la sua vita.
Quando pensava alla monotonia e alla semplicità della vita di un Kaioshin non poteva far altro che rabbrividire.
Odiava il loro modo di pensare indifferente e apparentemente pacifico, il loro modo di ignorare i comportamenti barbari e incivili degli essere umani, con la stupida scusa: "È compito degli Dei della distruzione, noi non possiamo fare nulla."
Quante volte aveva sentito queste parole? Ogni volta che tirava fuori il discorso sulla giustizia nei confronti degli umani, si sentiva dire quelle parole.
Lasciare in vita solo gli dei non li avrebbe toccati minimamente, loro avrebbero continuato ad esistere.
Allora perché non accettavano i suoi ideali? Che senso aveva proteggere degli esseri che non avevano un minimo di rispetto reciproco? Esseri che anche per solo qualche soldo avrebbero ucciso una persona a loro cara? Certo rispettava le idee dei suoi simili, ma faceva fatica a capirli.
Gowasu, suo maestro, lo aveva rimproverato svariate volte riguardo questi discorsi che lui reputava: "privi di logica e dedizione."
L'anziano Kaioshin considerava Zamasu ancora un apprendista con poca esperienza e sperava sempre in un suo cambiamento.
Passarono molti anni dall'ultima volta che l'allievo ebbe una discussione piuttosto seria con il suo mentore.
Dopo quel giorno decise di tenere i propri pensieri per se stesso, nessuno poteva comprendere il suo modo di pensare, che egli considerava più che giusto. L'unico modo di pensare che avrebbe trasformato l'universo nell'utopia che tanto desiderava.
Ma lasciò da parte i suoi ideali e iniziò a dedicarsi alla sua carriera da allievo Kaioshin.
Tuttavia i suoi veri obiettivi non furono seppelliti nell'oblio. Albergavano ancora dentro di lui, li aveva solo messi da parte.
Quel fatidico giorno, l'allievo si stava preparando, come ogni mattina da anni a quella parte, a preparare il tè per il suo maestro.
Mentre attraversava il lungo corridoio che si ramificava in una moltitudine di stanze, si accorse che il suo maestro stava avendo una discussione. Ma con chi? Abitavano da soli in quell'edificio.
Mosso dalla curiosità, si diresse all'uscita per poi ritrovarsi nel giardino principale, che si collegava all'entrata.
Lì, da come aveva potuto udire, non vi trovò solo il suo maestro, ma accanto a lui vi era un tipo insolito.
Era un uomo alto all'incirca come lui, la carnagione era di un rosa lievemente olivastro, i suoi capelli avevano una forma buffa e alquanto stravagante, ed erano neri, come i suoi profondi occhi.
Ma quello che lo aveva colpito particolarmente, erano i Potara che aveva alle orecchie.
Come poteva un mortale avere gli orecchini che solo i Kaioshin potevano indossare? Nemmeno a lui era stato concesso questo privilegio, soltanto perché era ancora un Kaio.
L'uomo appena notò Zamasu, spostò gli occhi su di lui, e gli mostrò un sorriso a dir poco agghiacciante.
Il Kaio sentì  il sangue gelarsi e non riuscì a muovere più un muscolo.
Era pietrificato.
"Zamasu." disse l'individuo allontanandosi di poco da Gowasu.
Zamasu corrugò le sopracciglia e rispose: "Chi sei? E perché sei qui, mortale?" l'uomo vestito completamente di nero si fece sfuggire una sonora risata.
Gowasu intervenne.
"Io non so perché ci tieni così tanto a portarti via il mio Zamasu. Ma sappi che non te lo permetterò!" Gowasu si mise davanti a Zamasu, come se volesse fargli da scudo.
Il misterioso uomo con una mossa rapida, si spostò dietro il Kaioshin e posò le dita della sua mano sulla schiena dell'anziano.
Ci fu un momento di silenzio che durò a malapena qualche secondo, poi accadde l'evento che scatenò l'inizio di un cambiamento fatale per la vita di Zamasu.
L'uomo in nero fece uscire una lunga lama luminosa dalla sua mano, che trafisse mortalmente il povero uomo.
Egli urlò in preda al dolore, sotto gli occhi del suo allievo, che osserva la scena basito.
L'uomo misterioso estrasse la lama dal torace e con una spinta fece cadere la sua vittima, provocando un tonfo.
Zamasu stava tremando.
Osservò il corpo privo di vita, di quello che una volta fu l'unica persona che aveva e che lo amava con tutta l'anima.
Il suo maestro era stato ucciso, e lui era rimasto ad osservare la scena senza intervenire.
Sentiva le lacrime formarsi ai bordi dei suoi occhi, e senza esitare si diresse ai piedi di Gowasu correndo.
"Gowasu! Gowasu, la prego si svegli!" urlò il Kaio lasciandosi scendere delle abbondanti lacrime.
"Non mi abbandoni così!" continuò ad urlare toccando il corpo inerme dell'anziano uomo. Lo stava scuotendo nella speranza di ricevere dei segnali, ma fu tutto inutile.
Il cadavere  si dissolse in un polverone di cenere, che scomparve in una manciata di secondi.
Gowasu se ne era andato.
"Che scena commovente!" disse l'uomo accanto a lui.
"Non pensavo che ti saresti affezionato a quel vecchio!" disse ridendo.
Zamasu colmo di rabbia si scagliò contro l'avversario, mancandolo. "Perché lo hai fatto!" urlò mentre tentava inutilmente di colpire il mostro, che continuava a ridere.
"Perché.." Zamasu crollò a terra, mise le mani sopra gli occhi per coprirsi il viso intriso di lacrime.
"Lui era tutto ciò che avevo." disse singhiozzando.
L'uomo vestito di nero si inginocchiò davanti a lui, e iniziò a fissarlo con fare divertito. Zamasu senza ricambiare il suo sguardo dichiarò: "Se devi uccidermi, fallo adesso."
L'uomo si mise a ridere. Poi appoggiò una mano sulla guancia del Kaio, asciugando il suo viso bagnato.
"Io sono qui per te. Come potrei ucciderti?" Zamasu sgranò gli occhi, quella domanda lo aveva confuso, ma quello che lo sorprese di più fu il tono dolce e di conforto che usò.
"Ma tu chi sei?" chiese innocentemente.
"Io sono te." disse il misterioso uomo, sorridendogli.
''Tu sei... me?'' Zamasu dopo quell'affermazione con uno scatto veloce prese le distanze da quel soggetto.
''Io ho bisogno di te, Zamasu. Per completare il mio piano.'' lo sguardo dell'uomo si fece serio, ma rimase soave.
''Tieni prendi questo Potara.'' egli si stacco un orecchino dal lobo destro per cederlo a quello che era il suo omologo futuro.
''Tienilo tu. Non posso accettarlo.''
''Zamasu io so quali sono i tuoi veri obiettivi, sono identici ai miei. Dopotutto tu sei me.'' disse prendendo la mano sinistra di Zamasu, per poggiarci sopra l'orecchino.
''Vieni via con me, e faremo giustizia insieme. Sterminiamo quei vili umani.'' Zamasu poggiò gli occhi sul Potara.
Sentiva il cuore palpitare velocemente, mentre nella sua gola si formò un nodo.
''Con tutta la fatica che ho fatto per segregare i miei obiettivi, tu mi fai questo?'' il Kaio sentì nuovamente le lacrime formarsi ai bordi degli occhi. Sbatté le palpebre e lasciò scivolare le lacrime lungo le verdognole guance.
''Sei venuto qui per rovinare la mia vita? Hai ucciso il mio maestro senza un minimo di ritegno e adesso vuoi che butti via tutti questi anni di sofferenza nel cercare di diventare un perfetto Kaioshin?'' Zamasu stava scaricando tutta la sua repressione con l'unico mezzo che aveva. Le parole. Mentre stringeva al suo petto, il pugno che conteneva l'orecchino che gli era stato appena donato.
L'altro Zamasu, mostrando sul volto un minimo di compassione per se stesso, si avvicinò a lui e senza pensarci troppo lo strette in un forte abbraccio.
Zamasu cercò di togliersi dalla presa del killer, ma l'altro era troppo forte per lui. L'unica cosa che gli rimase da fare era restare tra la cattura di un uomo, che non era altro che qualcuno che si era presentato come un'altra versione di Zamasu.
''Sono venuto qui per te.'' l'uomo in nero ridisse le parole enunciate in precedenza.
''Sei l'unico che può comprendere ciò che provo. So che tu in passato la pensavi come me.'' l'uomo ammorbidì la stretta e cercò di fare in modo di non provocare altro disagio in Zamasu.
''Facciamo giustizia insieme.'' Zamasu alzò la testa e guardò l'omicida del suo maestro. La sua visione era offuscata a causa delle lacrime, ma tra di esse riusciva a vedere la figura di quell'uomo.
''Tu hai rovinato la mia vita..'' disse il Kaio riabbassando la testa.
''Questo lo pensi tu adesso, ma quando avremo sterminato l'umanità, la vedrai in un altro modo.'' l'individuo in nero prese il viso di Zamasu tra le sue mani ed entrambi incrociarono i loro sguardi.
''Non puoi rinunciare.''
''Io non so se.. non mi è rimasto più nulla per cui restare qui.'' l'ex apprendista Kaioshin mise le mani sul petto promettente dell'uomo più giovane, quasi come se volesse allontanarlo.
''Mettiti quel Potara, e sarai un Kaioshin, come hai sempre desiderato.'' l'uomo tolse le mani dal viso del se stesso del futuro e le spostò sui suoi lobi verdi. Con una mossa non molto rapida tolse i suoi orecchini, che simboleggiavano la sua carriera da allievo.
''Ma tu che.. perché lo hai fatto?'' Zamasu si toccò i lobi lievemente doloranti.
''Mettitelo. E mi raccomando nell'orecchio sinistro, non ho intenzione di fondermi eternamente con te. Per adesso.'' disse indicando il Potara, che Zamasu teneva ancora ben stretto nel suo pugno.
L'apprendista senza troppi rigiri obbedì alle parole del suo omologo.
''Ora che sei un Kaioshin a tutti gli effetti, puoi utilizzare anche tu gli anelli del tempo.'' l'ex apprendista lo squadrò per qualche secondo e poi preso dalla curiosità chiese: ''Tu hai detto di essere me, giusto?''
''Si è così, anche io sono Zamasu. Ma tu puoi chiamarmi Black. Black Goku.'' disse l'uomo in nero, guardando il Kaio che sembrava abbastanza confuso ed incredulo della situazione in cui si trovava.
''Allora perché hai il corpo di un mortale? Dovresti odiarli esattamente come me.''
Black lo guardò per qualche secondo, poi si avvicinò di più al suo nuovo alleato e mise le mani sulle sue spalle, poi disse: ''Devi sapere che il corpo che ho adesso era quello di un mortale con dei poteri particolari.''
''Cosa intendi con 'poteri particolari'?'' chiese il Kaio guardando il se stesso del passato con fare curioso e confuso allo stesso tempo.
"Lui era un Saiyan, una razza appartenente all'universo 7, una razza che osò pareggiare il potere divino." dentro gli occhi di Black si poteva notare tutto l'odio che dominava la sua anima.
"In che senso?" Zamasu era esterrefatto.
Com'era possibile che un mortale possedesse il potere divino?
"Non potevo accettarlo, e quindi cercai le Super Sfere del Drago per esprimere il mio desiderio."
Black fece una pausa e aggrottò le sopracciglia, poi riprese:" Quello di scambiare il mio corpo con il suo."
"Ma è pur sempre un mortale. Non riesco davvero a comprendere il tuo gesto." disse il Kaio lasciando intuire con il suo tono di voce un leggero disprezzo dell'azione dell'altro se stesso.
"La mia anima è divina. E so che con molto sacrificio riuscirò a trarre un grande potenziale da questo corpo." si giustificò Black guardando le sue mani chiuse a pugno.
Zamasu aveva lo sguardo basso, ed era ancora corrucciato, infastidito dalla presenza di un uomo che da divinità si era ridotto ad un misero mortale.
"Zamasu." l'uomo più grande si distolse dai suoi pensieri più fitti e posò lo sguardo su chi lo aveva nominato.
"Tu mi servi per questo piano. Noi due insieme saremo gli unici a regnare in tutti i 12 universi. Non serve nessun Kaioshin. Nessun Dio della distruzione. Solo noi due." Black avanzò notevolmente verso la sua controparte e gli porse una mano. "Ti prego vieni con me,Zamasu."
Zamasu esitò prima di prenderla, ma dal momento che non gli rimase altra scelta la afferrò.
Dopo che furono mano nella mano, oltrepassarono la soglia dell'entrata. Il Kaio si voltò per osservare per l'ultima volta quella che fino a pochi minuti prima era casa sua, sul suo viso si poteva notare un misto tra tristezza e malinconia.
La sua vita era appena cambiata, ed era diventata come avrebbe sempre voluto che fosse.

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