1- Prologo

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Prefazione
Hilary

La vita è difficile, ma è una cosa meravigliosa.
Ogni giorno merita un sorriso, anche quando tutto sembra difficile.

Ogni giorno mi sveglio e ripeto a me stessa questa frase per affrontare con coraggio la giornata.
Ho appena compiuto diciassette anni e come tutte le mie coetanee, non sto nella pelle.
Finalmente potrò prendere la patente di guida.

Frequento uno dei tanti licei statali della città.
Avrei voluto frequentare una scuola più rinomata, ma mio padre non poteva permetterselo così mi sono dovuta accontentare, mio malgrado.

Vivo a New York city da quando sono nata.
Tutti penseranno che è sia una "figata", ma la mia vita non è affatto semplice come quella dei miei coetanei.

Il mio appartamento minuscolo è appena sufficiente per vivere degnamente insieme a mio padre, rimasto vedovo giovanissimo, e un fratello più piccolo, Josh che ha appena tredici anni anche se sembra molto più grande della sua età.

Io e Josh siamo obbligati a condividere la stessa stanza e la cosa inizia a farsi parecchio complicata, soprattutto perché non siamo più bambini.

La mamma mi manca ogni giorno di più.

Mia madre è morta qualche anno fa in un incidente stradale mentre rientrava dal lavoro.
Da quel momento mio padre non ha più cercato di instaurare relazioni, ma si è dedicato anima e corpo al lavoro, a me e a mio fratello.

La mia esistenza può sembrare quella solita delle adolescenti della city, invece non ha nulla a che vedere con le vite delle mie coetanee.
Sono un'aliena.

Non faccio shopping, non vesto alla moda, non ho un taglio di capelli originale e ho un cellulare che a malapena scatta delle foto.
A scuola ho pochi amici perché non sono per niente estroversa.
Sono la classica ragazza sfortunata e bullizzata che nell'ora di pranzo si siede da sola, che parla poco e legge in continuazione e a cui puntualmente rubano la merenda.

Leggere mi aiuta a distrarmi dalla realtà, ad evadere dalle crudeltà che molto spesso la vita riserva.

Per aiutare mio padre che già è impiegato in due lavori, passo il dopo scuola racimolando la mia paghetta in un supermarket vicino a casa lavorando come cassiera.

Guadagno poco, ma è sempre meglio di niente.
Qualche soldo è destinato alla casa, per pagare le bollette e fare la spesa mentre una piccola percentuale la tengo da parte per il college.
Vorrei diventare un medico e so già che le tasse del college sono molto costose, per cui vorrei gravare il meno possibile su mio padre e sul futuro di mio fratello.

Sogno di andarmene un giorno e ricominciare.

Una nuova vita, lontano da ciò che mi fa male e da tutte quelle persone che in qualche modo mi hanno ferita.

Non che mi faccia così schifo la mia vita qui, non pretendo nulla di diverso, ma in questo posto rivivo ogni giorno ricordi dolorosi.

La mancanza di mia madre pervade in tutte le mie giornate, in ogni momento.

Avevamo un rapporto speciale ed io la adoravo.

Ogni mattina ad esempio, mi svegliava e mi preparava la colazione, mi portava a scuola canticchiando insieme a me le mie canzoni preferite e quando poteva passavamo molto tempo insieme.

Era sempre di buon umore.
Un vulcano di energia.

Parlavamo di tutto ed era forse la mia migliore amica.

Poi, una brutta sera, di ritorno a casa un uomo ubriaco al volante ha colpito la sua auto all'imbocco di un incrocio non molto distante dal nostro appartamento.

L'ho persa in un sul colpo.

Per molto tempo ho preferito non andare a scuola, ho perso un intero anno scolastico, la casa è diventata il mio unico posto sicuro, lontano dalle chiacchiere e delle malelingue.

Mio padre è sempre stato convinto che avessi bisogno di parlare con un medico, così per molto tempo ho frequentato lo studio di uno psicologo.

A poco è servito, non volevo vedere nessuno.

A distanza di quattro anni, il dolore è ancora forte ma ho imparato a conviverci come meglio posso.

Sono tornata a studiare, ho cambiato scuola e mi sono promessa di diventare un medico, come era il sogno che condividevo con mia madre.

Il piccolo Supermarket dove lavoro è come una seconda famiglia per me.
Il mio capo, Anthony è un uomo splendido.
Avrà circa l'età di mio padre, ma in apparenza sembra molto più giovane.
Mi da una paga fissa alla settimana, ma quando può mi lascia fare la spesa senza chiedermi un centesimo.

Lui sa che la mia famiglia non se la passa molto bene.
È un uomo davvero molto generoso e io gli devo molto.

Il supermarket non è grande, tratta per lo più alimenti e beni di prima necessità, ovverosia l'indispensabile.

Da noi ad esempio, non si trova un reparto tecnologia o gioielleria,
ma essendo situato nel centro del quartiere è comunque molto frequentato e gli incassi giornalieri non sono male.

Mio fratello è una piccola peste.
Ha tredici anni e frequenta l'ultimo anno delle scuole medie.
Non è un vero e proprio bullo, ma diciamo che non disdegna l'uso della violenza.

Di tanto in tanto i professori contattano mio padre perché Josh picchia i compagni di classe, qualora non facciano esattamente quello che vuole lui.

Lo psicologo crede che sia il suo personale modo di sfogare il dolore della perdita della mamma, ma io credo che in questo modo non risolva un bel niente.
La violenza non è la soluzione per smettere di soffrire e anche Josh ne è consapevole.

La mia scuola non è poi così male.
Qualche professore mi piace, soprattutto quello di biologia.
Forse sarà perché vorrei fare il medico, ma le materie scientifiche sono il mio forte e non mi pesa studiarle.

Tutte tranne la matematica, in quella sono davvero una frana e non riesco a prendere neanche una sufficienza.

La mia vita è un mix tra solitudine e silenzio, in pochi mi conoscono e sanno che tipo di storia ho.
Ho pochi amici, ma quelli che ho mi bastano.

Maggie, è la mia più cara amica dal tempo dell'asilo. Con lei condivido il sogno di entrare l'anno prossimo a medicina.
Mia madre e sua madre erano molto amiche quando noi eravamo piccole, così negli anni eravamo diventate unite a nostra volta.

Meggie sa tutto di me.
Nel periodo in cui mi ero rintanata in casa a causa della morte di mia madre, era l'unica che accettavo nella mia stanza per farmi compagnia.

Riesce sempre a risollevarmi il morale.

A distanza di molti anni, la nostra amicizia è rimasta sempre uguale, anzi forse è ancora più stretta.

Poi c'è David.
Maggie ha segretamente una cotta per lui dal primo anno di liceo, ma David non lo sa. O forse lo sa, ma aspetta che sia lei a fare la sua mossa. È molto timido, difficilmente dice ciò che pensa.
Suo padre lavora in banca, sua madre invece è un architetto.
Diciamo che non se la passa male, ma è uno che non se la tira per niente, ecco perché frequenta la nostra compagnia.
Avrebbe potuto girare con l'elite, ma ci ha preferito di gran lunga ai bulletti benestanti del quartiere.

Noi tre formiamo il gruppetto degli esclusi, un po' perché non siamo mai stati bravi a socializzare, un po' perché nel nostro istituto sono iscritti solo ragazzi e ragazze con la puzza sotto il naso, neanche fossimo nell'Upper East side.

Come tante ragazzine della mia età che frequentano il liceo, ho segretamente una cotta per un giocatore della squadra di football della scuola.

Il bello è dannato.

Non è il capitano, ma il suo ruolo è ugualmente importante, ossia quello del difensore.
Lui però non mi considera di striscio e anzi si vede bene dal frequentare gli esclusi come me.

Gira con i ragazzi della squadra e gli piacciono le tipe con le gambe lunghe e la pancia piatta.

Praticamente solo le cheerleader.

Maggie mi ripete di continuo di non perderci la testa perché è una persona orribile, ma non riesco proprio a non notarlo quando lo vedo nei corridoi o in mensa.

Ed ecco qui..credevo di avere una vita piatta, un po' desolante, triste e monotona.

Innamorata del solito ragazzo irraggiungibile, una storia famigliare travagliata, pochi amici e un carattere introverso.

Non mi sono mai sbagliata così tanto.

Io sono Hilary e questa è la storia di come la vita se ne freghi delle regole del cuore.

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