15 - Non è te che voglio

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Brad

---Qualche ora prima---

Mi sto abbastanza stancando di Deb e del suo modo stronzo di imporsi su di me come se fossi il suo uomo.
Forse non le è ancora chiaro che non mi piace in quel senso.

Non mi piacerà mai.

<<Ci vieni con me vero alla festa al teatro? Si, vero?>> mi implora Deb mentre mi rimetto i boxer. Sta saltellando per la stanza.

Gioca sul fattore che mi ha appena fatto avere un orgasmo sensazionale per convincermi a fare certe cose, ma ogni sua mossa è del tutto inutile e fuori luogo.

Io ho deciso.
La mia risposta è "NO".

<<In realtà se ti fossi informata bene, sapresti che non ci vuole un accompagnatore.>>  la canzono a mia volta cercando la mia t-shirt.

Oggi perdo tutto e non capisco perché.

Ho già voglia di andarmene da qui.

Ogni volta è la stessa storia, mi viene voglia di fare sesso con lei, ma subito dopo aver finito, la detesto e me ne devo andare in fretta come se nascesse in me un vero e proprio senso di repulsione nei suoi confronti.

Se solo non parlasse, sarebbe molto, molto meglio.

Sono sempre più sicuro che Deb sia innamorata di me e la cosa mi fa ancora più paura perché io non sono affatto innamorato di lei.

Io non mi sono mai innamorato di nessuno, o forse si.
Una volta alle scuole medie, ma non credo di poterlo definire amore.
Ero un bambino.

<<Quindi, come farò a riconoscerti in mezzo a tutte quelle persone?>> mi chiede lei seduta a braccia incrociate e con il broncio.

Quando fa così la odio ancora di più.
Sembra una bambina viziata.
O meglio, lo è.

<<Avrò un costume da Superman, ma senza mutande sui pantaloni, ok? Ti basta come indizio?>>

Che stronzata ridicola ho appena detto?

Deb si gongola sul letto, felice della mia rivelazione.
Ma non avrò nessun costume da Superman.
Io non lo sopporto, non c'è personaggio più finto e inutile.

Lui non ha potere, ma io si.

Alla festa invece ci andrò elegante con un abito nero e una maschera abbinata.
Non ho per niente voglia di fare la figura del ridicolo o del pagliaccio.

<<Dopo la festa saprò renderti felice...>>mi dice lei, con tono malizioso ed ammiccante.

Questo almeno è quello che crede.

In questo momento non mi sta per niente invogliando, anzi me ne voglio andare a fare altro.

Subito.

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Lascio il suo appartamento e mi sento immediatamente molto più leggero e rilassato.

In tasca ho l'ultima lettera di Hilary, quella dove mi chiede di stupirla.
Ha accettato il mio invito alla festa, ma non ci andremo insieme.
Ci troveremo al teatro e ho intenzione di essere un galantuomo, cosa che non mi viene affatto bene.

Ora però, devo trovarle un vestito.
Lei ha dato il compito a me.
Nulla di più complicato per un uomo.

Nelle ultime lettere mi ha confessato di aver conosciuto un gruppo di ragazzi ad una fiera di paese, di aver avuto un attacco di panico in una giostra e che un ragazzo strano l'ha tirata fuori da lì.

Si è messa con loro a chiacchierare insieme alla sua amica Maggie di cui mi parla sempre, ma ha fatto tardissimo e suo padre una volta giunta a casa l'ha messa in punizione fino a data da destinarsi.
Per questo motivo non può uscire e non può procurarsi un vestito.

Il fatto che abbia parlato di me e del fatto che l'ho incuriosita quel giorno alla fiera, mi ha dato la spinta di espormi un po' di più mandandole questo invito.

Mi sto arrovellando il cervello da più di mezz'ora, quando mi viene in mente di un abito.

Un'idea davvero molto bizzarra in effetti.

Non so nemmeno se esiste ancora e se mia nonna, quella vecchia bisbetica, l'ha conservato.

Parlo dell'abito che mia madre ha indossato al suo matrimonio.

Quando si è sposata con mio padre era magra e longilinea, bella da morire come è sempre stata.
Deve essere della stessa taglia di Hilary, quindi potrebbe starle bene.

Non darei quell'abito alla prima che capita, assolutamente.

Ma Hilary non è la prima che capita.

Nelle ultime lettere si è dimostrata una ragazza intelligente, dolce, ma anche molto scaltra e matura.

Mi attira, non riesco a non pensare a lei e questa cosa mi spaventa perché non mi è mai successo prima.

Solo che io non credo di essere il tipo giusto per lei.

Presa finalmente la decisione, mi avvio verso casa di mia nonna che tra l'atro non vedo da molto tempo.

Quando mi apre alla porta sono convinto che il suo viso non riesca a nascondere lo stupore.

Mia nonna è stata la prima a richiedere il mio affidamento dopo la morte dei miei, tuttavia per poco non le ho dato fuoco alla casa fingendomi un cuoco, così ha deciso di rispedirmi al mittente facendomi giurare di starle lontano.

Per sempre.

Ero riuscito a far scoppiare nel microonde delle uova solo per spaventarla e giocare, ma questo purtroppo aveva fatto appiccare un incendio nella piccola cucina di casa sua.

Sono sicuro che ce l'ha ancora per quella storia.
I vecchi non dimenticano facilmente certe cose.

In fondo io ho ancora la stessa faccia da schiaffi di un tempo e sono venuto qui proprio per ricordarglielo.

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<<Cosa fai qui?">>mi chiede sulla soglia di casa, indecisa se farmi entrare.

Non voglio entrare, chiaro?

<<Non sono venuto per vedere te, non mi interessi.
Cerco una cosa di mia madre...>> vado giù pesante. Ci stiamo guardando in cagnesco e questo non ci porterà a nulla di buono.

Devo essere più risoluto se voglio arrivare al mio scopo.

<<Cosa è che vuoi? Non ho quasi più niente di tua madre...>>

Questa stronza non l'ha mai sofferta mia madre, ne sono certo.

Quando mio padre ha scelto di sposarla, mia nonna si è opposta con forza perché non era un buon partito.

E adesso non ci sono più, entrambi.
Ormai non conta più se era o meno di buona famiglia.

<<Mi serve il suo abito da sposa. Ne ho il diritto, è una cosa che mi spetta>> le rispondo senza tanti giri di parole.

Risoluto Brad, risoluto...

Non ci riesco proprio insomma.

<<Non so se è ancora qui. Forse l'ho buttato insieme a tutte le altre cose. Vado a vedere... Anche se non so cosa te ne faccia di quel pezzo di stoffa.>>

Le ha buttate... Ah sì??
Stronza maledetta.
Non sono cazzi tuoi cosa faccio con le cose di mia madre, chiaro?

Dopo poco torna all'entrata tenendo tra le mani uno scatolone pieno di polvere, leggermente aperto e malridotto.

<<Se c'è, è qui...adesso per piacere, va via o a mio marito verrà un infarto.>>

Non lo chiama nemmeno "tuo nonno", a rincarare la dose.
Guarda che cosa mi tocca fare per avere indietro ciò che è mio, sopportare l'acidità di questa persona orribile.

Non me lo faccio ripetere due volte e giro i tacchi, ma non prima di schiaffarle in faccia un bel dito medio.
La vecchia rompi coglioni mi manda al diavolo e se ne torna nella sua lussuosissima villetta a schiera nel quartiere più chic della città.

Ricca nel portafoglio
Povera nell'animo

Mi allontano velocemente e getto lo scatolone nel bagagliaio della mia auto prima di fare ritorno a casa.
Ho già comprato il mio costume e due maschere, per scaramanzia.

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All'appartamento apro lo scatolone e mi emoziono.
Non mi succede spesso di piangere, ma solo solo e posso concedermi di essere malinconico.

L'abito di mia madre è ancora bellissimo come lo ricordavo.
D'un tratto mi torna alla mente la foto del loro matrimonio.

Lei e mio padre erano una coppia felice e sono certo che lo sarebbero ancora, anche con qualche ruga in più sul viso.

Infilo l'abito in una sporta e lascio la mia stanza per dirigermi a casa di Hilary.

Lo lascerò al solito posto sperando che una busta così grande non dia troppo nell'occhio.
La immagino bellissima con quell'abito e spero che la realtà non deluda le mie aspettative.

Ora è ufficiale, andrò al ballo e lei ci sarà e indosserà questo vestito.
O per lo meno lo spero.

Meglio che inizi a realizzare del casino in cui mi sto cacciando.

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