5 - Incubo

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Brad

La notte che è appena trascorsa è stata terribile.

Mi sono girato e rigirato nel letto almeno cinquanta volte prima di riuscire a prendere sonno e comunque ho dormito davvero malissimo.

Ho sognato i miei genitori, dopo un sacco di tempo che non succedeva.

Mi chiamavano, mi dicevano qualcosa, ma io non riuscivo a sentirli.
Non potevo raggiungerli.
Erano distanti e arrabbiati con me.

Appena sveglio ho sentito il bisogno di qualcosa di forte, così ho aperto il cassetto e mi sono preparato una pacca.

Sto già meglio.

Non amo mai parlare di come sono morti i miei.

Ero molto piccolo, forse avrò avuto circa quattro o cinque anni.
Qualcuno era entrato in casa nostra, una notte in cui il freddo attanagliava senza sosta la città.

Mio padre aveva cercato di difenderci, aveva fatto del suo meglio,ma uno dei due lo ha picchiato selvaggiamente prima di lasciarlo morto, sul pavimento della cucina.
Due colpi mortali all'addome, più una emorragia cerebrale.

L'avevano colpito con un coltello da cucina.

Mia madre era al piano di sopra con me.
Continuava a ripetermi di stare zitto,che magari non ci avrebbero sentito, ma io piangevo e non riuscivo a fermarmi.

Avevo fatto troppo rumore.
Le mie urla le avevano sentite eccome.

Un uomo ci sorprese accovacciati al fianco del letto.
Aveva il viso coperto e non parlava.

Prima si è buttato su mia madre.
Le ha fatto violenza davanti ai miei occhi, l'ha picchiata selvaggiamente tanto da renderla completamente inerme.

Mia madre piangeva, mi guardava e mi urlava tra le lacrime di andarmene di correre via, finché potevo.

Ma io sono rimasto lì.
L'ho guardata morire.
E non ho potuto fare niente.

Di quella notte non ricordo altro,
solo che quell'uomo dopo aver violentato a suon di pugni, calci e aver ucciso la donna della mia vita, si è scagliato su di me e io ho perso i sensi.

Mi sono risvegliato in un letto di ospedale, con il cranio sfracassato e un taglio profondo sul viso.

Vado fiero di quella cicatrice, mi sento vivo ogni volta che la guardo.
Sono scampato a quella notte, ma purtroppo solo io.

Sono solo da allora.

I vicini mi hanno ritrovato alla mattina ancora nella stanza da letto, vivo per miracolo, a stento cosciente e riverso in una pozza di sangue.

Un miracolo, dissero i medici.

Mi portarono di corsa in ospedale, i dottori fecero tutto il possibile per salvarmi.
Mi svegliai qualche giorno dopo consapevole di essere solo al mondo.

I due tizi che erano entrati in casa mia furono scoperti qualche tempo dopo, attraverso delle impronte digitali sul coltello e per le prove del DNA sul corpo di mia madre.

Erano due balordi del quartiere ( così mi raccontò la nonna), probabilmente entrati per rubare o solo per divertirsi in una bella casa i cui proprietari erano gente ricca.

Avevano trovato mio padre sveglio sul divano e per paura di farsi beccare dalla polizia, avevano deciso di farlo fuori.

Poi è toccato inevitabilmente a noi al piano di sopra.
Sono convinto che i ladri avessero pensato che ero morto anche io, altrimenti non si spiega perché non avessero completato il lavoro

Dovevo essergli sembrato stecchito.

Vennero giustiziati entrambi all'ergastolo.

Uno dei due già non vive più.

Ho saputo solo molti anni dopo del suo suicidio, era riuscito a togliersi la vita con un taglierino in cella, ma dell'altro non sono più stato in grado di sapere nulla.
Sarebbe marcito in carcere, dove meritava di stare.

Da lì ha avuto inizio quella che è la mia vita attuale.

Sbalzato in numerose famiglie adottive che si rendevano conto in breve tempo che ero un bambino difficile, con troppi problemi.

Ingestibile. Dicevano.

I genitori adottivi da cui rimasi per più tempo erano due signori di mezza età che non avevano potuto avere figli.
Quando la donna si accorse che rubavo l'oro di famiglia, chiamò gli assistenti sociali e fui spedito in una casa famiglia.

Li ho conosciuto Marshall.

Sua madre era una tossica.
Fu trovata morta con una siringa nel braccio e anche lui, dopo vari tentativi fu stato destinato ai centri di recupero per minori.

Qualche anno dopo, è arrivato Zed.
Anche lui con un passato difficile e due genitori che per quanto presenti e amorevoli, non erano in grado di capire il suo autolesionismo, il perché amasse tanto farsi del male.

L'unico del mio gruppo che ho conosciuto dopo, il più recente ad entrare tra noi è Larry.
Lui non ha dei genitori del cazzo, non ha perso la famiglia come me.
Semplicemente era annoiato, così ha iniziato a fare stupidaggini insieme a noi.

Siamo sempre stati noi quattro, da quasi dieci anni. Sono la mia famiglia e non potrei vedermi altrove.

La famiglia che mi sono scelto.

Appena diventato maggiorenne ho lasciato la casa famiglia e mi sono trasferito con Marshall in questo appartamento dismesso alla periferia del quartiere. Non è una figata, ma almeno ci permette di avere un tetto sopra la testa.

Zed e Larry invece sono arrivati tempo dopo, perché sono più giovani di noi e hanno dovuto aspettare l'età giusta per andarsene dalle famiglie.

Condivido con loro ogni cosa, dalla più banale alla più rischiosa e faccio vanto del rapporto che ho con loro.

Sono la mia famiglia.
Non la cambierei mai, nonostante in noi non ci sia nulla di perfetto.

______________________

Mi sono svegliato molto più carico ora, la coca ha su di me questo effetto magnifico e sensazionale.

Mi da una botta di energia che mi sembra di aver dormito per mesi.
Mi sento riposato, ma anche pronto a scattare.

Scendo dal letto e vedo Marshall che esce dalla sua stanza senza mutande. Una routine.

Non è una novità.

<<Gran portata eh, Marshall?>>

È il nostro modo per dirci che abbiamo passato la notte in buona compagnia.
Abbiamo un nostro lessico per riferirci alle donne, non sempre molto educato.

Lo so, solo noi possiamo apprezzarlo.

Marshall si tocca il pacco e mi lancia un ok disinvolto con la mano e tanto di occhiolino. Ha pregustato una gran scopata.

Deve aver trovato una ragazza l'altra notte di rientro dal covo di JJ.
Io invece non ho avuto voglia nemmeno di Deb, così me ne sono tornato presto all'appartamento.

Mi è capitato di pensare a quella cassiera durante la serata.
Ha qualcosa che mi piace, anche se non è la solita bellezza che può interessare a tutti.

E non piace, sono certo.

Anzi, ha un viso strano.
Tipo un criceto, ma un po' più carino e senza gote piene di semi.

Dopo essermi vestito decido di uscire a fare un giro per il quartiere.
Mi piace fare la ronda, guardami in giro, controllare la situazione. Tutta questa alla fine è roba mia.

Non sono uno che si chiude in casa, nonostante sia stato spesso davvero male negli ultimi anni. Stare tra quelle quattro mura è abbastanza deprimente delle volte. Mi piace stare da solo ogni tanto, farmi i fatti miei.

È circa l'una, magari trovo compagnia giusta.

Dopo qualche giretto a vuoto, a zonzo per perdere tempo, una signora anziana mi rimprovera perché le finisco addosso.

La aiuto a raccogliere la spesa, mi scuso e pochi metri piú avanti, capito proprio davanti al liceo del quartiere.

E la vedo.

Come fosse destino.
Ha addosso un cappotto vecchio e pesante, una sciarpa blu.

È vestita in modo... Ridicolo.
Non adatto alla sua età.

La osservo senza farmi vedere mentre scende frettolosamente i gradini dell'entrata della scuola.

Qualcuno la deride, sono quei tre tipi appoggiati alla scala.
Uno le da del cesso.
D'istinto raccolgo una pietra da terra e gliela tiro, stando attento a non farmi vedere.

Il tipo si gira massaggiandosi la testa, ma non ha capito che sono stato io.
La ragazza prosegue la sua corsa e li attraversa, non li degna di attenzioni.
Li ho distratti da lei.

Appena svolta l'angolo però ho l'impressione che mi veda.
Provo a nascondermi dietro al muro, non vorrei che mi riconoscesse.
In realtà, la sera prima ero ben incappucciato, ma non si sa mai.

È veloce, la tipa accelera il passo.
Siamo quasi di fronte al supermarket quando mi suona il telefono in tasca.

Sono costretto a fermarmi qui.

<<Braddy, dove sei?>> è Deb.

Perdo di vista la ragazza che entra nervosamente al market e decido di prestare attenzione alla mia telefonata.

Ha un tono strano, stridulo.

Deb mi chiede di vederci a casa sua.
Ha comprato un nuovo reggiseno e me lo vuole fare vedere a tutti i costi.

Non c'è miglior modo di iniziare la giornata se non togliendo un balconcino ad una bella donna.

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