Capitolo 4

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Jamie:

Sono appena tornato a casa. La nuova scuola non è male e tutto sommato i miei compagni di classe non mi dispiacciono. Non che desideri fermarmi più a lungo del previsto, comunque. Tu che cosa stai facendo?


Rientro in casa prima di rispondere. Ho bisogno di una doccia e subito, il senso di appiccicoso che mi sento addosso da quando abbiamo finito di giocare mi sta irritando sul serio.

«Bello de papà, sei tornato presto!»

Prima ancora che metta il naso dentro, la voce di mio padre mi assale, come se non stesse aspettando altro. Mi sporgo oltre l'atrio di ingresso e lo individuo spaparanzato sul divano, qualche contenitore sistemato sul tavolino davanti e i capelli arricciati sulle punte scompigliati dal cuscino che ha dietro al collo. In genere torna a casa più tardi di mia madre, ma questo gli permette di riposare il sabato.

Sabato... in un attimo ricordo. Gli avevo promesso che avremmo visto insieme la partita.

«Ciao, pa'. Devo fa' la doccia» gli dico mentre mi avvicino, non sapendo bene che ore siano.

Dentro le insalatiere sul tavolino ci sono popcorn, patatine classiche e bianche, e anche qualche nocciolina avanzata dall'ultima riunione padre-figlio simile. Non amo il calcio, non come lo ama lui, e non sono neanche tifoso. Però è da quando sono piccolo che mi porta allo stadio, e ogni tanto mi piace avere un pretesto per passare dei pomeriggi insieme.

«Daje che ce sta 'a Roma, sbrighete a lavatte!»

Mi fa cenno di "smammare" e seguo le sue indicazioni verso il piano di sopra con una risata. Rispondo a Jamie in fretta, chiedendogli cosa farà nel pomeriggio, poi mi tuffo sotto l'acqua.

La fatica della giornata mi scivola via di dosso mentre mi isolo dal mondo. L'acqua mi scorre bollente sulla pelle, di quel caldo quasi insopportabile a cui non posso rinunciare, non importa che stagione sia. Quando esco, mi sento rinato.


Jamie:

Credo mi farò una doccia appena avrò finito di mangiare. Poi non saprei, devo ancora ambientarmi qui.


Guardo lo schermo, ancora gocciolante, e ripenso alle incitazioni che mi ha dato Giulia. Finora non ci siamo detti niente di troppo sdolcinato o spinto, perlomeno io non l'ho fatto. Lui la sua bella dose di miele l'ha fornita eccome.

Se stessi parlando con una ragazza, questo sarebbe il piatto d'argento su cui servirei una battutina spinta, nonché proprio ciò che mia sorella mi ha suggerito di fare.

Mi sento un po' a disagio all'inizio, ma procedo con il messaggio che mi sta venendo in mente. Dopotutto, prenderlo in giro dovrebbe essere divertente, no?


Giulia: Anche io sono in doccia. Cioè, sono appena uscita. Sarebbe bello starci insieme, sotto l'acqua calda. Solo noi due.


Rileggo, aggiungo una faccina con l'occhiolino e invio. Mentre mi asciugo, mi concedo una risatina al pensiero della sua reazione. Un messaggio simile, a un tipo del genere farebbe prendere un colpo. Già me lo immagino con gli occhi sbarrati puntati sullo schermo, le mani tremanti che non riescono a digitare una risposta.

E infatti la risposta non arriva, almeno non finché non finisce la partita e mio padre sbraita per la perdita della Roma.

«Stanno a dormi', stanno!»

Allontano la bottiglia semivuota dal tavolino prima che uno dei suoi gestacci la faccia cadere. Prendo un sorso e mi allontano verso la cucina, lasciandolo a sbollentare la rabbia da solo. Le imprecazioni contro ogni singolo giocatore si fanno sempre più ovattate, finché non riesco a ignorarle e controllare il telefono.

Niente.

Mi chiedo se non abbia esagerato. Jamie sembra piuttosto sensibile, e forse questo è stato troppo per lui.


Giulia: Jamie? Guarda che scherzavo!


Aggiungo una faccina che ride per sdrammatizzare, ma in realtà la tensione che provo è tutt'altro che divertita. Blocco lo schermo e mi domando il motivo. In fondo, se me lo togliessi di mezzo una volta per tutte ci guadagnerei soltanto. Certo, Giulia mi farebbe storie, ma alla fine dovrebbe riconoscere che non è stata colpa mia e quindi non mi farebbe alcun dispetto.

Eppure... eppure sapere che ho messo a disagio un ragazzo così puro e onesto mette a disagio anche me.

La risposta non arriva, e non arriva neanche a cena. Quando torno in camera per mettermi il pigiama, sbuffo di indignazione. Sono passato dal dispiacermi per lui ad avercela con lui. Se non gli sta bene che gli dico determinate cose potrebbe pure dirmelo!

Apro l'armadio per tirare fuori il pigiama. Molti dei miei amici si limitano ai propri boxer e al massimo una canottiera, ma per me è un'abitudine a cui non posso rinunciare. Mentre sto rovistando nei cassetti per cercare quello grigio e blu che Giulia mi ha regalato per il Natale scorso, il mio cellulare squilla.

Mi blocco, le dita che stringono i tessuti morbidi, poi nel giro di un nanosecondo mi fiondo con tutta la rapidità che riesco a racimolare verso il comodino.


Jamie: Ti chiedo scusa, Giulia!! Lì per lì non ho saputo cosa rispondere, lo ammetto, poi mia madre mi ha letteralmente trascinato via per una cena di famiglia. So che stavano solo cercando di stare un po' con me, di farmi sentire meno solo qui dove non conosco nessuno, quindi non me la sono sentita di non dedicare loro attenzione.


Rileggo due volte. Il mio fastidio non è per nulla scemato, anzi forse è aumentato. Ma che diamine di scusa è?!

«Non troverai mai una ragazza vera, idiota. Quasi non mi sento più in colpa a fare quello che sto facendo. Praticamente me lo stai chiedendo, coglione» sbraito contro il telefono, mentre digito parole tutt'altro che in linea con il mio stato d'animo.


Giulia: Ti chiedo scusa io per quello che ti ho detto. Ho esagerato.


«Tie', sentiti in colpa, invece di scappare.»

Sorrido malefico e mi spoglio per cambiarmi. Indosso solo i boxer quando arriva la nuova notifica. Nonostante senta freddo, la apro in fretta.


Jamie: No, affatto! Credo... Sì, insomma, mi piacerebbe trovarmi sotto la doccia con te.


Non appena finisco di leggere, arriva un'altra email.


Jamie: Oddio, cosa ho appena scritto! Scusami, non vorrei esagerare, è solo che da quando me lo hai scritto non riesco a cancellare l'immagine che il tuo messaggio ha scatenato.


Riesco a sentire il panico attraverso quelle poche frasi, e la cosa mi diverte. Il nervosismo è solo un ricordo lontano mentre sorrido, digitando le prossime parole.


Giulia: Era quello lo scopo ;) ti piace l'idea? Chissà cosa hai immaginato che succeda :P


Ormai non mi importa più se sto esagerando. Sentirlo così impacciato è esilarante, non voglio rinunciare per paura che si tiri indietro. Che lo facesse pure, cosa ho da perdere? Di certo, non voglio perdermi questo.

Mi infilo pantaloni e maglietta e vado a lavarmi i denti. Sento il telefono squillare mentre mi dirigo in bagno, ma faccio comunque con calma, voglio tenerlo sulle spine.

Solo una volta che mi sono comodamente piazzato tra le coperte mi degno di aprire l'app delle email.


Jamie: No no! Giuro che non ho fatto pensieri sconci su di te!


Rido.


Giulia: Scommetto che hai le dita incrociate.


Jamie: Sono serio, Giulia.


Il panico trapela dall'ultima email. Ma cosa diavolo pensa di mia sorella, che è una puritana? Sembra quasi abbia paura che lei lo venga a sapere.


Giulia: Va bene se lo fai, solo perché sei tu.


Ci mette un po' a rispondere, questa volta. Qualcosa non quadra. Un ragazzo qualunque coglierebbe l'occasione al volo per buttare in questa chat qualsiasi porcata indicibile gli venga in mente, ma lui no. Lui deve fare il perfettino pure in una situazione in cui chiunque altro cederebbe. Che coglione.


Jamie: Non so che dire, davvero.


E a quel messaggio, capisco che in realtà non sta facendo il perfettino. È in difficoltà, ma non capisco il perché. Che sia un verginello non ci piove, ma che sia uno di quelli che vogliono conservarsi per qualcuno di davvero speciale e blablabla?


Giulia: Dimmi solo se mi baceresti.


Cerco di ricondurre la conversazione su un terreno più sicuro per lui. So che ha già baciato mia sorella, anche se solo a stampo, quindi non dovrebbe avere problemi.


Jamie: Sì... lo farei. Mi piacerebbe.


Bene.


Giulia: Anche a me. Mi piacerebbe averti qui ora, nel letto con me.


Jamie: Anche io vorrei starci.


Reprimo uno sbuffo disgustato quando nella mente mi si forma l'immagine di lui appiccicato al mio cuscino, le mani strette sul mio pigiama. Non ho idea di come immaginarmelo, perciò nella mia mente prende la forma di un nerd sfigato con pochi capelli e guance paffute.

Mi giro dall'altro lato, verso il muro, e decido che è ora di tagliare la conversazione. Ci parlo ancora per poco prima di dirgli che è tardi, ed effettivamente ho sonno.

Mi lascio cadere nel dormiveglia senza neanche controllare i messaggi dei miei amici. E sogno. Sogno Jamie, che dorme al mio fianco, i capelli biondi che gli sfiorano la fronte candida e il respiro lento e controllato. È piccolo, e mi si rannicchia a fianco. Non è spiacevole, non puzza e non è invadente. Se ne sta solo lì, a sperare nella nostra vicinanza senza neanche azzardarsi a chiederla, finché non mi lascio trascinare e tocco la sua pelle calda. Un contatto voluto. Un contatto che mi accompagna per tutta la notte.


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro