Capitolo 16

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ALLEANZE SOSPETTE

I tre investigatori si allontanarono in fretta dal giardino, tornando verso la villa senza fare rumore mentre Tommaso e Faust erano già al lavoro davanti al computer.

Utilizzando attrezzature di rilevamento all'avanguardia per cercare eventuali dispositivi di sorveglianza nascosti scansionarono accuratamente ogni angolo, intercapedine, ma dopo diverse ore di indagini meticolose, non trovarono nulla di compromettente.

«Non c'è niente qui, nessuna traccia di dispositivi nascosti», disse Tommaso, frustrato.

Faust annuì, spegnendo l'ultima apparecchiatura di rilevamento.

«Se fossero stati nella villa, sarebbero dovuti essere ben nascosti, ma dubito che qualcuno possa averli piazzati senza che ce ne accorgessimo, soprattutto la signora Emily...», ragionò Tommaso.

«Ora sono senza idee, a parte che lavorare con te mi piace, sei un tipo in gamba», disse Faust mentre riponeva il computer nella sua custodia, poi, improvvisamente, il suo telefono vibrò, e quando controllò lo schermo vide un messaggio da Steven: "Rimanete nella stanza. Stiamo arrivando con Margaret e Vittorio. Abbiamo bisogno di discutere di qualcosa di importante."

Faust alzò lo sguardo verso Tommaso, «Steven dice di rimanere qui. Stanno venendo con Margaret e Vittorio. Hanno qualcosa di importante da dirci».

«Più di te che confessi di voler scopare di nuovo con me?», stuzzicò Tommaso, alzando un sopracciglio, ma istintivamente Faust lo schiaffeggiò sulla testa.

«Ti vuoi concentrare signor Davanti Torres?», lo riprese con una provocazione. Tommaso accigliò, «Dì ancora il cognome Torres e ti faccio adesso!».

Faust ridacchiò, sollevando le mani in segno di resa, «Va bene, va bene, Tommaso. Sto zitto».

«Meglio, anche perché la gelosia di Carlo è pericolosa...», commentò Tommaso.

Non passarono molti minuti prima che Steven, Margaret e Vittorio bussassero alla porta ed entrassero nella stanza con espressioni serie.

«Allora, cosa avete trovato?», chiese Faust, rompendo il silenzio.

Steven prese la parola per primo, «Abbiamo sentito Emily al telefono. Era agitata e sembrava stesse parlando con qualcuno di cui ha paura. Ha detto qualcosa riguardo al fatto che stiamo scoprendo troppo e che devono fare qualcosa al più presto».

«Parliamone col resto del gruppo, perché mi sembra che il caso delle persone scomparse non esista, forse è per mascherare qualcos'altro», disse Tommaso.

Vittorio si sedette sul letto e accavallò le gambe snelle, che in passato nessuno avrebbe mai notato, nascoste com'erano sotto la vestaglia nera del Re di Ceniville. Ora, però, i pantaloni neri che indossava mettevano in evidenza la loro magrezza.

Inoltre, ora, dopo aver cambiato stile di vestirsi, un gilet grigio ricopriva un petto troppo esile, tanto che la camicia bianca sotto svolazzava leggermente. Il suo aspetto complessivo, con gli occhi giallastri a causa del siero di Hadrian, lo faceva sembrare chiaramente un vampiro.

Margaret si fermò un secondo a osservarlo attentamente, ricordando la prima volta in cui lo aveva incontrato nel castello. Lui l'aveva spaventata, e per dimostrarle che non era un vampiro, si era avvicinato e le aveva baciato il collo, facendo scorrere le labbra leggere sulla sua pelle.

La castana rabbrividì al solo pensiero, ricordando ancora quel fiato freddo addosso.

«L'ipotesi di una congiura ordita contro di noi da parte di entrambi Emily Cruise e James Brown non mi appare affatto infondata; anzi, potrei ritenere tale congettura plausibile. Tuttavia, se non attraverso l'ausilio di questi nuovi dispositivi di sorveglianza, quale altra modalità potrebbero aver adottato? E quali segreti stava tramando al telefono? Troppo rimane avvolto nell'oscurità della non comprensione», espresse Vittorio con un tono riflessivo.

Dopo che il Re espose la sua teoria, l'aria confusa sul volto di Steven e Margaret si fece notare.

«Ma possibile che non lo capite mai?», chiesero Tommaso e Faust all'unisono, guardando con stupore i visi confusi dei loro amici e colleghi.

Steven e Margaret si scambiarono uno sguardo perplesso.

«Solo qualche parola...», mormorò Steven.

Vittorio sospirò, «È evidente che le mie parole abbiano bisogno di un chiarimento ulteriore».

«Ha soltanto detto che se Emily e James sono in combutta per ingannarci verso un caso inesistente per farci non so cosa, non lo stanno facendo con le telecamere, avete capito adesso?», spiegò Tommaso con tono ironico.

«Adesso sì!», esclamò Steven.

«Ah! Finalmente! E vallo a spiegare agli americano tonti...», commentò Tommaso.

Faust tossì rumorosamente, «Non tutti gli americani», disse con un sibilo, riferendosi a se stesso.

Tommaso scosse leggermente la testa, stuzzicando, «Sì, hai ragione, Faust. Scusami tanto».

Faust si schiaffeggiò la testa, «Tu ragioni solo con altri linguaggi, eh?».

«Cioè?», chiese Tommaso fingendo innocenza.

«Mi hai capito», replicò Faust.

Intanto, Steven guardò intorno alla stanza, cercando di riportare la discussione al punto principale, si alzò dal suo posto e mise le mani sui fianchi, «Bene, ora che siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda, dobbiamo concentrarci su come procedere. Dobbiamo trovare un modo per scoprire cosa stanno tramando Emily e James, prima che sia troppo tardi».

Margaret annuì concorde, «Esatto, non possiamo permettere loro di mettere in pericolo il nostro lavoro e la nostra sicurezza. Quindi è il momento di parlare con mio fratello e gli altri, però non qui... Ci serve un luogo dove possiamo chiacchierare... un po' come il bar Ritrovo a Enigley...».

Tommaso alzò un sopracciglio interrogativo, «Il bar Ritrovo?».

Margaret sorrise misteriosamente, «Proprio così, Tommaso. Il bar Ritrovo, stesso luogo dove ci siamo incontrati, ricordi? Jackson venne dietro Carlo e gli toccò la spalla».

«Ah! Ora ricordo, allora? Vuoi andare fino a Enigley per il bar Ritrovo?», domandò Tommaso.

Margaret si toccò la fronte, «Ovviamente no, ci serve trovare un posto simile qui, a Mistown».

Tommaso annuì, «Hm, credo di ricordare a proposito di un bar chiamata Old Coffee's, dove andavano spesso Nicole e Alexander. Di quel che ricordo è un posto poco frequentato e i proprietari sono discreti. Potremmo andare lì».

Faust concordò, «Buona idea, Tom».

«Ti ho detto che puoi chiamarmi 'Tom'?», lo riprese Tommaso.

«No», rispose.

«Allora taci... In ogni caso conosco la strada, vi porto io», disse Tommaso.

Margaret annuì, «Perfetto, ci resta solo dirlo al resto della nostra squadra!».

In pochi minuti Faust, Tommaso, Margaret, Steven e Vittorio si diressero nel salotto dove Jackson e gli altri ragazzi erano impegnati a prendersi un caffè con la signora Cruise. Charles aveva la parola in quel momento.

«Alla fine ho deciso che per me l'amore non va. Non sono portato per amare qualcuno, soprattutto quando cerco di proteggerlo e mi colpisce alle spalle...», raccontava.

«Onestamente io gli dicevo sempre che quella non era la ragazza giusta per lui, ma dopo il riscontro con Steven credo che mio figlio abbia imparato una lezione preziosa», replicò Edoardo.

Margaret si schiarì la voce per attirare l'attenzione di tutti, «Scusate se interrompiamo signora Cruise, ma abbiamo qualcosa di urgente da discutere con i nostri amici in privato?».

Emily si alzò sorridendo, «Certo, vi lascio soli! Se avete bisogno di me, sarò in cucina».

Dopo che la signora Cruise lasciò la stanza, Jackson si rivolse a Margaret.

«Che succede? Sembri preoccupata», disse con preoccupazione.

Margaret spiegò rapidamente la situazione. «Abbiamo motivo di credere che Emily Cruise e James Brown stiano complottando contro di noi. Abbiamo sentito Emily al telefono, era agitata e parlava con qualcuno di cui sembrava avere paura. Dobbiamo capire cosa stanno tramando prima che sia troppo tardi».

Jackson alzò un sopracciglio, «E cosa proponete di fare?».

Tommaso intervenne, «Pensavamo di andare a un bar chiamato Old Coffee's qui a Mistown. È un posto discreto e poco frequentato. Potremmo discutere i dettagli lì senza essere intercettati».

«Lo ricordo, il preferito di Nicole e Alexander», confermò Carlo.

Jackson annuì, «Mi sembra una buona idea, inventiamoci una scusa e andiamo».

«E la tua linea?», domandò Margaret, mettendo le mani giunte.

«Non mi sembra il caso...», balbettò Jackson, «Poi qui non posso permettermi di alzare la voce».

«Dillo dai! Anche a bassa voce!», esclamò Margaret.

«Va bene», sbottò Jackson alzando gli occhi al cielo, poi abbassò la voce, «Che un'altra fase della nostra strana indagine qui cominci!»

«Ti adoro Jack!».

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