Epilogo

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I tre uomini erano seduti sul lato lungo del tavolo, l'uno a fianco dell'altro. Al centro c'era quello grasso, con gli occhi piccoli trasudanti sdegno e la bocca larga circondata da labbra sottilissime. Alla sua destra c'era quello giovane, dal ciuffo ribelle e lo sguardo strafottente. Alla sinistra quello brutto, con le cicatrici del vaiolo a segnarne la faccia dall'espressione bovina.

Sul lato opposto della sala c'era un altro tavolo occupato da altri tre loschi figuri, ma nessuno faceva loro caso, essendo gli stessi presenti in forma di puro spirito.

«Il Banchiere li farà a pezzi, vedrete» disse Weelbo il Monco con fare soddisfatto.

«Ti piacerebbe, vero? Ma lui non è come te!» ribatté Digler Guance di Seta, che provava un estremo piacere nel leggere l'insofferenza sul volto del suo assassino.

«No, il Banchiere è un professionista» aggiunse il terzo spirito, un certo Valeriano Mezzalama, caduto in un regolamento di conti con Atino Duegrazie la sera prima, sul retro del locale, e fatto prontamente sparire nel fiume.

«Già, non come certa gente che conosco io» sottolineò Guance di Seta, rivolgendosi sdegnato a Weelbo.

«Vedrete che li spaventerà un po' e li convincerà a collaborare» aggiunse Mezzalama. «Ci sa fare il Banchiere, c'ho lavorato qualche volta...»

«Tutti qui abbiamo lavorato per il Banchiere.»

«Tu a dire il vero lavoravi per te stesso, lurido verme» l'apostrofò Digler.

«Sempre meglio che scodinzolare come un cagnolino» ridacchiò il Monco.

«Attento a come parli, vigliacco.»

«Signori, basta litigare.» L'ordine perentorio portò immediatamente il gelo. I tre spettri si voltarono verso la figura che silenziosamente era apparsa alle loro spalle.

Morte fece un lieve cenno di saluto con il capo, stringendo saldamente la falce come richiesto dalla postura d'ordinanza.

Weelbo non riuscì a trattenere l'eccitazione: «Che vi dicevo, il Banchiere farà a pezzi quei due vecchiacci e metterà uno dei suoi a gestire la baracca. Il tizio con i buchi in faccia mi sembra perfetto!»

Morte si portò un dito davanti ai denti: «Modera l'entusiasmo e chiudi la bocca, Weelbo.»

Ma per il defunto oste trattenere l'euforia fu ancora più difficile quando la coppia di locandieri uscì dalla cucina con diversi piatti fumanti.

«La nostra specialità: polpettone» disse Terno posando la portata davanti al Banchiere.

Ma a sentire quella parola, tutta la smania di Weelbo si afflosciò in un terribile sospetto: «Non mangiate!» gridò.

Naturalmente nessuno poteva sentirlo, men che meno il flaccido faccendiere che, asciugandosi la bava che una subitanea acquolina aveva scatenato, si portò una generosa forchettata alla bocca.

Lo stesso fecero il giovane e il brutto ceffo, il primo con morigerata eleganza, il secondo con brutale foga.

Morte, dal canto suo, cercò di assumere una compostezza professionale, nonostante gli strepiti di Weelbo il Monco.

Non dovettero infatti attendere che pochi istanti e anche gli spiriti dei tre malavitosi si unirono alla già numerosa compagnia.

«Benvenuti signori. Seguitemi, vi condurrò per l'ultimo tratto» esordì Morte.

«Col cazzo!» sbottò il guardaspalle butterato, irrigidendosi e preparandosi a combattere.

Morte dissimulò l'irritazione e ribadì con calma sostenuta: «Il vostro viaggio qui è finito, seguitemi.»

«Viaggio? Finito? Ma che scherzo è questo?» domandò borioso il Banchiere, mentre un sospetto cominciava ad assalirlo. «E dove sono quei due gonzi?»

Morte puntò il dito scheletrico verso Terno e Leodina che, nel mondo dei vivi, si stavano già dando un gran daffare per ripulire la scena del crimine.

«Se avessi saputo che era così grasso avrei scavato una buca più grande» si stava lamentando Leodina, mentre trascinava per un braccio il cadavere del Banchiere.

«Ti aiuterò ad allargarla» soffiò Terno, tirando a fatica l'altro arto.

«Ma... ma cosa...» balbettò lo spettro del potente mafioso.

Morte stava per ripetere la solita frase che a quel punto chiariva ogni dubbio, ma venne anticipata da Weelbo: «Siete morti, vi hanno avvelenato.»

«E tu che ci fai qui, lurido ratto?»

«È stato avvelenato prima di voi» intervenne Guance di Seta.

«Digler, e tu?» continuò un sempre più confuso Banchiere.

«Avvelenato anch'io, da lui» ribadì indicando Weelbo. «Anzi, volendo fare i pignoli, il veleno era suo quindi qui siamo tutti morti per colpa sua.»

«Io no» ci tenne a precisare Valeriano Mezzalama. Ma a quel punto si era già scatenata una zuffa rabbiosa tra gli altri spiriti e nessuno badò a lui.

Zuffa a dire il vero piuttosto inconsistente, data la natura incorporea dei contendenti, ma comunque sufficientemente caotica da spingere Morte a prendere una drastica decisione e ad avviarsi da sola verso la luce.

«Ehi, aspetta.»

Si voltò appena in tempo per farsi raggiungere da Valeriano.

«Non mi avevi detto ieri che volevi restare a tormentare il tuo assassino?»

«Volevo» sospirò Valeriano. «Ma se per farlo devo a mia volta essere tormentato dalla loro compagnia, rinuncio più che volentieri» disse rivolgendo un ultimo sguardo ai contendenti.

«Vieni, allora» lo accolse Morte cingendogli le spalle. «Ti condurrò per l'ultimo tratto.»   

FINE

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