Capitolo 6 "Veste nera"

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Jimin era sempre stato ribelle, non temeva il suo popolo,ma non voleva che i suoi fratelli subissero angherie per via del suo carattere.

Ma forse non era nemmeno per le angherie, ma per non alzare polveroni, sapeva benissimo che se si fosse alzato qualcosa, sarebbe stata la volta buona che avrebbe spazzato via quei demoni senza spina dorsale.
Quel popolo che li aveva sempre disprezzati, soprattutto lui, perchè diverso.

Ogni volta che si affacciava alla finestra della sua stanza vedeva ciò che più detestava, una razza che emarginava i suoi simili.
I demoni erano la raffigurazione dell'emozione più cruenta, l'odio.
Ma non erano solo quello, quel sentimento doveva essere rivolto esternamente, al di fuori del loro mondo, della loro razza, ecco perchè Jimin e i suoi fratelli erano disgustati di trovarlo all'interno di esso.

Si era sempre chiesto come fosse il regno vicino, lui era sempre stato curioso oltre a ribelle, voleva sapere di più, non si era mai fatto incantare dalle parole e storielle che gli inculcavano da secoli, avrebbe creduto solo ai suoi occhi.

Ed era proprio per la sua curiosità che ora si trovava ai piedi dell'albero dove aveva percepito la scossa al cuore.
Puntò lo sguardo verso il regno opposto, vicino al confine c'era sempre il deserto, nessuno si avvicinava, tutti creduloni, tutti lobotomizzati dalle dicerie che si portavano avanti da secoli e secoli.
Solo un castello si emergeva lì vicino, era impossibile non notarlo visto la sua imponenza.

Si sedette soffermandosi a guardare quella struttura, era molto simile alla sua dimora, ma la differenza era che nel suo castello erano delle belle rose nere che coprivano gran parte delle mura,mentre in quella le rose erano di un bianco candido.
Seguì con lo sguardo la traiettoria del rampicante più lungo e lo portò ad una finestra, vicino ad essa c'era la rosa più grande che avesse mai visto, la guardò meravigliato e fu destato solo da una melodia che lo paralizzò.
Era incredulo, mentre udiva la sua melodia provenire da quella finestra, impossibile, come poteva esserci qualcuno che la conoscesse al di fuori dei suoi fratelli, era una sua creazione.
La melodia non sarebbe mai giunta fino a lì.

Mentre la stava ascoltando si appoggiò con la testa al tronco, come d'impulso iniziò a muovere le dita, come se stesse suonando un pianoforte composto d'aria.
Chiusi gli occhi e si rilassò, lasciò che quelle note si insidiassero dentro di lui.
Quel violino sembrava riprodurre il suono mancante, come se si incastonasse perfettamente alla sua creazione.

Alzò lo sguardo, aprì gli occhi, intravide una figura sfuggente alla finestra, notò qualcosa di nero svolazzare al di fuori per un breve istante.
Quel particolare lo colpì perché allora comprese che esisteva veramente un angelo diversi dagli altri, qualcuno che era diverso come lui.
Ci pensò un attimo ed eccola che arrivò, sentì di nuova quella scossa al cuore, era leggermente più intensa della prima volta.

-Chi sei? Perché conosci la mia canzone?- .
Pensò osservando quella finestra, dove ormai la melodia aveva cessato di risuonare fino a lui.

E proprio da lì un'angelo aveva appena terminato mentalmente di cantare la sua canzone dopo aver riposto il violino sulla custodia.

Si alzò pronto per fare qualche passo in più, per andare oltre quando udì una voce alle sue spalle.

"Ehi fratellino, che stai facendo?".
Disse Hobi guardandolo curioso.

"Niente".
Non sapeva nemmeno lui perché gli menti.
Voleva che al momento fosse solo una cosa sua, sapevano già troppo i suoi fratelli.

"Sono pazzo no scemo Jimin".
Disse ridacchiando Hobi.

"Non lo so nemmeno io che mi passa per la testa. Ma lì c'è qualcosa che mi attira". Disse indicando il castello.

Hobi guardò in quella direzione.
"Ti attira il proibito, mi piace".
Disse ridacchiando.

"Dai, torniamo nel castello. Ci penserò un'altro giorno".
Disse Jimin spingendo da dietro Hobi per allontanarsi da lì.

La famiglia di Jimin era l'unica che si spingeva fino a lì, tutti erano troppo spaventati dalle dicerie per avvicinarsi.

Il demone aveva lo aveva sentito suonare, aveva intravisto la sua veste.
L'angelo aveva udito la sua voce.

Nessuno dei due sapeva che aspetto avessero, eppure sentivano già una certa connessione.

Chi si sarebbe spinto oltre? Chi avrebbe superato il confine infrangendo una regola?

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