introduzione

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C'era stato un tempo, millenni prima, in cui la pace aveva fruttato a Reyoter grandiricchezze, equilibrio nella natura e negli animi. Un tempo in cui la "guerra" era diventataun'arte quasi come la scultura e un passatempo, come i giochi all'aperto per i bambini enessuno pensava che ciò sarebbe cambiato.

Perché avrebbero dovuto, infatti?

In quei tempi, l'uomo e la sua magia vivevano insieme, in armonia con anche la natura,per un futuro roseo per le generazioni future e per quelle ancora a seguire. 

La religione,era venerata quasi quanto i grandi druidi del Regno della Terra che con la loro saggezza e conoscenza, sapevano sempre dare un buon consiglio a chi ne aveva bisogno. 

In quei tempi, i Sei Regni vivevano in pace, cooperando e consultandosi, organizzando maestosi matrimoni e scambiando tra loro grandi e preziose merci, come i grandi Rubini rossi che giacevano nelle imponenti montagne del Regno dei Fuochi, e che erano la moneta di scambio per qualsiasi altro bene.

Il benessere e le opportunità erano per tutti, giovani e vecchi, borghesi o popolani,nessuno aveva di che lamentarsi perché sapevano che i loro regnanti vivevano per darloro una vita rispettosa e di agio. Ovviamente qualche testa calda che sceglieva una vitadiversa o da ramingo c'era sempre, come chi faceva qualche marachella, ma nulla di cuici si lamentasse e le cose andarono avanti tranquille.


Il declino iniziò un giorno di autunno, quando uno dei Regni scelse di ribaltare la situazione, di cancellare dalle mappe una parte del proprio Regno, di impedire le missioni degli altri, verso nuovi territori e impedì agli altri l‟acquisto delle proprie risorse. Questo Regno, voleva il comando degli altri e il suo Re, come i suoi eredi, sarebbe stato disposto a tutto per prendersi gli altri cinque. Egli era avido, incapace di amare il suo popolo e nemmeno il suo stesso figlio, convinto che amare fosse una debolezza così come dimostrare pietà nei confronti delle persone sotto di lui.

Una guerra iniziò, crudele e spietata la legione del Regno combatté gli altri cinque e anchese erano numericamente inferiori, combattevano come fossero milioni di più.Il sangue sporcò la terra, alberi furono abbattuti per farne catapulte e frecce, i fiumiguadati per prenderne il controllo e quello che era stato un Regno fiorente, divenne lacasa di morte e orribili alberi scuri, con ampie radici, che rendevano il territorio arido esterile. Quegli alberi, avevano rami bassi che somigliavano a tentacoli con spine e che sichiudevano e aprivano soltanto alla presenza del legittimo Re.

La guerra durò diversi mesi, e i tempi si fecero sempre più bui, finché un giorno, un uomo che già da secoli era chiamato il Salvatore, prese accordi con Re: avrebbe fermato la guerra o sarebbe stato isolato dagli altri e avrebbe continuato la sua esistenza privo di nuovi cittadini e di nuovi merci.

Non accettando il ritorno della pace, il Regno Oscuro, si chiuse agli occhi indiscreti,aiutato soprattutto grazie agli imponenti alberi neri. Le città furono rese basi militari e lapopolazione rinchiusa nelle proprie case. E un'apparente pace tornò a Reyoter.Ma le generazioni si susseguirono e così l'astio e il pericolo di un'imminente guerra ogniqual volta che un Salvatore abbandonava la sua terra. 

Il Salvatore doveva essere ritrovato in fretta o il Regno Oscuro avrebbe attaccato come fosse il primo giorno e si quietava soltanto quando egli, raggiungeva il Palazzo del Sole.

I tempi cambiarono, i druidi s'isolarono, ritirandosi a vita privata tra le antiche querce delRegno della Terra e la magia sparì quasi completamente da Reyoter e da tutti i suoi SeiRegni. Nessuno tentò più di espandere i propri territori o di buttarsi in nuovi mercati el'utopia dell'ignoto fu dimenticata alla svelta. Fino a una notte, in cui una rivolta mise al rogo un giovane Re e mise alla fuga una donna:...


Notte fonda, buio profondo e denso oltre le finestre illuminate del castello. 

Tutto era calmo fuori quanto era in agitazione dentro.

Poi una figura uscì di soppiatto dal portone massiccio del castello; stringeva a sé un fagotto la qui sola esistenza era più importante della vita di chi lo stava trasportando.

Si stringeva il mantello spesso, mentre l'aria fredda e pungente sferzava sul suo viso. Gli occhi chiari, stretti nel tentativo di vedere oltre il proprio naso e la speranza di carpire un pericolo prima che fosse troppo tardi. 

Nel cielo, la prima luna d'inverno e per terra un sottile strato di ghiaccio liscio.

La donna dai fluenti capelli scuri, correva a perdifiato, con le lacrime che le rigavano le guance; gli eventi avvenuti quella notte, avrebbero cambiato per sempre la vita di molte persone, tra cui quella del suo bambino. 

Il piccolo aveva 7 mesi e la donna, temeva che il freddo che li accompagnava, con il suo alito possente, avrebbe potuto determinarne la salute. 

Il neonato non era solito uscire dal castello, nemmeno quando le numerose tate insistevano per fargli prendere una boccata di aria. Il piccolo era nato prematuro in primavera, la sua vita era iniziata con difficoltà e sua madre, quando era stato bene, non aveva comunque voluto rischiasse inutilmente.

Ma quella, per quanto le dolesse il cuore nel sentirlo tremare, era un emergenza. Sperava, di poterlo scaldare col suo calore e che le spesse coperte di lana grezza facesse il proprio lavoro e che tenessero il piccolo in una piccola bolla di calore. 

Egli dormiva, grazie anche al lauto pasto che aveva consumato quella sera, come molte altre prima, nutrendosi con avidità prima di una puzzolente pappa di riso, poi dai seni della madre. 

Era talmente in pericolo che quel suo sonno quieto, probabilmente gli avrebbe salvato la vita se la donna avesse raggiunto i confini al più presto.

Ella corse sul sentiero grezzo che la immerse nella densa foresta di rampicanti e di alti alberi secolari, completamente immersa nel buio. Intorno a lei, la fauna selvatica, reagì al suo passaggio; gli animali spaventati dalla velocità della donna di ritrassero e le si lanciarono addosso.

Grossi pipistrelli volavano sulla sua testa, decisi a levarle il mantello e a bloccarne la corsa, ma ladonna, spostò il peso nel piccolo su una mano ed estrasse l'altra e da essa nacquero piccole scintille dorate, luminose e accecanti che spaventarono i notturni animali della foresta, allontanandoli dai due.

Qualche minuto più tardi, provenienti dal castello, una decina di uomini a cavallo partirono allarincorsa dei due fuggitivi. La donna accelerò il passo e senza perdersi d'animo continuò indomita nella sua corsa, conscia che se l'avessero presa, magari sarebbe sopravvissuta ma avrebbero ucciso il bambino; l'unico che avrebbe dato fondo alle leggende pagane e avrebbe potuto fare qualcosa per tutta quella situazione avversa.

Non doveva mollare, nemmeno quando le gambe iniziarono a sanguinare, mentre passava per la foresta di rovi. Doveva superare il dolore e magari avrebbe trovato aiuto nell'unica città di rivoltosi del Regno. La donna, conosceva il Regno a menadito e sapeva bene che se avesse continuato di quel passo, in giro di qualche giorno sarebbe giunta in salvo, ma non sapeva quanto i cavalieri del disertore avrebbero continuato a cercarla.

I rovi, neri e aguzzi, le tagliarono il viso, le strapparono gli indumenti che se fosse stato giorno, sisarebbero potuti definire verde muschio, come quelli del piccolo popolo a cui la donna apparteneva. Attraversava i rami con difficoltà ma era certa che i soldati a cavallo avrebbero fatto più fatica di lei, soprattutto se conosceva la natura dei cavalli come credeva. Scavalcava i rami, inciampava talvolta in qualche radice ma non si faceva perdere d'animo poi, nel buio, sentì un lieve: "pss".

Voltandosi verso est, a qualche albero di distanza, con una palla di fuoco sul palmo, riconobbe un viso, estremamente familiare che le diede immediatamente speranza.

Tra le lacrime, corse in contro al suo nuovo aiutante e lo abbracciò con forza. -dobbiamo sbrigarci Breen- disse la figura che abbassando il cappuccio mostrò il suo viso, solcato da molteplici rughe, di donna, utilizzando il soprannome dell'altra.

-Malakin è morto- disse con un singhiozzo la donna che stingeva ancora l'altra.

-devo far dimenticare a quel maledetto, l'esistenza del bambino o gli darà la caccia in capo al mondo- L'anziana donna, asciugò con i polpastrelli le lacrime della donna. 

-abbiamo dalla nostra il confine, Breen, nessuno ci troverà se chiediamo ospitalità in un altro regno senza farci notare troppo. Però Breen dovrai dimenticare tutto, e farti una nuova vita il prima possibile. Tu, non sei mai stata qui e tuo figlio, non dovrà mai sapere chi era suo padre o, nel panico, sceglierà di non seguire il suo destino-

Breen annuì. -farò in modo che sia pronto quando il giorno della rivincita arriverà e tu, mi aiuterai, mamma?-

L'anziana donna, annuì. -andiamo, non è pericoloso restare così esposte, useremo l'influenza del piccolo per aiutarci a superare la foresta-

Breen annuì e porse il fagotto a sua madre, posando poi una mano, sul suo grembo, certa in cuor suo che erano tutti in salvo ora, nessuno avrebbe cercato lei o i suoi figli per molto tempo.

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