38 - A Bloody Mess

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Non poteva più tenersi quel segreto dentro. Doveva parlarne con qualcuno o sarebbe impazzito. Era giunto il momento di cercare Andrew.

«Ehi, Andrew, hai due minuti?» lo braccò all'uscita dello UCL Student Centre.

«Guarda guarda! Hai deciso di rivolgermi di nuovo la parola?»

«So che sei incazzato con me, e hai ragione. Sono stato intrattabile, ma sono pronto a scusarmi e a spiegarti tutto» disse Jem percorrendo con lui la Wilkins Terrace: alcuni l'attraversavano spediti, altri vi sostavano, da soli o in gruppo, per intrattenersi con smartphone, libri o golosi pettegolezzi sotto un raro cielo azzurro di metà maggio.

Andrew esibì una faccia scettica, poi gli mollò un paio di pacche sulla spalla e indicò col capo uno spazio libero nella panca in pietra che correva su un lato del cortile interno.

«Allora, sentiamo» lo incitò, scaricando lo zaino al suo fianco e abbandonando il corpo pesante contro il duro schienale.

«Innanzitutto volevo chiederti scusa per averti urlato in faccia al lavoro e avere ignorato te e gli altri.»

«Mi fa piacere sentire che sei tornato in te. Meglio tardi che mai! Scuse accettate» Andrew gli lanciò un'occhiata incoraggiante. «Avanti, dimmi che hai combinato.»

«Come avrai intuito, le cose non vanno tanto bene tra me e Sara...»

Il collega lo fulminò con lo sguardo. «Non tanto bene?! Ieri ho incrociato Sara in corridoio rossa in faccia e con le lacrime agli occhi! Si può sapere che vi è preso a tutti e due?»

Jem arricciò le labbra e chinò il capo. «Temo che la nostra storia sia giunta al capolinea, Andy.»

Andrew sbuffò irritato, afferrò Jem per un braccio e l'avvicinò a sé.

«E per quale motivo? Basta girarci attorno, Jem: sputa il rospo!»

«I-io, ecco,» farfugliò Jem staccandosi dalla presa di Andrew «credo di non provare più per Sara quello che provavo prima.»

«Prima?» gli fece eco Andrew confuso. «Prima di cosa?»

Jem chiuse gli occhi e raccolse in un respiro il coraggio che gli serviva per dire ciò che mai avrebbe pensato di dire.

«Hai presente Dan? Il nostro collega di corso...»

«Daniel O'Connor, dici?» scattò su Andrew. «Certo che ho presente! Impossibile non notarlo: tutte le studentesse del dipartimento svengono al suo passaggio...» detto ciò, s'interruppe di botto come colto da un'illuminazione.

«Oh my... Non mi dire che...» fece con occhi sgranati. «Sara e Dan?»

Jem rilasciò il fiato che aveva trattenuto e affondò disperato il viso tra le mani mentre Andrew lo fissava allucinato. «Si è messo tra voi due, non è così? Ha sedotto Sara? Che razza di malandrino sciupafemmine...»

A Jem venne quasi da ridere, se non fosse che non c'era proprio niente da ridere. Si schiarì la voce e sollevò gli occhi nella sua direzione.

«Veramente non è andata così» disse serio. «Dan non è ehm... interessato alle ragazze.»

«Eh?»

Andrew corrugò la fronte e soppesò le ultime parole di Jem. Non appena il loro significato fece breccia, la mandibola cedette alla forza di gravità. Jem non poté fare a meno di chiedersi se anche lui avesse fatto quella faccia quando Dan gli aveva rivelato il proprio orientamento sessuale.

«Aspetta un momento: stai dicendo che ha sedotto... te

Jem annuì con aria colpevole.

«Tu e... Dan?!»

Andrew aveva gli occhi fuori dalle orbite.

«So che ti sembra assurdo, ma sì.»

«E da quanto tempo tu... voi...»

«Abbiamo appena iniziato a frequentarci ma, in realtà, ci sentivamo da un pezzo. Per mesi ho cercato di ignorarlo, di concentrarmi su Sara, finché non ho realizzato che non ci riuscivo. A quel punto, non ho più potuto negare a me stesso di essere attratto da lui. E la cosa sembra reciproca.»

«Porca puttana, JJ!» esclamò Andrew schiaffandosi le manone sulle guance barbute. «Per questo ultimamente eri così fuori...?»

«Di testa? Sì.»

«Cazzo» lo scozzese si grattò la ricca chioma fulva e lasciò vagare lo sguardo in lungo e in largo nel cortile; poi indirizzò a Jem un'occhiata indagatrice.

«Sara lo sa?»

«Temo sospetti qualcosa ma, no, non le ho ancora detto che ci stiamo vedendo. Per questo volevo...»

«Ma scusa, JJ, non è detto che debba finire così» lo interruppe speranzoso l'amico. «Capisco che uno possa sviluppare una certa... ehm... curiosità per certe cose, ma pensaci un attimo: chi ti dice che durerà con quello lì? Mi dà l'impressione di uno che vuole solo spassarsela. E se poi resti solo e ti mangi le mani? Ho un brutto presentimento su questa storia. Sai che sono un sensitivo, ascoltami per una volta e risparmiami la parte del "te l'avevo detto"» provò a farlo ragionare, ma Jem non batté ciglio.

«Senti qua, per ora sei ai ferri corti con Sara, giusto?» aggiunse in tono confidenziale. «Se hai tutta questa voglia di provarci con Dan, a questo punto, fallo: escici e togliti lo sfizio, ma non precluderti la possibilità di tornare con Sara! Se chiudi con lei oggi, potresti pentirtene domani» disse serrandogli la spalla con mano ferma e un'aria da uomo vissuto. «Può capitare a tutti di prendersi una sbandata per qualcuno che non ci aspetteremo e poi capire di aver sbagliato. Per esempio, al liceo con la figlia del professore...»

Togliersi lo sfizio?!

Jem non lo ascoltava più.

Dunque era così che la vedeva Andrew?

Come aveva potuto ridurre la sua più intima confessione a un capriccio da soddisfare, e Dan a un giocattolo sessuale di cui si sarebbe presto stufato?

Non era quello che lo spingeva verso Dan... o, meglio, non solo. Forse. Non lo sapeva, non ne era certo. Lui era tante, troppe cose insieme e non era abbastanza lucido da poterle analizzare tutte. Sapeva solo che gli piaceva da morire e che non vedeva l'ora di rivederlo: doveva pur significare qualcosa.

«Cosa ti fa dire che si tratti di una sbandata?» replicò duro. «Perché frequentare Dan dovrebbe essere sbagliato?»

«Ehi ehi, non fraintendermi!» alzò le mani Andrew. «Non è perché si tratta di un ragazzo, ma... Jem: e Sara? Per quel che la conosco... cazzo, è una persona straordinaria, una perla rara! Rischieresti di mandare tutto all'aria con lei per... boh, non so» concluse abbassando la voce e grattandosi la nuca perplesso.

Jem sfregò nervosamente i palmi delle mani sui jeans. A sentire l'amico, sembrava che avesse battuto la testa e che avesse bisogno di aiuto per rinsavire. Ma lui sapeva, sentiva, che non era così. Non era stato un colpo di testa: il bacio dato a Dan era arrivato dopo mesi di tormenti e frustrante insoddisfazione per una relazione che – gli doleva ammetterlo – si era svuotata di significato.

«Il fatto è che tra me e Sara le cose si sono complicate a causa di un passato che credevamo morto e sepolto, e che è tornato a galla. Abbiamo riaperto vecchi discorsi e sono emersi... dettagli che hanno ferito entrambi. Da allora, il nostro rapporto si è incrinato. Nel frattempo, ho fatto amicizia con Dan: tra una lezione e l'altra, ci siamo conosciuti meglio e ho cominciato ad apprezzarlo. Era simpatico, divertente e mi teneva lontano dai pensieri negativi. La sua compagnia mi faceva bene, mi offriva comprensione e conforto in momenti in cui vedevo tutto nero.»

«Il che non è raro. Perdona la schiettezza, ma certe volte sai essere un tale rompiballe...»

«Lo so, ma grazie comunque per avermelo ricordato» fece Jem sarcastico.

«Anytime» sogghignò quello allargando le braccia. «E poi?» lo istigò.

«E poi mi sono reso conto che quello che provavo per Dan aveva superato il confine dell'amicizia – e pare lo stesso valga per lui. Quando Sara, l'altro giorno all'uscita, ci ha visti ridere e scherzare insieme è andata su tutte le furie.»

«Ci credo!»

«Mi ha pure dato uno schiaffo! Lei, paladina della non violenza!»

«Io avrei fatto di peggio...»

«Andrew, ti giuro che non ho mai voluto farle uno sfregio. Non so dirti come sia potuto succedere, quando questo interesse sia cominciato. Prima non avevo occhi che per Sara, e adesso...»

«Va bene, Jem, ho capito. Sei stato abbastanza chiaro» lo interruppe Andrew incrociando le braccia e squadrandolo torvo. «Complimenti, amico mio, ti sei cacciato in un bel guaio. What a bloody mess!»

«Lo so,» confermò questi cupo «so anche che avrei dovuto parlartene prima. Se l'avessi fatto, forse non mi sarei incasinato con Sara e al lavoro.» Fece una pausa e guardò l'amico con circospezione. «Mi odi, vero?»

«No che non ti odio!» protestò Andrew strizzandogli le braccia e puntandogli gli occhi castani addosso. «Senti, sono sicuro che non dev'essere stato facile con Sara e tutto il resto, e non sta a me giudicare con chi decidi di passare il tuo tempo. Mi dispiace non averlo saputo prima? Sì. Ma quella a cui è dispiaciuto di più è Sara: non mi piace il modo in cui se n'è andata. Chissà quanto starà soffrendo all'idea di averti perso. Secondo me dovresti parlarle, e al più presto. Ci hai pensato?»

«Ci ho pensato molto bene,» rimarcò Jem «per questo siamo qui: ho bisogno del tuo aiuto, Andy.»

«Del mio aiuto?!» gli fece eco l'altro, incredulo. «Ed ecco che arrivano le dolenti note, signore e signori!» sospirò con fare teatrale. «E che cosa dovrei fare, sentiamo?»

Jem trasse un profondo respiro e lo guardò con occhi supplichevoli.

«Ho bisogno che parli con Sara.»

«Iooo?! Ma che, sei pazzo?» Andrew sgranò gli occhi. «Perché non ci parli tu?»

«Secondo te non ci ho provato? Non risponde ai messaggi, né alle chiamate. Niente.»

Jem era consapevole della figura meschina che aveva fatto davanti ai suoi occhi e che i suoi tentativi di spiegarsi erano stati imbarazzanti. Doveva trovare il modo di raccontarle la sua versione della storia.

«Puoi darle torto? Sospetta che il suo ragazzo si faccia il compagno di banco!»

«Andrew, per favore,» lo supplicò Jem con voce incrinata, torturandosi le mani in grembo «sei il primo a cui lo dico.»

Andrew emise un brontolio esasperato, poi gli lanciò un'occhiata indulgente. Non l'aveva mai visto così teso.

«E cosa dovrei dirle? "Ciao, Sara! Volevo informarti che il tuo adorato Jem non è più interessato alla pa..."»

«Confido troverai le parole giuste per spiegarle la situazione» lo ammonì Jem in tono eloquente. «Senti, con me non ci parla, sei l'unico a cui posso chiedere questo favore. Dille che mi dispiace e che ho bisogno di parlarle di persona per chiarire le cose tra noi. E che mi manca: mi manca la sua presenza in casa, la sua voce squillante, le sue battute, il suo sorriso...» concluse con una nota nostalgica.

Andrew storse la bocca, scettico. «Non lo so, Jem. È una responsabilità troppo grossa.»

«Ti prego, Andrew, sei l'unico che può farla ragionare. Sono certo che ti ascolterà.»

«E va bene, va bene: proverò a parlarci, se è ciò che vuoi. Ma non ti assicuro niente.»

«Grazie, Andy! Non sai quanto te ne sono grato...»

«Sì sì, diamoci un taglio ora!» sventolò la mano Andrew. «Le smancerie tienitele per qualcun altro, ok?» concluse con un ghigno allusivo, chiudendogli un braccio attorno al collo e sfregandogli affettuosamente il pugno fra i capelli.  

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